Ecco a voi il
terzo capitoletto… ringrazio anticipatamente chi lo leggerà e chi
invece ha letto i precedenti capitoli spero non m’abbandoni… Vi
lascio alla storia^^
*Arashi in Love*
Capitolo 2
-Chiudere con il passato-
Dopo una settimana, riuscii a
recuperare il mio solito ritmo scolastico, e stranamente mi ero anche abituata
alle frecciatine che Kintaro
mi lanciava durante le lezioni, senza preoccuparsi di quello che il professore
poteva pensare. A me bastava studiare e mi sentivo in pace.
Stranamente non aveva ancora
incominciato con i suoi soliti scherzi. In compenso Kaji
doveva essere venuto a sapere della notizia "dello spogliatoio"
perchè non mi rivolgeva la parola da giorni. In compenso non credo che Mariko si fosse dichiarata dopo
aver saputo la notizia.
Entrai come sempre in classe
aprendo la porta e trovandomi davanti uno spettacolo insolito.
Sachiko Ueda si era presentata davanti a
me, e nell'attesa si era fermata a parlare con Kintaro.
Li ignorai deliberatamente, ma
evidentemente non mi era concesso tale privilegio.
-Sei tu
-Dipende da chi mi cerca- sorrisi acida.
-Sei una stronza!
Per causa tua adesso nell'istituto credono che sia una facile!- sbottò
arrabbiata.
-Ah davvero?- feci un finto tono
di stupore.
-Non fare la finta tonta!
Perchè sei andata in giro a dire di quella volta?!-
tirò a se il banco invitandomi ad alzarmi e a guardarla.
-Perchè qualcuno... si è divertito a raccontare palle sul
mio di conto.... per cui mi hanno chiesto la
verità, io l'ho resa pubblica, non è certo un reato dire la
verità- risposi acida, ma ancora tranquilla.
-La tua è diffamazione!-
scoppiò lei.
In tono piatto risposi a mia volta
-Non cercare scuse per il tuo comportamento, se qualcuno dovrebbe arrabbiarsi,
quella dovrei essere io- la guardai.
-Vuoi davvero sapere perchè
me la facevo con il tuo ragazzo?- rispose acida, mi limitai a fissarla con
occhi di ghiaccio. -Perchè tu non sei stata
capace di soddisfarlo a dovere!- aggiunse in tono saccente.
-Se tu sei abituata a scoparti
tutti i tuoi fidanzati dopo due mesi che ci stai assieme, allora sappi, che non
tutte sono come te... e io sono tra queste ultime- sorrisi
in tono perfido, invitandola ad uscire dall'aula.
Lei non fece problemi a seguire il
consiglio ma prima di uscire si preoccupò di
precisare che me l'avrebbe fatta pagare cara.
Rimasi sola in classe con Kintaro, prima dell'inizio delle lezioni mancava ancora una
mezz'ora.
-Quest'oggi abbiamo il primo turno di pulizie- iniziò lui, osservandomi mentre prendevo i quaderni dalla cartella e
iniziavo a ripassare per la lezione.
-Va bene- risposi sfogliando le
pagine.
-Dopo hai da fare?- chiese in tono
tranquillo.
Alzai lo sguardo per vederlo e mi
fissava attendendo una risposta. -No, perchè?- chiesi.
-Ti andrebbe di andare a mangiare
qualcosa?- aggiunse sorridendo.
-Yukame, mi stai forse chiedendo di passare un'intera serata con
te?- alzai un sopracciglio stupita.
-Piantala di chiamarmi per
cognome, chiamami Kin-Chan, e comunque si... hai
capito benissimo- sorrise.
-A cosa è
dovuto questo enorme cambiamento?! Credevo mi odiassi!-esclamai
divertita.
-Non ti ho mai odiato... lo sai...-Sorrise ambiguo abbassando lo sguardo. -Allora?-
rialzò gli occhi per scrutarmi.
-Ok- risposi, senza
nemmeno pensarci troppo.
Le lezioni trascorsero velocemente
e presto venne il turno delle pulizie, oltre a me e a Kintaro
c'era di turno anche Kaji. Il silenzio restava nell'aria mentre mi occupavo della lavagna e della cattedra, gli
altri due pulivano i pavimenti e i banchi.
-Ara-chan, ti manca molto?- chiese Kintaro
appoggiato allo spazzolone, in attesa di metterlo via.
-Adesso arrivo...- mormorai
riponendo i gessetti in ordine nel cassetto.
Kintaro andò a riporre il materiale nel ripostiglio
mentre rimasi nella classe con Kaji, senza
fiatare mi diressi a prendere le mie cose prima di andare.
-Esci con quello?- chiese Kaji infrangendo quel silenzio lugubre.
-Non ti riguarda- risposi secca
per poi uscire dall'aula prendendo anche la giacca e la cartella di Kintaro.
Una volta
raggiunto scendemmo nel cortile per poi
uscire verso la metro.
-Dove mi porti?-
chiesi curiosa sedendomi in un posto appena liberatosi.
-Hanno aperto da poco un ristorante
specializzato in Okonomiyaki- rispose lui.
Sorrisi e cominciammo a parlare
del più e del meno.
La serata trascorse piacevolmente.
-Si è fatto buio, hai
avvisato i tuoi?- chiese lui. Annuii con il capo.
-Ti accompagno, ti spiace? Tanto
sono di strada- rispose di rimando e camminandomi di fianco, con la cartella
sulla spalla.
