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Autore: Ativana    02/02/2012    0 recensioni
Un romanzo epico (per niente) che diverte (spero) e fa pensare (poco).
Genere: Avventura, Comico, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Di questi tempi, gli antichi Romani avrebbero usato, come bussola, grossi cetacei: Perche`!!! Tutto si nasconde nella loro lingua che difettando ben volentieri, cambiava il prospetto della verbialita` teorica; un articolo spagnolo per esempio era, per molti di loro, il simbolo degli uccelli col becco finito, e di questi ce n'erano tanti quanti gli stessi, ma di piu` !!!! Un giorno dei Romani fanno pettegolezzi correndo parallelamente a dei Greci stanchi morti; dopo poco uno di loro, che chiamavano "satellite artificiale", resto` fermo in orbita intorno ai compagni, e capito` che quel giorno furono nemici. Indossarono cosi` le loro divise, e in testa misero dei grossi ravioli napoletani e le orecchiette sul cuore. Stretti tappeti avrebbero assistito alla battaglia, da per terra, e arbusti spinosi facevano da contorno al campo. Alcuni dei soldati erano disturbati dalle chiacchere che giungevano dall'Olimpo, altri sostennero il diritto di creare uno stato Ebraico. Una dimostrazione pratica di guerriglia la diede un unusuale omino che dicevano frequentasse dei fachiri noti; si apposto` sul monte piu` alto e poi discese a tutta birra per avventarsi sul nemico; ma piu` s'avvicinava e piu` somigliava alla madre di uno dei Greci. Una pianta grassa lungo la discesa gli procuro` per esempio, ferite abbondanti, ed anche le iniziali di Newton sul piede lungo. Tali da far male, due ossa del bacino ostruirono la caduta in tutti e due i modi; in mezzo al campo intanto, due cavalieri saltavano ed urlavano a piu` non posso, e nel precedere l'altro a tutti gli effetti, il primo perse l'omega greco dal suo vocabolario; nel salto pero` erano pari. Il furore creativo conflui` nel resto dei duellanti oramai maestri del piombo, che con i loro organismi assorbivano ossigeno che poi donavano alle truppe scelte, di montagna. Per qualche storto motivo tre di loro erano avvolti con drappi rossi da torero ( questo per aumentare la frequenza degli attacchi ), e i colpi tra capo e collo erano palesemente affettuosi perche` sempre dati con piccoli frutti di mare. Il mese fatale per portare a termine la scorribanda era gia` in cima al nuovo giorno, quando un insulso giovine di nome Flavio saluto` all'araba gli ultimi rimasti ( tutti in atteggiamenti naturali ); cosi` ha inizio l'episodio. Flavio dunque, faceva l'arrotino, e usava lavorare per piccoli eserciti perdenti. Egli era un uomo mansueto, e per il fatto che era uno dei sopravvissuti del diluvio universale, studio` varie scienze in un capannone fermandosi all'ampeloterapia, perche` era una materia grossa e lunga. Un articolo maschile venne fuori dal campo e fece la mossa di donare qualche muscolo, ma l'emissione di suoni simili a parole ma insignificanti da parte di certi attori comici, lo fece arrestare proprio sopra a dei rifiuti urbani. Flavio gli mostro` un dato tecnico, ma il soldato non era attento perche` imitava di continuo il riposo del tranviere. Indiscutibili e convinte erano le teorie di Flavio che asciugandosi il volto si reco` indignato in mezzo alla recinzione. Gli fu facile annegare nella foltissima chioma del vincitore greco; questi possedeva due gabbie toraciche dapertutto, ed era sempre accompagnato da un forte vento. Subito prende in privato Flavio, e gli scrive su di un palmo la preghiera della sera. Il farsi aspro del vino ormai andato a male, richiamo` l'attenzione del Greco scaligero che, preso per un'ideale cadente, si mimetizzo` contro un suino africano simile al cinghiale!!? Flavio non capi` chi aveva vinto, e usando il suo unico potere che avvicinava chi era lontano, mise un annuncio sul giornale, di un fatto sensazionale; certo che un fisico come il suo non aveva bisogno di cosmetici, perche` ben composto e a malapena si sarebbe gonfiato. Con un corpo cosi` gli era semplice avere le cappelle dei funghi a meta` prezzo, e non sarebbe stato ostacolato se avesse voluto sposare una donna miscredente e priva di preoccupazioni. Flavio l'arrotino, per richiamare i clienti, faceva il verso della pecorella, e le lame, a lavoro ultimato, brillavano enormemente perche` usava un buon prodotto per lucidare. Anni dopo si trovo` in mare su di una barca, e una contrazione nervosa l'obbligo` a lanciarsi dalla baleniera, proprio nei pressi di Caserta, dove ne divenne la sigla.
  
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