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Autore: Liquid King    04/02/2012    4 recensioni
Lo shinigami era assorto in cupi pensieri e in attesa di qualcuno.
-Chi sono?- Si chiedeva il giovane.
“Tu non hai un nome.” Rispose una voce nella sua testa.
-Che cosa sono?- Si chieste ancora la figura.
“Sei uno shinigami” rispondeva, con tono piatto, la voce.
-Qual è il suo compito?- “Giudicare le anime”.
Lo shinigami saltò giù dal palazzo con le mani coperte con guanti bianchi e un falcetto affilato pronto per il suo compito.
Che succederà? Andate a leggere! (e lasciate una recensione.)
Nota autore: Gli aggiornamenti non saranno più ogni due giorni ma a ogni fine settimana. Ringrazio per la pazienza e la comprensione.
Genere: Avventura, Comico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Eccovi il nuovo capitolo, come promesso è venuto più lungo del previsto. Come sempre ringrazio molto chi mi ha seguito/letto/commentato. Mi fa piacere che la mia storia sta riscuotendo un buon successo, questo mi sprona a proseguire. Ok, bando alle ciance diamo il via alle danze!  


La situazione era molto pericolosa, noi due avanzammo passando per numerose stanze che erano tutte uguali, Sebastian era molto pensieroso ed io lo seguivo da dietro. Sebastian a un tratto si fermò di botto e rivolse la sua attenzione a un quadro, il suo sguardo rispecchiava la sua anima: interessato e turbato.

-Eh? Cosa c’è?- Mi fermai anch’io e fissai il quadro.

Il soggetto del quadro era un uomo di bell’aspetto di circa trenta anni, una chioma di capelli nerissimi, due occhi come braci ardenti mettevano soggezione a chiunque lo avrebbero visto.  Un naso aquilino, il mento virile coperto da una barba incolta e due baffi sottili completavano il viso; poi due spalle larghe coperte dalle spalliere di una corazza antica facevano intuire la sua stazza.

-Mi sa che avremo a che fare con uno tosto.- Commentai me facendo scivolare la mano sul machete. Il nero maggiordomo non mi rispose ma andò avanti. Ed io venni dietro.

---Si passa al punto di vista dell'autore.---

Nel frattempo Ciel e Cassandra andavano verso i piani superiori.

-Allora, una volta superata la sala delle torture, arriveremo in una camera dove dovrebbe esserci il vaso.- Esclamò la ragazza dai capelli verdi mentre consultava la mappa.

-Siete sicura di quello che fate?- Ciel era un po’ turbato dall’idea di attraversare una camera del genere.

Una volta aperta la porta della sala della tortura Ciel notò una macchina veramente strana: una sedia era sospesa a mezz’aria, con della corda spesse di un metro e sotto vi era una vasca piena d’acqua.

-Cassandra, che cos’è questo?- Ciel abbassò la leva e la sedia scivolò nell’acqua.

-Questo è uno strumento di tortura ma è poco utilizzato; lo usano i demoni per trasferire la proprietà di un’anima.- Spiegò brevemente la ragazza.

Ciel sentì le farfalle nella pancia, ma non sapeva spiegarsi.

Dopo un po’ decise di lasciar andare e di continuare.

Un’altra porta fu aperta da Cassandra e proseguirono per un lunghissimo corridoio.

-Perché avete deciso di collaborare con quegli Shinigami?- Ciel iniziò il discorso per interrompere la noia della perlustrazione.

-Per due motivi precisi: 1) Devo portare un tema per la scuola e quest’avventura capita a fagiolo. 2) William mi ha chiesto di collaborare e come si può dire di no?- Cassandra sorrise allo sguardo sbigottito di Ciel.

-Ma? Non può essere, come fa, a essere così tranquilla in una situazione come questa?- Ciel era sospettoso come suo solito e non solo, ma si sentiva insicuro, poiché non c’era il suo fido maggiordomo al suo fianco.

-Ehi! Shalla!- Ridacchiò Cassandra.

-E ora che è questa shalla?- Ciel era sempre più confuso!

-Tsk, lo scoprirai a suo tempo.- Si limitò a replicare la vampira.

Una porta di ferro con delle catene spezzate e gettate alla rinfusa bloccò il passaggio.

Cassandra non ci fece molto caso ma Ciel sì, le catene erano macchiate di rosso. Ciel si passò una mano sulle labbra: non sopportava la vista del sangue.

