La vista era idilliaca. I tenui raggi del sole appena sorto tingevano di rosa le increspature sulla superficie del lago, le cui onde scivolavano lente e leggere verso la riva sassosa, scintillando come sciami di lucciole in una notte di mezza estate. Il panorama era leggermente offuscato dalla tenue nebbia mattutina, che donava al variopinto cielo albeggiante dei riflessi perlacei, mentre sparuti stormi di gabbiani punteggiavano di nero i bagliori infuocati del sole che, sottoforma di una vividissima palla di fuoco, si nascondeva ancora dietro la linea dell’orizzonte con una sorta di superba compunzione. Il bacino del Lago dei Fiori era circondato lungo l’intero perimetro da una ripida scogliera sovrastata da una fitta foresta di sempreverdi, che accoglieva tra le fronde le più disparate specie di uccelli. I cespugli di felci e di arbusti pullulavano di insetti e di piccoli mammiferi, e in inverno il ventaglio faunistico della boscaglia si ampliava ulteriormente grazie alla discesa di lupi, volpi, marmotte ed ermellini che, durante la bella stagione, dimoravano sui rilievi circostanti. Una fresca brezza, che spirava dolcemente verso la riva sud del lago, trasportava la fragranza dei gelsomini che si arrampicavano tra le rocce sulla sommità del promontorio, e quella più ovattata delle campanule che innevavano umili e minuscole gli sprazzi erbosi che in alcuni punti scivolavano giù dalla scogliera fino a lambire la spiaggetta eburnea, che faceva da cornice a quasi tutta la costa sud-occidentale.
Il tempio del maestro Mikamisawa sorgeva proprio al centro dell’oasi erbosa che si allargava all’internodella scogliera meridionale, il tetto spiovente color mogano visibile sin dall’altro lato del lago. In quel piccolo angolo di paradiso nell’isola di Hokkaido, la sola in tutto il Giappone ad avere conservato ampi spazi naturali incontaminati e a non avere subito l’imponente processo di industrializzazione del resto del Paese, regnava un’atmosfera mistica e soave, immersa nella pace di un paesaggio arcadico.
Iryvexeer doveva moltissimo al Maestro. Lui e sua sorella erano stati trovati da Mikamisawa sedici anni prima, ai piedi del salice sui cui rami il ragazzo soleva raccogliersi in meditazione almeno una volta al giorno. Quella mattina la brezza era più pungente del solito, e Iryvexeer aveva preso posto su uno dei rami più alti dell’albero poco prima del sorgere del sole, assorto come sempre nei suoi mille, inafferrabili pensieri. Il suo sguardo era fisso sull’orizzonte, immobile, impassibile, eppure reso straordinariamente vivo dalle scintille fluorescenti che il riflesso della luce solare donava ai suoi occhi del colore dell’erba, mentre i corti capelli rosso carico si scompigliavano ritmicamente sulla sua fronte come una cornice di fuoco. Ad un certo punto il ragazzo abbassò lentamente le palpebre; la sua concentrazione era quasi al massimo, sebbene la sua espressione distesa non lasciasse intravedere la minima traccia di sforzo o di tensione. Dopo un paio di minuti di assoluta immobilità, emise un sospiro silenzioso, si sgranchì il collo con un movimento rotatorio e riaprì gli occhi con la stessa lentezza con cui li aveva chiusi poco prima. Da lontano si udì borbottare un tuono.
- E’ il quarto giorno di fila che si sente aria di temporale di prima mattina… Non lo trovi strano?- Un delizioso visetto bianco come la neve aveva appena fatto capolino fra le fronde dei rami sottostanti. Era quello di England che, quasi tutti i giorni, andava ad allietare le sedute di meditazione del fratello, pur sapendo quando lui apprezzasse quei momenti di raccoglimento solitario.
- E’ primavera, England, una giornata di pioggia sarebbe più che normale. In ogni caso, io non vedo nemmeno una nuvola- replicò Iryvexeer, con il suo solito tono mesto e apatico.
- Già, peccato che alla fine non piova mai… Scommetto che anche oggi, quando se ne andrà la nebbia, si intravedranno delle nuvole apocalittiche minacciare l’orizzonte per una decina di minuti per poi dissolversi in un batter d’occhi, degli stranissimi rombi di tuono scuoteranno la vallata per quattro o cinque volte durante le giornata, mentre il cielo continuerà a rimanere perfettamente limpido.-
- Beh, pensavo che ti interessante la meteorologia, e che magari mi potessi illuminare riguardo a questo strano fenomeno- rispose England, balzando sul ramo su cui sedeva il fratello, sbarrandogli la visuale sullo spettacolo lacustre. Iryvexeer si spinse mezzo metro più indietro, distese la lunga schiena contro il tronco dell’albero e, grazie alla propria statura imponente, riuscì a scorgere di nuovo lo specchio d’acqua.
