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Autore: Roxy Grover    01/02/2012    19 recensioni
Una One Shot su Zarry. Premetto che la bromance a me non piace ma mi sono voluta mettere alla prova, scrivendo di qualcosa che non preferisco e questo è il risultato. Spero recensiate e spero vi piaccia.
- ci terrei a dire che la dedico a @kissmestyles e @juliettosaur che mi hanno spronata a scriverla. Grazie.
Genere: Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Harry Styles
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Boston, Massachusetts.
Harry Styles usciva dalla sua sala da ballo, la stessa che lo aveva formato ballerino da quando aveva l’età di dieci anni. Il clima non era assolutamente variabile, quella sera del 24 Gennaio. La zona costiera veniva governata da un tempo dettato dall’Oceano Atlantico, quindi con clima mite nel periodo invernale, ma fresco in quello estivo. Quella sera, indossava una sciarpa larga che gli copriva metà volto, aveva la sua tuta e la sua felpa della Hollister con tasche sulle pancia dove ripose le mani, dopo aver messo in spalla il suo borsone. Camminava lungo il viale scuro che lo avrebbe diretto a casa, arrivando però prima ad una piazzetta. Ogni martedì era la stessa storia, ogni sera alle 22.00 preciso, si trovava all’angolo di quella piazzetta, fermo al quadrivio  preparandosi psicologicamente, ad affrontare quelle che sarebbero state battutine provocatorie e se ci stava, qualche spinta. Alle 22.00 di ogni Martedì, i giocatori di hockey della High School di Boston, si ritrovavano al bar dopo gli allenamenti. Harry non era un ragazzo molto loquace, spesso se ne stava da solo ed era raro trovarlo in mensa insieme a tutti ad ora di punta. Lo più delle volte, restava in palestra con la squadra di pallavolo , altre volte firmava un permesso per uscire prima da scuola, così da non doversi sorbire nuovamente insulti e prese in giro. Non aveva nulla di sbagliato, non capiva perché i ragazzi e la gente “normale” c’è l’avessero così tanto con lui. Non dava fastidio a nessuno, se ne stava sempre per fatti suoi chiuso nel suo mondo composto dalla danza e da John Mayer e Coldplay. Forse era proprio questo che alle persone che gli stavano attorno dava fastidio, il fatto che Harry avesse personalità, che Harry a differenza di altri giovani della sua età, o giù di lì, non si metteva nei casini e non andava per i bar fino alle due del mattino. Non aveva molti amici, forse non aveva quasi nessuno, se non la sua mamma. Era la persona che contava di più per lui, spesso pensava che quella casa che condivideva solo con lei e i suoi gatti, era troppo grande per solo due persone e la guardava seduto dal divano in cucina. Ma quando poi qualcuno entrava in quella casa, si accorgeva di quanto in realtà fosse piccola e comoda abbastanza per viverci da solo con Anne, nella pace più assoluta. Sua mamma era la sua unica migliore amica, l’unica persona della quale lui si fidasse cecamente, nessuno valeva per lui quanto valeva sua madre, l’unica che non lo aveva davvero mai lasciato nemmeno nel momento in cui Harry dovette affrontare un periodo critico dove, da come ne parlava, sembrava avesse perso ‘se stesso’ e si fosse ritrovato in un'altra persona, un altro corpo, un altro Harry. Poi si decise ad accettarlo, e sua madre fu l’unica a stringergli la mano. A volte restava steso sul suo letto e si chiedeva dove fosse finito Zayn, il suo unico amico. Insomma, quello che definiva tale alle elementari e poi alle medie, lo stesso che sparì dissolvendosi nel nulla all’età di quindici anni, lasciandolo da solo. Lasciando Harry.
Diciotto anni compiuti entrambe e l’assenza di Zayn non pesava più così tanto ad Harry, così come si immaginava. O almeno così quanto pesava ai primi anni. Non sapeva se si era arreso o se si era solamente abituato all’assenza di lui, ma ad ogni modo ogni volta che sentiva il bisogno di parlare con una presenza maschile, si sentiva abbastanza solo da restarsene a depressione e magari trattenersi quei pensieri e tenerli per sé. Comunque sia quei pensieri, sebbene volesse esprimerli con un ‘maschio’, erano pensieri che andavano compresi. Un maschio che aveva bisogno di parlarne con un maschio, riguardo a pensieri verso i maschi. Mi spiego?
