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Autore: ToXiWiN    04/02/2012    1 recensioni
- In piazza non mi sembravi così taciturna…che c’è? Hai perso la lingua? – chiese sarcasticamente lui per stuzzicarla.
La rossa strinse i pugni, racimolando quel poco coraggio che mano a mano stava ritornando, facendole tornare anche l’utilizzo del corpo e della parola.
- La mia lingua non è affar tuo! – sibilò lei alzando gli occhi verso quelli quasi cerulei dell’uomo.
Questo si avvicinò ancora di più con un sorriso malefico ad incurvargli le labbra mentre ciocche castane di capelli gli ricadevano sulla fronte quando lui, chinandosi su di lei, le prese il mento fra il pollice e l’indice.
- Non precludiamoci certe possibilità! - soffiò in modo sensuale.
{Dal primo capitolo}
Genere: Dark, Mistero, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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L’amore di un diavolo.
 
 
 
L’incontro.
 
 
 
L’inferno ormai stava calando sul suo villaggio, lo sentiva sulla pelle, era una sensazione troppo chiara e concisa per essere fraintesa. Era come se un manto scuro di sangue stesse lentamente avvolgendo tutto trasformandolo in cupo e doloroso, era certa che fra poco anche lei avrebbe fatto la stessa sorte di altri suoi compaesani.
Le morti ormai erano frequentissime e le sparizioni ancora di più, Edowds da un paio di mesi a quella parte si era decimato per colpa delle forze oscure che era certa fossero presenti nella foresta al di là del fiume. Le urla dei bambini e delle donne ormai le inondavano le orecchie come una litania e la cosa peggiore era che qualsiasi cosa  stesse attaccando il villaggio non sembrava avere alcuna intenzione di smettere velocemente. Anzi, quella settimana le morti erano state addirittura quattro e non si riusciva più a trovare quella che fino all’inizio di quella guerra era stata la sua migliore amica. Anche i suoi genitori, poche settimane prima, erano misteriosamente scomparsi lasciandosi dietro una scia di sangue, e quella sera le sembrava proprio di rivivere quella terribile notte.
Il sole era già calato da moltissimo tempo e le stelle facevano da padrone, se non fosse stato per un urlo raggelante che si era riversato nella notte strappandola da sonno. 
Si alzò di scatto, affrettandosi al lumicino che ormai teneva costantemente vicino al suo letto, per accenderlo. Il buio era diventato un compagno pericoloso durante quelle nottate!
Un altro urlo proveniente dalla medesima voce ma molto, troppo più vicino, le perforò i timpani. Arretrò di scatto alzando la gonna della corta veste sdrucida che aveva indossato appena qualche ora prima con una mano e afferrando il pugnale preparato sul comodino con l’altra, pronta ad attaccare se ce ne fosse stato bisogno.
Le tapparelle di legno aperte e rotte lasciavano intravedere le fiaccole accese degli uomini del villaggio che erano usciti dalle case per correre in soccorso a quella che sarebbe stata l’ennesima vittima del mostro. La porta dietro di lei si spalancò facendola sobbalzare e alzare il pugnale sopra la testa che ricadde rumorosamente sul pavimento di legno quando si accorse che era solo suo zio.
- Irin…ma che diavolo…? - balbettò lui chinandosi a riprendere l’arma che venne immediatamente ricatturata dalle mani della ragazza.
- Non voglio finire come tutte le altre! - ringhiò lei, afferrando dalla sedia la vecchia cintura di suo padre che si strinse in vita facendo arricciare la veste e posizionandovi il pugnale.
Con i piedi nudi scattò in avanti, pronta ad uscire da quella casa che ormai era diventata solo una protezione morale ed andare a vedere che cosa fosse successo quella volta; tutte le sue intenzioni però, vennero stroncate dalla mano dello zio che rudemente le aveva afferrato il polso e l’aveva trattenuta all’interno della stanza.
- Cosa credi di fare? Resta in casa, a queste cose ci pensiamo noi!
La ragazza ritirò verso di se il braccio con uno strattone che le fece ricadere qualche ciuffo di capelli rossi davanti agli occhi verdi che guardavano arrabbiati, ma anche spaventati, l’uomo davanti a lei.
- Ci pensate bene, mi sembra! – sibilò – Da quando avete detto che ci pensate voi le morti sono aumentate! Io non ho intenzione di venire ammazzata per colpa vostra!
Superò l’uomo varcando la porta della camera dove, ad attenderla, c’era suo fratello minore con la schiena attaccata al muro e lo sguardo interrogativo, mentre stringeva al petto un vecchio ritratto della loro famiglia unita.
