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Autore: pleinelune    02/02/2012    7 recensioni
Fanfiction delena, liberamente ispirata al film "The Family Man", rivisitato. Stavolta sarà l'opposto, Elena ha rtinunciato al suo lato paranormale, eliminando ogni contatto con il mondo dei vampiri, licantropi e con la stregoneria. Un angelo, 10 anni dopo le farà dare un'"occhiatina" a quella che sarebbe stata la sua vita se non avesse preso quella decisione.
Genere: Drammatico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti | Coppie: Damon/Elena
Note: Movieverse | Avvertimenti: nessuno
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06. NO MORE FRIENDS
 
Mi svegliai senza sapere dove realmente fossi. Ero sdraiata in posizione fetale, con addosso solo una grande camicia bianca, maschile.
Sotto di me erba appena tagliata, verde e pungente sulla pelle nuda. Ai lati del grande giardino in cui mi trovavo due file di alberi secolari, che sembravano fare una riverenza all’immensa villa che vedevo di fronte a me. Cercai di alzarmi emi apparve ancora più grande e inquietante, tutto intorno era nero, e dei fari ne illuminavano la facciata chiara, rendendola imponente.
Mi voltai di scatto, cercando una via di fuga da quell’immensa fortezza, ma dietro di me c’era soltanto nero e buio.
D’un tratto, mentre cercavo di coprirmi con quella camicia stropicciata che avevo al posto del pigiama, mi apparve dapprima una luce, per poi diventare il mostro del sogno di qualche mese prima, quello che mi aveva portato fin la.
Indietreggiai, non andando da nessuna parte, e lui sorrise, quasi compiaciuto da quel suo tenermi in gabbia, in pugno.
“Dove sono?”, chiesi, con più coraggio di quanto in realtà ne avessi.
“Che domande stupide.”, ghignò l’angelo-incubo che mi trovavo davanti, una luce eterea al posto del corpo.
“Che cosa vuoi?”, domandai ancora, quasi arrabbiata.
“Te lo dico se e quando voglio. Chiaro?”, sentii la sua voce nella mia testa, mi riempiva ogni angolo della mente, governandola.
Indietreggiai fino a cadere all’indietro, sbattendo la schiena. Non riuscii ad alzarmi e rimasi li, a guardarlo, con lo sguardo terrorizzato.
“Gli umani, che esseri strani. Sta tranquilla.”, improvvisamente sentii la mia mente distendersi e riuscii ad alzarmi, senza il minimo sforzo.
“Vuoi portarmi a casa? Vuoi ridarmi la mia vita?”, chiesi, un sorriso mi apparve, impercettibile, all’angolo della bocca.
“No, ti sembra di aver concluso qualcosa nella vita che stai vivendo? Ti sembra di aver risolto qualcosa?”, chiese, quasi come un maestro, paziente di fronte alle domande insistenti dell’allievo capriccioso che fa finta di non capire.
“Non credevo dovessi compiere un qualcosa”, ammisi, abbassando lo sguardo. Non sapevo perché, ma mi sentivo in colpa per non essere riuscita nel suo intento.
“Sono qui per aiutare il mediatore che ti ho mandato, visto che non può fare ogni cosa lui. I ricordi che ti sono stati dati non sono bastati, perciò ti farò un piccolo riassunto.”.
D’improvviso mi sentii svenire e caddi sull’erba fresca, sentendo ogni singolo filo pungente sul mio corpo, per poi perdere conoscenza.
Sentivo la testa girare, e nella mia mente si materializzò un pensiero solo. Ero in una stanza d’albergo, pochi giorni prima della mia effettiva partenza da Mystic Falls, e le immagini si fermavano a un bacio, soffocato e arrabbiato. Poi buio.
 
“Dam..”, sussurrai, staccandomi da quelle labbra, infuocate.

“Stai zitta!”, sentii la sua voce prepotente, autoritaria, riecheggiare nella mia bocca, assaggiai ancora una volta le sue labbra, poi cercai di allontanarmi, consapevole di ciò che stava accadendo.

“Senti non..”, la frase mi si mozzò in gola quando sentii la sua mano scendere lungo la schiena, provocandomi un brivido, una scarica elettrica.

“Ho detto stai zitta!”, sentii la sua voce sfiorarmi l’orecchio, per poi scendere fino all’incavo del collo, facendomi gemere di piacere.

Anche se avessi voluto, in quel momento non sarei riuscita a parlare, completamente assorbita dal piacere in cui mi stava portando.

Le sua mani mi esplorarono con foga, con rabbia. Con bisogno.

D’un tratto sentii uno strattone e mi ritrovai sdraiata sul letto, completamente incapace di negarmi, lasciai che lui si prendesse tutto ciò che aveva sempre voluto, e io mi presi, silenziosamente, ciò che lui mi avrebbe sempre voluto dare, e di cui io, inconsapevolmente, avevo sempre avuto bisogno.