-No figurati...- rimasi in
silenzio cercando di stare al suo passo. -Kintaro...?- lo chiamai attirando la sua attenzione.
Lo vidi voltarsi verso di me e
sorridere, in quel momento mi sembrò così strano chiamarlo per
nome, e soprattutto per intero. Allo stesso tempo cominciai a capire
perchè le mie compagne lo trovavano tanto carino. Era cambiato
decisamente dalle scuole medie.
Ora era più alto di me di
diversi centimetri, mentre un tempo ero io quella che lo guardava dall'alto al
basso. I capelli neri gli facevano risaltare il volto dai lineamenti molto
fini, tipicamente orientali, completati da due occhi scuri a mandorla. Sorrisi
al pensiero dei commenti di mia madre, che sicuramente l'avrebbe incastrato per
un suo ritratto.
-Cosa c'è?- chiese lui
vedendomi assorta nel contemplarlo.
-Perchè ti sei iscritto alla mia scuola?- chiesi.
-Perchè mi annoiavo nell'altra senza di te...- sorrise per poi
arrestarsi e fermasi a guardarmi.
C'era qualcosa di strano, qualcosa
di diverso nel suo sguardo, o forse, più semplicemente lo vedevo per la
prima volta. Vidi il suo volto avvicinarsi al mio, non so per quale motivo ma istintivamente chiusi gli occhi. Lo sentii
sfiorare la pelle della mia guancia con le labbra.
Quando riaprii gli occhi lui si
era allontanato e sorrideva divertito. Poi mi prese per mano e mi
trascinò di nuovo lungo la via.
Arrivammo alla stazione per
prendere il treno, fortunatamente l'orario di punta era passato da un pezzo ed
era possibile sedersi lungo i posti disponibili.
Restammo a chiacchierare per
diversi minuti fino all'arrivo della mia fermata.
-Devo andare...- mi alzai
avviandomi alla porta automatica, poco prima dell'arrivo.
-Mi è piaciuta questa
serata, dovremmo sperimentare cose simili di nuovo- sorrise accompagnandomi.
-Quando non ti arrabbi potresti essere definita "quasi adorabile!- ammiccò.
-Io Sono adorabile!- risposi
indignata incrociando le braccia.
Lui mi prese il volto tra le mani
e mi scoccò un altro bacio sulla guancia, sorrisi a quel tocco e poi lo
salutai nello scendere dal treno, appena arrivato.
Vidi chiudersi davanti a me le porte mentre lui salutava ancora con la mano. Il treno
ripartì nella sua corsa.
Mi voltai per tornare a casa e
attraversai il passaggio per uscire dalla stazione mostrando la tessera
dell'abbonamento.
Iniziai a salire le scale per
uscire dal sotterraneo quando mi trovai di fronte Kaji. Aveva le mani in tasca e un berretto in testa, non
aveva iù la divisa, evidentemente era tornato
a casa a cambiarsi. Mi chiesi per la prima volta quanto tempo fosse passato in compagnia di Kintaro.
Guardai l'orologio e mi accorsi che si erano fatte le 10.30. Camminai salendo i
gradini ignorando totalmente la sua presenza.
-Sai che è proibito uscire
con qualcuno con addosso la divisa senza il consenso
della presidenza?- chiese lui in tono acido sperando di fermarmi. Ma continuai
a camminare senza voltargli le spalle. -Mi hai sentito?- insistette.
-Si ti ho sentito... e sai che ti
dico, la tua è solo una scusa- non mi voltai nemmeno nel dire quelle
parole.
-E va bene è una scusa! Sta
di fatto che non sopporto che tu esca con qualcuno!- rispose lui di botto.
Ripresi a camminare. Sentii alle
mie spalle i suoi passi seguirmi. -Io esco con chi mi pare- risposi secca.
-No che non lo fai!-
mi prese per un braccio costringendomi a guardarlo. In quel momento mi parve
come qualcosa di repellente, che non volevo mi toccasse.
-Lasciami in pace- risposi
liberandomi dalla stretta.
-Cosa ci trovi in quel bamboccio!?- mi strillava contro, il che lo rendeva ancora più
insopportabile.
-Mmmm vediamo, non sta con me solo per portarmi a letto?- lo
guardai per la prima volta, ora decisamente arrabbiata.
-Io non...
- iniziò a parlare ma lo fermai.
-Tu "non" cosa? Non
mentire, sai benissimo che ho ragione!- questa volta
ero io ad alzare la voce.
-Da che mi hai lasciato non riesco
a smettere di pensarti!- il suo tono ora era supplichevole.
-Vai dalla Ueda,
sicuramente saprà come consolarti- gli strillai, poi aprii la mia borsa
e presi un ciondolo che mi aveva regalato e che avevo appeso al cellulare. Lo
strappai dalla rabbia e glielo gettai in faccia. -Lunedì ti faccio avere
anche il resto!- mi voltai e presi a correre verso casa.
A metà tragitto trovai Kamui e Shin che mi stavano
venendo incontro.
-Dove diavolo eri finita? La mamma
cominciava a preoccuparsi...- esclamò uno dei due, non seppi dire quale.
-Andiamo a casa...- fu la mia sola
risposta. Poi salii le scale del condominio in cui abitavamo, mi tolsi le
scarpe, e corsi in camera mia a tirare fuori dai
cassetti tutto quello che Kaji mi aveva regalato.