Restò fermo al quadrivio, ancora, pensando a tutto questo. Poi si fece coraggio quasi arrendendosi a quello che avrebbe affrontato, rimise più su la borsa e passò avanti al bar con passo determinato e abbastanza veloce. Mise una mano nella tasca dei pantaloni della tuta, e con l’altra teneva su il borsone. Vedeva che spesso tutti i giocatori di Hockey facevano cosi, pensò che se lo avessero visto comportarsi in quel modo, avrebbero smesso di offenderlo continuamente e magari avrebbero evitato per una sola volta, per quella sera, di farlo tornare a casa con la voglia di lasciare Boston e fuggire da lì. Andare dove nessuno lo conoscesse così da potersi ricreare una vita e rivivere, o meglio..vivere. Nuovi visi, nuove persone e Harry probabilmente avrebbe scelto le giuste amicizie, avrebbe potuto scegliersi le persone disposte a non lasciarlo mai, a differenza di tutte le persone che lo avevano lasciato in principio. Gli scappò un colpo di tosse mentre camminava contro vento, attirò l’attenzione di James, il capitano, che ovviamente alzò gli occhi su di lui e lo chiamo con quel tono rozzo, lurido ed arrogante di un diciannovenne bullo. Harold non si fermò, fingendo di non aver sentito il ragazzo chiamarlo, ma quest’ultimo si alzò dalla sedia in ferro. Qualcuno tentò di fermarlo prendendogli il braccio ed implorandolo di lasciarlo perdere, ma Zayn parlò in vano. L’amico lasciò la sua sedia e si avvicinò ad Harry; “Perché non ti fermi?” Styles cercò di ignorarlo, riprese a camminare volendosi allontanare dalla presa viscida e dall’odore di paura che lo avvolse non appena James, gli toccò la spalla. “Perché è tardi, devo tornare a casa.” Accennò un sorriso prima di provare a riprendere a camminare, ma l’arroganza fatta persona lo fermò nuovamente, questa volta in modo più brusco. Lo fece finire contro il muretto che divideva il piazzale del bar dalla stradina, ed Harry non potè più muoversi. Anche nel momento in cui stava per essere mal menato ancora una volta, provò a guardare negli occhi del giovane cercando invano di capire, cosa mai nella sua vita fosse andato storto, così storto da sfogare tanta rabbia repressa su qualcuno di innocente. Alla fine, era quello il motivo del suo bullismo e probabilmente il suo essere un metro e novanta, valeva poco sul modo in cui lui faceva paura alle matricole, era il modo in cui..puzzava. Ogni volta che James ti passava di fianco, un terribile odore di fifa ti avvolgeva fino a farti vomitare dal terrore che nello stesso istante, provavi a causa sua. “James, smettila.”  Quella voce, con quel tono, fece quasi ridere Harry che abbassò il capo mentre il colletto della sua felpa era stretto tra le dita del mal ragazzo. “Zayn ma che cazzo dici?” l’altro per un momento, sembrò essersi dimenticato di Harry che continuava a stare lì contro quel muretto guardando i due che discutevano sul lasciarlo andare o meno. Si mostrò interessato quando Zayn lo degnò di uno sguardo, poi si schiarì la voce. “Non vorrei disturbare, ma se devi farmi qualcosa puoi stringere i tempi? Sai, mia madre mi aspetta per la cena e..” quella frase venne interrotta da un pugno allo stomaco. Harry si inclinò in avanti  procreando un lamento non definito, ma esprimeva tanto dolore.“Cristo..” poi esclamò a stento; tossì. Nello stesso momento in cui Harry venne colpito cosi forte da fargli vedere sfocato, Zayn spintonò James allontanandolo dall’amico. “Sei un coglione.” Poi scosse il capo e alzò il viso ad Harry. “stai bene?” e l’altro accennò un ‘si’ con il capo, ma in realtà avrebbe voluto sprangarlo pesantemente. Per quale ragione aveva lasciato che James gliele desse di santa ragione, tutti gli altri giorni e non quella sera? Come prima cosa, pensò alla probabilità che forse Zayn si era finalmente accorto che per danzare aveva bisogno delle gambe, e che se quindi qualcuno avesse contribuito all’evitare che il bullo dai sentimenti repressi evitasse di rompergliele, sarebbe stato un gesto carino. Uno di quello che ti mandano in paradiso, hai presente? Uno di quei gesti che devi fare per sentirti a posto con la coscienza. “Tu sei come lui..” il ‘mostro della quinta C’, come lo chiamava