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Autore: AthenaSkorpion    02/02/2012    3 recensioni
Guardare la vita nei panni di qualcun altro ci apre gli occhi su particolari mai presi in considerazione. A proposito, l'ho appena modificato in roundrobin, qualora qualcuno volesse mettere dei nuovi capitoli, aggiunga alla fine il proprio nickname, va bene?
Genere: Introspettivo, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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- Sciò!
Con una violenta pedata fui cacciato via.
Gli umani sono strani. Alcuni ti nutrono e altri ti cacciano via in malomodo. Nessuno spirito di unità, eppure sono gli esseri che vivono più a contatto con altri della loro specie. A volte mi viene da pensare che non siano veramente vivi, degli esseri viventi. Dal basso dei miei dieci centimetri, li osservo mentre sgranocchio qualche briciola e vedo tutto ciò che fanno. Alcuni corrono senza motivo sugli sterrati del parco, altri sono seduti a fissare il nulla su seggi di legno di cui non ho mai compreso il senso, altri ancora si arrampicano e scendono, si arrampicano e scendono ancora su quegli strani appalti di quella plastica puzzolente che non mi è mai piaciuta. Alcuni scivolano giù anche per una rampa di discesa. Loro sono quelli più bassi, forse i pulcini dell'uomo, con quelle vocette ilari e stridule ma ben più piacevoli delle ciarle di quelli rugosi. Loro parlano di tempi passati e sono noiosissimi, ma sono anche quelli più generosi. E' da loro che ricevo i pranzi migliori, quando non sanno come passare il tempo vengono a trovarmi volentieri. Non abbiamo mai parlato, ovviamente, cè un tacito accordo e posso solo mostrarmi riconoscente per la loro gentilezza. Mi piace molto camminare, fare delle passeggiatine la mattina, quando sull'erba c'è della brina dalle sfaccettature degne proprio dell'opera divina di cui sono oggetto. Chi ha creato la brina ha dovuto avere un grande senso dell'armonia e dell'equilibrio. Ogni goccia rimane esattamente ferma al suo posto ad adornare la foglia come un diamante di quelli che si vedono nelle immagini tra i mucchi di cartacce nei cassonetti, spesso brilla evanescente e amo osservare i riverberi che crea al Sole. Poi, quando la mattina fugge, il vincolo che tiene legate le gocce al capolavoro si infrange e l'acqua torna libera, simbolo stesso della libertà. Non ho idea di come svanisca, ma credo che siano delle anime a portarla via.
Battendo sentieri già esplorati si possono trovare sempre cose nuove, insetti e animali stravaganti ma amici, rifiuti di umani sporcaccioni e terra. Quest'ultima è la mia preferita. Sentirla tra le dita e lasciarvela scorrere, calda se battuta dai raggi solari, fresca se l'inverno è inclemente, emana un'odore che da solo permette di allontanarsi dal mondo di morte che mi circonda. Allontanandomi dal parco, anche quello non proprio profumato, se giungo sulle strade posso quasi svenire. L'odoraccio dell'asfalto, delle marmitte che espellono catrami e altre mille schifezze, dei "profumi" nauseanti che gli uomini e le donne amano spruzzarsi addosso... No, dal parco non mi piace allontanarmi... Io credo che si tratti proprio di morte, nientaltro può puzzare così e bloccare il respiro.
Non ho amici, vivo la mia vita solamente con l'osservazione, della natura e degli esseri viventi. Mangio, bevo alle fontanelle di cui conosco a memoria l'ubicazione, studio tutto ciò che mi circonda. Ma il mio passatempo preferito è il volo. In fondo, la vita del piccione, non è poi così difficile. Ti ergi nell'aria, cercando di respirare nonostante le polveri rancide e amare che continui ad inalare, ma ti libri leggero nell'aria, le ali completamente spiegate. Poter giocare tra le fronde degli alberi, accelerare senza pericolo, inseguire i pettirossi, quelli pochi rimasti, esplorare aree meno conosciute, inoltrarmi nella foresta, mi sento vivo quando posso farlo. Alcuni miei coetanei amano gareggiare per chi riesce a bersagliare più passanti con le loro feci, personalmente la trovo una cosa disgustosa. Perché punire chi ti ciba? Perché insultare così degli esseri che puoi studiare, comprendere, capire e quasi sentire come tuoi?
C'è solo una cosa che mi infastidisce, della mia vita: gli insetti, i parassiti che mi divorano sotto le piume sporche e che mi rendono la vita un inferno. Né l'acqua né le violente sgrullate possono alcunché contro quegli schifosetti. Così, nelle giornate migliori, mi limito a sopportarli.
Se potessi esprimere un desiderio che poi si avverasse, sarebbe quello di poter parlare liberamente con gli umani, discutere del più e del meno come fanno quelli vestiti di nero e bianco, che portano una borsa sottile con una maniglia simile a quella del cancello del parco. Loro devono essere proprio depressi. Parlano, parlano e spesso non riesco neppure a comprenderli... Ci sono tre parole che si ripetono all'infinito, chiunque sia l'uomo vestito di nero:causa, arresto e soldi.
Ma che diavoleria è questo soldo? Voglio dire, non c'è un discorso che non si incentri su quello, nessuno che prima o dopo non voglia discuterne. E' un dittatore spietato, un sogno condiviso, un tipo di cibo particolare o un insetto come di quelli che mi assillano? Il significato di quella parola mi è del tutto sconosciuta. Ogni volta che credo di comprendere, qualche dettaglio mi convince del fatto che invece qualcosa mi sfugge... Fatto sta che sembra dia tanti grattacapi alle persone.
Un giorno mi è capitato di volare su un albero al quale un uomo si era legato con una corda. Non avevo capito la cosa finché non era stato ritrovato. Si era suicidato. Sono rimasto scioccato. Perché togliersi la vita? Perché accettare che predatori più grossi, che aquile ci spingano alla morte volontaria? Come permettere che la paura e la soggezione ci impediscano di opporci? A questo ancora non ho dato risposta. Ci sono cose in questo parco che, per quanto studi ogni giorno, non capirò finché non sarò umano. Anche se forse non vorrei diventarlo, mai. Troppo preso dalla sua non sempre palese intelligenza, dimentica di essere un animale e non si gode più la vita, che a causa dei suoi stessi errori è più ingarbugliata delle cuffie del ragazzo di fronte a me. Poverino, si sta ammazzando per scioglierle... Comunque, credo che a volte la semplice sopravvivenza renda la vita bella. Forse sarebbe il caso di aiutarlo...? Cacciare pane, vermetti, volare, qui sta il bello... Va bene, basta...
Con uno svolazzo scendo dall'albero e mi metto sulla panca di legno. Il giovane si spaventa e sobbalza. Incurante, mi avviciino e salgo sul suo ginocchio. Con due rapidi movimenti del becco, il nodo è sfatto e l'umano mi guarda attonito. Spaventato per la mia dote così umana, mi caccia con una pedata e uno:- Sciò!
Mai vorrei essere un umano.
 
   
 
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