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Autore: Mary_Whitlock    01/02/2012    5 recensioni
Mi dava tre parole e io vi costruivo sopra una storia, questo era il patto.[...]Le mie storie partivano da banali favole, da quelle semplici tre parole, per diventare molto di più, per raccontarle chi fossimo.
Ancora non sapevo quando avrei trovato il coraggio di dirle "E' tutto vero piccola", dopotutto non era il mio compito: non ero un genitore, ero l'amico e l'amico fa sognare non preoccupare.\\ Come ogni bambina Renesmee adora farsi raccontare le storie, prefeirbilmente se inventate... ecco come mi immagino venisse soddisfatta questa sua voglia.
Genere: Commedia, Fantasy, Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Alice Cullen, Jasper Hale, Maria, Renesmee Cullen | Coppie: Alice/Jasper
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Successivo alla saga
- Questa storia fa parte della serie 'perchè ci sono anche io'
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Per non dimenticare

 

Fiab a a cura di Jasper

 

 

- Zio Jasper mi racconti una delle tue storie? –

Se anni prima mi avessero chiesto come immaginavo il mio avvenire non avrei mai riposto quello che sono ora. Era un futuro talmente strano per uno come me che credo avrei dato del bugiardo a chiunque me lo avesse predetto e sarei andato incontro al mio destino incurante di tutto, determinato a dire che io, il tenebroso Jasper, non avrei mai più provato emozioni simili.

Invece ero lì, seduto su una sedia al bordo del più bel angelo che io abbia mai visto, seduto accanto a quelle bambina che ormai con Alice significa tutto per me, ogni mio sogno, ogni mio respiro.

Pensavo che l’amore che mi donava Alice fosse già troppo per uno come me, che il mondo non mi avrebbe mai permesso di riprovare simili emozioni.

Invece ero lì, le mani strette nelle sue, la sua voce vellutata che mi chiama “Zio” senza sapere quanto quella parola significassero per me.

- Certo piccola peste – risposi passandole una mano tra i capelli ricci rossi – Dimmi tre parole -

Non so bene come mi fosse nata quell’idea, come un giorno avessi scagliato da parte tutti libri di favole definendoli “Banali e inverosimili” e proponendone delle altre che sempre inevitabilmente riguardavano il nostro passato, la nostra storia. Un'idea bizzarra ma che aveva reso le nostre sere ancora più speciali, che ci aveva resi ancora più uniti. "Quella è una cosa solo nostra, quelle sono le nostre storie" mi ripeteva sempre e io sorridevo incapace di non essere felice.

Mi dava tre parole e io vi costruivo sopra una storia, questo era il patto.

Le avevo raccontato la favola d’amore dell’orso e della fata e di come quest’ultima avesse infine accettato di diventare con un incantesimo un animale per stare con l’amato che aveva salvato; le avevo raccontato di come un mago molto potente avesse deciso di non voler uccidere le persone come i suoi antenati ma che voleva salvare vite e aveva incominciato a fare pozioni per il bene della comunità.

Le mie storie partivano da banali favole, da quelle semplici tre parole, per diventare molto di più, per raccontarle chi fossimo.

Ancora non sapevo quando avrei trovato il coraggio di dirle "E' tutto vero piccola", dopotutto non era il mio compito: non ero un genitore, ero l'amico e l'amico fa sognare non preoccupare.

- Voglio un cavaliere – incamiciò la bambina sorridendo – una principessa e... una strega!-

- Bene... – esclami mentre la vicenda mi veniva in mente: era ora di raccontare qualcosa di più intimo e personale – ti va di una storia un po’ speciale? –

- In che senso speciale? – chiese la piccola di appena 7 anni dubbiosa.

- Una storia diversa dal solito –

La piccola annuì divertita inoltrandosi ancora di più in quella pesante coperta.

- La nostra storia inizia anni e anni fa, a metà seicento se non erro ma non è ancora finita. Molti giurano di vedere tutt'ora quel cavaliere e quella principessa incontrarsi, vedere i loro baci, i loro sorrisi. Affermano che quei due sono ancora insieme bensì il loro amore impossibile – iniziai la storia cercando, muovendo le braccia, di rendere tutto più vero, tutto più magico – Ma la storia bisogna raccontarla come si deve. Non dalla fine ma dall'inizio, non pensi? –

- Sì – rispose la bambina sorridendomi come vedevo fare solo con suo padre.

