Erano
stesi sul tappeto, davanti al camino,
che oramai era spento. Harm allungò un braccio verso il divano
e
prese una coperta leggera, che Sarah teneva ripiegata, per quando vi si
rannicchiava di sera a leggere, e coprì entrambi.
L’intensità
delle sue emozioni lo sconcertava. Sentiva di amare la donna
stesa al suo fianco,
come mai avrebbe immaginato di riuscire a fare. Quando avevano
fatto l’amore per la prima
volta, aveva creduto di aver provato già allora sensazioni
meravigliose. Ma si
sbagliava. Su quel tappeto, alla luce calda del fuoco, tra le braccia
di Sarah
aveva raggiunto il massimo del piacere fisico e l’emozione più intensa
della
sua vita.
L’aveva baciata e accarezzata a lungo, prima di spingersi in lei e amarla completamente.
Una
parte di lui avrebbe voluto soddisfare
subito il desiderio che li travolgeva. Entrambi avevano provato paura
all’idea
di non vedersi più. La lontananza di quei giorni e questa paura avevano
alimentato un bisogno talmente urgente, che anche Sarah lo aveva
implorato più
volte, con gli occhi e con le parole, di placare al più presto la
voglia che
avevano l’uno dell’altra. Ma il suo cuore gli imponeva di
assaporare
lentamente le emozioni che stavano vivendo. E lui, al cuore, non aveva
potuto
che obbedire.
Erano
trascorse alcune ore ed erano sempre lì.
Sarah
si era assopita. Appoggiato ad un
gomito, Harm le sfiorava con dolcezza i capelli e la guardava mentre
stava
dormendo. Non riusciva a smettere di guardarla e neppure di toccarla.
Provava
per lei una tenerezza infinita e un amore immenso: com’era stato
stupido, a non
averlo capito prima. In molti avevano cercato di fargli capire che il
loro
legame andava ben oltre la grande amicizia, ma lui continuava ad avere
paura di
rovinare tutto. Sua madre più volte gli aveva detto che Sarah
era la donna giusta per lui. Invece lui, ostinato come sempre, aveva
dato
ascolto solo ai suoi timori. Così avevano perso tantissimo tempo, oltre
ad aver
corso il rischio di perdersi per sempre. Però forse era stato meglio
così: ora sapeva che la
decisione di lottare per il loro futuro assieme veniva proprio da lui,
e non da
qualcun altro. Inoltre, il fatto di essere così certo di quello che
provava per
lei, gli permetteva d’essere più determinato a fare in modo che le cose
tra
loro funzionassero.
Sempre
che anche lei lo volesse… Sembrava
strano pensare una cosa simile, dopo quello che c’era appena stato tra
loro,
dopo tutta la passione che avevano condiviso. Molte sue
domande, tuttavia, attendevano
ancora una risposta e lui non voleva uscire da quell’appartamento
finché non
avessero chiarito del tutto le cose fra loro. Non che questo gli
dispiacesse
più di tanto, pensò divertito: con lei, sarebbe stato rinchiuso in
quella casa
anche per dei mesi!
Sarah
si voltò leggermente verso di lui e aprì
gli occhi. Gli rivolse un sorriso dolce, prima di sollevarsi
leggermente e
baciarlo sulla bocca.
“Ciao!”
Che bellezza svegliarsi e vederlo al
suo fianco. Si sentiva in paradiso! L’uomo steso su un tappeto
con lei, l’aveva
amata al di là della sua immaginazione e l’aveva fatta sentire, per la
prima
volta in vita sua, pienamente soddisfatta. E, finalmente, una donna
completa.
Non aveva più quell’orribile sensazione di vuoto, come se le mancasse
qualcosa,
o qualcuno. L’amore di Harm aveva colmato quel vuoto.
“Ciao,
dormigliona, come stai?” chiese lui,
sorridendole a sua volta.
“Benissimo!
E tu?”
“Meravigliosamente
bene… con te,” Poi,
premuroso, le chiese: “Vuoi andare a riposare? Non sei stanca?”
