Fanfic su artisti musicali > My Chemical Romance
Segui la storia  |       
Autore: Autumnsong    02/02/2012    5 recensioni
Collisione.
Urto di due o più corpi in movimento.
Scontro. Scambio di energia fra corpi.
Glielo dissero troppo in fretta, e lui li lasciò fare.
Genere: Malinconico, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Nuovo personaggio | Coppie: Frank/Gerard
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Collision
2.



Quella notte Gerard “dormì” piuttosto tranquillamente, almeno per quanto gli era concesso di fare nella sua nuova vita pseudo-terrena. Sicuramente stava meglio nella sua calda bara sottoterra, protetto dal vento, dal freddo, dalle intemperie...
Scosse la testa, ma che stava dicendo?
Aveva un preciso motivo per essere lì ed era più importante del poter stare al caldo.
Assaporò il caffè che aveva in mano, e gli sembrò buono come mai prima: d’altronde, erano dieci anni che non ne beveva uno.
Guardò la sua immagine riflessa nello specchio della stanza d’albergo dove alloggiava, e si passò una mano tra i capelli cercando di sistemarli.
Era vestito con una giacca nera piuttosto elegante, e un paio di pantaloni anch’essi neri: nonostante avesse – diciamo dimostrasse – esattamente diciannove anni, vestito in quel modo ne dimostrava almeno cinque in più.
Sperò che l’abbigliamento giusto per una prima giornata di lavoro non fosse cambiato, in tutto quel tempo.
Si guardò attorno facendo viaggiare lo sguardo per tutta la stanza, e poi fuori dalla finestra, in strada: erano cambiate tantissime cose in soli dieci anni. Le strade erano un po’ più pulite, le persone molto più indaffarate e stressate, gli edifici più robotici, le macchine più tecnologiche...
E tutto era molto più grigio di quanto non ricordasse.  

Riportando lo sguardo allo specchio si sfiorò una guancia pensieroso: l’unica cosa lì che non era cambiata era proprio lui.
Stessi capelli nerissimi, stessi occhi verdi, stessa pelle diafana che era sempre stata oggetto di prese in giro da parte dei compagni e preoccupazioni della madre.
Ripensò proprio alla madre, chissà come stava.
Chissà se aveva superato la morte del figlio, chissà se ne aveva avuto degli altri.
E papà? E suo fratello? Doveva essere cresciuto tanto, e Gerard ne era sicuro, doveva essere diventato un uomo responsabile come ben prometteva dieci anni prima.
Agitò la mano automaticamente, come per scacciare quei pensieri: ci sarebbe stato tempo più avanti per pensare ai suoi familiari, seppure fossero sempre stati quasi in primo piano per lui.
In realtà però, quel giorno era lì per un’altra persona, e non aveva intenzione di distrarsi: anzi, voleva tornare il prima possibile al principio, per poter ricominciare daccapo senza lasciar passare troppo tempo.
Dieci anni erano già moltissimi.

Finito di vestirsi, Gerard prese la il portatile e scese al bar dell’albergo, dove ordinò tramezzini e caffè, poi si sedette ad un tavolino ed iniziò a sfogliare il giornale, rendendosi presto conto che in quanto a delinquenza il mondo non era avanzato, anzi.
I titoli che riempivano le grezze pagine dei quotidiani erano gli stessi di dieci anni prima, e l’unica differenza in quel momento era l’interesse che Gerard provava nei confronti dei giornali stessi.
Un tempo non si interessava di quel mondo: ne aveva uno suo, nel quale c’erano disegno, musica, droga e divertimento.
E Frank, pensò con un sorrisetto.
Rimase al bar circa un’ora, finchè non decise di dirigersi alla redazione ed aspettare lì.
 
Aveva cercato a lungo un modo per riuscire a vedere Frank, senza presentarsi direttamente a lui.
Voleva che fosse presente qualcuno quando si sarebbero incontrati, perché sospettava che trovarsi di fronte una persona che si credeva morta da dieci anni non sarebbe stata una cosa molto tranquilla per il ragazzo, e non voleva spaventarlo troppo.
All’inizio era rimasto terrorizzato anche lui: ad un tratto, mentre era lì, in quella specie di universo parallelo dove tutto era bianco e silenzioso, dove per dieci anni aveva desiderato di poter tornare da Frank, aveva sentito una forza innaturale spingerlo verso un buco, un qualcosa, non sapeva cosa fosse.
Fatto sta che si era trovato a poter decidere se tornare nel mondo umano e poter rivedere Frank, e quell’opzione gli aveva creato non poche difficoltà. In primo luogo, non riusciva a capire se stesse sognando o se fosse sveglio, se così si poteva definire.
Soprattutto però era preoccupato per Frank: probabilmente in quei dieci anni si era rifatto una vita, e forse ripiombargli addosso gli avrebbe scombussolato i piani, forse Gerard non sarebbe più stato il benvenuto.