- Torna a letto, Ed!
Il bambino rimase a fissarla, stupito per quell’improvvisa determinazione della sorella, per qualche secondo, poi annuendo velocemente corse verso la porta di camera sua che si chiuse alle spalle senza dire una parola. 
Senza degnare di uno sguardo lo zio che era uscito dalla sua stanza e che non sembrava essere per niente contento dell’improvviso comportamento della nipote, scese le scale non dandosi nemmeno la pena di mettersi un paio di scarpe. Non aveva intenzione di lasciare le sorti della sua vita in mano ad un branco di incapaci e se c’era una cosa che dalla vita aveva imparato nei suoi diciassette anni era che le cose se voleva vederle fatte bene le doveva fare da sola.
Varco il portone di casa, subito dopo aver preso una fiaccola accesa, seguita dallo zio che continuava a chiamare il suo nome intimandole di ritornare in casa. No…non quella volta! Ormai si era stancata di andare a dormire con il terrore di non svegliarsi mai più, si era stancata di dover temere per la sua vita ogni singolo momento della sua esistenza! Quella sera avrebbe iniziato a fare le cose a suo modo, almeno se sarebbe morta lo avrebbe fatto per uno scopo ben preciso.
Tenendo la fiaccola ben salda nella mano e sentendo i passi dietro di lei dell’uomo che aveva accettato, non proprio gentilmente, di ospitarla a casa sua insieme al fratello da quando i loro genitori erano morti e che ormai aveva anche rinunciato a farla desistere dalle sue posizioni, seguì le voci degli abitanti del villaggio che portavano verso la piazza cittadina. Difatti, quando vi arrivò, notò che tutti gli uomini, più qualche donna coraggiosa che come lei si era stancata di quella situazione, si erano radunati e stavano discutendo animatamente.
- Da dove veniva la voce? – urlò un uomo in direzione di tutta la folla.
Un brusio concitato fece capire che nessuno sapeva realmente dove fosse accaduto l’omicidio quella notte, quindi fece qualche passo avanti schiarendosi la voce.
- Non so dove è stata aggredita di preciso… - urlò per farsi sentire da tutti - …ma il secondo urlo è stato molto vicino a casa mia, penso provenisse dalla Macelleria!
Tutta la gente si voltò verso di lei, come ad analizzare quello che aveva appena detto e dopo qualche secondo il brusio di voci sconnesse ritornò da padrone nella piazza dove nessuno sembrava preoccuparsi realmente di fermare il mostro. Come facevano a non capire che se non avessero agito al più presto entro pochi mesi il villaggio sarebbe scomparso, la sete di sangue di quel mostro era implacabile: non potevano aspettare che scendesse un miracolo dal cielo e li salvasse.
- Signorina Irin…- iniziò il capo villaggio facendo un passo verso di lei con sguardo titubante -…non per offendervi, ma…altra gente afferma di essere stata nei pressi della Macelleria per la ronda appena qualche minuto prima dell’aggressione e nessuno ha visto nulla!
La ragazza strinse i pugni per impedirsi di prendere a pugni quell’idiota che si ritrovava davanti. Qualche minuto…qualche minuto per la bestia che li aveva attaccati erano sicuramente più che sufficienti per svolgere il suo compito, era quello che non volevano capire! Era tutto talmente ovvio da farle quasi pensare che proprio i suoi compaesani non volessero trovare una soluzione a quello scempio, come se l’unica cosa da fare fosse stata arrendersi e aspettare la propria sorte…lei non lo avrebbe fatto!
Nonostante tutto però una strana sensazione le accarezzò la pelle facendola rabbrividire: era sicura, qualcuno la stava osservando! E non erano di certo gli stolti presenti in quella piazza.
Senza aggiungere una parola voltò le spalle a tutta quella gente che l’unica cosa che sapeva fare era giudicare e stare con le mani in mano, e, incurante del dolore ai piedi nudi, si diresse verso il luogo in cui era sicura avrebbe trovato qualcosa di strano.
Da sola, con solo la luce della fiaccola ad illuminarle la strada, percorse i metri che la separavano dal negozio e quando vi arrivò varcò la porta senza esitazione, era sicura che ormai la bestia se ne fosse andata: la sensazione era sparita. La debole fiamma illuminava proprio quello che si era aspettava di vedere.
Il bancone era ricoperto da pozze di sangue ed una ancora più evidente vi era vicino alla porta che portava al magazzino, le sedie erano rovesciate e la puzza di morte che vi regnava era nauseante. Avrebbe voluto richiamare tutti quelli che l’avevano screditata in piazza per farli vedere che non si era sbagliata…non sarebbe servito a nulla, però, avrebbero di sicuro inventato qualche banale scusa per non doversi mettere a indagare su cosa fosse realmente successo. 