- Che cosa?-
- Idryx! (England lo chiamava sempre così)-
- Che c’è? Io non vedo davvero per quale motivo vi dobbiate preoccupare così tanto per le condizioni del tempo. C’è in programma la Festa di Primavera? Cucinano un sacco di carne, tu non la puoi mangiare…e ti ricordo che ti dà la nausea persino il suo odore…-
- “Tutto” questo?- rispose il ragazzo, ammiccando sarcasticamente alla prima parola.
- Già- replicò risolutamente l’altra, – me l’ha detto questa mattina al tempio.-
- Questa mattina? Non pensavo fossi al tempio questa mattina- chiese Iryvexeer con studiata noncuranza.
- Beh…la mia camera, come la tua, è lì…-
- Com’è andata a Kendo?-
- Forse potrebbe essere una buona idea prendersi un periodo di pausa ed elaborare una nuova strategia di combattimento, anziché continuare a venire battuta da un ammasso di muscoli senza materia grigia…-
- Ehi, stai per caso dicendo che sto continuando a perdere contro un buono a nulla? Guarda che quel tipo è ad un livello ben superiore rispetto a quello di tutti gli allievi del tempio!-
- Questo non lo metto in dubbio- rispose Iryvexeer inarcando le sopracciglia. – Il Maestro mi ha parlato a lungo di ciò che ha visto quando ti ha accompagnato al primo incontro, e ritiene che il tuo avversario sia uno dei migliori nelle loro fila…-
- Quei tizi hanno davvero qualcosa di strano!- replicò England, pensierosa. Dopo una breve pausa di silenzio, la giovane sbottò con veemenza:- Ah, dannazione, Idrix! Se solo mi lasciassero usare le onde di energia! Ti ricordi delle mosse che ho finito di mettere a punto con il Maestro il mese scorso? Sarebbero decisive contro i campioni del Kendo!-
-Noto con piacere che la corteccia di questo salice si sta rivelando sempre più gradita del rivestimento di tatami delle vostre camere..La signorina Kobuchi mi diceva giusto l’altro giorno che, visto il recente ritiro di una decina di novizi, stava pensando alla possibilità di rivedere l’assegnazione delle camere. Se voi due liberaste le vostre, forse potremmo farvi trasferire un paio di allievi che stanno nell’ala ovest, così la potremmo chiudere e sistemare, visto che è l’unica in tutto l’edificio a non essere mai stata sottoposta ad una ristrutturazione.-
Iryvexeer era rimasto immobile, mentre England si era voltata verso la figura che fluttuava in aria ad un paio di metri di distanza da lei. Abbozzando un sorriso che lasciava trasparire un misto tra stupore e disagio, la ragazza esclamò: - Maestro! Credevo aveste già raggiunto gli allievi…-
Il vecchio, inarcando la schiena all’indietro, scoppiò in una risata breve ma fragorosa. Dopo essersi ricomposto, si lisciò velocemente la barba brizzolata che, con cura maniacale, tagliava sistematicamente all’altezza del pomo d’Adamo e, con tono dolcemente ironico, osservò:- Ragazzi miei, ne sono passati di anni da quando vidi per la prima volta la luce del sole, eppure rimango ogni giorno più stupito di quante cose debba venire ancora a conoscenza! Per esempio, fino a pochi secondi fa ero addirittura convinto che anche voi due foste miei allievi…- seconda risata, questa volta meno intensa ma più lunga, le cui note cristalline continuarono a risuonare sorprendentemente a lungo nel silenzio della valle. England arrossì, e spostò lo sguardo prima sul fratello e poi verso un punto indefinito fra la fitta boscaglia che ricopriva la parte alta della scogliera. Mikamisawa scrutò England per qualche istante, socchiudendo ulteriormente i piccoli occhi a mandorla in un’espressione bonaria e divertita; dopodiché in tono apparentemente neutro, si rivolse a Iryvexeer, il cui unico movimento dall’apparizione del Maestro era stato quello di ruotare gli occhi di una trentina di gradi verso quest’ultimo.
- Ancora dolore al fianco, Iryvexeer?-
- Va molto meglio, vi ringrazio- rispose asciutto Iryvexeer, recuperando senza battere ciglio i trenta gradi che avevano distolto la sua visuale dalla chioma della sorella.
- Il Maestro strizzò gli occhi in un’espressone indecifrabile che assumeva con modica frequenza, quasi esclusivamente quando si rivolgevaal suo solitario allievo.
- Uhm…bene! Anche il tuo volto sembra meno incandescente di ieri.-
- England, a queste parole, si voltò lentamente verso il fratello, soffermandosi sul suo secondo notevole sfregio, ovvero la cicatrice che gli attraversava la parte sinistra del viso, fendendo sopracciglio, occhio e le labbra, curvandosi verso l’interno all’altezza dello zigomo.
