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Autore: mary94    04/02/2012    2 recensioni
Un nuovo lavoro come cane da guardia per il Conte e il suo diabolico maggiordomo; quattro omicidi, una collana maledetta e gli interventi di alcuni uomini celebri e del mondo oscuro di cui il Conte fa parte.
Questa storia è posta dopo gli ultimi capitoli usciti.
Genere: Azione | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Ciel Phantomhive, Elizabeth Middleford, Nuovo personaggio, Sebastian Michaelis, Un po' tutti
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno
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Quando Lestrade ed Aberline ritornarono nell'archivio, trovarono il povero Clark legato e svenuto.
«Cosa diamine è successo qui?!» urlò di rabbia Lestrade. Aberline prese un foglio da terra.
«Ispettore Lestrade, questo è per voi» e gli porse un foglio.
«”Ispettori, in quanto mandato da Sua Maestà per trovare il misterioso assassino, ho preso sotto consegna i fogli relativi al caso. Riporterò i fascicoli non appena avrò finito di copiarli.Dove si è cacciato Holmes?!»


 

 

«Holmes! Dove è stato per tutto questo tempo? Se si ricorda bene, lei a pranzo doveva venire con me e Mary. E cosa sono tutti questi fogli?» Watson indicò i fogli che Holmes teneva in mano.
«Una domanda alla volta, mio caro dottore. Sono stato a Scotland Yard»
«Sì è fatto arrestare, per caso?»
«No, ero alla ricerca di indizi e dei fascicoli»
«E ha impiegato tutto questo tempo per prendere dei semplici fogli?»
«Ancora una volta risponderò con un no alla vostra domanda. Mentre cercavo i fogli interessati, ho avuto l'onore di conoscere il misterioso cane da guardia di Sua Maestà»
«E sarebbe?»
«Watson, mi lasci finire. Stavo dicendo che ho incontrato il Conte Phantomhive e il suo maggiordomo. Insieme siamo riusciti a prendere in prestito i fogli dalla polizia, dopodiché il Conte mi ha invitato alla sua dimora per il pranzo»
«Pranzo che avevamo deciso da giorni che avrebbe consumato insieme a me e Mary»
«Comunque, siamo riusciti a ottenere le nostre informazioni»
«Holmes, mi permetta di dirle che ha tralasciato qualcosa» Watson tirò via dal colletto di Holmes un fiocco rosa «e questo come me lo spiega?»

* flashback *

«Conte, le devo dire che la sua villa è qualcosa di maestoso»
Holmes fissò l'enorme villa appena prima di entrare, preceduto da Ciel e da Sebastian, il suo maggiordomo. Il Conte si diresse nello studio e, seguito dal suo fido maggiordomo, fece accomodare Holmes in una poltrona proprio davanti a lui.
«Mi dica, mr Holmes, cosa la portava a curiosare negli archivi di Scotland Yard?»
Lo sguardo del Conte, oltre ad essere freddo e crudele, era anche leggermente divertito dalla capacità di analisi di Holmes; anche il detective aveva nei suoi occhi una luce divertita, forse causata dalla consapevolezza di aver trovato una persona così enigmatica, quanto lo era il Conte.
Come in una partita a scacchi, il bianco muove per primo e la domanda di Ciel non era altro che un invito a iniziare una partita a scacchi con lui.
«Conte, le stavo per rivolgere la stessa domanda. Mi trovavo lì semplicemente per lavorare al caso del mostro che ha ucciso quattro donne. So personalmente quanto la polizia di Scotland Yard sia incompetente – basti vedere Lestrade – e volevo solo accertarmi dei loro nomi per poter svolgere le indagini a modo mio»
Ciel, vedendo anche lui la muta sfida che Holmes aveva rilanciato – a sfavore del Conte – replicò con noncuranza.
«Sua Maestà è molto preoccupata e mi ha chiesto molto gentilmente di risolvere la faccenda. Ogni fonte di preoccupazione per la regina è anche una mia preoccupazione»
«Allora, mi permetta di dirle, caro Conte, che è anche nei miei interessi alleviare questa preoccupazione da Sua Maestà»
«Visto che è in entrambi i nostri interessi risolvere il caso, mi dica, mr Holmes, quali sono le sue osservazioni in merito a questi omicidi»
Holmes parve rifletterci su, ma, all'improvviso,una serie di rumori molesti fecero perdere la concentrazione di Ciel che ordinò a Sebastian di vedere cosa stesse succedendo e di "non tornare finchè non hai sistemato tutto"
Il maggiordomo in nero aprì la porta dello studio ma non fece in tempo ad uscire che un turbinio di fiocchi e merletti fecero la comparsa andando ad abbracciare Cieli che capì chi fosse il responsabile di tutto quel chiasso.
Holmes alzò anche lui lo sguardo e vide una giovane lady sui 14-15 anni dai capelli biondi raccolti in due code vaporose e legati da due fiocchetti rossi. Indossava un abito di colore rosso non troppo acceso; le maniche erano lunghe e aderenti, aveva lo sbuffo nelle spalle; un fiocco teneva chiuso il colletto; l'ampia gonna era a due colori, bianco avorio sotto e rosso sopra. Delle scarpe col tacco basso completavano il tutto.
«Cieel!»
«Lizzy! Che ci fai qui?» domandò il Conte aggiungendo sotto voce di lasciarlo libero.
«Nulla, mi mancavi» la piccola lady sussurrò queste parole evitando di incrociare lo sguardo di Ciel.
«Lizzy, lui è mr Holmes»
«Piacere»
«Lei è Elizabeth Middleford, la mia fidanzata» Ciel finì di fare le presentazioni.
«Lieto di conoscerla, milady»
Sebastian controllò l'orologio, dopodiché annunciò con uno dei suoi sorrisi che era ora di pranzo.