Macchiandosi i piedi di quel sangue non suo avanzò all’interno dell’ambiente guardandosi intorno con la mano pronta sull’elsa del pugnale, anche se era praticamente certa che il pericolo fosse passato. L’impronta insanguinata di una mano minuta, sicuramente quella di una giovane donna, era ben visibile sul muro in prossimità della stanza adiacente proprio sopra quell’enorme macchia di liquido rosso che le faceva venire il vomito. La scavalcò, con una smorfia di disgusto, per ritrovarsi nel magazzino messo ancora peggio dell’ingresso.
L’enorme credenza nella quale il commerciante teneva alcuni suoi tesori era distesa sul pavimento di legno, rotto in alcuni punti, e varie cianfrusaglie erano sparse per tutta la stanza coperte dal sangue scuro della vittima. La cosa che più attirò la sua attenzione furono due impronte di mani sanguinose sul muro, non appartenevano evidentemente alla stessa persona: una era uguale a quella piccola dell'altra stanza, una era più grande, sicuramente di un uomo...quindi la bestia aveva sembianze umane!
Deglutì alzando lo sguardo verso la finestrella aperta da cui proveniva un leggero vento che faceva svolazzare le tende strappate e tinte anch’esse di rosso. Chissà come era ridotta la ragazza per esserci così tanto sangue...
Posò la torcia nel fermo attaccato al muro e si guardò intorno esaminando la stanza, il mostro se ne era di sicuro andato con la ragazza passando per la finestra a quanto si poteva capire.
Con un po' di riluttanza, data la notevole quantità di liquido rosso che vi era colata sopra, prese una cassa rovesciata lì vicino e la posizionò sotto la finestra così da poterci arrivare. Con il cuore che le batteva in gola per l'agitazione posò le mani sul davanzale viscido e prendendo coraggio si tirò su finendo seduta sul legno sporco del tetto portando subito la mano sul pugnale pronta a difendersi.
Le prima luci dell'alba stavano sorgendo e quel poco che illuminavano era privo di pericoli evidenti. Facendo leva su una mano si tirò in piedi, stando ben attenta a non cadere di sotto e rabbrividendo quando una folata di vento gelido le si insinuò fra le gambe facendole svolazzare la gonna sporca della veste. 
Le impronte di sangue erano presenti anche sulle tegole sconnesse, anche se meno evidentemente, probabilmente la vittima a quel punto aveva già smesso di lottare, e si estendevano fino alla parte superiore del tetto vicino al comignolo spento. Maledisse tutti gli abitanti di Edowds, compreso suo zio: non era possibile che per scoprire qualcosa su quello che stesse succedendo dovesse arrampicarsi lei stessa su un tetto. 
Preso un ultimo respiro per calmarsi, procedette verso il punto in cui il sangue smetteva di essere visibile, arrampicandosi con la veste che le faceva solo da impiccio e le tegole rotte che le graffiavano le piante dei piedi. Finalmente raggiunse la punta del tetto dove vi si mise a cavalcione strappandosi pure un pezzo della gonna e scrutando per bene la visuale da quel punto.
Non poteva crederci! Proprio da lì si riusciva a vedere perfettamente la piazza cittadina, lo stesso luogo in cui era stata fino a poco prima e dove aveva sentito gli occhi della creatura sulla sua schiena...allora non era stata solo una sensazione. Il mostro doveva averli spiati per un bel po' e ascoltato le loro mosse dato che sul comignolo c'era l'impronta insanguinata della mano maschile ben evidente, come se vi fosse stata fatta pressione per reggersi.
- IRIN! IRIN DOVE DIAVOLO SEI?
La voce dello zio la fece sobbalzare e per non cadere dovette reggersi particolarmente bene alle tegole sconnesse che per un momento temette anche che cedessero. Si sporse in avanti accorgendosi che l'uomo era proprio davanti alla macelleria e in quel momento stava imprecando contro Dio per averli appioppato una nipote degenerata. Ovvio...ma presto gli avrebbe fatto vedere chi era la degenerata! 
Scivolando sulle tegole ritornò all'apertura della finestra e vi si calo dentro atterrando con un tonfo sordo sul pavimento e trattenendo un conato di vomito per sentire ancora quel terribile odore che vi regnava. Portandosi una mano alla bocca uscì dal magazzino e poi anche dalla macelleria andando incontro allo zio che borbottando se ne stava ritornando in casa e che, non appena la vide, le artigliò un braccio strattonandola in modo da farle male.
