Serie TV > JAG
Segui la storia  |       
Autore: mac86    03/02/2012    6 recensioni
La storia comincia dall'ultimo episodio della decima serie. Harm e Mac si sono dichiarati amore reciproco e sono finalmente felice. E le cose avessero preso una piega diversa...?
Genere: Angst, Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Albert Jethro 'A.J.' Chegwidden, Harmon 'Harm' Rabb, Sarah 'Mac' MacKenzie, Sturgis Turner, Un po' tutti
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<  
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Buonasera a tutti/e.
Ecco a voi l'ultimo capitolo. E' altamente probabile che abbia scritto delle castronerie mediche. Chiedo scusa ai medici qui presenti :D
Questa volta, nota lunga a fine pagina.
Buona lettura,
Manuela


30 gennaio
JAG HEADQUARTERS
FALLS CHURCH, VA


Sono passati due mesi da quel giorno sulla spiaggia, ed ogni giorno è stato meglio dell’altro.
La gravidanza di Sarah è ormai evidente, in ufficio lo sapevano già, ma abbiamo ufficializzato la
cosa poco dopo il nostro ritorno da La Jolla. C’era anche Sturgis, il quale ci ha prontamente evitato
fino a due minuti prima di uscire dall’ufficio. Grazie al cielo, penso che l’avrei preso a pugni di
nuovo! Il Generale ha deciso di sorvolare sul nostro incontro di ring all’ospedale, ma ha dovuto
prendere provvedimenti sul furioso litigo di Stu e Mac, mandando Stu in giro per tutto lo stato a
fare indagini sul campo, cosa che lui odia, e riempiendo l’ufficio di Mac di scartoffie burocatriche
per i prossimi mesi.
“Non rivedrò mai più un’aula di tribunale!” mugola Sarah mentre ci sediamo nel mio ufficio per
pranzare.
“Dai, non dire così! Sono sicuro che tornerai in aula molto presto.” Rispondo poco prima di
addentare un involtino primavera.
“E quando? Fra tre mesi entro in maternità e dopo chissà quando tornerò! No, stavolta l’ho fatta
proprio grossa…” esclama agitando una bacchetta di legno, e vedo le lacrime che iniziano a salire.
Prontamente mi alzo e l’abbraccio. La gravidanza l’ha resa ancora più tenera, ed è molto soggetta a
sbalzi d’umore, che includono pianti, coccole a volonta, voglia di far l’amore più accentuata del
solito, ma anche urla, litigate furiose e soprammobili che diventano molto facilmente oggetti
contundenti. Ma non la cambierei per nulla al mondo, la amo troppo.
“Amore, dai…piuttosto, oggi potremmo andare a vedere qualche casa, che dici?” ormai stiamo
cercando casa da quando siamo tornati da La Jolla, e finora non c’è piaciuto niente di quello che
abbiamo visto. Ci basta una bella casa con un bel giardino per i bambini (se ce ne saranno altri, lo
vorremmo tanto), che non sia troppo lontana e soprattutto che non cada a pezzi. Eh già perché
dopo l’ennesima casa super tecnologica ci siamo concentrati anche su delle possibili case da
ristrutturare…ci hanno fatto vedere anche quella del Cheg!!

“Sì…si potrebbe fare…sai, il signor Smith ha chiamato ancora. Vuole il resto dei soldi di Varece.”
“Sa che noi non glieli daremo di certo! E sa che per questo l’abbiamo portata in tribunale!” devo
andare a parlarci di persona con lui, altrimenti non smetterà più di importunarla, e la ginecologa
ha parlato chiaro: per la sopravvivenza del bambino è fondamentale che Sarah sia più tranquilla
possibile, e nessuno metterà in pericolo mio figlio.
“Sì, ma continua a chiedermeli, io non so più che fare! Uffa…questo dovrebbe essere il periodo più
bello per una donna, no?! E invece ho tutti pensieri per la testa…sono grossa come un elefante, fra
poco scoppierò…e stamattina ho quasi pianto perché pensavo mi fossero venute le rughe…!”
esclama alzandosi in piedi e camminando per il mio piccolo ufficio. Vedo che soffoca una risata
dopo avermi detto delle rughe.
“E invece?” chiedo incuriosito.
“Erano i segni del cuscino…sono proprio esaurita….” Scoppia poi a ridere. Mi avvicino a lei e le do
un bacio sulla fronte.
“Tu sei tutta matta! Dai, ora finisci il tuo pranzo, il mio bambino deve mangiare! Anche se dalla
quantità di cibo che mangi mi sa che è proprio una lei!!”
“E con questo cosa vorresti insinuare….?”
“Assolutamente nulla!”
“Attento smilzo, posso ancora picchiarti nonostante le mie condizioni!!”