- Molto bene - iniziai accarezzandole dolcemente il palmo della mano - Molti anni prima, quasi un secolo, ovvero 100 lunghissimi e interminabili anni precedenti, il giovane cavaliere viveva una vita spensierata per quanto la sua professione potesse permettergli. Il cavaliere era infatti tra i guerrieri più forti e giovani della cavalleria del re e perciò non poteva di certo bloccarsi. Non poteva fermarsi davanti alle difficoltà. Doveva lottare, agire, difendere il proprio regno dai nemici che lo attaccavano –

- Ma il re era buono o cattivo? – chiese Renesmee interrompendo già la storia.

- Il cavaliere non capì mai se avesse fatto bene a schierarsi sotto quel re, non capì mai se il re fosse buono o cattivo - proseguii – Doveva difendere la sua patria e quindi stava dalla parte di quel re, ma quest'ultimo aveva così bisogno di soldi che aveva portato la schiavitù nel paese –

- E perché il cavaliere stava dalla sua parte? –

- Perché come ti ho detto non capiva chi fosse il buono, non riusciva a capire se portare la schiavitù fosse più utile che cattiva o viceversa. E comunque qualunque delle due parti avesse scelto di seguire con il cuore, con il corpo era costretto a servire il re della sua patria. La famiglia infatti del nostro cavaliere proteggeva la stirpe reale da generazioni, lui non poteva fare di meno. Comunque come ti stavo dicendo, il giovane servì il re con forza e coraggio fino a quando incontrò qualcuno più abile di lui. Una strega. Ora si sa che un umano come il cavaliere, anche se audace e potente, non può nulla contro una strega munita di bacchetta e il nostro protagonista non poté che sottrarsi al potere di questa. Appena infatti vide l’uomo avvicinarsi la malvagia strega sfoderò la sua arma micidiale e la punto verso di lui. – affermai prendendo una matita che era appoggiata sul comodino e puntandola contro Renesmee che sorrise divertita – Esclamò poche parole magiche che il cavaliere non capì e lo maledì, costringendolo a fare ogni cosa lei avrebbe detto, facendolo diventare un suo eterno soldato –

La piccola si strinse ancora di più tra le coperte fissandomi con i suoi grandi occhi marroni.

Era bellissima e questo non solo perché aveva una padre vampiro.

Era bellissima perché esprimeva dolcezza solo con uno sguardo, era bellissima perché una sua carezza sapeva tranquillizzarti più di un mio potere. 

A volte pensavo fosse solo un sogno, certo il più bel sogno che io avessi mai fatto, ma ero certo che un giorno mi sarei svegliato e mi sarei reso conto di essere ancora nel 1800, mi sarei reso conto che i vampiri non esistono, che mio padre mi stava chiamando, che non mi ero mai arruolato e che mai nessuno avrebbe accettato un ragazzo di 16 anni nell’esercito senza accorgersene. Era così tutto poco reale, era tutto così distante da quello che avevo pensato per il mio futuro che mi sembrava tutto un sogno, un meraviglioso sogno.

- E poi? – domando la piccola trasportandomi nuovamente nel mondo reale e facendomi posto sul letto accanto a lei – Poi cosa succede zio? –

- Il cavaliere servì questa strega - ripresi poggiando la matita sul comodino e sdraiandomi poi accanto a lei - Devi sapere che la strega, come tutte le streghe che si rispettino, era malvagia e cattiva, era una strega alla quale non importava se morissi o vivessi, un essere al quale interessava solo dominare il mondo e diventare più forte. I soldati morivano sotto di lei ma la donna alzava le spalle e ne creava di nuovi. Il nostro cavaliere però aveva sempre avuto qualcosa in più degli altri, un dono, qualcosa di speciale che non lo fece mai morire. Servì la strega per anni, per un secolo intero, fino a quando un cocchiere maledetto non si presentò da lui. –

- Uno di quelli trasformati dalla strega? – chiese la piccola ormai presa dal racconto.

- Esattamente. - risposi facendola appoggiare sulla mia spalla - Passarono gli anni e i due divennero ottimi amici, la maledizzione che la strega gli aveva inflitto divenne quasi sopportabile se l'affrontata insieme. Un giorno però il cocchiere conobbe una fanciulla, anch’essa maledetta dalla strega, e se innamorò. Da quel momento i due si trovarono di nascosto per notti intere e appena l'uomo ebbe il coraggio di baciarla, appena le loro labbra si incontrarono, l’incantesimo della strega si ruppe –

- L’amore aveva sconfitto la strega! – esclamò Renesmee.