La ragazza dai capelli verdi spinse la maniglia obliqua ben intenzionata a procedere ma la mano nera (il guanto) del conte bloccò il polso sottile della ragazza. Lei con gli occhi sbalorditi vide il viso corrucciato del severo Phantomhive…

-Potrebbe esserci una trappola, prudenza!- Ammonì severamente il ragazzo.

Si abbassò lievemente per spiare in una fessura.

-Mm… è buio.- Disse quasi maledicendo.

Ciel aprì la porta lentamente e un frastuono si sentì dall’altra parte come qualcosa di metallico che cade a terra. Ciel non si spaventò ma aprì ancora più attentamente la porta, che pareva molto antica. Una volta aperta la porta Ciel fece il gesto alla ragazza di abbassarsi, messaggio che fu accolto; a tendoni, il ragazzo tastò con il suo bastone il terreno e, ritenendo sicuro il passaggio, proseguì prontamente seguito dalla ragazza. Ciel con la mano toccò una parete e, lentamente, si appiattì su di essa. Quel buio dava molto fastidio al conte ma se avesse una torcia, poteva, letteralmente, fare luce sulla zona inesplorata. Cassandra toccò qualcosa di legnoso.

-Qui! Ciel, ho trovato una torcia.- Cassandra non riusciva a capire, dove fosse il conte.

Ciel decise che l’unica cosa che poteva fare era toccare con le mani e sperare di prendere la torcia o almeno la spalla della ragazza. Dopo un po’ riuscì nel suo intento, solo che: non era la torcia, non era la spalla… ma il seno!

-Ahi! Mi stai stringendo forte!- Cassandra si lasciò scappare un gemito.

Ciel avvampò di colpo (fortuna che era buio).

-Mi scusi! Passami la torcia, maledizione!- Già incominciava a imprecare.

Finalmente la torcia passò nelle mani esperte del conte che, con un acciarino per le sigarette, lo accese.

-Fortuna che mi ero dimenticato di restituire l’acciarino a Bard.- Disse tra sé e sé.

Ora tutto era più chiaro. Cassandra ridacchiò un po’ quando vide il viso di Ciel, evidentemente, il rossore non era passato.

*Clack* Un rumore sospetto passò per le orecchie del Phantomhive.

-Accidenti!- Ciel si buttò addosso alla ragazza e la spinse a terra.

Qualcosa passò sopra le loro teste, un'ascia a pendolo. Ciel si alzò con il busto.

-Non sei un po’ troppo piccolo per questo?- Lei sorrise maliziosa.

-Uhm… Ehm…- Ciel era paonazzo per l’imbarazzo.

Lei vide oltre le spalle di Ciel, quella cosa stava tornando!

-Dio mio, Ciel!- Lei abbracciò il ragazzo e lo strinse al seno.

“Quant’è morbido…” Pensò Ciel. La sua anima pura stava andando a farsi benedire. La lama passò di nuovo sotto le loro teste per poi bloccarsi definitivamente.

-Il pericolo è passato… puoi alzarti.- La vampira aprì le braccia per lasciar andare il bambino ma lui non si muoveva.

Lei si rizzò con il busto, prese Ciel per la ciotola della camicia per osservarlo meglio: la testa era reclinata all’indietro e soffioni boraciferi uscivano dalla testa e dalla bocca semi aperta, il viso era di un rossore forte con gli occhi sproporzionati con l’iride bianca.

---Si passa al punto di vista di Dantes.---

Sebastian stava osservando con lo sguardo interrogativo un enorme “alone” bianco che aveva forma e dimensioni di una bara.

-Mmm, qui doveva esserci la bara di Dracula.- -Ma non c’è niente, deve essere stata spostata o… rubata.- Ipotizzai me facendo una certa cadenza sull’ultima parola.

Noi due eravamo in un salone pieno di bare, probabilmente occupate, di cosa ve lo lascio immaginare.  

-Sai? Avevi ragione.- Sebastian notò una scritta sul muro, era abbastanza chiara.  

The bird of the Hermes is my name, eating my wings to make me tame.

-L’uccello di Hermes è il mio nome, mi hanno mangiato le mie ali per addomesticarmi.- Tradussi a voce alta.

-Uhm… è stato catturato.- Esclamò con sicurezza il mero maggiordomo.

