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Autore: Seren_alias Robin_    02/02/2012    5 recensioni
Bonnie e JJ non sono frutto di immaginazione, e ogni riferimento a cose, persone o fatti è indiscutibilmente non casuale.
Genere: Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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L’acqua sulla pelle non era mai stata tanto piacevole per me come in quell’istante.
Il getto della doccia mi accarezzava il corpo più delicatamente di qualunque mano ruvida mi avesse mai sfiorata; eppure, o forse proprio per quel motivo, i ricordi non volevano lasciarmi in pace neanche lì. Erano così gentili, così beneducati, da risultarmi crudeli.
Per alcuni istanti, non mi mossi neppure. Lasciai che il mio viso si bagnasse delle gocce d’acqua piuttosto che delle mie lacrime. Non respiravo, ma mi sforzavo di tenere gli occhi aperti, perché se li avessi chiusi anche solo per pochi secondi avrei di certo visto altri occhi che non potevo vedere.

In ogni caso, non avevo modo di sfuggirgli. Sapeva attaccarmi anche dall’interno.
Iniziai a strofinarmi con energia le spalle, talmente forte da graffiarmi, ma non sentivo alcun fastidio. Del resto, erano graffi su graffi.

Dovevo cancellare ogni prova dal mio corpo, ogni centimetro di pelle doveva essere pulito alla perfezione. Tormentai il mio collo, quasi come se avessi potuto annullare quei baci che bruciavano ancora, così indelebili da farmi impazzire. Volevo che scivolassero via, ma non c’era niente da fare. La mia mente giocava un ruolo fondamentale, i miei tormenti erano la punizione che sapevo bene di meritare.
Spesso mi chiedevo perché mi trovassi sempre in quel genere di situazioni. Di certo, a parere altrui, il problema stava nel fatto che, in altre parole, io ero una cattiva ragazza. Non erano le sventure che trovavano sempre me, ero io che me le andavo a cercare ostinatamente.
Non ero mai stata in grado di capirmi veramente. A volte, quando ero nel mio pieno cinismo, pensavo che probabilmente fossi semplicemente schiava del desiderio carnale. Ero arrivata addirittura a pensare che il mio non fosse un caso isolato, ma che riguardasse un po’ tutti gli uomini e le donne. Non ho mai creduto che fosse amore.

