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Autore: Feel Good Inc    02/02/2012    0 recensioni
Era cambiata, quella città. Era stata la guerra a cambiare tutto – tutti gli Oziani lo dicevano, sì, ma forse neppure loro si rendevano conto di quanto le cose fossero diverse. Un tempo non ci sarebbe stata nessuna insegna a illuminare i vicoli; non ci sarebbe stato nessun vicolo a inquietare i viandanti notturni; non ci sarebbero stati viandanti notturni in cerca di affari per tirare avanti.
Un tempo non c’era il commercio, ma la magia.
Jack non pensava spesso a queste cose. Quelli come lui, che ai più parevano stupidi perché non avevano una testa degna di tale nome, non avevano alcun ragionevole diritto di preoccuparsi del nuovo regime instaurato dalla Regina, né del fatto stesso che adesso non fosse più Ozma ma ‘la Regina’: un puro titolo, freddo e senz’anima. Eppure in quel momento, nell’intrico di stradine che portava al molo, sentì il proprio sorriso caricarsi di amara ironia. Erano cambiate tante cose, e lui, maledizione, avrebbe sempre avuto quella sua strampalata natura a ricordargli tutto ciò che Oz aveva perso.
{ Jack/Trot; Spaventapasseri/Dee ~ gameverse: 'Emerald City Confidential' }
Genere: Dark | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Dorothy Gale, Jack Testa di Zucca, Quasi tutti, Spaventapasseri, Trot
Note: Missing Moments, Otherverse | Avvertimenti: Incompiuta
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5

 

 

 

 

 

 

 

« E anche l’ultimo è sistemato! » Trot si tirò su, portando dietro le orecchie alcune ciocche di capelli sfuggite al laccio di cuoio e lanciando un ampio sorriso a Button-Bright. « Grazie, non so come avrei fatto senza di te. »

« Una sciocchezza » ribatté l’amico con un’alzata di spalle. « E poi, non avevo altro in programma da queste parti... »

« Già, tu e la tua mania di perderti » rise Trot, e accettò il suo aiuto per scendere dalla barca e saltare di nuovo sulle vecchie assi di legno del pontile.

Capitan Bill si avvicinava a loro lungo il molo, zoppicando sulla gamba di legno. Trot si portò due dita al berretto da marinaio, in segno di ironica deferenza. Bill fece un mezzo sorriso, si fermò davanti a Button-Bright e gli regalò una possente pacca sulla schiena.

« Bravo, figliolo. Ci hai fatto guadagnare un bel po’ di tempo. »

« Mi fa sempre piacere aiutare Trot. » Button-Bright si voltò a guardarla e le lasciò andare la mano, che finora aveva tenuto nella sua. « Be’, io cerco di ritrovare la strada. Ojo si starà chiedendo dove sono finito. »

Trot annuì. « Nel caso dovessi perderti di nuovo prima di sera, passa pure a trovarci! »

Button-Bright sorrise appena, salutò Capitan Bill e si allontanò senza fretta dall’attracco, mani in tasca, fischiettando tra sé e sé nella sua migliore aria svagata. Finché non fu sparito dalla strada principale, giù alla svolta per Grinetta Lane, i due marinai rimasero in silenzio.

« Bene, Bill » esordì infine Trot, girando sui tacchi per rivolgere un altro amichevole ossequio al compagno, « come hai visto il carico è a posto. Possiamo partire quando vuoi. »

Gli occhi scuri che si posarono nei suoi sembravano stranamente divertiti, come in effetti non capitava più da settimane – più o meno da quando era stata male in quel modo e l’aveva fatto preoccupare da morire, spegnendo un po’ della sua allegra vitalità. Anche se, a dirla tutta, Trot sospettava che in quella faccenda ci fosse dell’altro.

« Che cosa c’è? » domandò, poiché Bill continuava a guardarla in silenzio, masticando la pipa.

« Ma niente » rispose, « pensavo a quanto è stato gentile il ragazzo... »

« Sì, è vero! » Trot si animò. « È stata una fortuna che sia finito proprio qui. All’improvviso è sbucato sul molo e mi ha vista con una cassa sulla schiena, ed è venuto ad aiutarmi così, senza dire niente, quasi senza neppure salutarmi... »

« Tipico di Button-Bright. »

« Pensi che cambierà mai? Voglio dire, è così tanto tempo che vive qui. Non ha ancora trovato un senso dell’orientamento! »

« Non gli è mai servito e certo non gli serve adesso. » Bill aveva spostato lo sguardo sulla barca carica e pronta alla partenza, ma ora tornò a sbirciare lei, quasi di sottecchi. « È proprio un ragazzo d’oro, eh? »

« Lo dice anche il nome » annuì Trot.