Intanto
aveva ripreso ad accarezzarla,
lasciando scivolare pigramente la mano sul suo braccio. Era un
movimento
deliberatamente lento, quasi distratto, che a tratti si avvicinava
pericolosamente
al suo seno.
“No…
“rispose Sarah, con la voce soffocata.
“Sicura?
“
Lo
guardò. Il suo tocco la faceva
rabbrividire. Accadeva sempre così: bastava che lui la
sfiorasse leggermente e il corpo rispondeva immediatamente alle sue
carezze. E,
a volte, bastava anche meno. Era sufficiente un suo sguardo, oppure un
sorriso
perché sentisse subito l’irresistibile bisogno di lui.
“No,
non sono stanca. Anzi, a pensarci bene,
potrei anche ricominciare... ” Glielo disse, perdendosi nei suoi occhi.
Vide
lo sguardo di Harm farsi più intenso.
“Ehi,
donna di fuoco! Non conoscevo questo tuo
aspetto “, le rispose, mentre osservava con interesse quello che lei
gli stava
facendo. Con le dita aveva iniziato a percorrere il suo torace,
scivolando
dalla nuca fin sulle spalle, e poi più giù, provocandogli dei leggeri
brividi.
“Sei
tu che mi fai diventare così… mi piace
così tanto fare l’amore con te che non riesco a smettere” sussurrò
Sarah,
abbracciandolo e cercandogli di nuovo la bocca. Sentiva
rinascere in lei lo stesso desiderio
che l’aveva assalita prima, appena lo aveva visto. Quando gli era così
accanto,
un’ondata di sensualità la travolgeva sempre. Cominciò a baciarlo, con
le mani
che continuavano ad esplorargli il corpo e Harm sentì che stava per
perdere di
nuovo il controllo.
“Sarah,
aspetta, ora dobbiamo parlare…” Ma era
tanto bella… e troppo vicina a lui, per resistere.
“Ti
piace tanto parlare, questa sera?” chiese
lei, sorridendo, senza smettere di accarezzarlo.
“Non
è per questo! E’ che voglio capire… ”
Ma
sembrava che lei non ne avesse
alcun’intenzione: “Parla tu, io ascolto…” E mentre diceva così, lo
aveva fatto
girare supino e si era stesa sopra di lui.
“Non
riesco a parlarti, se mi fai questo…”
Così dicendo, ricambiò il suo bacio; poi si mise il cuore in pace e la
lasciò
fare. Sorridendo, pensò a quanto era piacevole arrendersi al suo
volere. Quando
lei lo desiderava in quel modo, lui non era capace di resisterle!
Ricominciarono
a fare l’amore, questa volta
ancora più dolcemente, guardandosi negli occhi. L’urgenza che prima li
divorava si era in
parte placata e aveva lasciato spazio alla dolcezza, alla sensualità,
all’amore. Infine si lasciarono andare esausti, ma ancora abbracciati.
“Ti
amo, Harm…” glielo disse, mentre gli
sfiorava il petto con piccoli baci. Era talmente presa da lui, dalla
felicità
di riaverlo con se, che non si era accorta di averglielo detto.
Lui,
però, lo aveva sentito. La fermò,
sollevandole il viso: “Cos’hai detto?”
Sarah
si sentì scoperta e arrossì: “Lo sai…”
“Non
me lo avevi mai detto, l’altra volta.”
“L’
ho talmente pensato in questi anni, che
ero convinta di avertelo detto… Ti amo.”
“Anch’io
ti amo, Sarah…”
“Tu
me lo avevi detto.”
“Si,
te lo avevo detto… e allora, mi spieghi
come mai avevi deciso di sposare, lo stesso, Brumby?” riuscì finalmente
a
chiederle.
Lei
lo guardò negli occhi senza rispondere;
poi si spostò, scivolando via dalle sue braccia e cercò di rialzarsi,
ma Harm
la fece fermare, prendendole una mano.
“Perché,
Sarah? Perché non mi hai detto che vi
siete lasciati e mi hai fatto credere che la cerimonia era stata solo
rimandata?”
“Come
hai fatto a saperlo?”
