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Autore: Emma Wright    02/02/2012    3 recensioni
Oleander è una giovane Strega del buio, bella, affascinante e sposata con uno dei maghi più rispettati di Fairy Oak.
Ma un giorno anche nel villaggio arriva la guerra, e con lei il Nemico, che la rapisce.
La ragazza si ritrova sola al mondo, priva di ogni certezza, senza poter sapere quello che dovrà fare, e che conseguenza avranno le sue scelte.
Sembra la fine di tutto. Solo con lo scorrere del tempo Oleander capirà che quello che sta provando è solo un passaggio per andare verso un futuro ancora più grande......
Dal capitolo 2:
"Dolore.
Una sensazione forte e acutissima.
Ecco cosa provava in quel momento.
Una fitta più forte le trapassò il fianco, facendola gemere.
Oleander non seppe per quanto rimase lì immobile, stesa sul suolo gelido, gli occhi serrati e i polsi indolenziti, legati strettamente tra loro.
Quando si decise a schiudere le palpebre, trovò con sua enorme sorpresa altro buio. Le ci volle qualche secondo per rendersi conto che era stoffa quella che le si parava davanti agli occhi.
Un tessuto ruvido e non lavorato, grezzo.
Sospirando di sollievo, cominciò a capire che le sfuggiva qualcosa.
Qualcosa di importante."
Storia momentaneamente sospesa.
Genere: Avventura, Drammatico, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altri
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Da quanto tempo era lì?

Giorni, ore o solo pochi minuti?

Cercò di costringersi a riflettere su altro, ma quel pensiero, e la paura che l’uomo tornasse, erano diventati una sorta di chiodo fisso.

Guardò fuori dalla finestra, che era più che altro uno squarcio chiuso con un pezzo di vetro, sperando di riuscire a distrarsi.

La neve cadeva lentamente, creando un maestoso spettacolo bianco.

Da quando era stata rapita, aveva avuto modo di pensare.

Aveva sempre desiderato una vita in grande stile, irripetibile, così fantastica da non poter essere imitata. Ce l’aveva perfino fatta, o quasi, la sua gloria era durata venti splendidi anni.

Tutti quei ricordi le tornarono in mente, cullati dai morbidi fiocchi che continuavano a scendere.

Una bambina che rideva con i suoi amici, e si divertiva facendo seccare un po’ crudelmente tutti i fiori del suo giardino, così selvaggio e incolto.

La sua infanzia era stata oscurata solo dall’ombra di avvenimenti misteriosi. Per esempio, Oleander non aveva mai conosciuto sua madre.

Chissà chi era, e se era ancora viva, continuava a domandarsi di tanto in tanto, come quando era inverno e si sentiva particolarmente malinconica. Si chiedeva perché se ne fosse andata. Sapeva per certo che era fuggita.

Lontana da un presente che pareva troppo difficile per le sue capacità.

A volte, Oleander si guardava allo specchio. Sei uguale a lei, le diceva suo padre.

Occhi azzurri, capelli neri, sorriso a volte cupo.

Ma guardando l’unico ritratto che le era rimasto non si riconosceva nemmeno un po’.

Di Camelia Woods conosceva l’incanto, ma aveva perso una vita solo rodendosi dalla curiosità, lasciandosi alle spalle una lieve scia di tristezza. Come se rimpiangesse qualcosa che non aveva mai avuto.



All’improvviso, si udì un grido.

Risuonava dall’esterno di un’unica nota acutissima.

Le straziava i timpani, non lasciava scampo. Si accucciò ancora di più per non sentire, ma, rapido com’era cominciato, l’urlo si spezzò, e fu di nuovo silenzio.

Qualcosa colpì di botto la porta della casupola, facendo sobbalzare la ragazza, che cercò di tirarsi su invano, le mani immobilizzate, come i piedi. Sapeva di essere indifesa, di nuovo. Anche la magia l’aveva tradita, cos’altro poteva essere?

I cardini cedettero alla spinta e una figura incappucciata si fece largo sul legno quasi marcio.

Oleander alzò lo sguardo terrorizzata, e quello che vide la pietrificò.

La persona che le sorrideva era una ragazzina, poco di meno delle sua età. Aveva i capelli scuri e corti e gli occhi di un verde inquietante, quasi trasparente. Però la sua espressione era allegra.

Si tolse il mantello e lo gettò sul pavimento di terra battuta, e l’altra poté vedere il suo abbigliamento. Indossava un paio di calzoni grigi, un gilet di pelle con sotto una larga casacca di tela, e alla cintura un fodero. Quest’ultimo particolare non servì a rendere più fiduciosa Oleander.

Infatti, l’apparizione estrasse un pugnale e le si avvicinò.

La giovane restò impotente, mentre si chinava e le recideva con un colpo deciso tutte le corde.

Poi si alzò e le tese la mano, raggiante.

-Ciao, Oleander. Io sono Selena, vengo dalla valle del vento.

 



 
Chiudo sempre sul più bello, io :)
Sono sadica, punto. Ah, be’, credo che questo sia un capitolo molto riflessivo, anche perché ho introdotto il personaggio di Camelia, che sarà di vitale importanza in seguito (non aggiungo altro, aspettatevi di tutto!) ;D
Woods è un cognome inventato, l’ho scelto come quello di Oleander da nubile perché letteralmente significa “boschi” e ci stava troppo, considerata la saga.
Bene, alla prossima!
Hermes
   
 
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