Un sinistro brontolio echeggiò lontano. Iryvexeer si decise a voltarsi verso il Maestro; costui sorrise e, dopo essersi nuovamente lisciato la barba, congiunse le braccia unendo le maniche del kimono color mogano e, con voce modulata, azzardò: -Dunque, Iryvexeer, quando verrai in visita al campo di addestramento di Kendo?-
Anche England si voltò verso di lui, con un’evidente traccia di rammarico nei meravigliosi occhi verdi.
In tutta risposta, il giovane tirò fuori dalla cintura una sigaretta aromatizzata, tenendola inclinata quasi verticalmente tra l’indice e il medio della mano destra, e avvicinò lentamente le ginocchia al petto, il tutto senza distogliere gli occhi dall’anziano interlocutore. Sul suo volto era dipinta una di quelle espressioni angeliche tipiche di un bimbo di due anni appena destatosi dal pisolino pomeridiano, se non fosse stato per le sopracciglia inarcate in atteggiamento spudoratamente sarcastico.
- E che ci dovrei andare a fare? Quelli si allenano tutto il giorno, non fanno altro…che c’è da vedere a Kendo?
- I loro allenamenti, per l’appunto. Nuove tecniche, interessanti tattiche di difesa e di attacco…-
- Me le insegnerà England, ormai ne sarà esperta.-
-Avresti dovuto vedere combattere tua sorella qualche ora fa- disse Mikamisawa in tono sinceramente orgoglioso.- E’ resistita sul ring per ben ventisette minuti, e il suo avversario ha rischiato di finire sbalzato nell’erba per ben due volte nel giro di un paio di minuti. Dovevate vedere la faccia di Kendo mentre osservava la nostra England in azione, era praticamente uno spettro- concluse il Maestro, accompagnando le ultime parole con un occhiolino, chinando leggermente il capo.
England emise un sospiro profondo.- Però ho perso ancora…Per la quarta volta in tre settimane. E’ inutile, non ce la farò mai a batterlo. Quel tizio mi manda in crisi, ogni volta si inventa qualcosa di diverso e io mi ritrovo fuori dal ring senza neanche rendermene conto. –Maestro, - esclamò la ragazza dopo una breve pausa di silenzio, - non credo che mi presenterò all’incontro di settimana prossima-.
La sigaretta di Iryvexeer si accese da sola. Il giovane se la appoggiò alle labbra e, dopo un tiro non troppo profondo, lanciò un’occhiata apparentemente distratta prima alla sorella, poi all’anziano.
-Dopo l’incontro di questa mattina non sei parsa di questo avviso, England. Kendo confida nel fatto che il suo pupillo possa di nuovo confrontarsi con te.-
-Ma perché lo devo fare?- domandò England spazientita, balzando in piedi sopra il ramo, le braccia rigide distese lungo i fianchi.- Ogni volta che mi sembra di riuscire a metterlo in difficoltà. Mi sorprende con una mossa che non mi aspetto minimamente, mentre la mia attenzione e i miei tentativi di coglierlo di sorpresa continuano a non servire a nulla. Non mi sono mai sentita così…così….- England non riuscì a portare a termine la frase. Le lacrime iniziarono a rigarle il volto e violenti fremiti si sparsero per tutto il suo corpo, tanto che dovette accovacciarsi per non rischiare di perdere l’equilibrio; poi si asciugò alla meglio gli occhi arrossati e li sollevò sofferenti ma risoluti verso il maestro.
Iryvexeer continuava a fumare, ma aveva assunto una postura più eretta.
-Capisco.- Il Maestro lanciò una istantanea occhiata perforante a Iryvexeer, che tuttavia non spostò lo sguardo di un millimetro, lasciando filtrare il fumo dalle labbra con estrema lentezza. L’anziano si rivolse di nuovo in direzone della ragazza, con un sorriso rasserenante. Anche lei sorrise rincuorata, ma subito tornò seria. –Maestro, se io non mi presenterò, Tatekure si adirerà con voi, non è così?-
Mikamisawa si concesse un’altra, breve risata. – L’ira è un sentimento un po’ troppo duro per nascere in una circostanza come questa, e in genere presuppone un certo grado di confidenza. Io e Kendo non ci conosciamo certo da lungo tempo, per ora non c’è questo tipo di rischio. Non mi meraviglierei però se si offendessero sia lui sia il tuo avversario.-
- E quindi bisogna trovare qualcuno che ti sostituisca- intervenne inaspettatamente Iryvexeer, la cui sigaretta era consumata soltanto a metà.
- Precisaamente- affermò Mikamisawa in tono asciutto.