Ma non avevo intenzione di ferire qualcuno. Di questo ne ero certa. Solo che nello stesso tempo non facevo nulla per evitarlo.
Ogni bacio era stato più dolore che piacere, nonostante avessi sfiorato le labbra più belle che avessi mai anche solo immaginato nei miei sogni più nascosti. Quando ci pensavo a cuore aperto, volevo baciarle di nuovo. Ma poi, ricordando a chi appartenevano, finivo per tormentare le mie, mordendole tanto da sanguinare. Ripresi ad insaponarmi con energia e mi affrettai a finire quella doccia fin troppo riflessiva.
Infilai velocemente l’accappatoio. In Spagna faceva meno freddo che in Italia, ma avevo comunque i brividi. Entrai nella stanza d’albergo che avevamo preso insieme e un’ondata di solitudine mi travolse. Sentii ancora più freddo. JJ era già uscito.
Eravamo arrivati a Barcellona da due ore e già mi aveva lasciato sola in camera. Riflettendoci mentre mi pettinavo i capelli bagnati, non era lui quello da biasimare. Neanche il tempo di poggiare i bagagli, che mi ero precipitata in bagno con due parole di scusa, senza guardarlo in faccia. Sono stata io a lasciarlo da solo per prima.
Cercai un segnale di lui, che non tradì le mie aspettative. Di certo, in questo aspetto era decisametne migliore di me. Un foglietto giallo recitava poche semplici parole:
Sono andato a fare un po’ di spesa. Torno presto. JJ
Torno presto.
Erano parole vuote forse, ma riuscirono a cancellare ogni brivido dalla mia pelle.
Fare la spesa, come no. Era andato di certo a comprare qualche alcolico. Questa vacanza stava iniziando nel migliore dei modi.
Mi strinsi ancora più forte nel mio accappatoio e cercai in valigia l’asciugacapelli, lasciando cadere un po’ di tutto sul pavimento scuro. Mi augurai di tutto cuore che gli scarafaggi non se ne fossero accorti. Una volta trovato l’oggetto della mia ricerca iniziai ad asciugarli con poca cura. Ultimamente i miei capelli avevano ripreso la forma di un tempo, erano ricci e voluminosi, e li detestavo con tutto il cuore. Ringraziai il cielo di non aver dimenticato la piastra a casa.
Ai miei genitori avevo detto di essere partita con alcune colleghe dell’università. Essendo tutte ragazze che non abitano nella mia città, non avrebbero avuto modo di controllare. Mio padre era un po’ restio all’inizio, ma sapeva che quando si trattava di viaggi aveva ben poco da combattere.
Era un pomeriggio molto luminoso, tanto che nulla era più appagante che starsene seduti sulla finestra ad osservare quei raggi di sole passeggiare per la strada. Non eravamo molto lontani dalla Ramblas. Tutto intorno a me sembrava arancione. Era il colore che più associavo a quella città maledetta. Da sempre. Arancione.
Una volta che i miei capelli furono asciutti per metà, tirai fuori il mio portatile e misi su un po’ di musica.  Nessuna scelta fu mai meno casuale di quella. Aspettai il suo ritorno cullata dai Pink Floyd come colonna sonora, seduta così malamente che sarei potuta volare giù al minimo tocco. Ma c’era wish you were here, perché in fondo noi eravamo “solo due anime sperdute che nuotano in una boccia di pesci”. E tutto il resto l’avevo scordato.
Era l’aria ad essere diversa lì. Il tempo di un respiro e mi sentii meno colpevole. Di certo, tra quelle nuvole, qualcosa di più era permesso. Anche una sigaretta di troppo.
Era finita la canzone. Non ne misi altre, perché la sentivo ancora risuonare nella mia testa. Qualunque altro accordo sarebbe stato stonato.
Sentii che era tornato senza essermi voltata verso la porta. Continuai a fumare tranquilla fino a finire la mia chesterfield, ma non potevo far nulla per fermare i miei battiti accellerati mentre lo sentivo avvicinarsi a me. Per quelli, neanche la mia amata Barcellona avrebbe potuto farci qualcosa.
“Ti prenderà un accidente se continui a startene in accappatoio, seduta sulla finestra a fumare all’aria aperta.”
“Ho decisamente più possibilità di morire rispetto a qualunque altro essere umano, hai ragione. C’è la polmonite. Uno schianto col terreno. Un bel tumore ai polmoni.”
Pronunciai quella frase con tono distratto, o almeno ci provai. Di certo continuavo a stare lontana dal suo viso pungente.
“Non avrei mai creduto che alla fine saremmo partiti davvero.” Sentì le sue mani stringermi le spalle, e cercai con tutte le mie forze di non tremare. Non potevo farcela ancora per molto.
“Hai così poca fiducia in me?”
“Di certo ne ho molta di meno in me stesso.”
Non ero innamorata di lui, questa era l’unica certezza che avevo e alla quale mi potevo aggrappare. Temevo però, che fosse qualcosa di molto peggio.
“Dovresti iniziare ad averne, invece.” Sussurrai, girandomi finalmente verso di lui. L’impatto con i suoi occhi non fu terribile come immaginavo. Mi stava sorridendo.
Scesi dalla mia posizione e mi avvicinai a quel ragazzo. In aereo non avevamo scambiato che qualche parola di cortesia, educati e distaccati come due sconosciuti.
Fino all’ultimo credevo che non sarebbe venuto, e allora sarei partita da sola. Non mi spaventava un viaggio in solitudine, mi spaventava molto di più partire insieme a lui. Eppure era lì, in perfetta armonia con tutta quella meraviglia.
Eravamo nella città del diavolo. Sapevamo che un viaggio non si poteva descrivere, perché nessuno aveva ancora inventato le parole giuste per farlo. E dunque decidemmo in un tacito accordo che non avremmo raccontato proprio niente. Tutto quello che sarebbe successo a Barcellona sarebbe rimasto a Barcellona.
 
 

 

Mi perdonerete anche se sono sparita?
La scuola si è presa tutte le mie già scarse energie. Spero di aggiornare presto la mia Ron/Hermione, ma sono un pò bloccata.
Per il momento lascio questa ff originale, sperando piaccia. E' importante per me ricevere qualche parere a riguardo, perchè c'è ben altro dietro queste parole. Bonnie e JJ, purtroppo, esistono davvero.
Fatemi sapere cosa ne pensate:)
Alla prossima,
Seren

   
 
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