Alla fine aveva ceduto al proprio desiderio, ed aveva varcato la soglia del mondo umano.

La prima sensazione che aveva provato era stata quella di essersi infilato in una vasca d’acqua ghiacciata.
L’inverno in città era secco e freddissimo, e oramai Gerard si era abituato all’assenza di temperatura di cui godeva nell'altro mondo.
Quando uscì dal’albergo dove alloggiava, provò quasi la stessa spiacevole sensazione: forse gli abiti che indossava non erano proprio adatti al clima.
Si avviò comunque verso la redazione del giornale dove lavorava Jamia, la fidanzata di Frank.
Era una ragazza solare e Gerard aveva apprezzato la sua voglia di fare, e la sua accoglienza, ed era arrivato a sentirsi quasi in colpa di usarla per altri scopi. Ma era troppo, troppo importante.

La ragazza lo aspettava seduta alla piccola scrivania in un angolo dell’ufficio.
Era circondata da tantissimi fogli sparsi sul tavolo, sulle sedie, addirittura a terra; alla sua destra una grossa stampante, un mobiletto di plastica verde e un distributore di bibite a gettoni.
Alla sua sinistra un’ampia finestra e un altro mobile. Jamia gli sorrise e Gerard si sedette di fronte a lei, salutandola.
“Oggi lavoreremo sull’inchiesta, ti mostrerò qualche articolo e ritagli di giornali che trattarono l’argomento quando uscirono le prime accuse contro l’azienda. Prima però voglio farti conoscere Frank” esclamò la ragazza con un sorriso estasiato, e Gerard fu percosso da un brivido. “Come ti ho già detto fa il giornalista da circa quattro anni, scrive principalmente articoli che trattano di musica, lui suona la chitarra ed è veramente bravo!”
Gerard si ritrovò ad annuire, per poi bloccarsi e mordersi un labbro: sapeva dell’abilità di Frank come musicista, eccome!
“Al momento ci sta aspettando a casa, ti offriamo un caffè e parlate un po’, e nel frattempo io tornerò in redazione per rivedere un paio di articoli che andranno sul prossimo numero del giornale.”
Gerard annuì di nuovo e seguì Jamia fuori dalla porta dell’ufficio, sperando che la casa non fosse troppo lontana: la ragazza parlava fin troppo per i suoi gusti di uomo solitario.

Camminarono velocemente fino ad arrivare in un piccolo quartiere di periferia, piuttosto pulito e silenzioso.
Gli appartamenti erano ben schierati e sembravano grandi visti da fuori, ed ogni condominio aveva il proprio giardinetto, un garage, un aspetto accogliente seppur freddo e grigio come tutto il resto.
Salirono fino al terzo piano con un ascensore scricchiolante e Jamia aprì la porta sfilandosi un mazzo di chiavi dalla tasca del cappotto.

“Amore sono io, ho portato Gerard!” gridò la ragazza lasciando cadere la borsa sul divano, poi andò verso la cucina, separata dal soggiorno da una porta scorrevole.
“Ehi” sentì rispondere dall’altra stanza, e fu percorso dall’ennesimo brivido: la voce di Frank.
La bellissima, calda, rassicurante voce che lo aveva aiutato a superare i momenti più bui, che aveva sentito e risentito e che aveva bramato per dieci lunghissimi anni, sentendone terribilmente la mancanza.
I ragazzi si scambiarono poche parole mentre Gerard si guardava attorno; si soffermò sulle fotografie, tra le quali ce n’era una che lo ritraeva assieme a Frank.
“Fa freddo, vero?” sentì chiedere dal ragazzo dalla cucina, che interruppe i suoi pensieri.
Gerard si riscosse e, non udendo risposta, si rese conto che Frank si era rivolto a lui.
“Ehm, sì...” rispose distratto.
Silenzio.
Jamia fece capolino dalla stanza con il solito sorriso a trentadue denti. “Scusa Gerard, ti ho lasciato lì da solo. Vieni pure!” disse agitando la mano; il ragazzo si alzò e si diresse in cucina, facendo un respiro profondo e chiudendo gli occhi per un momento.

Fece scorrere completamente la porta ed entrò nella stanza, e dieci anni della sua vita gli apparvero davanti agli occhi come in sogno, quando vide la faccia di Frank, e soprattutto, quando notò lo sguardo del ragazzo alla sua vista.

“Piacere, Gerard”.


   
 
Leggi le 5 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su artisti musicali > My Chemical Romance / Vai alla pagina dell'autore: Autumnsong