- Esattamente. -ripetei divertito - Sciolto l'incantesimo i due scapparono via insieme. Il cocchiere non si dimenticò mai però dell'amico che aveva abbandonata e dopo poco tempo tornò indietro e convinse il cavaliere, ancora in balia della strega, a seguirlo, a fuggire con lui e la sua amata. I tre vissero per anni insieme ma ben presto il nostro protagonista capì che non poteva andare avanti così: non poteva correre il rischio di farli ritrovare dalla strega, che desiderava di riavere il suo più potente gueriero, e si sentiva poi fuori posto in una famiglia dove l’amore ormai regnava. Decise quindi di lasciare i suoi amici. Vagò solo per mesi, lottando contro l’istinto di tornare quello che era prima, di tornare dalla strega la cui maledizione ancora era incisa in lui. Un giorno però la pioggia era troppo forte perché lui potesse sopportarla, troppo forte per passare la notte nella foresta. Trovandosi vicino a una città decise di raggiungerne il centro. Quando vi arrivò la tempesta era aumentata ancora di più e la pioggia che sbatteva contro il suo corpo gli provocava dolore. Decise di nascondersi quindi dentro un pub notturno, un bar non molto distant. Quello che avvenne dopo è considerabile leggenda da quanto è irrealizzabole. Il cavaliere infatti in quel logoro edificio incontrò la più bella principessa che avrebbe mai potuto vedere. Non era la classica alta, dai capelli biondi lunghi, non aveva nemmeno un vestito che rispechiasse chi fosse in effetti. I suoi capelli era corti e neri, le vesti stracciate e il corpo gracile come quello di un bambino. Ma sorrideva, ma trasmetteva amore come nessun'altro sapeva fare, ma non aveva paura del cavaliere. La principessa si avvicinò all'uomo con disinvoltura e gli strinse la mano. “Mi hai fatto aspettare” esclamò la donna sorridendo. “Mi dispiace signorina” rispose il nostro cavaliere senza capire cosa la ragazza volesse da lui, cosa intendesse dire e rispondendole come gli era stato da sempre insegnato. La mano della fanciulla si strinse ancora più forte intorno a quella del cavaliere invitandolo ad uscire dalla locanda. Corsero fuori insieme senza che il cavaliere capisse, senza che il cavaliere potesse sapere cose fare. L’uomo si lasciò solo trasportare, trascinare da quella strana donna fuori dal locale, sotto la pioggia, fino a una piccola capanna. Entrati lì dentro la principessa si voltò verso il cavaliere guardandolo con quegli occhi gialli pieni di dolcezza. Il cavaliere sentì il cuore farsi più tranquillo, sentì la maledizione allontanarsi sempre di più mentre le parole della fanciulla invadevano l’aria. “So i tuoi problemi e voglio aiutarti. Fidati di me”. La principessa fece ancora due passi avanti mentre il cavaliere incominciava quasi temere quella figura. “Come può saperlo?” chiese il nostro protagonista mentre la sua guancia era sfiorata dalle piccole dita delle principessa. “Perché io so sempre tutto e ti amo” affermò la donna abbracciandolo poi come da anni nessuno faceva con il cavaliere, infondendo tutto l'amore che provava nel corpo del giovane e spezzando così l’incantesimo della strega che rassegnata mai più seguì il suo adorato gueriero. La principessa salvò per una volta il cavaliere, la ragazza che tutti vedevano come una stracciona aveva il cuore più nobile del re e salvò il cattivo gueriero mutandolo in meglio, trasformandolo e vivendo al suo fianco per tutto l’eternità. Non lo lasciò mai e lo aiutò a rialzarsi quando i ricordi della strega tornavano vividi nella sua mente. Il cavaliere non sebbe mai come quella strana donna avesse saputo chi fosse, come si fosse innamorato di lui, ma mai gli importò conoscere questa parte della storia. L'importante per lui era la consapecolezza che la principessa lo amasse, era la consapevolezza che lui amasse la principessa. Fine –

- Bella storia ma... un cavaliere non può essere salvato da una falsa principessa – sottolineò poi Renesmee dopo pochi minuti di silenzio.