tutta la scuola, si rivolse a Zayn sistemandosi la giacca rossa con su il nome della squadra. Il moro si voltò dopo aver preso da terra la borsa dell’amico e avergliela restituita e si mise tra il suo capitano e il povero danzatore. “Quando la smetterai di sparare cazzate e prendertela con chi non c’entra nulla? Dimmi quando la smetterai di provare a farti figo comportandoti da figlio di puttana. “ il tono di Malik sembrò diventare serio quanto incazzato, ciò fece sgranare gli occhi ad Harry che rimise in spalla la sua borsa. Intanto James restò impassibile dinnanzi le parole dell’amico, il suo cervello lavorava troppo lentamente per ricevere gli insulti in modo veloce e quando si accorse che in effetti quelli di Zayn non erano per niente complimenti, si avvicinò di tutto colpo verso il ragazzo spingendolo. Cominciò a piovere ed Harry fu il primo ad accorgersene, poi abbassò lo sguardo su Zayn che cominciò ad azzuffarsi col tipo. “Zayn?” guardava entrambi, restandoci distante circa due metri. “Vattene cazzo, Styles!” incredibile che Zayn riuscì a parlare sebbene l’altro pressasse la sua testa contro il muro, prima di ricominciare a menarlo. Harry alzò il cappuccio della felpa e fece qualche passo all’indietro continuando a fissare la scena, quella scena da film. Poi cominciò a correre, quando si rese conto che gli altri tre ragazzi che erano seduti insieme a Zayn e James, presero a seguirlo. Non riuscì a capire perché, ma eventualmente fù perché Zayn per salvargli il culo, si era messo in mezzo lasciandolo andare. “Cazzo cazzo cazzo”
Sebbene i suoi piedi gli implorassero di arrivare a casa ed uscire da quelle Supra , battevano sul marciapiede bagnato violentemente cooperando nell’evitare che Harry tornasse a casa con i lividi addosso anche quella sera. Pensava, mentre correva, che se fosse successo questa volta non avrebbe saputo cosa inventarsi con sua madre. Si rifugiò in un viale scuro, nascondendosi dietro buste enormi di immondizia, rimase assediato contro d'essp e cercò di respirare poco, poi strizzò gli occhi quando la pioggia gli cadde sul viso, ma rinunciò al muoversi per non creare nessun tipo di ombre sull’asfalto, essendo nella piena consapevolezza che i due gli erano alle caviglie. Passarono cinque minuti prima che il riccio si decidesse a fare capolino dal vicoletto per vedere se era tutto apposto, voleva davvero ritornare a casa e fare una doccia. Scacciare tutti i pensieri, e poi mettersi a letto senza dormire e pensare a quanta altra merda avrebbe dovuto andare oltre il giorno dopo. Avrebbe detto un'altra bugia alla madre, le avrebbe detto di nuovo che all’uscita dall’accademia, era andato tutto favolosamente e che si era bagnato soltanto perché si era fermato a bere un cappuccino, qualcosa che di solito poi portava anche alla sua mamma ma avrebbe dovuto inventarsi anche che quella sera non ci era riuscito, e probabilmente avrebbe dovuto inventarsi anche un qualche strano motivo per non farla preoccupare. Anche se dopo poco sua madre sarebbe ugualmente salita in camera, si sarebbe ugualmente seduta ai piedi del letto di Harry, lo avrebbe lo stesso spronato a raccontargli come realmente la serata fosse andata, si sarebbe ugualmente sorbita lo stesso solito sfogo di suo figlio, e gli avrebbe ugualmente e sicuramente detto che la mattina successiva sarebbe andato tutto bene, che prima o poi tutto quello sarebbe finito e che finalmente avrebbero cominciato a lasciarlo in pace. E poi? Poi si sarebbe di nuovo svegliato, avrebbe fatto la doccia, mangiato latte e cereali, si sarebbe diretto a scuola, sarebbe passato avanti casa di Zayn, avrebbe guardato alla sua finestra ricordandosi di quando lo aspettava al mattino per andare a scuola e di tutto le volte che lui tardava, poi avrebbe percorso la strada verso scuola, avrebbe evitato le pozzanghere, sarebbe entrato a scuola dal retro, così per non essere preso di mira, avrebbe cambiato aula ogni ora da solo, avrebbe sopportato tutte gli armadietti che gli chiudevano in faccia con un tempismo perfetto, almeno riuscivano ad evitare che lui avesse le mani vicino lo sportellino dell’armadietto, così da non mozzargli anche le dita.