Un paio di ore dopo....

«Grazie per il pranzo, Conte. Penso che sia ora di andare per me, devo dare al mio collega le informazioni che abbiamo raccolto per poter iniziare il caso. Spero di avere ancora l'onore di poter lavorare con lei»
«Lo stesso vale per me»
«Milady, è stato un onore trascorrere del tempo con lei»
«Aspetti» Lizzy entrò nella villa e ritornò con una cuffia rosa pieni di fiocchi che mise in testa a Holmes.
«Le sta veramente bene. Spero che torni presto»

* fine flashback*

Watson guardò Holmes mentre si accendeva la pipa.
«Mi dica Watson, cosa avete rinvenuto nel corpo della vittima?»
«È umanamente impossibile creare dei tagli così profondi con un coltello per poi lasciarla morire dissanguata»
«Sta escludendo la possibilità che sia stata assassinata?»
«Non sto escludendo, sto affermando. Qualunque cosa abbia ucciso questa ragazza e quelle donne non era una persona»
«Una bestia? In questo caso dovremmo avvisare l'ispettore Lestrade di chiamare un cacciatore»
I due uomini risero della battuta.
«Ah, c'è un'altra cosa. Tutte le donne avevano un marchio sotto la scapola»
«Che tipo di marchio?»
«Un emblema, credo»
«Si ricorda come è fatto?»
«Molto meglio»

 

Elizabeth Middleford stava fissando con un'aria truce la scacchiera che era posta tra lei e il suo amato Ciel.
«Lizzy ti decidi a muovere?»
«Non mettermi fretta, Ciel. Comunque la muova tu mi mangi l'alfiere»
Il Conte sorrise.
Da quando erano tornati da quella disastrosa crociera, Ciel iniziò ad apprezzare molto di più la compagnia della cugina, cosa che rese Lizzy molto felice. Entrambi prendevano le lezioni di scherma da parte della marchesa e spesso e volentieri Lizzy assisteva ai combattimenti tra sua madre e Ciel, entrambi orgogliosi e intenzionati a vincere. Quando la marchesa non accompagnava la figlia, Lizzy e Ciel passavano il tempo giocando a scacchi, gioco in cui Ciel eccelleva.
«Lizzy, perchè sei venuta oggi?» disse Ciel mentre la bionda muoveva uno dei pezzi.
«Tra una settimana ci sarà il compleanno di Edward e dobbiamo festeggiare, tu sei stato invitato, l'invito dovrebbe arrivare comunque ma io ci tenevo a dirtelo di persona»
«Gentile da parte vostra, lady Elizabeth di avvisarci di questo evento» Sebastian entrò con un carrello pieno di dolci e con il consueto thè.
«Ciel, hai già un vestito per la festa?»
Lizzy fissò il cugino.
«No, perchè?»
«Possiamo chiamare la sarta e farci fare dei vestiti abbinati. Saremmo carini insieme» la fantasia della marchesina volò lontano mentre si immaginava che ballava con Ciel.
«Sebastian fai chiamare la sarta, per favore»
«Yes, my lady»
«Cos-?»
Lizzy si era totalmente dimenticata della partita e Sebastian, divertito dalla possibilità di vedere il suo padroncino nuovamente in imbarazzo, aveva acconsentito all'ordine di Elizabeth. Ciel iniziò a borbottare riguardo a delle persone che non ascoltavano mai quando lui parlava.

 

Il ragazzo dagli occhi verdi correva tra i vicoli bui di Londra alla ricerca del negozio del becchino più famoso di Londra, il cui indirizzo era stato scritto su un foglietto stracciato e consegnato a lui attraverso un bambino di strada.
«É per te. Un signore mi ha detto che devi andare da lui»
Ora si trovava solo e impaurito davanti al locale. L'insegna non era stata affissa bene e l'intero luogo lasciava presagire un'aura di morte. Il ragazzo si stropicciò gli occhi cercando di mettere il tutto a fuoco. Con uno slancio di coraggio aprì la porta e un tanfo di morte, chiuso e polvere uscì dal negozio facendolo tossire. Entrato vide numerose bare, tutte vuote, meno una, che conteneva una ragazza. Palesemente morta. Gli venne in mente Natalie, la ragazza uccisa. Il pensiero che ci potesse essere lei su quella bara lo fece tremare. No, si disse, devo essere forte.
«Undertaker! Undertaker!» chiamò a gran voce il becchino ma di lui nessuna traccia. Il suo sguardo vagò nuovamente sulla bara con la ragazza. Vuota. Lo shock lo paralizzò, e solo dopo, girandosi, ebbe realmente paura. Il cadavere di quella ragazza era davanti a lui, le braccia tese e la bocca innaturalmente spalancata verso di lui. Non aveva neppure la forza di gridare.

 

Salve a tutti e bentrovati con un nuovo capitolo.

Mi scuso per il ritardo ma volevo una cosa decente, spero che questo possa essere definito tale. Sarò molto breve solo perché straordinariamente tardi e domani c'è scuola. Vorrei sapere cosa ne pensate e sopratutto se rendo bene i personaggi. Un ringraziamento a chi legge, a chi recensisce e a chi la segue (globalmente preferite, seguite e ricordate).

Notte notte ^^ 

 

 

 

   
 
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