« Ti piace? »

Colta di sorpresa, stavolta ci mise un po’ a rispondere, limitandosi per qualche istante a ricambiare il suo sguardo a bocca aperta.

« Ma Bill » rise finalmente, pur sentendosi arrossire, « io e Button-Bright siamo solo amici. Mi piace come può piacermi un amico strano come lui. Tutto qui! »

Il marinaio non rispose. Trot si accorse che nel suo volto segnato era tornata l’ombra di quella malinconia che sembrava averlo avvolto come un velo troppo spesso da strappare, e – per l’ennesima volta – se ne chiese inutilmente il perché.

Capitan Bill si scosse. Diede un morso più vigoroso alla pipa, zoppicò sulla passerella e salì a bordo con quell’agilità che a terra non aveva mai.

« Vieni » disse, una mano già tesa verso la cima che teneva la barca ormeggiata al molo, « è quasi mezzogiorno e abbiamo molta strada da fare. »

Trot lo seguì automaticamente, di colpo seria e preoccupata.

Ne era sempre più sicura. Bill le nascondeva qualcosa.

 

 

 

L’aria era ferma e l’acqua placida, così che la barca procedeva lentissima. Solo a pomeriggio inoltrato arrivarono al confine, lasciandosi alle spalle il Lago Quad e puntando verso l’orizzonte giallognolo della terra degli Winkie. Trot stava a poppa, gli occhi fissi sulla vecchia Torre abbandonata in cui negli anni d’oro viveva lo Spaventapasseri, colui che – Lurline, quanto tempo era passato? – aveva salvato un gruppetto di mortali da un mare di guai strappandoli al mondo chiuso di Jinxland per porli sotto la più magnanima sovranità di Ozma di Oz. A Trot, quella storia provocava sempre tanta nostalgia.

Chissà a che cosa pensava.

Il capitano stava al timone, sbuffando e imprecando contro il sole cocente, a bassa voce perché la ragazza non lo sentisse. Non aveva voluto lasciarle il comando per niente al mondo, perché solo così, dandogli le spalle, si sarebbe potuto risparmiare la vista e il pensiero dell’ennesimo di quei carichi su cui Trot – grazie al cielo – non aveva ancora fatto domande.

Non era una barca molto grande. Nella stiva c’era appena spazio per le due cuccette, la sua e quella di Trot. Del resto non era una nave destinata a solcare i mari e a vivere mille avventure – oh, era una gran bella chiatta, certo, e l’Uomo di Latta ci aveva lavorato sodo; ma per un uomo che aveva passato praticamente una vita a fare la spola dalle coste americane a quelle di tutto il mondo, limitarsi a costeggiare un lago e un solo lungo fiume era piuttosto umiliante. Persino l’aria gli mancava, il sapore di salsedine sulla pelle e sui vestiti.

Che gli era rimasto? Un mestiere che l’aveva reso l’ombra di un marinaio... e Trot.

« Ehi, Bill. »

« Mh? »

« Ma... tutte queste ordinazioni... »

Si morse la lingua e mascherò un sobbalzo. Per mille gorghi! Ne aveva di tempismo, la sua bambina.

Rimase fermo, lo sguardo fisso davanti a sé. « Che cosa, Trot? »

« Be’, niente » gli tornò alle orecchie la sua voce incerta. Dalla sua postazione la immaginò stringersi nelle spalle e osservare le file e file di casse che Button-Bright l’aveva aiutata a fissare a bordo. « Solo che... Insomma, è strano, no? Gli Winkie continuano a mandare indietro i carichi che ordinano. E dopo un po’ ce ne chiedono altri. Voglio dire, sembra quasi che non sappiano cosa vogliono. »

Capitan Bill accolse con una riconoscenza disperata la brezza improvvisa che sospinse la barca in avanti, concentrandosi per un minuto sul timone e prendendosi così il tempo di ragionare su una risposta convincente.

« Be’, ci pagano. »

Debole. Ma era pur sempre la scusa più vicina alla verità.

« Sì, certo » convenne Trot, « però... è strano lo stesso. »

Bill non disse nulla.

