03/02/2012
2 recensioniUna fotografia sbiadita attaccata male sulle pareti della tua memoria
Notte fonda oltre le mura azzurre di quella camera che mi ha vista crescere, il contrasto fa quasi paura.
Silenzio.
Non un rumore, non un respiro.
Poi, una nota.
E un’altra, e un’altra ancora.
Ricordi.
Sorrisi.
Lacrime.
Come in un film visto al rallentatore.
Le emozioni si susseguono sul mio viso, tanto velocemente che neanche riesco a dar loro un nome.
Immagini.
Noi due, abbracciati, quell’ultimo giorno di scuola, certi che ci saremo rivisti.
Sapevi che non sarebbe successo.
I nostri discorsi, così assurdi eppure così piacevoli e divertenti che se solo ci ripenso non riesco a smettere di ridere.
E rido.
Di un riso amaro e rassegnato – disperato – che non lascia spazio ai pensieri, ai respiri.
E mentre rido, giuro che riesco a sentirti.
Chiudo gli occhi, ancora scossa da qualche tremito, e inclino la testa verso destra, come se dovessi adagiarla sulla tua spalla magra.
Rabbia.
Perché ormai sono solo una fotografia sbiadita inchiodata male sulle pareti della tua memoria.
Perché sento crescere l’affetto, nonostante tutto, come se non fossi mai andato via.
Buio.
Non vedo più nulla.
Non sento più nulla.
Non sono più nulla.
Mi manchi.
Aspetto.
Aspetto che il dolore ritorni, che mi soffochi nella sua morsa.
Aspetto che le lacrime sgorghino nuovamente dai miei occhi.
Aspetto che i ricordi tornino a farmi sanguinare il cuore e i pensieri.
Aspetto che la luce mi inghiotta e mi sputi al buio.
Ma non lo fa.
E sorrido.
E sorridi.
Siamo liberi.
Mi mancava il nostro ricordo, ragazzo.
Just another Ghost’s corner:
Okay, non ho molto da dire.
È una dedica, o forse una sorta di vendetta.
Ma è dedicata al mio migliore amico, o a quello che eravamo.