“Non
ha alcun’importanza. Quello che importa è
che io non riuscivo a capire perché tu non mi volessi più, dopo la
nostra notte
d’amore. Mi sono tormentato per giorni, per comprendere quando e in
cosa avessi
sbagliato… Poi non sono più riuscito a resistere. Non ero in grado di
sopportare l’idea di vederti sposare; per questo non ho rinunciato alle
qualificazioni. Ma ti sei arrabbiata... Io credevo che anche tu non
volessi avermi
tra i piedi alla cerimonia, invece ti sei arrabbiata. Allora avevo
deciso che
dovevo tentare di tornare in tempo…”
“Ssh
” sussurrò, posandogli un dito sulle
labbra “Ti prego, non parlare di quel giorno…”
“E
invece dobbiamo parlarne, Sarah… perché tu
e Brumby non vi sposate più? Ha saputo che abbiamo fatto l’amore e non
ti ha
perdonato?”
“No”
“E
allora, cosa è successo di tanto grave per
mandare a monte il matrimonio?”
“Ha
capito che amo solo te”
“Glielo
hai detto tu?”
“Si,
ma alla fine, quando mi ha costretto a
confessarlo. Mic lo ha capito da solo…”
“In
che modo? Dimmelo, Sarah”
“Lo
sai… perché vuoi che te lo dica?”
“Voglio
sentirtelo dire” le disse, guardandola
negli occhi.
Pretendeva
che gli aprisse del tutto il suo
cuore; voleva sentire dalle sue parole quanto aveva sofferto per lui,
quanto lo
amava; ne aveva bisogno per riuscire a convincersi che i suoi sogni
stavano
diventando realtà. E lei lo accontentò. Capiva la sua necessità. Ora,
che
finalmente gli aveva permesso di parlare, anche lei voleva che lui
confermasse
a parole le sue emozioni, i suoi sentimenti.
“Ero
disperata. Quando abbiamo saputo,
dapprima che tu e Skates eravate dispersi in mare, e poi che lei era
stata
tratta in salvo, ma non aveva visto se eri riuscito ad eiettarti, non
sono più
riuscita a resistere. Ho aggredito il comandante Ingalls al telefono,
quando
aveva detto che sospendeva le tue ricerche finché il tempo non
migliorava… Poi
sono scappata dalla sala in lacrime. Mic mi ha raggiunto per
consolarmi, ma
quando ha visto il mio viso ha capito tutto. In seguito mi ha costretto
ad
ammettere la verità.”
“Hai
davvero aggredito verbalmente il
comandante Ingalls?” le chiese, sorridendo divertito alla scena.
“Sì.
E se l’ammiraglio non mi avesse
interrotto, probabilmente ora sarei sotto corte marziale” gli rispose,
ricambiando il sorriso.
“Perché
non volevi dirmelo?”
“Perché
non volevo dirti che ti amo?”
“Sì,
perché non mi hai parlato, non me lo hai
detto subito, quando sono tornato? E non volevi dirmelo nemmeno ora…”
“Perché
tu vuoi Renee.”
“Ma
che dici? Chi ti ha detto che io voglio
Renee?”
“Stai
ancora con lei… ”
“Non
ho rotto con lei, hai ragione: tu mi
avevi detto che avresti sposato comunque Brumby! Ad ogni modo le cose
tra noi,
da qualche tempo, dalla famosa notte della tua festa di fidanzamento,
non sono
più quelle di una volta. C’è stato solo qualche bacio, voluto
soprattutto da
lei. E io non avevo ancora trovato la forza per lasciarla, perché
continuavo a
scervellarmi sul motivo per il quale tu avessi deciso di sposare
ugualmente Brumby,
dopo aver fatto l’amore con me in quel modo. Il mio istinto mi diceva
che non
potevo sbagliarmi: anche tu mi amavi! Una donna non fa l’amore così con
un
uomo, se non è innamorata di lui. Ma non me lo avevi mai detto, e poi
mi avevi
detto che ti saresti sposata comunque… “
“La
mattina dopo quella famosa notte ti ho
visto abbracciato a lei: la baciavi e avevi con lei un appuntamento, a
casa
tua, per la sera. Ho pensato che ti fossi pentito di quello che c’era
stato tra
noi e che volessi far tornare i nostri rapporti come prima.”
