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Autore: Alexandra_ph    03/02/2012    1 recensioni
Questo racconto è stato scritto tra l'estate e l'autunno 2002 e si colloca tra gli episodi “LIFELINE”, “ADRIF1” e “ADRIFT2”.
Mac è in procinto di sposarsi con Mic Brumby. Durante la festa di fidanzamento offerta dall’ammiraglio Chegwidden, Harm e Mac si appartano in veranda per parlare: ricordano molti momenti vissuti assieme e si dicono addio. Ma poco prima di rientrare, Harm la bacia…
Da qui parte la mia storia.
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Harmon 'Harm' Rabb, Sarah 'Mac' MacKenzie, Un po' tutti
Note: Lemon | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Fly with Me'
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Capitolo 19


Erano stesi sul tappeto, davanti al camino, che oramai era spento. Harm allungò un braccio verso il divano e prese una coperta leggera, che Sarah teneva ripiegata, per quando vi si rannicchiava di sera a leggere, e coprì entrambi.

L’intensità delle sue emozioni lo sconcertava. Sentiva di amare la donna stesa al suo fianco, come mai avrebbe immaginato di riuscire a fare. Quando avevano fatto l’amore per la prima volta, aveva creduto di aver provato già allora sensazioni meravigliose. Ma si sbagliava. Su quel tappeto, alla luce calda del fuoco, tra le braccia di Sarah aveva raggiunto il massimo del piacere fisico e l’emozione più intensa della sua vita.

L’aveva baciata e accarezzata a lungo, prima di spingersi in lei e amarla completamente. 

Una parte di lui avrebbe voluto soddisfare subito il desiderio che li travolgeva. Entrambi avevano provato paura all’idea di non vedersi più. La lontananza di quei giorni e questa paura avevano alimentato un bisogno talmente urgente, che anche Sarah lo aveva implorato più volte, con gli occhi e con le parole, di placare al più presto la voglia che avevano l’uno dell’altra. Ma il suo cuore gli imponeva di assaporare lentamente le emozioni che stavano vivendo. E lui, al cuore, non aveva potuto che obbedire.

Erano trascorse alcune ore ed erano sempre lì.

Sarah si era assopita. Appoggiato ad un gomito, Harm le sfiorava con dolcezza i capelli e la guardava mentre stava dormendo. Non riusciva a smettere di guardarla e neppure di toccarla. Provava per lei una tenerezza infinita e un amore immenso: com’era stato stupido, a non averlo capito prima. In molti avevano cercato di fargli capire che il loro legame andava ben oltre la grande amicizia, ma lui continuava ad avere paura di rovinare tutto. Sua madre più volte gli aveva detto che Sarah era la donna giusta per lui. Invece lui, ostinato come sempre, aveva dato ascolto solo ai suoi timori. Così avevano perso tantissimo tempo, oltre ad aver corso il rischio di perdersi per sempre. Però forse era stato meglio così: ora sapeva che la decisione di lottare per il loro futuro assieme veniva proprio da lui, e non da qualcun altro. Inoltre, il fatto di essere così certo di quello che provava per lei, gli permetteva d’essere più determinato a fare in modo che le cose tra loro funzionassero.

Sempre che anche lei lo volesse… Sembrava strano pensare una cosa simile, dopo quello che c’era appena stato tra loro, dopo tutta la passione che avevano condiviso. Molte sue domande, tuttavia, attendevano ancora una risposta e lui non voleva uscire da quell’appartamento finché non avessero chiarito del tutto le cose fra loro. Non che questo gli dispiacesse più di tanto, pensò divertito: con lei, sarebbe stato rinchiuso in quella casa anche per dei mesi!

Sarah si voltò leggermente verso di lui e aprì gli occhi. Gli rivolse un sorriso dolce, prima di sollevarsi leggermente e baciarlo sulla bocca.