Sentii il mio corpo smontarsi e farsi nuovo sotto al suo, che si muoveva ritmicamente in una danza passionale e perfetta, non avrei desiderato quel momento in modo diverso.

Mi addormentai insieme a lui, un braccio attorno al suo e le gambe intrecciate assieme, indissolubili.

 
Improvvisamente i ricordi affiorarono velocemente, inondando la mia mente, nuovamente lucida e pervasa di luce.
Mi alzai, guardando la luce da cui proveniva tutto.
“Ora ricordi?”, chiese l’angelo, sebbene conoscesse la risposta.
“L’ho lasciato. E lui mi ha lasciato andare.”, sussurrai, cercando con lo sguardo risposte nell’erba verde e perfetta.
“E pensi che sia finita qui?”, chiese, quasi sarcastico.
“Devo chiarire? È tutto qui?”, guardai il viso dell’angelo, e lo vidi scomparire lentamente, lasciandomi al cospetto di quella villa immensa, senza la più pallida idea di che direzione prendere.
Poi persi i sensi, di nuovo.
 
Mi svegliai qualche ora dopo, per quello che ne sapevo, nel mio letto, con addosso la stessa camicia del sogno, non il mio solito pigiama. La guardai, e mi guardai attorno per notare se c’era qualcosa di diverso. La stanza era in perfetto ordine, solo il mio vestito della sera precedente era appoggiato su una sedia e non accuratamente riposto nell’armadio, sulla sua gruccia. Se me lo fossi tolto io non lo avrei mai lasciato a sgualcirsi su una sedia, e lentamente collegai la scena nel bagno, Caroline e il suo strano comportamento, la mia corsa all’esterno e poi il petto di Damon, e infine quella camicia bianca.
Il sogno aveva chiarito passaggi a me oscuri, avevo capito di dover chiarire con entrambi i vampiri. Con Damon sarebbe stato difficile ma ero determinata. Il pensiero che mi avesse lasciato andare quella mattina dopo “la notte”, nonostante entrambi sapessimo che avrebbe potuto fare qualsiasi cosa per farmi rimanere e io sarei rimasta, mi rendeva fiduciosa nei suoi confronti. Nonostante quel suo lato scorbutico e facilmente irritabile, Damon già conosceva la situazione, e avrebbe compreso, e mi avrebbe lasciata andare.
Scesi in cucina con addosso ancora la camicia, ma non trovai nessuno, nemmeno Alaric, sempre onnipresente in ogni circostanza. La casa appariva vuota e presto capii il perché, erano le undici passate e probabilmente ognuno era andato a lavorare, o forse a cacciare coniglietti-scoparsi la mia ex migliore amica. Scacciai quel pensiero dalla mia testa e mi godetti una tazza di caffè fumante, in silenzio, seduta su una sedia del bancone della cucina.
Non mi aspettavo nessuno quindi rimasi sorpresa quando sentii qualcuno alle mie spalle, e imbarazzata quando mi accorsi che era Damon, e che aveva quel suo sorriso beffardo sul volto.
“Buongiorno Elena”, disse avvicinandosi velocemente al mio orecchio, soffiando ogni sillaba con calma. Il solito brivido mi percorse la schiena, suscitando un sorriso ancora più esplicito di Damon, che lo notò subito.
Si prese una tazza di caffè e tenne lo sguardo basso.
“Lavala prima di ridarmela. La camicia intendo.”, rise, allontanandosi con la tazza di caffè in mano e l’ormai perenne sorriso in faccia.
L’avrei volentieri preso a schiaffi, ma vista la mia posizione non era la mossa migliore.
Tutti i miei propositi e la mia determinazione si erano sgretolati in cinque minuti di conversazione, e non ero stata in grado nemmeno si sfiorare il discorso. Damon era pur sempre Damon, e nulla sarebbe mai stato semplice con lui.
Lo guardai allontanarsi e chiudere la porta di casa, dopo essersi messo il giubbotto di pelle.
Rimasi li, ferma a fissare la porta chiusa in fondo alla stanza. Fin quando non la vidi riaprirsi, così mi voltai di scatto, cercando di mostrare indifferenza. Vedermi in quelle condizioni avrebbe di certo attirato l’attenzione, ma “se vuoi che la gente non ti noti, non devi farti notare”. Mi alzai lentamente dalla sedia e infilai la tazza nel lavandino, cominciando a lavarla. Qualche secondo dopo sentii qualcuno appoggiarsi alla mia schiena, e non attesi molto prima di sapere chi fosse.
“Elena, stai bene?”, il sarcasmo nella sua voce era chiaro.
“Ti importa?”, chiesi io, ostentando tutta la sicurezza che ero riuscita a raccogliere.
“Certo che mi importa.”, sentii il suo respiro nell’incavo del collo, e i ricordi spingevano e chiedevano di affiorare nella mia mente, per quanto li respingessi e cercassi di rimanere lucida e pronta a rispondere a tono al vampiro.
Sentii il suo corpo attaccato alla mia schiena, aderire alla perfezione, e per un attimo mi mancò il respiro quando la sua mano iniziò a sfiorarmi la schiena, con la sola stoffa leggera della camicia a dividerle.
“Non puoi negarlo Elena..”, la sua bocca sempre più vicina al mio orecchio, il respiro sincronizzato al mio.
“Io non nego nulla.”, risposi, senza trovare un senso logico a quella mia risposta.
Lui se ne accorse, e facendo aderire ancora di più il suo corpo al mio, colse quel mio attimo di debolezza per scendere ancora di più con la mano fino alla mia coscia, e ad alzarmi la camicia.
Qualsiasi cosa fosse successa quella notte, lo aveva fatto cambiare in modo radicale.
Incosciente e in balia dei ricordi e del piacere mi ritrovai a voltarmi verso di lui, la schiena ora appoggiata al lavandino della cucina.
Sentii la sua mano giocare con il mio corpo e farmi gemere, poi il suo corpo staccarsi e abbassarsi verso le mie gambe. Non rispondendo più delle mie azioni non opposi resistenza e lasciai che facessimo entrambi il suo gioco, aprii le gambe, invitandolo.
Improvvisamente sentii un dolore all’interno coscia, e ripresi subito consapevolezza di ciò che stava accadendo. Lo vidi staccare il viso, la bocca insanguinata in un sorriso.
“Volevo la mia razione di sangue settimanale.”, disse, alzandosi e lasciandomi li, ancora appoggiata al lavandino.
Si avvicinò ancora, allungando una mano dietro di me, e ne estrasse uno strofinaccio, che usò per pulirsi il sangue dal volto, e poi si allontanò, sorridendo.
Lo guardai uscire nuovamente dalla porta di ingresso e rimasi ancora una volta a osservare la porta chiusa. Ma non tornò indietro.
 