*******************************************************************************************

7 maggio
Harm (e Mac)’s apartment


Sento la mia piccola creatura muoversi dentro di me, ma mi sforzo di continuare a dormire.
Niente da fare, è talmente agitata che apro gli occhi e decido di andare in salotto a camminare un
po’, sperando che si calmi. Mi servirebbe una gru per sollevarmi dal letto, ma, in mancanza di essa,
mi aggrappo al comodino e faccio leva. Mi volto verso Harm. Dorme tranquillo. Beato te, amore,
non sai quanto ti invidio in questo momento.
Mancano due settimane al parto e la casa nuova non è ancora pronta. Non è proprio nuova, la
stiamo sistemando, ma l’impresa di ristrutturazione ha detto che non ci avrebbe messo più di due
mesi…

“Non vi preoccupate, due mesi al massimo e potrete entrare in casa con il bebè!!” ha detto il Signor
Felman indicando il mio pancione.
“Guardi che sono solo in sei mesi…” ho commentato acida, mentre Harm mi stringeva la mano, più
per tenermi ferma che per consolarmi. Ha paura perché il mese scorso ho quasi aggredito il postino
che mi aveva presa in giro per la mia situazione.
“Davvero?! Ma la sua pancia è enorme! Sembra di nove!” ha urlato sbalordito facendo voltare
anche altri operai. Mi volto verso Harm.
“Portalo via da qui.” Ho detto quasi ringhiando.
“In ogni caso, è sicuro che non ci vorranno più di due mesi?” ha chiesto dubbioso Harm. Non gli va
giù l’idea che siano altre persone a sistemare la nostra casa. Avrebbe voluto farlo lui, come ha fatto
per questo suo appartamento, ma ha dovuto cedere di fronte alla mia insistenza ed ha chiamato
un’impresa. Ma non manca giorno in cui mi faccia notare che se stesse facendo lui i lavori,
saremmo già in casa. Mi chiedo come possa essere possibile.

“Ehi…non dormi?” compare dietro di me ed appoggia una mano sulla mia spalla.
“Io dormirei volentieri…è lei che non dorme! Piuttosto, perché ti sei alzato? Torna a letto,
domattina hai un’udienza importante…” rispondo voltandomi verso di lui e carezzandogli una
guancia. Mi da un bacio e chiede:
“Tu non vieni?”
“Sì, ora ti raggiungo, stavo camminando un po’ nella speranza che si calmasse…” gesticolo
indicando la bambina dentro al mio pancione di dimensioni enormi.
“Allora siamo d’accordo?” domanda dopo qualche secondo.
“Per cosa?”
“Per il nome…Sophie?” non abbiamo dovuto cercare molto un nome appropriato, perché Harm l’ha
proposto praticamente appena abbiamo saputo che era una bimba e io l’ho trovato perfetto.
“Sì, a te va bene?”
“Certo, è bellissimo!”
“Bene…anche a Mattie piace molto!”
“Ne sono felice…a proposito, fra due settimane devo firmare le carte per l’adozione di Mattie, vieni
anche tu?”
“Sì certo, serve anche la mia firma, ricordi?!” Harm ha deciso di adottare definitivamente Mattie.
Suo padre si fa vedere sempre più di rado, ed Harm non accetta questo comportamento, perciò il
mese scorso ha presentato la richiesta di adozione. Solo che serve anche la mia firma, visto che fra
poco diventeremo marito e moglie.
“Non vedo l’ora…”
“Per cosa?”
“Tutto: la bimba, Mattie, il matrimonio…”
“Che deve ancora essere organizzato….” Puntualizzo lasciandomi abbracciare.
“Appena sarà nata Sophie e saremmo tranquilli, organizzeremo il nostro matrimonio in chiesa.
Intanto fra due settimane c’è quello in comune!”
“E la nostra casa non è ancora pronta!”
“Dai coraggio, andiamo a dormire e non pensiamoci più..” consiglia mentre scioglie l’abbraccio ed
indica il letto con un cenno della testa.
“Ok, bevo un po’ d’acqua e ti raggiungo.” Esclamo mentre lascio la mano che lui continua a
stringermi.