Intanto il Fiume li aveva addentrati nella regione occidentale di Oz, e la Torre dello Spaventapasseri pareva più vicina che mai. Con la coda dell’occhio, Bill si accorse che Trot non guardava più in quella direzione, ma verso un punto più a nord, dove si scorgeva la sommità di una costruzione bizzarra e fin troppo familiare.

« Capitan Bill? »

Il vecchio sospirò. Sapeva cosa stava per chiedergli, e sapeva da un pezzo che gliel’avrebbe chiesto. In fondo, non era di una stupida che si stava parlando, ma della sua Trot.

« Che c’è? »

« È... È Jack a organizzare questi scambi con gli Winkie, vero? »

Capitan Bill si voltò.

Trot si sporgeva dal parapetto, i capelli al vento, l’espressione assorta. Fin da quando si era ripresa abbastanza da ricominciare ad accompagnarlo, Bill l’aveva messa al corrente di essere entrato in affari con Jack Testa di Zucca, senza accennare mai alle circostanze dell’accordo o persino in cosa questo consistesse di preciso. Trot era rimasta sorpresa, all’inizio; da quando se n’erano andati da Palazzo e avevano ripreso a guadagnarsi da vivere non avevano mai avuto bisogno di soci, no? Potevano farcela da soli, ce l’avevano fatta da soli. Ma alla fine aveva valutato la cosa. Jack, aveva detto, sembrava un tipo a posto. Da bambina gli piaceva molto. Bill si era reso conto che non ricordava nulla della febbre, delle due occasioni in cui Jack era stato al suo capezzale – e aveva tirato un sospiro di sollievo. Meno particolari sapeva di quella storia, meglio era.

Ma capitava ancora che Trot si fermasse a pensare e, evidentemente, a farsi delle domande.

« Mh-mh » borbottò Bill. Di più non poteva compromettersi.

Trot lo guardò, e lui non fu abbastanza svelto da distogliere lo sguardo.

« Lo immaginavo. » Annuì appena, come se fosse giunta a una qualche conclusione – ma certo non poteva immaginare neppure lontanamente la verità. « E, Bill, puoi dirmi una buona volta cos’è che portiamo su e giù sul Fiume per conto di Jack? »

Capitan Bill masticò scrupolosamente la pipa per un pezzo. « Zucche » borbottò alla fine.

Trot sgranò gli occhi. « Zucche? »

« Zucche » confermò, a malincuore; « e ora, Trot, per favore non farmi altre domande. Quel che fanno Jack o gli Winkie è solo affar loro. Noi facciamo le consegne e basta. »

Le voltò le spalle – detestava l’idea di vederla stupita, sospettosa o, peggio ancora, delusa – e proprio in quel momento si accorse che il vento aveva allontanato la barca dal centro del fiume: ora puntava dritta contro le grosse rocce che delimitavano la sponda sinistra.

Imprecò e afferrò il timone. Alle sue spalle, Trot lanciò uno strillo di stupore.

Bill era un vero marinaio, ma il turbamento, la sorpresa e una coscienza non proprio pulita hanno la meglio anche sui migliori riflessi. La manovra non fu abbastanza veloce da impedire che il fianco della barca strusciasse contro le rocce. Una fune si ruppe e alcune casse rotolarono sul ponte, rovesciandosi ai piedi di Trot, che le salvò dalla caduta in acqua.

Assicuratosi di aver riguadagnato la giusta rotta, Capitan Bill si voltò a verificare i danni. E si sentì sbiancare.

Trot guardava con gli occhi spalancati una zucca sfuggita alla cassa che l’aveva contenuta. Si era spaccata in due: là dove doveva esserci la polpa, turbinavano nel vuoto mille scintille dorate.

 

 

 

Il Generale Jinjur percorreva a passo di marcia la riva del fiume, in un punto del lungo braccio che non era ancora il Fiume Winkie ma non era più il Fiume Munchkin, profondamente seccata.

Naturalmente non aveva nulla di cui lamentarsi a proposito del suo lavoro. Certo, in un primo momento le era parso quantomeno strano che la Regina la richiamasse dal suo ranch e la ponesse a capo della neonata Guardia Reale; ma d’altro canto gli Oziani non sarebbero mai riusciti a vincere la guerra senza il suo decisivo contributo – di questo era fermamente convinta. E la vita militare, aveva scoperto, le era mancata più di quanto avesse immaginato.

Eppure – per quanti sforzi facesse – c’erano pur sempre delle decisioni che faticava a comprendere, e talvolta persino ad accettare.