“Era
lei che mi baciava e sì, avevo fissato un
appuntamento per la serata, ma per parlarle, per dirle di noi… Sapevo
che tu
non ci saresti stata quella sera, così volevo approfittarne per
lasciarla. Poi
ti ho sentito parlare con Mic: lui ti avrebbe accompagnato alla
conferenza e ti
stava baciando. Ho cercato di parlarti, se ben ricordi, per capire.
Volevo una
spiegazione. Volevo parlare con te. Quella mattina te n’eri andata via,
lasciandomi solo, e mi sentivo così insicuro dei tuoi sentimenti.
Temevo che
saresti rimasta fedele alla parola data a Brumby e quando mi hai
annunciato che
intendevi sposarlo comunque… mi sono sentito morire”.
“Oh
Harm, come sono stata stupida! Io credevo
che tu fossi pentito delle cose che mi avevi detto durante la notte.
Temevo che
non sarei riuscita a sopportarlo, se tu me lo avessi confermato a voce.”
“Poche
ore fa, perché non volevi vedermi,
perché non volevi parlare?”
“Non
volevo parlare per lo stesso motivo: non
volevo che tu mi dicessi che le cose tra noi dovevano ritornare come
prima “.
“E
come potevi pensare che volessi dirti una
cosa simile, se non facevo altro che baciarti, desiderarti e far
l’amore con
te?”
“Pensavo
che il tuo, fosse solo desiderio… “
“Solo
sesso e basta? Mi consideri così poco,
allora? D’accordo, a volte sono stato superficiale con le donne, ma tu
sai
perfettamente che il motivo principale per il quale non ho mai voluto,
prima
d’ora, che facessimo l’amore, era proprio perché avevo il massimo
rispetto per
te. Come hai potuto pensare questo di me, dopo che ti avevo aperto il
mio
cuore, dopo che avevo detto che ti amo?”
“Mi
spiace, Harm… Ero confusa…. Poi, quando ti
ho lasciato entrare, non ho più pensato a questo: quando ti ho visto,
pensavo
solo che se mi baciavi, ero perduta. Non sarei più riuscita a resistere
e ti
avrei confessato il mio amore…”
“Ed
è stato così brutto confessarmelo?”
“No.”
Harm
la guardò negli occhi e le accarezzò il
viso. Sarah si sentiva felice: lui l’amava davvero.
“Anch’io,
sai, pensavo a te, mentre lottavo nella
tempesta… Pensavo che avrei potuto smettere di lottare, che non
m’importava di
morire se non potevo averti…”
“Oh,
Harm…”
“Avevo
tanto freddo e non riuscivo a
respirare, perché le onde continuavano a mandarmi sotto... solamente
con te ero
stato al caldo. Anche se faccio fatica lo stesso a respirare, quando mi
baci!”
Nel dirle questo le rivolse uno dei suoi splendidi sorrisi. Ecco:
anche ai suoi sorrisi non avrebbe potuto
rinunciare. Ai suoi sorrisi, alle sue labbra, alle sue braccia attorno
a lei
che la stringevano sempre così forte, come se lui non volesse mai più
lasciarla
andare.
“
… poi, mentre pensavo a questo, ho avuto
come la sensazione che tu fossi lì, con me. Allora ho sentito una
nuova,
inspiegabile energia che mi faceva lottare di nuovo… Finché non sono
arrivati i
soccorsi”.
“Non
so se sarei stata capace di vivere senza
di te, Harm… Ho pregato tanto, affinché riuscissero a salvarti” e
mentre
parlava, le vennero ancora le lacrime agli occhi, ripensando a quei
momenti.
“Ora
è tutto finito, amore” le disse con
dolcezza, accarezzandole il viso.
“Lo
so… ma non mi sembra ancora vero che tu
sia qui, con me.”
“Neppure
dopo le ore appena trascorse?” le
disse con uno sguardo divertito, e si capiva che era felice.