Mentre cammino verso la cucina sento una fitta al ventre e vi appoggio subito le mani. Devo aver
urlato dal dolore perché Harm è corso a sorreggermi.
“Che succede?! Stai male?” sto per rispondergli, ma arriva una contrazione, o almeno, quella che io
credo sia una contrazione! Non posso certo telefonare ad Harriett per chiederglielo!
“E’ il momento…la bambina sta arrivando!” esclamo mentre lui mi sorregge e mi avvicina una sedia
per farmi sedere.
“Ne sei sicura?” chiede allarmato inginocchiandosi velocemente di fronte a me.
“Ma che domande sono?! Mi hai guardata bene?!!” urlo tra una contrazione e l’altra.
“Non abbiamo neanche finito di preparare la borsa!”
Ho una contrazione fortissima, ed Harm si avvicina ancora di più.
“No vai via vai via vai via vai via….” E prontamente si allontana.
“Ma no dove vai?! Vieni qui non dicevo sul serio!”
“Mac che devo fare!!?” brontola quasi stizzito.
“Prendi il borsone, ora dobbiamo andare in ospedale!!” e ci alziamo, prendiamo le giacche, il
borsone, chiavi e cellulari ed usciamo di corsa. Siamo felicissimi, ma ho una paura folle.


Anche se tutti si ostinano a dirmi che c’è voluto poco, a me questo parto è sembrato un’agonia
interminabile! Harm dice che ci sono volute neanche due ore, a me sembra di essere stata in
travaglio tre giorni. Ma ne è valsa la pena, per stringere tra le braccia questa scimmietta tutta rossa:
Sophie, nostra figlia. Harm mi è stato vicino durante tutto il tempo, anche in sala parto, e si è
beccato pure i miei insulti.
“Da un marine, non potevo aspettarmi altro.” Ha scherzato quando mi sono scusata con lui.
Il dottore ha detto che la bambina sta benissimo e che è sana, io sono un po’ acciaccata ed esausta,
ma non ho avuto neanch’io nessun problema e fortunatamente non c’è stata alcuna emorragia.
“Allora?! Com’è andata? La bambina è bellissima, ma la neo-mamma come sta?” domanda AJ
entrando in camera.
“E’ andato tutto perfettamente, Signore.” Rispondo mentre lui mi dà un bacio paterno sulla fronte.
“Bene bene! Ora inizia il bello! Notti insonni, pappette, pupù e annessi….”
“Che acidità, AJ! Di sicuro il futuro saprà ricompensarci delle fatiche che passeremo in questo
periodo!” esclama scherzoso Harm.
“Certamente figliolo! Sono felicissimo per voi, devo ammettere che quando ho visto vostra figlia mi
sono commosso un po’, è la prova del vostro amore…ma non ditelo a nessuno, chiaro?!” e detto
questo l’abbraccia forte. Noto qualche lacrime scendere dagli occhi di mio marito e da quelli di mio
“padre”. Non abbiamo tempo per dire nient’altro perché una folla entra in camera, ci sono tutti:
Harriett e Bud con a seguito la prole, Mattie, Trish e Frank, il Generale e sua moglie Dora, Jen e
Galindez, Tiner e a sorpresa Sturgis e Varece. Vedo la mascella di Harm contrarsi mentre loro si
avvicinano al mio letto.
“Congratulazioni Mac, Harm..”
“Grazie Sturgis.”
“Riguardo la questione dei soldi…”
“Non mi sembra proprio il momento di parlarne questo, Varece.” La zittisce subito Harriett,
lasciando tutti a bocca aperta, Bud compreso!
“Ti telefonerò in settimana, così ci potremmo accordare per bene. Che ne dici?”
“Sì, penso si possa fare…”
“Ora andiamo. Ciao a tutti.”

“Allora, si può vedere questa bambolina?! Com’è?! L’Ammiraglio ha detto che è stupenda!”
“Ora sta dormendo, ma ve la posso descrivere io! Assomiglia molto a Sarah, ha gli occhioni grandi
come i suoi…”
“Ma azzurri come quelli di Harm…”
“Ha un testone di capelli!”
“Quelli sono sicuramente del Colonnello, Signore!!”
“Grazie, Bud, sei un amico! Ma se restate un’altra mezz’oretta potrete vederla…”
“Non vorremmo disturbare, Mac deve riposare.”
“No, ci tengo che rimaniate qui, tutti quanti, davvero!”