“Ciao!” Che bellezza svegliarsi e vederlo al suo fianco. Si sentiva in paradiso! L’uomo steso su un tappeto con lei, l’aveva amata al di là della sua immaginazione e l’aveva fatta sentire, per la prima volta in vita sua, pienamente soddisfatta. E, finalmente, una donna completa. Non aveva più quell’orribile sensazione di vuoto, come se le mancasse qualcosa, o qualcuno. L’amore di Harm aveva colmato quel vuoto.

“Ciao, dormigliona, come stai?” chiese lui, sorridendole a sua volta.

“Benissimo! E tu?”

“Meravigliosamente bene… con te,” Poi, premuroso, le chiese: “Vuoi andare a riposare? Non sei stanca?”

Intanto aveva ripreso ad accarezzarla, lasciando scivolare pigramente la mano sul suo braccio. Era un movimento deliberatamente lento, quasi distratto, che a tratti si avvicinava pericolosamente al suo seno.

“No… “rispose Sarah, con la voce soffocata.

“Sicura? “

Lo guardò. Il suo tocco la faceva rabbrividire. Accadeva sempre così: bastava che lui la sfiorasse leggermente e il corpo rispondeva immediatamente alle sue carezze. E, a volte, bastava anche meno. Era sufficiente un suo sguardo, oppure un sorriso perché sentisse subito l’irresistibile bisogno di lui.

“No, non sono stanca. Anzi, a pensarci bene, potrei anche ricominciare... ” Glielo disse, perdendosi nei suoi occhi.

Vide lo sguardo di Harm farsi più intenso.

“Ehi, donna di fuoco! Non conoscevo questo tuo aspetto “, le rispose, mentre osservava con interesse quello che lei gli stava facendo. Con le dita aveva iniziato a percorrere il suo torace, scivolando dalla nuca fin sulle spalle, e poi più giù, provocandogli dei leggeri brividi.

“Sei tu che mi fai diventare così… mi piace così tanto fare l’amore con te che non riesco a smettere” sussurrò Sarah, abbracciandolo e cercandogli di nuovo la bocca. Sentiva rinascere in lei lo stesso desiderio che l’aveva assalita prima, appena lo aveva visto. Quando gli era così accanto, un’ondata di sensualità la travolgeva sempre. Cominciò a baciarlo, con le mani che continuavano ad esplorargli il corpo e Harm sentì che stava per perdere di nuovo il controllo.

“Sarah, aspetta, ora dobbiamo parlare…” Ma era tanto bella… e troppo vicina a lui, per resistere.

“Ti piace tanto parlare, questa sera?” chiese lei, sorridendo, senza smettere di accarezzarlo.

“Non è per questo! E’ che voglio capire… ”

Ma sembrava che lei non ne avesse alcun’intenzione: “Parla tu, io ascolto…” E mentre diceva così, lo aveva fatto girare supino e si era stesa sopra di lui.

“Non riesco a parlarti, se mi fai questo…” Così dicendo, ricambiò il suo bacio; poi si mise il cuore in pace e la lasciò fare. Sorridendo, pensò a quanto era piacevole arrendersi al suo volere. Quando lei lo desiderava in quel modo, lui non era capace di resisterle!

Ricominciarono a fare l’amore, questa volta ancora più dolcemente, guardandosi negli occhi. L’urgenza che prima li divorava si era in parte placata e aveva lasciato spazio alla dolcezza, alla sensualità, all’amore. Infine si lasciarono andare esausti, ma ancora abbracciati.

“Ti amo, Harm…” glielo disse, mentre gli sfiorava il petto con piccoli baci. Era talmente presa da lui, dalla felicità di riaverlo con se, che non si era accorta di averglielo detto.

Lui, però, lo aveva sentito. La fermò, sollevandole il viso: “Cos’hai detto?”

Sarah si sentì scoperta e arrossì: “Lo sai…”

“Non me lo avevi mai detto, l’altra volta.”

“L’ ho talmente pensato in questi anni, che ero convinta di avertelo detto… Ti amo.”

“Anch’io ti amo, Sarah…”

“Tu me lo avevi detto.”

“Si, te lo avevo detto… e allora, mi spieghi come mai avevi deciso di sposare, lo stesso, Brumby?” riuscì finalmente a chiederle.