-Da chi?- Ero piuttosto sollevato che non dovevamo affrontare un nemico così pericoloso.

-L’organizzazione Hellsing.- Sebastian chiuse gli occhi.

-Stai parlando di QUELL’organizzazione?- Non potevo crederci.

-Sì, siamo spacciati.- Sebastian non nascose un po’ di dubbio e paura nella voce.

-Allora Londra è condannata?- Io avevo sentito parlare di quell’organizzazione dell’ordine Protestante.

-Noi non ci intrometteremo, noi apparteniamo a tutta un’altra specie.- Sebastian, dicendo questo, mi strinse le spalle.

-Noi siamo demoni e shinigami, le anime sono il nostro pasto, non siamo bevitori di sangue, ragioniamo con il cervello e non con le armi, capisci che voglio dire?- Sebastian mi rivolse uno sguardo paterno…

-Va bene…- Io ero quasi sul punto di piangere.

-Giuramelo… non voglio perdere un amico.- Sebastian mi prese per il mento in modo tale da guardarci negli occhi.

-Sei molto gentile da considerarmi un amico, anche se sei uno schifoso demone.- Gli occhiali miei erano appannati di lacrime.

Sebastian sorrise gentilmente.

-Sebastian, ho capito. Puoi smetterla di avvicinarti alle mie labbra? Sono etero, sai?- La situazione si faceva pesante.

Il revolver (alias Zoe) emise un suono di ricarica.

-Sono fidanzato e poi non sei il mio tipo.- Risposi asciugandomi gli occhiali.

Sebastian scoppiò a ridere, questo mi sorprese.

-Neanche tu sei il mio tipo, rimaniamo amici, và.- Sebastian mi porse la mano e subito gliela strinsi.

Ritornammo all’esplorazione, trovammo tantissime bare che erano tutte diverse tra loro, per dimensione, effige e avevano targhette con sopra i nomi dei cari estinti. Solo tre non avevano niente sopra: solo legno tarlato.

-Quelle tre…- Indicai. –Già, è sospetto.- Confermò Sebastian.

Con una manata, Sebastian aprì la prima bara: una donna dai capelli viola riposava all’interno.



Aprii le altre due: un uomo e un adolescente.  

(Ragazze, vi prego di non sbavare, umidificherete la tastiera. Grazie.)

(Idem come sopra.)

Sebastian avvicinò la testa per osservare meglio il viso della ragazza, ma una stretta veloce al collo lo bloccò.

Quella donna l’aveva afferrato per la gola e lo stringeva forte…

-Seb… Sebastian!- Io mi avvicinai per aiutare il demone.

La ragazza mi rivolse uno sguardo vuoto e scagliò con violenza il corpo del maggiordomo sulle bare dall’altra parte della stanza.

Io lo raggiunsi per controllare le sue condizioni: La testa era reclinata in modo anormale, sul collo si poteva vedere le ossa fuori posto.

-Mio dio… sei ancora vivo?- Ero spaventato dalla situazione.

Sebastian si alzò con il collo ancora piegato da una parte, ma lui, senza problemi, prese la propria testa e con uno schiocco ripetuto di ossa, la rimise in posizione.

-Come ci sei riuscito?- Ero felice che stesse bene.

-Lo hai dimenticato? Io non sono altro che un diavolo di maggiordomo!- Sorrise beffardo e si tolse il guanto con i denti.

La vampira viola sembrò molto infastidita che il suo colpo fosse andato a vuoto.

-Di lei me ne occupo io. È un fatto personale.- Sebastian era già pronto alla battaglia, gli occhi rossi annunciavano la massima serietà.

-Ok, io mi occupo dei due giovani!- Replicai me tirando fuori il revolver e il machete.

Il ragazzo dai capelli nerissimi, dalle sue braccia, fece uscire delle catene con le punte acuminate, che sicuramente le usava come fruste.

Il ragazzo dai capelli bianchi, invece, caricò un mitragliatore SGM.

-Zoe, Emma, non deludetemi!- Mi rivolsi alle mie armi.

-Conta su di noi!- Risposero in coro le due buki.

La battaglia stava per incominciare.


Ah, mi dispiace, ma devo fermarmi ora. Spero che il capitolo vi sia piaciuto, il prossimo arriva il 12/02. A presto!
   
 
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