Dopo poco Harm decide di andare a corrompere l’infermiera di turno e rientra in camera con la
piccola e la volta verso il nostro discreto pubblico.
“Ladies and gentlemen, siamo felici di presentarvi Sophie Rabb…!”
Un’ondata di “oooohhh”, “eeehhhh”, “caaaaaaraaaa” si diffonde nella stanza affollata dai nostri
amici. Harriett mi si avvicina commossa e mi da un bacio sulla guancia, seguita a ruota da tutti gli
altri. Per ultima c’è Trish, mi sporgo un po’ dal letto per rispondere al suo abbraccio, e in
quest’istante mi rendo conto di una cosa che ora mi si rivela come terribile, ma cerco di non darlo a
vedere, anche se sicuramente Harm l’ha notato, perché appena gli altri escono, quasi un’ora più
tardi, lui si volta e chiede:
“Come mai quello sguardo prima?”
“Harm…non ho avvertito mia madre, lei non sa niente….”
“Ma mi avevi detto che l’avresti contattata!”
“Lo so, ma poi non mi ci vedevo lì, a telefonarle e dirle: ‘ciao mamma, come stai? Io bene, grazie,
ah, dimenticavo, sono incinta!’ Dai, sarebbe stato ridicolo!”
“E allora perché quello sguardo?”
“Perchè quando tua madre m’ha abbracciata questo pensiero mi ha colpita profondamente…dici
che dovrei chiamarla?”
“Sarah, sei sempre sua figlia…e ora c’è anche  sua nipote…ne sarà felicissima, veramente!”

Stiamo lì in silenzio per un po’ mentre allatto Sophie, e quasi non mi accorgo che Harm mi sta
scattando una foto.
“Un’altra?! Spero che cancellerai quelle dove sono venuta male, cioè tutte!”
“Non sono mica tante!”
“Harm, Sophie è nata ieri e tu hai già fatto 72 foto!!”
“E con ciò? E’ bellissima…come te…sei stata bravissima ieri.”
“Solo perché c’eri tu al mio fianco…non ce l’avrei mai fatta senza di te..da più di dieci anni tu mi fai
andare avanti e non mi fai mai cadere…”
“Ti ho lasciata sola tante volte…”
“Che però non contano più, ora è per sempre.”
“Puoi giurarci, Sarah. Ti amo.”
“Ti amo.”
“E amo anche lei.”
“Lo so amore, lo so…”

***********************************************************************************************

Mac è con la ginecologa che la sta visitando. Ci han detto che si sono rotte le acque, ma non sanno
quanto ci vorrà prima che la bambina nasca. Devo confessare che sono molto agitato, non è come
pilotare un tomcat, è molto peggio. Sono qui impotente, mentre lei è di là che fa una fatica
pazzesca. E questo è solo l’inizio.
E’ passata mezzora e un infermiere mi ha detto che han portato Sarah in sala parto, così sono
andato un momento a trovarla. Per ora non urla, come mi sono sempre immaginato la scena, forse
a causa dei film…però è evidente che sta soffrendo, perché è tutta sudata in fronte. Abbiamo
parlato un po’ e lei mi ha chiesto di andare a comprarle un Beltway Burger per quando avrà finito.
“E’ un delle tue voglie strane?” ho domandato sbalordito.
“No no, ho proprio fame.” Mi ha risposto candidamente.
“Pazzesco. E se mentre sono via nasce la bimba?” protesto. Non voglio perdermi questo momento.
Sto per incontrare una delle persone più importanti della mia vita.
“Non si preoccupi Capitano, ne avremo ancora per molto!” ha esclamato l’ostetrica togliendosi i
guanti in lattice.
“Cosa?!!” ha urlato Mac arrabbiandosi. Le ho carezzato una guancia per cercare di calmarla, è solo
tanto spaventata.
“Non moltissimo Colonnello, però ci vorrà un po’!” ha risposto la dottoressa avvicinandosi a lei e
mettendole una mano sulla spalla. Mac non la bada neanche è si gira a guardarmi malissimo.
Mi spaventa quando fa così.
“Oh, questa è tutta colpa tua Rabb!” mi ha ringhiato contro. Una vena le pulsa sul collo.
“Amore, vado a prenderti il panino.”
“Sì, renditi utile, che il malanno tanto l’hai già fatto.”
Pensavo che il parto fosse diverso da come lo dipingono nei film, e invece almeno gli insulti sono
veri. Non so ancora se partecipare o no. Pensavo di rimanermene fuori ad attendere, come si faceva
una volta, con un sigaro in bocca. Ma sarà altamente improbabile, innanzitutto per il sigaro, poi
non voglio lasciare Mac da sola. Bud ha partecipato a tutte le nascite dei suoi figli.