Lei lo guardò negli occhi senza rispondere; poi si spostò, scivolando via dalle sue braccia e cercò di rialzarsi, ma Harm la fece fermare, prendendole una mano.

“Perché, Sarah? Perché non mi hai detto che vi siete lasciati e mi hai fatto credere che la cerimonia era stata solo rimandata?”

“Come hai fatto a saperlo?”

“Non ha alcun’importanza. Quello che importa è che io non riuscivo a capire perché tu non mi volessi più, dopo la nostra notte d’amore. Mi sono tormentato per giorni, per comprendere quando e in cosa avessi sbagliato… Poi non sono più riuscito a resistere. Non ero in grado di sopportare l’idea di vederti sposare; per questo non ho rinunciato alle qualificazioni. Ma ti sei arrabbiata... Io credevo che anche tu non volessi avermi tra i piedi alla cerimonia, invece ti sei arrabbiata. Allora avevo deciso che dovevo tentare di tornare in tempo…”

“Ssh ” sussurrò, posandogli un dito sulle labbra “Ti prego, non parlare di quel giorno…”

“E invece dobbiamo parlarne, Sarah… perché tu e Brumby non vi sposate più? Ha saputo che abbiamo fatto l’amore e non ti ha perdonato?”

“No”

“E allora, cosa è successo di tanto grave per mandare a monte il matrimonio?”

“Ha capito che amo solo te”

“Glielo hai detto tu?”

“Si, ma alla fine, quando mi ha costretto a confessarlo. Mic lo ha capito da solo…”

“In che modo? Dimmelo, Sarah”

“Lo sai… perché vuoi che te lo dica?”

“Voglio sentirtelo dire” le disse, guardandola negli occhi.

Pretendeva che gli aprisse del tutto il suo cuore; voleva sentire dalle sue parole quanto aveva sofferto per lui, quanto lo amava; ne aveva bisogno per riuscire a convincersi che i suoi sogni stavano diventando realtà. E lei lo accontentò. Capiva la sua necessità. Ora, che finalmente gli aveva permesso di parlare, anche lei voleva che lui confermasse a parole le sue emozioni, i suoi sentimenti.

“Ero disperata. Quando abbiamo saputo, dapprima che tu e Skates eravate dispersi in mare, e poi che lei era stata tratta in salvo, ma non aveva visto se eri riuscito ad eiettarti, non sono più riuscita a resistere. Ho aggredito il comandante Ingalls al telefono, quando aveva detto che sospendeva le tue ricerche finché il tempo non migliorava… Poi sono scappata dalla sala in lacrime. Mic mi ha raggiunto per consolarmi, ma quando ha visto il mio viso ha capito tutto. In seguito mi ha costretto ad ammettere la verità.”

“Hai davvero aggredito verbalmente il comandante Ingalls?” le chiese, sorridendo divertito alla scena.

“Sì. E se l’ammiraglio non mi avesse interrotto, probabilmente ora sarei sotto corte marziale” gli rispose, ricambiando il sorriso.

“Perché non volevi dirmelo?”

“Perché non volevo dirti che ti amo?”

“Sì, perché non mi hai parlato, non me lo hai detto subito, quando sono tornato? E non volevi dirmelo nemmeno ora…”

“Perché tu vuoi Renee.”

“Ma che dici? Chi ti ha detto che io voglio Renee?”

“Stai ancora con lei… ”

“Non ho rotto con lei, hai ragione: tu mi avevi detto che avresti sposato comunque Brumby! Ad ogni modo le cose tra noi, da qualche tempo, dalla famosa notte della tua festa di fidanzamento, non sono più quelle di una volta. C’è stato solo qualche bacio, voluto soprattutto da lei. E io non avevo ancora trovato la forza per lasciarla, perché continuavo a scervellarmi sul motivo per il quale tu avessi deciso di sposare ugualmente Brumby, dopo aver fatto l’amore con me in quel modo. Il mio istinto mi diceva che non potevo sbagliarmi: anche tu mi amavi! Una donna non fa l’amore così con un uomo, se non è innamorata di lui. Ma non me lo avevi mai detto, e poi mi avevi detto che ti saresti sposata comunque… “

“La mattina dopo quella famosa notte ti ho visto abbracciato a lei: la baciavi e avevi con lei un appuntamento, a casa tua, per la sera. Ho pensato che ti fossi pentito di quello che c’era stato tra noi e che volessi far tornare i nostri rapporti come prima.”