- Dove diavolo sei stata? E perché hai i vestiti sporchi di sangue?
La ragazza cercò di allontanarsi, ma la presa sul suo braccio stavolta era troppo ferrea per sfuggirvi, quindi, con lo sguardo che mandava scintille, ringhiò:
- Perché ho fatto quello che avreste dovuto fare voi! – poi indicò la porta da cui era appena uscita – Avevo ragione! La donna stanotte è stata uccisa lì dentro, c’è sangue dappertutto!
L’uomo per un attimo parve spaventarsi, guardando con una scintilla di terrore negli occhi vitrei, la Macelleria dietro di lui, ma poi, riprendendosi, strattonò più forte la nipote e iniziò a trascinarla verso la porta di casa.
- Non sono affari che ti riguardano!
Detto questo partì a passo ancora più spedito con la mano incollata al braccio dolorante della ragazza che tentava inutilmente di farsi lasciare per cercare di capire dove fosse andato il mostro, ovviamente senza risultati. Quando arrivarono, l’uomo spalancò la porta ed entrò richiudendosela rumorosamente alle spalle e continuò a strattonare la nipote fino alla sua camera dove, una volta aperta la porta, la buttò sul pavimento e mettendo già la mano sulla maniglia urlò: - E rimani qui! – appena prima di richiudersela alle spalle lasciandola sola.
La stanza era quasi completamente al buio, il lumicino doveva essere stato spento dal vento e dalle tegole rotte non entrava abbastanza della debole luce dell’alba per illuminare la stanza. Non sapeva perché, ma aveva un orrenda sensazione addosso, come se stesse per succedere qualcosa; lo sentiva dal cuore che batteva all’impazzata e dal formicolio che si era impossessato delle sue mani.
A tentoni e più velocemente possibile raggiunse il comò e dopo vari tentativi falliti riuscì ad accendere la lanterna sospirando di sollievo.
- Sono sicuro che si pentiranno di non averti dato retta!
Irin si voltò di scatto ritrovandosi con le spalle al muro mentre nella sua visuale, ad un paio di metri da lei, si faceva strada un giovane uomo vestito elegantemente e dal portamento fiero, si sarebbe anche potuto definire bello se non fosse stato per i canini appuntiti che in quel momento si stava leccando avidamente e dalle macchie di sangue sparse per tutto il suo vestiario. Era lui…era il mostro che li stava tormentando da settimane!
La sua mente stava mandando una serie di impulsi al suo corpo che questi ignorava bellamente, facendola rimanere attaccata al muro, con il respiro pesante e gli occhi sbarrati per la paura. Non ci sarebbe voluto niente a muovere la mano per afferrare il pugnale, non che sarebbe servito a qualcosa, ma almeno avrebbe potuto a provare a difendersi…il suo corpo però non reagiva si era pietrificato.
Il vampiro si avvicinò con passo felpato, mentre sorrideva soddisfatto della reazione della ragazza, e si fermò a nemmeno un metro da lei.
- In piazza non mi sembravi così taciturna…che c’è? Hai perso la lingua? – chiese sarcasticamente lui per stuzzicarla.
La rossa strinse i pugni, racimolando quel poco coraggio che mano a mano stava ritornando, facendole tornare anche l’utilizzo del corpo e della parola.
- La mia lingua non è affar tuo! – sibilò lei alzando gli occhi verso quelli quasi cerulei dell’uomo.
Questo si avvicinò ancora di più con un sorriso malefico ad incurvargli le labbra mentre ciocche castane di capelli gli ricadevano sulla fronte quando lui, chinandosi su di lei, le prese il mento fra il pollice e l’indice.
- Non precludiamoci certe possibilità! - soffiò in modo sensuale, per poi aggiungere dopo aver dato una veloce occhiata fuori dalla finestra – Non sai quanto mi piacerebbe portarti nella foresta e sentirti urlare la mia pietà, ma sta facendo giorno…- le accarezzò con un dito la pelle tesa della guancia – Sicuramente ne avremmo l’occasione!
Detto questo sparì, così come era comparso, lasciandola pietrificata a fissare il vuoto laddove un attimo prima c’era stato lui.


SPAZIO AUTRICE:
Saaaalve a tutti! Allora premetto che è la prima storia scritta di mio pugno, quindi siate clementi! XD Ad ogni modo penso si sia capito che è ambientata negli anni che comprendono il rinascimento e che il villaggio sia un po' isolato.
Vi avverto che non sarò molto veloce a postare perchè ho in corso anche un altra FanFiction, comunque se vi piace seguitemi e mi farete felicissima!!! :)
Un bacione a tutti!
   
 
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