“E com’è?” gli ho chiesto qualche giorno fa, mentre bevevamo una birra.
“Credimi, è qualcosa che non si è mai visto. Nemmeno su Star Treck!”
Beh, se non l’hai mai visto su Star Treck  allora dev’essere vero.
“Io sono rimasto fuori quando è nata Francesca. Sono sempre un seal, dannazione!” ha detto AJ e
poi ha buttato giù quel che restava della sua birra.
“Dora ha voluto che ci fossi ad entrambi. Al primo sono entrato, ma ho giurato di non tornarci più.
E’ una cosa che solo loro riescono a fare. Soffrono in modo orribile e tu sei lì che non puoi far
nient’altro che fissarle come un ebete. Non è piacevole per nessuno presente in quella sala.”

Mio padre non era entrato in sala parto quando stavo nascendo, e neanche quando è nato Sergeij.
Io voglio esserci a quest’appuntamento, da oggi in poi ci voglio essere sempre. Al primo giorno di
scuola, al primo appuntamento con il fidanzatino, al diploma, la laurea, il matrimonio, ma anche
nei giorni in cui non succederà niente di speciale, i giorni in cui avrà voglia di ridere per qualche
stupidaggine, i giorni in cui tornerà da scuola arrabbiata con un professore, o quando litigherà con
noi perché non le permetteremo di andare a qualche festa o chissà che…voglio e devo esserci
sempre.

Sono tornato con l’hamburger, l’ho lasciato in camera e sono corso subito da Mac. Appena mi ha
visto entrare gli occhi le sono diventati lucidi.
“Amore, che succede?”
“Avevo paura che ti fossi arrabbiato per quel che ti avevo detto e che fossi andato via…” mi ha detto
con uno sguardo da bambina spaventata.
“No Sarah, ero solo andato a prenderti il panino! Amore, dai non piangere, sono qui con te!” le ho
stretto una mano tra le mie e le ho dato un bacio sul collo, una delle parti che più preferisco di lei.
Impazzisco quando inspira profondamente e le si vedono bene i muscoli del collo, e non so proprio
come ho fatto a resistere per nove anni prima che ci mettessimo insieme. Lei non si rende conto di
fare queste cose che mi fanno impazzire, e capisco che non è consapevole di essere così sexy in
qualsiasi momento.
“Resterai anche dopo?” ecco la famosa domanda. Ho in mente gli sguardi di Bud, AJ e  Cresswell.
“Tu vuoi che resti?” farò qualsiasi cosa lei voglia.
“Sì, ti prego, non lasciarmi sola…” dice stringendomi ancora di più le mani, quasi conficcandoci le
unghie.
“Allora non mi muovo da qui.” Anche lei sostiene che sono sexy, ma io non sono proprio d’accordo.
Mi ha detto che è normale che non me ne sia accorto, all’inizio ero troppo preso da me, sostiene lei,
e che lo sono nei gesti quotidiani, come quando discutiamo di un caso e metto le mani sui fianchi, o
le punto un dito verso il naso per contraddirla, quando mi tolgo la camicia dai pantaloni e la
sbottono o al mattino quando mi alzo ancora assonnato e mi dirigo verso il bagno con una mano fra
i capelli arruffati.

L’ora seguente è stata molto dura, ma Mac è stata una vera guerriera, il Devil Dog Marine che ho
intravisto spesso. Quando le han messo tra le braccia la nostra bambina piangevamo tutti e tre.
Sophie piangeva perché vedeva tutto nuovo, noi piangevamo perché abbiamo finalmente
incontrato una persona che dentro di noi conoscevamo da anni: il nostro amore è Sophie.
Poco dopo un’infermiera ha preso Sophie per lavarla, cambiarla e metterla nella culla insieme agli
altri bimbi. Mac le ha dato un bacio delicato sulla fronte, che sembrava più un soffio d’aria leggero
ed ha chiarito subito all’infermiera:
“Me la tratti bene, mi raccomando.”
D’altronde è sempre un Colonnello e siamo in un ospedale militare.
“Sì Signora.” Ha risposto l’infermiera.
Mentre portavano Mac in camera a riposare, ho chiamato mia madre e l’Ammiraglio, il quale ha
fatto tutto il giro di telefonate necessarie. Sono rientrato in camera e Mac aveva già divorato il suo
panino. Mi sono seduto sul letto con lei e le ho dato un bacio.