D’accordo, Tik Tok sospettava del Testa di Zucca. D’accordo, la Regina aveva molto a cuore le opinioni di Tik Tok. Ma questo era sufficiente a distaccare lei così lontano da casa, oltre il confine della capitale, ad attendere chissà quale fantomatico evento che forse avrebbe portato all’arresto di Jack? A volte aveva il sospetto che Ozma volesse testare la fedeltà delle proprie truppe.

Be’, certo che, dopo la diserzione di quella sciocca di Petra...

Le riflessioni di Jinjur s’interruppero alla comparsa della barca.

La riconobbe subito: apparteneva a quel rozzo marinaio che era arrivato a Oz grazie allo Spaventapasseri, quel Bill che per qualche tempo era vissuto a Palazzo – prima che la Regina si rendesse conto che esistevano doveri ben più importanti di quelli relativi all’amicizia. L’imbarcazione avanzava spedita lungo il Fiume, e pareva proprio che Bill avesse altro per la testa che non il timone, perché la prua era chiaramente diretta verso la riva.

Jinjur sibilò di soddisfazione. Mi toccherà multarlo, si disse, pregustando già l’urto; se non altro questa giornata non sarà stata del tutto sprecata.

Ma proprio in quel momento il vecchio sembrò recuperare la concentrazione e il controllo, limitando lo schianto a una semplice strisciata della fiancata contro le rocce. A bordo, parte del carico ruzzolò su se stessa, ma la ragazzina che accompagnava il marinaio impedì il peggio.

Jinjur sbuffò. Un’occasione persa. Tuttavia, quando vide il Capitano voltarsi e fissare un punto dietro di sé con evidente sorpresa e orrore, capì che qualcosa di più doveva pur essere successo.

E poi vide le scintille spargersi nell’aria in ogni direzione.

Trionfante, il Generale corse sulla riva fino a raggiungere l’altezza della barca, che pareva quasi essersi fermata a facilitarle il compito. Dal suo posto agitò freneticamente il braccio per attirare l’attenzione dei due.

« Capitano Bill Weedles » urlò, « se fossi in te approderei senza opporre resistenza. Ti dichiaro in arresto per traffico e contrabbando di materiale magico! »

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Note dell’autrice

 

Giuro che non sono stata influenzata dai fatti avvenuti nelle ultime settimane. Ho scritto questo capitolo due mesi fa, e solo per pigrizia e momentaneo impegno verso altre storie lo sto pubblicando con un tale ritardo. ^^’ Non pensate che approfitti bellamente delle tragedie altrui per le mie storie – non è così.

 

I. Button-Bright (Botton d’Oro) ha visitato Oz per la prima volta nel quinto volume, The road to Oz, per poi tornare a casa in America. Successivamente ha conosciuto Trot e Capitan Bill (in un romanzo di Baum dissociato dalla saga di Oz, Sky Island, che purtroppo risulta irreperibile) e nel nono volume, The Scarecrow of Oz, è tornato definitivamente alla Città di Smeraldo assieme a loro, grazie all’intervento dello Spaventapasseri che ha salvato tutti e tre dalla terra di Jinxland. Ha l’abitudine di perdersi, ritrovandosi di punto in bianco in posti in cui non ha mai programmato di andare. In Emerald City Confidential non compare mai, ma è uno dei miei personaggi preferiti e tra lui e Trot c’è davvero un bel rapporto, dunque non potevo non inserire quel pur minimo accenno.

 

II. Jinjur compare già nel secondo volume, The marvelous Land of Oz, e la prima cosa che fa è organizzare la Rivoluzione Femminile per deporre lo Spaventapasseri dal trono di Oz e prendere il suo posto. In seguito alla riabilitazione della legittima sovrana, Ozma, si ritira a vivere in un ranch e diventa una buona amica dei protagonisti della saga. Nel videogioco ci viene mostrato come la guerra contro i Fanfasmi abbia costretto Ozma a creare la Guardia Reale, richiamando ai doveri militari personaggi come Tik Tok e appunto Jinjur. Si intuisce anche che sia stata proprio Jinjur a mettere in piedi il processo contro Bill che viene più volte citato durante le indagini di Petra.

 

In sintesi, la rivelazione del capitolo è che l’accordo tra Bill e Jack per la guarigione di Trot consisteva in una società di contrabbando di magia. D’oh, lo so che l’avete capito xD, ma è solo per sottolineare che anche questo è un vero missing moment, effettivamente avvenuto prima degli avvenimenti di ECC.

Il mio viaggio mentale Jack/Trot inizierà dal prossimo aggiornamento

Aya ~

   
 
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