Aprì gli occhi rendendosi conto che era ancora sotto la pioggia, si avviò verso la strada principale ma quando sentì dei passi fare rumore sulle pietrine dell’asfalto, ci ripensò e non uscì dal vicoletto come era intenzionato a fare. Non aveva ben capito di chi fosse il corpo che correva affaticato, ma pregò ugualmente che non notasse il viale; pregare non servì a nulla, e l’esile corpo gli finì contro qualche attimo dopo. “Shh, fermo fermo, sono io.” Zayn si difese dai colpi a vuoto che Harry diede, non appena il suo corpo ebbe contatto con quello del moro. “Che cazzo vuoi?” entrambi respiravano a stento. Harry per la paura, Zayn per la corsa. “Zitto.” Malik mise una mano sulla bocca del riccio, sapendo che era troppo spaventato e troppo nel panico da poter zittire, per non farsi trovare da James, che nello stesso momento in cui Zayn ammantò la bocca del ragazzo, passò sullo stradone. Entrambi guardarono verso il gruppetto che tornava nelle loro rispettive case, una volta spariti dalla loro vista Harry con un gesto brusco, si liberò dalle mani di Zayn che fino a  pochi minuti precedenti erano state sul suo corpo. Harry si era sentito preso alla sprovvista, non aveva mai sentito il corpo di un ragazzo contro il suo, era la prima volta e ad ogni prima volta, si sa, ci si sente sempre spaventati ed Harry lo era. Tanto.
“Perché mi hai aiutato?”arrivarono sotto casa di Harry, distante pochi isolati da quella di Zayn. Il riccio parlò tenendo il capo basso, poi guardò l’orologio che puntava le undici. “Vorrei che la smettessero e poi..” Zayn cercò lo sguardo dell’amico e quando lo trovò, continuò la sua frase. “.. mi sei amico.” L’altro rise. Non poteva crederci che Zayn avesse davvero detto quella frase. Amici? Aveva la minima idea di cosa significasse essere amici? Sicuramente per Harry non valeva dire conoscersi da bambini in fasce e poi rinunciare al rapporto alla prima cosa storta che capita ad uno dei due. “Amici? Amici, Zayn? Dici davvero? Ma ti prego. “ roteò gli occhi ed aprì il cancello principale per entrare in casa, ma Zayn gli prese la mano facendolo fermare. Si voltò, Edward, e restò a fissare quelle mani per qualche minuto senza capire nulla di quello che Zayn gli stava riferendo, poi riuscì a sentire un “..ti voglio bene.” Tolse la mano da quella di Zayn e lo guardò riavvicinandosi al cancello che l’amico non aveva attraversato. “e allora perché mi hai lasciato?” si sentì debole, ma allo stesso tempo forte abbastanza da poter evitare di scoppiare in lacrime come segretamente faceva dieci notti su trenta. “Perché ero un codardo,  forse lo sono ancora ma mi dispiace,  credimi. Tu sei mio amico, probabilmente il più vero che abbia mai avuto.” Ma Harry non riusciva a non pensare a tutte le volte che , anche se fintamente, Malik se la rideva senza muovere un dito ogni volta che Harry veniva preso di mira. Ad Harry tutto questo non faceva piacere, ad Harry faceva solo male e non riusciva più a fidarsi delle persone, non riusciva nemmeno a credere alle parole di Zayn e avrebbe tanto voluto rispondergli qualcosa, ma al momento non sapeva che cosa rispondergli e si limitò a guardarlo. A fissare il suo viso perfetto, ma non troppo. Zayn, così bello al punto giusto ma non esageratamente, col corpo esile ma non troppo. Perfetto anche quello, così come il suo taglio d’occhi. Scuri ma perfetti. Per Harry era l’esempio umano dell’aggettivo stesso; l’essere perfetti. Quel tatuaggio sul polso che gli si vedeva appena dalla giacca, e quella maglia blu aderente, ma non troppo da stringersi al busto superiore. Anche un piccolo movimento di lui, gli sembrava ottimo. Delicato, attento, curato. Forse Harry avrebbe dato tutto per tornare ai vecchi tempi, per riavere di nuovo quell’amico accanto, ma ci avrebbe provato a non vederlo sotto un altro aspetto. Lo stesso aspetto che or ora, stava fondendo agli occhi di Styles. Alzò gli occhi dal bracciale di lui e li portò sulle sue labbra e prima che potesse accorgersene, erano incredibilmente vicino alle sue. “Zayn!” quasi spaventato, inclinò il capo all’indietro. “Scusa. Scusa, non..”
