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Autore: alchemie    02/02/2012    1 recensioni
"cara Fleur,
grazie per non essere solo un viso carino e per averci ricordato che è la persona, non la faccia, che noi amiamo tanto.
la Famiglia"
Genere: Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Fleur Delacour
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Primi anni ad Hogwarts/Libri 1-4
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Lo specchio

Who is that girl I see
Staring straight
Back at me?
Why is my reflection someone
I don't know?
Somehow I cannot hide
Who I am
Though I've tried
When will my reflection show
Who I am inside?
When will my reflection show
Who I am inside?
 

Per sistemarlo nella giusta posizione, Fleur poggiò i polpastrelli sulla superficie dello specchio del suo boudoir. No, non boudoir, si corresse mentalemente, si dice camera da letto. 
Le sfuggì dalle labbra un sospiro rassegnato. Era tutto così diverso da casa. Persino le parole, quelle parole straniere che tante volte aveva ripetuto in Francia, quando aveva studiato inglese, e che la divertivano tanto coi loro suoni aspirati e sbuffanti, ora contribuivano solo a farla sentire ancora più lontana dalla sua famiglia. Sul vetro della finestra cominciò a battere inclemente una pioggia fitta e costante, come accade spesso nei mesi di settembre in Inghilterra. Il caldo sole della Provenza sembrava solo un eco lontano, di qualche avventura vissuta nell'infanzia. Le mancava la sua terra.
Tornò a girarsi verso lo specchio, cercando volutamente di rendersi sorda al mugolio dell'acqua esterna, e riprese il progetto che stava per abbandonare, lasciandosi ancora una volta prendere dalla malinconia.
Afferrò una ciocca di capelli e guardò l'immagine riflessa fare altrettanto. Certo, la penombra non aiutava, ma poteva dire con assoluta certezza di essere bionda. 
Sono bionda, bionda bionda bionda. Le sfuggì una risatina raggelante mentre ripensava a sua madre. “Bionda come il grano, cerise” Guardò le forbici e le afferrò. Giocherello un po' con loro, un po' con la ciocca di capelli che aveva ancora fra le dita. Riappoggiò le forbici sul ripiano. 
I miei occhi sono azzurri. Quelli, in tutta sicurezza non poteva affermare fossero belli. O certo erano magnetici. Grandi pozze gelate in cui le persone lasciavano cadere la propria anima a piccoli tocchi. Ma belli... bello era un concetto diverso.
La bocca era un altro discorso. Aprì un cassetto e ne prese una scatolina di metallo nera. La aprì e, attingendo con un pennellino sottile un poì della sostanza rosea all'interno, cominciò a disegnare il proprio contorno delle labbra. Erano piene, ma non volgari. Il labbro inferiore si arcuava appena, quasi a voler creare una invisibile ombra di voluttà sul suo viso.
Mandò un bacio allo specchio e quello fece altrettanto. Sbattè le ciglia e ripetè l'azione, atteggiandosi a civettuola e chiedendosi compiaciuta quanti, che la vedevano passare civettuola per il corridoio, avrebbero voluto che la bella Delacour dedicasse a loro quelle attenzioni. 
Grazie nonnaquanto, quanto mi hai dato. Avresti però potuto fermarti solo a questo. Fleur si agitò sulla sedia. La rabbia no, ti prego, la rabbia no. Malinconia, gioia, rimorso, ma no maledizione la rabbia no! Eppure continuava a montare e Fleur la sentiva correre sulla pelle. Era come avere una miriade di insetti che si affrettavano per tutto il corpo, un intero formichiere di brividi che brulicava sul pelo dell'epidermide. Afferò una boccietta di profumo violaceo e lo lanciò con una forza inaudita per una ragazza mingherlina come lei, contro lo specchio, creando una ragnatela di incrinature che si diramavano dall'angolo destro in maniera concentrica. Mille ragazze bionde dall'espressione adirata ricambiavano il suo sguardo.

Fleur si alzò e andò in bagno a vomitare.

  
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