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Autore: MadLucy    02/02/2012    5 recensioni
Diciotto anni dopo,dopo Maka,Kid,Black*Star e gli altri,ci troviamo qui. A Death City.
Dove un tempo tutto è iniziato,e ricomincerà di nuovo.
Chi occuperà i banchi della Shibusen? Chi saranno i protagonisti di questa storia? Ma loro,ovviamente.
I figli dei nostri eroi.
La nuova generazione di Soul Eater non passerà meno guai dei loro predecessori; dovrà vedersela con manie di protagonismo,nevrosi da simmetria,lividi da enciclopedia e attacchi di panico,senza contare i loro genitori...
Ma la follia minaccia di nuovo il mondo,più forte che mai...a causa di chi? Lo scoprirete solo leggendo!
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altri
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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iuygy

Una notte inquieta. Incubi e sensi di colpa mi tormentano, ho solo bisogno di sentire che andrà tutto bene?





La sala è fiocamente illuminata, il buio è denso come l'inchiostro.
Candele flebili riflettono una luce spettrale sulle pareti rosso scuro, tingendole di sangue.
Vedo la sagoma di qualcosa. Un trono.
Sì, è un grande trono, a cui si ha accesso tramite pochi gradini.
E' nero, interamente cosparso di inquietanti occhi sottili, le cui pupille tonde e vitree fissano il vuoto.
C'è una ragazza, stavaccata sopra con indolenza. Ha una cascata di boccoli bronzo che scivolano lungo i fianchi, uno sguardo fiammante. I piedi sono accavallati su un bracciolo imbottito, le gambe sinuose e snelle lasciate scoperte da un vestito viola di tulle lucente. Il suo sorriso aguzzo e sardonico è fin troppo semplice da riconoscere.
Ran.
Accanto a lei, alla sua sinistra, ce n'è un'altra.
E' sospesa in aria, a gambe incrociate. Indossa un top di perline con una sola spalla, una minigonna cosparsa da strass e gemme scintillanti.
I suoi lunghissimi capelli rosa pallido sono posati sul terreno, morbidi, come un mantello di seta. Il suo viso è diafano, bello ma freddo.
Il buio sul terreno, ai piedi dei gradini, si dirada.
Un mucchio di cadaveri straziati, mutilati, sanguinanti giacciono come marionette rotte. Ran ride. La sconosciuta ride.
Riesco a cogliere a malapena il colore dei suoi occhi pesantemente truccati di nero, affilati e crudeli.
Verdi.
Quella sono io.
Questo può essere il tuo futuro...se lo vuoi.



