04/02/2012
3 recensioniAlla fine l'ho scritta tutta d'un fiato, guidata dall'ispirazione, ed è risultata semplicemente una breve storia narrata nel mio stile.
In ogni caso ne sono soddisfatta, perciò la pubblico quì, sperando di fare cosa gradita ^^
La giostra
Con occhi civettuoli lei lo guarda. Le guance arrossate. Lui la ricambia senza farsi accorgere dagli spalti festosi. L’aria della primavera nascente è ancora pungente alle prime luci del giorno.
Le dita del cavaliere corrono impazienti alla cinta e sorvolano l’elsa della spada. Scivolano lievi sugli anelli metallici che inglobano al loro interno l’intero busto. Quasi distrattamente si ritrova a carezzare tra i polpastrelli il fazzoletto azzurro legato al polso. Il mio amuleto. Cosa può scalfire il favorito della dama?
Sorride ancora quando lo scudiero lo raggiunge trafelato. Dopo questa vittoria ne farò un cavaliere. Il ragazzetto riluce dello scintillio dell’armatura sorretta con abilità.
Il sole è più alto, ora.
Lascia solitarie impronte nella sabbia, ricoperte in pochi istanti dal celere vento. La polvere danza nei pallidi raggi di sole. Polvere. Questo è ciò che resterà del perdente. La gloria e la mano di lei. Ciò che otterrà il vincitore. Io sarò il vincitore.
Lo scalpiccio alle sue spalle lo avverte. Nero e lucido si staglia nella luce il fedele compagno di mille battaglie. È pronto. Indossa già sella e briglie. È pronto. Lo vedo nei suoi occhi.
Una carezza sul muso, in corrispondenza della liquida macchia bianca che scende dal folto crine alle nari dilatate e sbuffanti.
-Sei nervoso?- chiede con un sorriso spavaldo. No. Perché dovrebbe? Vinceremo.
In risposta alla domanda, il cavallo alza d’improvviso la testa e scuote con noncuranza il collo lungo e possente.
-Così impaziente, proprio come il tuo padrone!- lo rimbecca.
Quasi ad averli sentiti, le trombe squillano fastidiose ad interrompere la conversazione.
Ecco finalmente giungere l’avversario. Quel vile. Monta già la sua cavalcatura e si pavoneggia davanti agli spalti. La visiera ancora alzata. Saluta. Sì, saluta. Sarà l’ultima volta.
-Ora tocca a noi- sussurra all’orecchio teso del suo destriero.
Un agile balzo e gli è in groppa. Si erge glorioso tra gli schiamazzi del pubblico.
Indossa l’elmo. Il pennacchio arancio al vento. Lo scudo s’allaccia perfetto al braccio sinistro. La lancia è ormai in resta, stretta nella mano destra.
I duellanti si studiano nel silenzio improvviso. L’aria è pesante. L’atmosfera è elettrica.
Il vigoroso purosangue schiocca due volte lo zoccolo sul selciato. Le narici si allargano in uno sbuffo irrequieto.
Il cavaliere fa roteare lento l’asta nel palmo. Ode ormai solo il proprio respiro rimbombante all’interno della ferraglia pesante. Vinceremo.
D’improvviso entrambi si lanciano all’attacco. Il galoppo è irrefrenabile. Assordante.
Le punte delle lance scintillano al sole. Brillano di luce mortale. Ecco la tua fine, guardala bene.
Lo schianto assorda i rivali. Una lancia si spezza. Uno scudo rotola solitario. Oscilla. Cade.
Il favorito sorride in fondo alla lizza. Si sfila l’elmo. Lo getta.
Il favorito smonta di sella. Balza a terra. Le ginocchia non lo reggono. Il dolore, prima sordo, prende ora a ruggire con furore.
Il favorito porta una mano all’addome.
La lancia pretende ciò che le è stato promesso.
-Cosa può scalfire il favorito della dama?- sussurra.
Il fazzoletto trema sotto la carezza del vento. Adesso è rosso.