Dopo quella mattina, ragionare per me era diventato un problema, ogni volta i pensieri tornavano li, alla mia debolezza e ai miei errori. Guardai il vestito verde, ancora afflosciato sulla sedia della mia camera, chiedendomi cosa avessi effettivamente fatto la sera precedente, e mi passai una mano tra i capelli, pensierosa.
Il tutto appariva allo stesso tempo chiaro e confuso. Avevo capito che ormai avrei dovuto chiarire le cose con i due fratelli, ma il sogno,  e le cose successe quella mattina mi avevano fatto capire che c’ero troppo dentro per uscirne facilmente come credevo possibile. Mi alzai dal letto su cui ero seduta e uscii di casa, diretta da Alaric, speravo che almeno lui, in quanto mediatore, potesse aiutarmi un po’ di più.
 
-notepocoserie-
Ragazze volevo finire questo capitolo così, un po’ a mezz’aria, più che altro perché volevo fosse nella sua interezza dedicato a Damon e Elena, che abbiamo visto in sto capitolo piuttosto vicini LOL
Spero vi sia piaciuto il modo in cui ho descritto il tutto, sono un po’ imbarazzata perché non sapevo come rendere l’idea e ho paura di aver scritto un po’ troppo spinto o un po’ troppo infantile.. non so, ditemi voi se vi piace, non ho in coraggio nemmeno di rileggerlo ahah xD
Per quanto riguarda la trama, beh, si stanno iniziando a capire alcune cose, partendo dal flashback, spiegato nel sogno. Elena sta con Damon e poi, nella sua “vera” vita parte e lo lascia li, solo nel letto, mentre in questa è ancora li, quindi il rapporto tra i tre ancora non si è bel chiarito, ma lo farò presto perché scoccia anche a me tenervi troppo sulle spine ahah xD
Non conto di fare un FF da 28646 capitoli perciò non aspettatevene ancora tanti, calcolate che per me quello che sto facendo è già un record ahah xD
Bene, se volete delucidazioni, o farmi qualsiasi domanda scrivetemi, vi dirò tutto quello che volete **
Inoltre, visto che la storia è mia e ci faccio quel che voglio U.U e visto che tra un po’ vi leggete più ste pippe che la storia in se ahah, vi linko la storia che ho iniziato da poco, ho publicato per ora solo prologo e primo capitolo, non c’entra nulla col delena e con TVD in generale, ma è un originale e se vi piace il mio modo di scrivere sarei molto felice se faceste un salto a leggerla e magari a dirmi che ne pensate *O*
Ecco il link va basta stare ad assillarvi xD

 
Okay, alla prossima week, giuro che imparerò ad aggiornare una volta a settimana come tutti i cristiani, lo giuro ahah xD
Un bacio, i love you all, Sonia ♥
   
 
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