- Ti avevo detto che era una storia speciale. – sorrisi facendoli un leggero solletico – Ora dormi dai -

Dopo quelle parole mi chiami a dargli un piccolo bacio sulla guancia mormorandole la frase con la terminavo ogni nostra storia, con la quale le auguravo la buona notte.* Mi allontanai poi appena vidi i suoi occhi chiedersi e il suo corpo rilassarsi.

- E il cocchiere? – La voce di Renesmee invase nuovamente l’aria prima che potessi raggiungere la porta.

- Rimase in contatto con il cavaliere e si ritennero fratelli non di sangue per sempre- risposi sorridendo.

- E la strega? – chiese ancora la piccola.

- Alcuni dicono che esista ancora ma che senza il suo cavaliere non abbia più la forza per conquistare il mondo, altri dicono che si sia suicidata –

- E il cavaliere e la principessa vissero felici e contenti? –

- Per sempre – finii uscendo dalla stanza e spegnendo la luce.

La mia mente ancora vagava nei ricordi più lontani, in quei momenti che avevo odiato e che, anche se non in maniera diretta, ero orgoglioso di averle raccontato.

- Devo dire che è la mia storia preferita – la voce di Alice mi fece sobbalzare mentre mi affrettavo a ragigungerla nella nostra camera da letto dove mi aspettava come ogni sera.

- Devo dire che il finale non è niente male – risposi avvicinandomi e stringendole le mani.

- E’ un modo come l’altro per non dimenticare – risposi sedendomi accanto a lei sul letto e stringendole le mani – come dici te “Bisogna vivere il presente” ma a parer mio non bisogna mai scordarsi di chi siamo stati, per evitare di commettere gli stessi errori. E poi non voglio mai dimenticare il finale di questa storia -

- Felici e contenti? – mi chiesi sorridendo.

- Sempre – risposi consapevole che quella parola non sarebbe bastata per dimostrare per quando tempo l’avrei amata.

 

 


*Sono strana come apprendista scrittrice, strane perché non riesco a non mettere in una storia quello che già ho messo in altre, non riesco a separare una mia storia dalle altre che ho scritto. Quindi questo punto si rifà alla mia storia "Me encanta las pequenos para siempre". In quella storia Renesmee dice che Jasper la salutava sempre con la frase spagnola " Ti voglio bene piccola" (che poi con l'aggiunte del per sempre è il titolo)

  

Spazio autore

Oggi ho la febbre e si sa che quando si ha la febbre la mente parte, più del solito se è possibile. Lascia questo pineta per volare nel mondo che tanto adoro. Se poi aggiungiamo a tutto questo il fatto che è il terzo giorno che sono chiusa in questa stramaledetta stanza mentre sento le mie amiche al telefono dirmi che giocano a palle di neve, beh il mio cervello non può che spegnersi del tutto a causa della noia e, ammettiamolo, dell'invidia. Deve trovare assolutamente qualcosa da fare!

Così è nata questa storia. Inizio col dirvi che non è il mio genere! Non mi piacciono le storie basate sui dialoghi, penso che non esprimano i veri sentimenti che le persona provano ma a volte servono anche quelli, dopotutto come raccontare una fiaba se non con un dialogo?

***

Tendo sempre a dedicare le mie storie a qualcuno ma questa non ne ha bisogno perché per me significa già molto. E' il mio modo di ricordarmi quando io ero bambina. L'idea infatti di "Dammi tre parole ne farò una storia" era di mio padre. Non ci tengo a dedicare la storia a lui però, non gli serve questa storia senza valore su Jasper, personaggio che nemmeno conosce. Spero di potergli un giorno dedicare qualcosa di molto di più che una storia scritta su internet. Per ora quindi posso dirvi che il titolo significa molto per la storia, perché raffigura il modo in cui Jasper si ritrova a pensare a quei momenti, quanto anche un modo per non dimenticare la MIA infanzia.

Scusate se sono stata un po' lunga, spero che vi sia piaciuta e che troviate un po' di tempo per recensire.

Bacioni

Mary


 p.s. Per chi ne avesse il piacere queste sono le altre storie con questa coppia che io adoro e trovo perfetta, che fanno poi parte della stessa raccolta:

 mi fido di te

Me encanta las pequeños para siempre (la storia della nota)

Un punto nero in un mare bianco, un punto bianco in un mare nero (questa invece è una storia che sto portando avanti. Una Jasper\Alice con l'intromissione di Maria)

   
 
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