- L’altro giorno Tebue e Kuto stavano giusto parlando di quanto sarebbe piaciuto loro tentare uno scontro con questo titano. Proteste provare a proporre a uno dei due di sostituire England. Non sanno minimamente a cosa vanno incontro, però non rifiuterebbero. –
- Questo lo penso anche io, figliolo. Ma proporre come avversari due combattenti dalle capacità palesemente inferiori a quelle del suo allievo sarebbe recepita come un’offesa ancora più grave da parte di Kendo.-
- Credo che tu abbia già fatto abbastanza per il momento. Ritengo che per il campione di Kendo sia giunto il momento di confrontarsi con tuo fratello-. I due si voltarono contemporaneamente verso Iryvexeer, che nel frattempo aveva finito di fumare la sua sigaretta aromatizzata. Il filtro si dissolse tra le sue dita.
- Non farlo per me, Iryvexeer. Ovviamente non devi nemmeno farlo per i nostri avversari. Fallo per lei- sottolineò l’anziano in tono non particolarmente grave, ma indubbiamente serio.
-Così mi piaci, ragazzo mio. Così mi piaci- si inorgoglì l’anziano.
- Però quegli individui non mi piacciono per niente, Maestro. Ve l’ho già detto e ve lo ripeto.-
- Ma non li hai mai visti, Iryvexeer-
-Perché, serve?- replicò il ragazzo con un sorriso che, seppure appena accennato, straripava di sarcasmo. I due si scambiarono uno sguardo eloquente. Mikamisawa scoppiò in una delle sue classiche risate bonarie, mentre il sorriso di Iryvexeer si allargò, accompagnato da una scrollata di capo. England si sedette nuovamente a cavalcioni di fronte al fratello, lanciando ad entrambi rapide occhiate a metà fra il perplesso ed il grato.
Mikamisawa si voltò in direzione del lago e per un lungo istante rimase a contemplare l’orizzonte luminoso.
- Direi che anche per oggi lo spettacolo dell’alba si possa dire concluso. England, se fossi in te andrei a riposarmi per un paio d’ore. Questa mattina sei autorizzata a saltare l’allenamento ordinario con gli altri, voglio che tu ti riprenda al meglio, perché questo pomeriggio ti allenerai con me e Iryvexeer.
- Mi raccomando England, dopo il riposo prendi un buona dose di vitamine. Questo pomeriggio ti voglio vedere pronta e scattante proprio come lo eri qualche ora fa. -
Mikamisawa volse lo sguardo pensoso al cielo. Anche fra le fitte fronde del salice, si notavano distintamente dei nembi cerulei stratificati a sinistri sprazzi nell’azzurro del sereno.
Iryvexeer aveva abbandonato il comodo tronco dell’albero per sedersi poco più avanti rispetto al posto occupato prima dalla sorella, dove il ramo si biforcava in due tronconi più sottili.
- Il campione di Kendo si sta montando la testa. Ha decisamente bisogno di una pesante sconfitta- sentenziò il Maestro, sedendosi di fianco al ragazzo e posandogli una mano sulla spalla.
- Questi estrasse dalla cintura il suo inseparabile coltello, impugnando blandamente il manico di cuoio color selce e, iniziando ad accarezzare l’acciaio della lama con l’indice e il medio della mano destra, emise un altro dei suoi quasi impercettibili sospiri.
- Lo stallone di Kendo sembra essere un demonio. Io non escluderei la possibilità di essere sconfitto- dichiarò Iryvexeer, facendo scivolare i polpastrelli sul lato affilato del coltello senza mai distogliere gli occhi dal metallo.
- Ma io so bene che tu non perderai, ragazzo. E lo sai anche tu- asserì risolutamente Mikamisawa, parlando con estrema lentezza.
- Iryvexeer si voltò con calma verso l’anziano e, abbandonando una mano sulla corteccia del salice, prese a far roteare il coltello tra le dita dell’altra.
- Se io vinco, loro se la prenderanno, e probabilmente vorranno altri incontri. Continuo a pensare che non sia una grande idea entrare in rapporto con loro, Maestro-. Il tono del giovane era educato e pacato, ma Mikamisawa non ebbe difficoltà nel cogliere una vena di disappunto nella voce dell’allievo. Un nuovo borbottio permeò l’aria per qualche secondo, giungendo questa volta da un punto molto più vicino alla costa.
- Mikamisawa spostò la mano dal deltoide del giovane, e la appoggiò di fianco alla sua.
- So bene cosa pensi, Iryvexeer-
- Il ragazzo sbattè due volte le palpebre, senza alcun visibile mutamento di espressione. Smise di fare roteare il coltello, ma continuò a fissarlo.
- Come si chiama il mio avversario?-
- Aghon. Aghon Kendo.-