Il ragazzo prima spaventato, riprese ad innervosirsi di nuovo ma non riusciva a smettere di fissare Zayn. Perché il suo corpo nonostante il cancello che arrivava ai fianchi d’entrambe, era cosi vicino al suo? E per quale motivo Zayn, mentre Harry era fin troppo assurdamente concentrato nell’adularlo, aveva provato ad avvicinare le sue labbra a quelle di Harry? Magari era stata solo un impressione di Harry, ma per quale irrealizzabile, utopistico, folle, astrale, chimerico, delirante ed infine ancora una volta assurdo motivo, Harry ebbe quell’impressione?
“Smettila di guardarmi così’”
“Così come?”
“Così” ripetè il ragazzo dalla carnagione scura, poi rise.
“Buona notte Zayn” annuì Harry, e tornò in casa.
Chiuse il portone alle spalle e gli si poggiò contro fissando il vuoto. Provò a ricapitolare ogni momento della giornata. Si era alzato, fatto la doccia, mangiato latte e cereali, uscito di casa, saltato le pozzanghere, arrivato a scuola, entrato dal retro, cambiato aula da solo, passato l’ora di punta in palestra, evitato di farsi mozzare le dita. Poi ancora aveva fatto un permesso per uscire prima da scuola, passato a casa, mangiato qualcosa, preso la borsa ed andato a scuola di ballo. Era uscito, era arrivato al quadrivio, era stato mal menato, era stato difeso, si era nascosto, era stato raggiunto da Zayn e ci aveva parlato dopo mesi e mesi e poi? Lo stesso ragazzo provò a sfiorare quelle labbra così immacolate e sante. Gesto immotivato, ingiustificabile, per niente accettabile, ma Harry non avrebbe mai dimenticato la distanza che c’era tra i loro lembi. Un fiato. Era solito sentire strani odori che associava a sensazioni e aspettative, ed Harry in quel momento, si sentiva sicuro del fatto che non avrebbe mai dimenticato l’odore che sentì quando Zayn quasi osò sfiorare la sua bocca. Un odore di sicurezza, e perché non l’aveva fatto?
Esattamente. In quel momento sentiva una fottuta voglia di riuscire di casa e raggiungerlo, prendergli il viso e fargli conoscere il sapore dei suoi baci. Ma in fin dei conti, nemmeno lui stesso sapeva che sapore i suoi baci avessero. 

- okay, ciao a tutte stupende lettrici. Questa era una One Shot che ho scritto su Zarry, e premetto che la bromance Zayn-Harry a me non piace molto, essendo io gelosissima di Larry. (?) però mi sono voluta mettere alla prova, scrivendo di un qualcosa che diciamo non preferisco e questo è il risultato. Come potete vedere, non ho avuto il coraggio di lasciarla One Shot. Spero vi piaccia e ci tengo a dire che questa storia la dedico a @kissmestyles e @juliettosaur (twitter) perchè mi hanno spronata a scriverla e perchè Ilaria è innamorata di questa bromance, mentre a Giulia non piace ed è Larry come me, ma è rimasta colpita ugualmente. Quindi, questo è tutto. Come al solito vi ricordo il mio twitter che è itsloveforpayne e spero voi recensiate, per favore. Grazie per il vostro tempo, adios.
  
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