“Era lei che mi baciava e sì, avevo fissato un appuntamento per la serata, ma per parlarle, per dirle di noi… Sapevo che tu non ci saresti stata quella sera, così volevo approfittarne per lasciarla. Poi ti ho sentito parlare con Mic: lui ti avrebbe accompagnato alla conferenza e ti stava baciando. Ho cercato di parlarti, se ben ricordi, per capire. Volevo una spiegazione. Volevo parlare con te. Quella mattina te n’eri andata via, lasciandomi solo, e mi sentivo così insicuro dei tuoi sentimenti. Temevo che saresti rimasta fedele alla parola data a Brumby e quando mi hai annunciato che intendevi sposarlo comunque… mi sono sentito morire”.

“Oh Harm, come sono stata stupida! Io credevo che tu fossi pentito delle cose che mi avevi detto durante la notte. Temevo che non sarei riuscita a sopportarlo, se tu me lo avessi confermato a voce.”

“Poche ore fa, perché non volevi vedermi, perché non volevi parlare?”

“Non volevo parlare per lo stesso motivo: non volevo che tu mi dicessi che le cose tra noi dovevano ritornare come prima “.

“E come potevi pensare che volessi dirti una cosa simile, se non facevo altro che baciarti, desiderarti e far l’amore con te?”

“Pensavo che il tuo, fosse solo desiderio… “

“Solo sesso e basta? Mi consideri così poco, allora? D’accordo, a volte sono stato superficiale con le donne, ma tu sai perfettamente che il motivo principale per il quale non ho mai voluto, prima d’ora, che facessimo l’amore, era proprio perché avevo il massimo rispetto per te. Come hai potuto pensare questo di me, dopo che ti avevo aperto il mio cuore, dopo che avevo detto che ti amo?”

“Mi spiace, Harm… Ero confusa…. Poi, quando ti ho lasciato entrare, non ho più pensato a questo: quando ti ho visto, pensavo solo che se mi baciavi, ero perduta. Non sarei più riuscita a resistere e ti avrei confessato il mio amore…”

“Ed è stato così brutto confessarmelo?”

“No.”

Harm la guardò negli occhi e le accarezzò il viso. Sarah si sentiva felice: lui l’amava davvero.

“Anch’io, sai, pensavo a te, mentre lottavo nella tempesta… Pensavo che avrei potuto smettere di lottare, che non m’importava di morire se non potevo averti…”

“Oh, Harm…”

“Avevo tanto freddo e non riuscivo a respirare, perché le onde continuavano a mandarmi sotto... solamente con te ero stato al caldo. Anche se faccio fatica lo stesso a respirare, quando mi baci!” Nel dirle questo le rivolse uno dei suoi splendidi sorrisi. Ecco: anche ai suoi sorrisi non avrebbe potuto rinunciare. Ai suoi sorrisi, alle sue labbra, alle sue braccia attorno a lei che la stringevano sempre così forte, come se lui non volesse mai più lasciarla andare.

“ … poi, mentre pensavo a questo, ho avuto come la sensazione che tu fossi lì, con me. Allora ho sentito una nuova, inspiegabile energia che mi faceva lottare di nuovo… Finché non sono arrivati i soccorsi”.

“Non so se sarei stata capace di vivere senza di te, Harm… Ho pregato tanto, affinché riuscissero a salvarti” e mentre parlava, le vennero ancora le lacrime agli occhi, ripensando a quei momenti.

“Ora è tutto finito, amore” le disse con dolcezza, accarezzandole il viso.

“Lo so… ma non mi sembra ancora vero che tu sia qui, con me.”