“Sei stata bravissima amore.”
“Anche tu. Soprattutto a non morire di paura!” scherza lei bevendo un sorso di Coca-Cola.
“Non era paura, era condivisione del dolore.” Puntualizzo io. Difficilmente avrei sopportato un
dolore simile.
“Oh…beh allora è diverso!” continua lei a scherzare. E’ bellissima, vibra di luce.
“Ora riposati, sarai stanchissima…” ho proposto accarezzandole i capelli, ma lei non mi ha neanche
sentito.
“Harm…l’hai vista? E’ bellissima.” Dice qualche secondo dopo con un sorriso.
“Sì, lo so.” Ho detto e l’ho presa tra le mie braccia, e siamo rimasti così finchè non si è
addormentata tranquilla.

Stamattina, quando mi sono svegliato, Sarah era poggiata su un gomito e mi osservava.
“Buongiorno…”
“Buongiorno…”
“Grazie..” ha sussurrato sulle mie labbra dopo avermi dato il bacio del buongiorno.
“Per cosa? Per stanotte?!” suggerisco malizioso.
“Anche…soprattutto, grazie per tutto questo..e per quello che verrà.” Dice indicando prima lo
spazio intorno a lei con lo sguardo e poi mettendosi una mano sul corpo, sul ventre, per la
precisione. Non capisco.
“Stai per caso dicendo che…?” chiedo col cuore in gola.
“Sì…” dice con un sorriso che la illumina: proprio come quel giorno in ospedale, dove splendeva di
una luce nuova e mai vista.
“Sicura?” domando prima di lasciarmi andare, cercando di trattenere le lacrme di gioia. Mi sono
addolcito troppo!
“Ho avuto la conferma stamattina.” Ah, ecco chi era al telefono stamattina presto…
“Allora devo dire grazie a te, mi rendi l’uomo più felice del mondo ogni giorno di più.” Esclamo
abbracciandola e tenendola più stretta che posso.
“Glielo diciamo?” propone dopo un po’ con un sorriso felice indicando la stanza che sta oltre la
porta della nostra camera.
“E’ il suo primo giorno di asilo, già è agitata per questo…se glielo diciamo non so che farà!!” scherzo
io, ma neanche tanto. Ieri sera riuscire ad addormentarla è stata un’impresa epica da quanto era
emozionata!
“Devo dirlo a qualcuno, sono troppo felice…è un miracolo, tutto questo lo è.” Devo ammetttere che
anche Sarah si è addolcita molto in questi anni. Beh, si può dire che siamo pari!
La guardo profondamente negli occhi e le do un bacio pieno di amore e speranza. Inspiro e mi volto
verso la porta socchiusa della camera da letto, che da, dall’altro capo del corridoio, sulla stanza
della nostra bambina ed urlo:
“Sophie, vieni qui un momento per favore, c’è una sorpresa!!!”
“Dovremmo mettere un altro letto, tirare fuori la culla, tutto il necessario.” Dice intanto Mac
elencando con le dita quel che c’è da fare.
“Lo faremo, ora godiamoci questo momento.” Dico aiutando Sophie a salire sul letto, la quale è
entrata correndo parlando dell’asilo e urlando felice. La prendo e la abbraccio, mentre lei si sistema
appoggiando la schiena sul mio petto e guardando la sua mamma, che nel frattempo si è
accovacciata, ha incrociato le gambe ed ha inspirato profondamente. Sophie la scruta curiosa.
“Godiamoci questo nuovo incontro.”

Fine

***************************************************************************************


Prima di tutto, vorrei dire GRAZIE  a tutti voi che avete letto e commentato la storia. Grazie anche a chi ha letto e non ha commentato, grazie a tutti quanti, veramente.
Non sono mai stata sicura di quello che scrivo, e trovare qualcuno a cui piacciono le mie storie mi ha riempita di gioia e mi ha commossa. Spero che questa storia vi sia piaciuta tanto quanto a me è piaciuto scriverla.
Forse un giorno -se mi verrà in mente un'idea che considero degna di H&M- scriverò un seguito.
Per ora mi prenderò una pausetta di qualche settimana per dare degli esami all'università, poi pubblicherò le mie vecchie storie.
Ancora grazie a tutti voi!

Manuela
   
 
Leggi le 6 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > JAG / Vai alla pagina dell'autore: mac86