Stesa
su un tappeto, sotto una coperta leggera,
tra le sue braccia: a Sarah sembrava di essere in paradiso! Le sembrava
di non
aver bisogno di nulla d’altro, se lui era con lei. Avrebbe
dovuto essere certa di non poter più
rinunciare a lui, dopo aver fatto l’amore la prima volta. Con Mic non
aveva mai
avuto la sensazione di non desiderare nulla d’altro, se non essere con
lui:
quando era con Mic, spesso si accorgeva di attendere con ansia il
momento in
cui avrebbe rivisto Harm. Con Mic non si era mai sentita così
appagata,
così soddisfatta. Mic non l’aveva mai fatta sentire così completa.
Harm
l’abbracciò, posandole la testa sul seno
e Sarah iniziò lentamente ad accarezzargli i capelli, come se fosse un
bambino
da coccolare. Faceva ancora fatica a credere che lui fosse
di nuovo tra le sue braccia…
Harm,
invece, non riusciva a staccarsi da lei:
adorava esserle così vicino. Trovava fantastico avere la sua pelle
sotto di sé… comprese che avrebbe voluto addormentarsi abbracciato a
lei ogni notte,
col viso affondato tra i suoi seni, mentre lei l’accarezzava… Quando
era tra le sue braccia, si sentiva
vivo, felice… Le stesse sensazioni che provava quando pilotava un
caccia...
Desiderava
volare con leiper sempre, così, per tutta la
vita. Si sentiva talmente in pace…
Lasciò
vagare i pensieri e nel farlo si rese
conto che, travolti dal desiderio, non avevano usato alcuna
precauzione. Sorrise all’idea che forse avevano già messo
in cantiere un bimbo… Quel bambino che si erano promessi di fare
insieme,
qualora fossero stati ancora single fra tre anni. Chissà, magari
avevano rispettato
il loro patto con parecchio anticipo!
Un
figlio suo… suo e di Sarah.
Sentì
il cuore riempirsi di tenerezza a
quell’idea. Ultimamente aveva cominciato a pensare che gli sarebbe
piaciuto
diventare padre. Finalmente si sentiva più maturo, più responsabile:
molte
delle sue fissazioni si erano risolte e da poco cominciava a sentirsi
in pace
con se stesso. Quando questo pensiero lo sfiorava, gli era
impossibile non pensare a suo padre: come avrebbe voluto poter essere,
per suo
figlio, lo stesso genitore amorevole che suo padre, pur per poco tempo,
era
stato per lui. A volte pensava che Harmon Rabb sr. potesse
rivivere attraverso lui anche in questo. Ma non era solo per
quel motivo che avrebbe
desiderato un figlio, soprattutto un figlio da Sarah. Sapeva di essere
stato
concepito dall’amore immenso dei suoi genitori e voleva che anche il
sentimento
che lui provava per lei si concretasse in qualcosa di tangibile… E cosa
c’era
di più tangibile di un figlio?
Chissà
se anche lei…?
Prima
di pensare ad un figlio, però, voleva
che lei fosse sua per sempre. E non c’era alcun motivo perché non
potesse
realizzare il suo sogno.
Sarah
continuava ad accarezzarlo dolcemente,
in silenzio. Dopo qualche minuto, Harm le sussurrò:
“Sposami, Sarah… ”
Pensò
di averlo sognato: “Cos’ hai detto?” gli
chiese, trattenendo il respiro e fermando di colpo la mano.
Lui
si sollevò e la guardò intensamente negli
occhi, poi le mormorò sulle labbra: “Fammi volare per sempre, Sarah…“
Per
un attimo lei pensò che il suo cuore si
sarebbe fermato definitivamente. Lui la baciò dolcemente, prima di
dirle di
nuovo: “Vola con me! Sposami, Sarah “.
Sposarlo...
Harm le stava chiedendo di sposarlo!
E lei non desiderava altro.
Con
gli occhi pieni di lacrime gli sfiorò il
viso; poi lo abbracciò forte e, felice, gli disse:
“Ti
amo, Harmon Rabb jr! ”
“Questo
sarebbe un sì?” le chiese lui,
divertito.
“Sì.”
FINE