“Neppure dopo le ore appena trascorse?” le disse con uno sguardo divertito, e si capiva che era felice.

Stesa su un tappeto, sotto una coperta leggera, tra le sue braccia: a Sarah sembrava di essere in paradiso! Le sembrava di non aver bisogno di nulla d’altro, se lui era con lei. Avrebbe dovuto essere certa di non poter più rinunciare a lui, dopo aver fatto l’amore la prima volta. Con Mic non aveva mai avuto la sensazione di non desiderare nulla d’altro, se non essere con lui: quando era con Mic, spesso si accorgeva di attendere con ansia il momento in cui avrebbe rivisto Harm. Con Mic non si era mai sentita così appagata, così soddisfatta. Mic non l’aveva mai fatta sentire così completa.

Harm l’abbracciò, posandole la testa sul seno e Sarah iniziò lentamente ad accarezzargli i capelli, come se fosse un bambino da coccolare. Faceva ancora fatica a credere che lui fosse di nuovo tra le sue braccia…

Harm, invece, non riusciva a staccarsi da lei: adorava esserle così vicino. Trovava fantastico avere la sua pelle sotto di sé… comprese che avrebbe voluto addormentarsi abbracciato a lei ogni notte, col viso affondato tra i suoi seni, mentre lei l’accarezzava… Quando era tra le sue braccia, si sentiva vivo, felice… Le stesse sensazioni che provava quando pilotava un caccia...

Desiderava volare con leiper sempre, così, per tutta la vita. Si sentiva talmente in pace…

Lasciò vagare i pensieri e nel farlo si rese conto che, travolti dal desiderio, non avevano usato alcuna precauzione. Sorrise all’idea che forse avevano già messo in cantiere un bimbo… Quel bambino che si erano promessi di fare insieme, qualora fossero stati ancora single fra tre anni. Chissà, magari avevano rispettato il loro patto con parecchio anticipo!

Un figlio suo… suo e di Sarah.

Sentì il cuore riempirsi di tenerezza a quell’idea. Ultimamente aveva cominciato a pensare che gli sarebbe piaciuto diventare padre. Finalmente si sentiva più maturo, più responsabile: molte delle sue fissazioni si erano risolte e da poco cominciava a sentirsi in pace con se stesso. Quando questo pensiero lo sfiorava, gli era impossibile non pensare a suo padre: come avrebbe voluto poter essere, per suo figlio, lo stesso genitore amorevole che suo padre, pur per poco tempo, era stato per lui. A volte pensava che Harmon Rabb sr. potesse rivivere attraverso lui anche in questo. Ma non era solo per quel motivo che avrebbe desiderato un figlio, soprattutto un figlio da Sarah. Sapeva di essere stato concepito dall’amore immenso dei suoi genitori e voleva che anche il sentimento che lui provava per lei si concretasse in qualcosa di tangibile… E cosa c’era di più tangibile di un figlio?

Chissà se anche lei…?

Prima di pensare ad un figlio, però, voleva che lei fosse sua per sempre. E non c’era alcun motivo perché non potesse realizzare il suo sogno.

Sarah continuava ad accarezzarlo dolcemente, in silenzio. Dopo qualche minuto, Harm le sussurrò: “Sposami, Sarah… ”

Pensò di averlo sognato: “Cos’ hai detto?” gli chiese, trattenendo il respiro e fermando di colpo la mano.

Lui si sollevò e la guardò intensamente negli occhi, poi le mormorò sulle labbra: “Fammi volare per sempre, Sarah…“

Per un attimo lei pensò che il suo cuore si sarebbe fermato definitivamente. Lui la baciò dolcemente, prima di dirle di nuovo: “Vola con me! Sposami, Sarah “.

Sposarlo... Harm le stava chiedendo di sposarlo! E lei non desiderava altro.

Con gli occhi pieni di lacrime gli sfiorò il viso; poi lo abbracciò forte e, felice, gli disse:

“Ti amo, Harmon Rabb jr! ”

“Questo sarebbe un sì?” le chiese lui, divertito.

“Sì.”

 

 

FINE

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 


  
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