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Autore: Elenie Estel    12/09/2006    0 recensioni
Sentì qualcosa muoversi nel letto accanto a lei. No. Non era possibile. Era solo un sogno. Strinse più forte il cuscino, che emise un sonoro "Ahia!"... (seguito di "Vacanza da ricordare" e di "Vivere e sopravvivere"
Genere: Romantico, Avventura, Comico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: I Malandrini, Nuovo personaggio
Note: Alternate Universe (AU), OOC | Avvertimenti: nessuno
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Correva come una pazza per i corridoi. Badava solo a dove stava andando, sembrava che il resto fosse invisibile, o al massimo visibile ma inutile. Non era il tipo di comportamento che la gente si aspettava da un Prefetto del settimo anno, ma questo era l’ultimo dei suoi problemi.
Il suo problema al momento era suo cugino. E i suoi amici, ovviamente.
Mentre correva si chiedeva, come ritornello fisso, in quale modo aveva potuto essere tanto stupida, o cieca, o idiota, o distratta…
E intanto correva, sperando di trovarli. Perché altrimenti sarebbero stati guai molto seri, per tutti. Lei per prima, ma anche loro…
Aveva già cercato al campo di Quidditch, ma niente. Doveva cercarli in biblioteca, nella torre, e se non li avesse trovati… meglio non pensarci e correre. Avrebbe potuto chiedere aiuto, ma non sarebbe stato il caso, vista la portata della faccenda. E di nuovo tornò a darsi dell’idiota.
Arrivata in cima allo scalone del quarto piano si fermò. Era tutto inutile. Se si erano nascosti non sarebbero mai riusciti a scovarli. Conoscevano la scuola meglio di chiunque altro. Non li avrebbe mai trovati, se loro non lo avessero voluto.
Doveva scegliere cosa fare. Il tempo giocava a suo sfavore. Aveva un’unica possibilità: che non fossero riusciti ancora a scovare tutto il necessario. E questo poteva essere probabile. Non era un incantesimo facile… se si fossero decisi ad aspettare…
Prese la sua decisione. Controllò ancora in biblioteca, con la scusa di prendere alcuni libri di Difesa contro le Arti Oscure, e tornò nella Sala Comune di Grifondoro, pienissima. Era ancora presto, e l’assenza del quartetto non era ancora allarmante. Se non fosse stato per quello di cui si era accorta quella mattina.
Stava riordinando i suoi appunti di Trasfigurazione in vista di una prova generale dei M.A.G.O. e aveva notato che un intero blocco di pergamene era sparito. Tutto quello che riguardava la metamorfosi in Animagus. Era solita prestare gli appunti a qualche amico, ma riguardo a queste pagine era sicura che non lo avrebbe mai fatto. Non per gelosia o per capriccio, ma perché contenevano un errore. Un errore gigantesco, proprio nella stesura dell’incantesimo.
Li aveva cercati a lungo, tra tutti gli appunti, nel baule, tra i libri, ma niente. Aveva chiesto alle compagne di stanza e a quelli di corso, alle persone che le si erano sedute accanto in biblioteca e in sala comune, a lezione, a tavola.
La ricerca era facilitata dall’abitudine, presa da piccola, di scrivere il suo nome su ogni oggetto di sua proprietà.
Ma nessuno ne sapeva niente.
Poi le erano tornate in mente alcune strane conversazioni, tutte più o meno esplicitamente rivolte appunto a quell’argomento. Conversazioni che aveva avuto con James. E con Sirius, ma più di rado. L’aveva presa per curiosità. Tutti erano curiosi di sapere qualcosa del programma del settimo anno. Arrivare a settimo… il sogno di tutti gli studenti dal quinto in giù.
Ma a quanto pare suo cugino era ben oltre queste fantasticherie. Lui voleva diventare un Animagus!
E per questo si affidava a degli appunti rubati! Era completamente pazzo!
E lei conosceva troppo bene il cugino e i suoi amici per credere che la difficoltà dell’impresa li avrebbe fatti desistere. Era del tutto fuori discorso.
Avrebbe dovuto trovarli e fermarli. Per il momento. E poi… poi, forse… avrebbe potuto dar loro una mano. Certo, a un prezzo.
Ma quello sarebbe stato una conseguenza logica…
Ora doveva aspettarli e sperare che avessero rimandato l’esecuzione dell’incantesimo. La loro unica speranza. La sua unica speranza per sopravvivere.
Perché non sarebbe sopravvissuta ai sensi di colpa, se fosse loro successo qualcosa. Se ne portava dietro abbastanza.
La sala comune si svuotava lentamente. Si stava facendo tardi. Il coprifuoco nei corridoi era scattato da un pezzo, ma dei quartetto nessuna traccia.
‘Magari sono stati sorpresi da qualcuno…’ cominciò a pensare Kate. Nel caso, li avrebbe rivisti presto. Una breve puntata nell’ufficio della McGrannit e poi diritti in Dormitorio.
Era mezzanotte già quando finì di leggere i due libri che aveva preso in biblioteca. Gli occhi le si chiudevano da soli. Preoccupazione o no, non ce l’avrebbe fatta ad aspettarli ancora a lungo. Probabilmente si sarebbe addormentata, e non era certa che i ragazzi rientrando la avrebbero svegliata.
Poi il lampo di genio.
C’era un posto dove avrebbero dovuto tornare per forza. E dove lei avrebbe potuto aspettarli comoda. E dove aveva libero accesso, perché senza di loro non ci avrebbe trovato nessuno.
Il loro dormitorio.
Resse ancora una decina di minuti, poi raccolse le sue cose e le infilò in borsa. Rifletté ancora un istante, poi, senza fare rumore si avviò su per le scale.
Nessuno. Come previsto.
Quattro letti a baldacchino con i tendaggi scarlatti, come il suo dormitorio. Solo molto più disordinato. Niente era dove avrebbe dovuto essere, tranne che su uno dei letti, dove non c’era assolutamente niente fuori posto. Era perfettamente rifatto, il baule ai suoi piedi era chiuso, sul comodino c’era un unico libro, chiuso, con un segnalibro che spuntava da una parte.
Non poteva che essere l’angolo di Remus.
Non aveva idea di quale fosse il letto di suo cugino, così ne scelse uno a caso tra i tre non attribuiti e ci si sedette sopra, con un libro in mano. Anche in caso di colpi di sonno, li avrebbe beccati quando sarebbero rientrati.
Il previsto colpo di sonno arrivò in fretta, e portò con sé una domanda: PERCHÉ? Perché quei pazzi avevano deciso di trasformarsi a tutti i costi in Animagi?
Purtroppo il sonno vinse la battaglia prima che il dubbio arrivasse alla sua parte cosciente, tenendola sveglia per il resto della notte.
Si avvolse distratta mente in una coperta e prima che potesse posare il capo sul cuscino di piuma era addormentata profondamente.
  
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