Ansimo, spalanco gli occhi. Il mio viso è premuto contro la stoffa della federa ruvida di un cuscino. Mi sollevo lentamente, per poi strofinare le guance calde.
Il cuore pulsa nel petto all'impazzata, tanto forte da riuscire a distinguere ogni battito deciso e pesante.
Ma che razza di sogno è stato questo?, mi chiedo irritata. E sì, lo ammetto, un po' spaventata.
Qui c'è lo zampino di nonna Medusa, poco ma sicuro. E' stata lei, quella sadica! Ci tiene proprio a vedermi soffrire, eh?!
Ma a che scopo farmi assistere ad una scena del genere?! Può solo ottenere il risultato di farmi rimanere ancora più salda nelle mie convinzioni.
Sbuffo frustrata, sprimacciando il cuscino.
Siamo in un piccolo hotel poco lontano Death City, non abbiamo fatto tanta strada. Però Theodore ha il navigatore satellitare nel cellulare e quindi sa perfettamente il tragitto che dobbiamo seguire, perciò non rischiamo di vagabondare a vuoto.
Abbiamo preso quattro camere: una per Shi e Mickey, una per Natasha e Silver (che ha fatto un sacco di storie, del tipo "Io sono una Big e merito una stanza solo per me!", ma alla minaccia "o così o dormi fuori sul marciapiede" si è adeguata), una per Theodore e Jackson e, nell'ultima, stiamo io ed Ace.
Non è niente male: l'arredamento è semplice, essenziale, con due letti singoli, una scrivania, una piccola tv e degli armadi, ma il bagno è pulito e le lenzuola profumano di lavanda. Riesce a farmi sentire stranamente a casa, nonostante questa situazione assurda. Davvero, non posso credere che stia succedendo sul serio: io, la figlia modello, che scappo senza dire nulla. E per andare incontro alla follia...incontro all'esperienza più pericolosa della mia vita.
La mia partenza clandestina mi impedisce di dormire sonni sereni. L'angoscia mi perseguita, mi pugnala impietosa come un assassino feroce. Mi pento sempre di più di non avere avvisato i miei...beh, insomma, dato che sia Marie che Blair sanno la nostra destinazione ben presto sarà nota anche a tutti gli altri. Almeno sapranno che sono viva.
Ma con che faccia tornerò?! Saranno arrabbiati...anzi, furiosi, oltre ogni immaginazione. Invidio Ace, che ha potuto essere sincero con sua madre -tanto lei lo lascia andare ovunque. Non che non le interessi di lui, solo che crede nella piena libertà di azione.
Mi siedo sul materasso, facendo cigolare appena le molle. Il cielo, oltre alle tende bianco pallido, è nero e gelido, cosparso da fioche stelle a malapena distinguibili.
Lo sguardo mi cade sul display della radiosveglia sul comodino. A caratteri rossi e squadrati, leggo 00:53.
Accidenti, sospiro in silenzio. E' ancora prestissimo, devo sforzarmi di dormire.
Osservo la figura addormentata di Ace, avvolta dalla trapunta. E' disteso su un fianco, scorgo appena la sua chioma argentata e soffice. Sorrido intenerita.
Eccolo qui. Fin da quando eravamo bimbi di tre anni stavamo sempre insieme, nella cassetta di sabbia del parco giochi o a guardare videocassette di cartoni animati in televisione, a bisticciare e scambiarci caramelle. Ed ora, dopo tutto questo tempo, siamo ancora uniti da un legame indissolubile.
Questo maledetto sogno s'insinua ancora nella mia mente confusa. Era una scena che rappresentava...il mio futuro.
Quella sconosciuta, quella strega insieme a Ran, dagli abiti succinti e maligni occhi carichi di eyeliner...ero io?! Io, Adelle Gorgon?!
E' inconcepibile. Come potrei mai divenire una creatura così malvagia, così oscura? Tanto da...torturare, uccidere delle persone?!
Può anche darsi che io abbia incredibili poteri, ma se pensa davvero che farei cose del genere Medusa è proprio un'illusa.
E poi, cos'è questa storia di mia madre?! Lei mi ama per quello che sono. Non...non vorrebbe un'altra figlia. No. Non può essere così.
Credo.
Un grugnito. Mi accorgo che Ace ha gli occhi sornionamente socchiusi, e mi sta guardando con un piccolo sorriso.
Abbasso il capo imbarazzata. -Che c'è? Come mai ti sei svegliato?-
Lui rimane zitto per un po'. L'espressione divertita muta lentamente in una più assorta.
-Pensavo alla possibilità di morire, Addy.- Porta le mani dietro la testa, serio.
Non credo si averlo mai visto così cupo. Non lo ritengo certo un ragazzo superficiale, ma nemmeno tanto riflessivo. Solitamente liquida tutte queste cose con un "sciocchezze".
Stringo le labbra. -Hai paura?-
-Sarei stupido se non ne avessi. Ma...temo ancora di più per voi, sai?- La luce tenue di quelle stelle flebili illumina i suoi occhi di mille bagliori. -Per Shi e Silver e Theodore, e tutti quanti. Ma soprattutto per te.- Ora sembra talmente maliconico, quasi queste parole uscissero squarciandogli le labbra...Stento a riconoscere l'Ace di sempre, quello frivolo e beffardo e immaturo.
Che stia, in qualche modo....crescendo? L'idea, così strana e nuova, mi mette a disagio.
In questo momento ho solo bisogno di familiarità, d'una finta normalità che compensi la mancanza di quella vera. Voglio essere rassicurata, voglio qualcuno che mi abbracci e mi dica che andrà tutto bene, che è tutto sotto controllo. Che non morirà nessuno.
Morte. Una parola così terribile, con cui noi abbiamo già a che fare. A quattordici anni non bisognerebbe preoccuparsi della morte, però.
Smettila, mi impongo brusca. Sei tu che sei voluta venire. Non ti ha obbligata nessuno.
-Ohh, anch'io ho paura, Ace. Tanta.- La mia voce è un bisbiglìo tremante, incerto. Mi sento proprio così. Piccola, sola, spaventata. A vagare a tentoni nell'oscurità più totale e terribile.
Voglio tornare a casa. Voglio essere al sicuro. Voglio...
...è tardi. Non posso desiderare più nulla. Il destino non concede scelte. E' già tessuto.
Cala un silenzio instabile, inquieto. Troppi dubbi vagano nelle nostre anime senza pace.
-...ehi? Vuoi venire a dormire qui con me?- sussurro, talmente piano che solo Ace può avermi sentito.
Lui non risponde, ma sento il piumone del letto di fianco frusciare. Dopo qualche istante, Ace si intrufola sotto le coperte calde, accanto a me.
Mi rannicchio da un lato, per fargli posto. Sprofonda la chioma arruffata nel cuscino. Il suo respiro leggero, il suo profumo -qualcosa d'indefinibile, che sa di casa e giochi all'aria aperta- sono rassicuranti.
-Meglio?- chiede, con un sorriso esasperato ma anche affettuoso.
-Sì, meglio.- Ora tutto è più caldo. Ora posso dormire, lo so.
Infatti, appena socchiudo le palpebre, un sonno lieve e dolce come la prima neve mi assale e intorpidisce i miei sensi, fino a condurmi laddove i sogni non sono un indefinito tormento.
Ma soltanto sollievo da questa dura realtà.
























Note dell'Autrice: Eccomi qui! ^-^
Allora, questo è soltanto un capitolo intermedio per spiegare i sentimenti che Adelle prova. Mi è sembrato giusto dedicarcelo tutto, per dare più spazio agli avvenimenti in quelli successivi.
Naturalmente ho anche cercato di sottolineare il legame fra Ace e Adelle, che mi sembra molto importante.
Okay, spero di riuscire ad aggiornare al più presto! Recensite, fatemi contenta! ^-^
Lucy



  
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