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Autore: Lils__L7    04/02/2012    7 recensioni
Una violenta zaffata d'aria fredda si abbatte come uno schiaffo sulle guance scoperte di James appena mette piede oltre il portone della Scuola; Lily corre avanti zampettando nei suoi pelosi stivali da neve e lui si domanda per quale motivo lei debba avere un sorriso così disarmante, e soprattutto perché lui non riesca mai a resisterle.
Let it snow, let it snow, let it snow.. ^^
Genere: Fluff, Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Coppie: James/Lily
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica
- Questa storia fa parte della serie 'Lui e lei che stanno insieme solo con la colla.'
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La neve se ne frega
Ce l'abbiamo fatta!
Dopo giorni e giorni d'attesa, la neve è arrivata persino da noi - inutile dire che ho passato tutta la mattina a farmi prendere a palle di neve in faccia - e con lei anche l'ennesima Lily/James, perché una promessa è una promessa ;)
A BetiBi, la mia piccoletta fluffosissima! <3
Lils :)

PS: Le citazioni sulla destra sono di L.Ligabue, 'La neve se ne frega'.


La neve se ne frega
-«Stai sotto la neve, ho bisogno di parlarti»-



Grazie per la neve che sta scendendo.

Mi sembra proprio puntuale. Tempestiva. Porta bianco.
Lima rumori e colori. Lima le bave dei sensi.
Ce n'è bisogno.
Ancora per un po'.

Hogwarts non è mai stata così bianca.
Da che ricordi, questo è l'inverno più nevoso che si sia mai abbattuto sulle torrette della Scuola.
Quasi tutti gli studenti di Hogwarts amano la neve: subito dopo pranzo si affrettano a svolgere i compiti - o non li svolgono affatto, più semplicemente - per poter passare più tempo possibile nel parco a costruire pupazzi che poi animano con la magia o a guerreggiare a suon di palle di neve e risate; i professori fingono disapprovazione nei loro confronti mentre sorseggiano tè caldo e cioccolate nella tiepida atmosfera dell'ufficio del vecchio preside, ma non possono evitare di sorridere quando gli schiamazzi si fanno più forti e gioiosi.
James Potter non ama la neve; dopo sei anni passati ad architettare tutti i modi possibili per trascinarlo fuori dal letto senza che opponesse troppa resistenza i Malandrini si sono arresi a concedergli sempre un sostanzioso vantaggio nelle partite a palle di neve, unico motivo che riesce sempre a convincerlo. Per questo quel sabato mattina, quando Sirius l'ha intravisto con gli occhi ancora semichiusi dal sonno indossare la canotta di lana che ha acquistato appositamente per le loro battaglie qualche anno prima, il Dormitorio maschile del settimo anno dei Grifondoro si è appellato a tutti i grandi maghi del secolo precedente per staccargli di dosso un latrante Felpato inconsciamente trasfiguratosi che ululava al tradimento e all'abbandono; all'attacco è seguito il classico imbronciato mutismo in stile Black che Sirius sfodera sempre quando il suo migliore amico preferisce una donna - quella donna - a lui, ma mentre si lascia trascinare nel parco da un'euforica Lily Evans James sarebbe pronto a scommettere la sua scopa di ultima generazione sulla collocazione che Sirius manterrà per tutto il tempo: incollato alla finestra della loro stanza, l'aristocratico naso che appanna lievemente il vetro ad ogni brusco respiro.
Una violenta zaffata d'aria fredda si abbatte come uno schiaffo sulle guance scoperte di James appena mette piede oltre il portone della Scuola; Lily corre avanti zampettando nei suoi pelosi stivali da neve e lui si domanda per quale motivo lei debba avere un sorriso così disarmante, e soprattutto perché lui non riesca mai a resisterle.
«Jaaaaames» esclama lei saltellando sul posto a braccia spalancate, indicandogli la neve che da giorni è adagiata sul castello e che per lui ormai ha perso gran parte del suo fascino;
«Guarda che meraviglia!»
Basta che Lily sorrida perché il paesaggio si illumini di una luce nuova; James scuote la testa rassegnato, maledicendo lo stato avanzato di dipendenza
- «Si chiama amore Jim, amore» - in cui si trova e azzarda qualche passo incerto ed ondeggiante verso di lei.
E' davvero una meraviglia.
«Facciamo un pupazzo di neve?» chiede lei, e James risponde con un sorriso stiracchiato e infreddolito che la fa ghignare; non si arrischia ad aprire la bocca per ora: ha paura che gli si congeli la lingua e vorrebbe usarla per baciare Lily, prima o poi.
Si inginocchiano entrambi, vicini, e cominciano ad ammucchiare tutta la neve che riescono a tenere tra le braccia; Lily non l'ha detto, ma James è sicuro che voglia fare un pupazzo enorme e se non fosse lei la odierebbe per questo, perché nonostante i guanti e le due sciarpe che indossa sta rischiando una lenta morte per ipotermia e l'immagine di Sirius che sorseggia una tazza di cioccolata fumante per fargli dispetto non riesce a sparire dalla sua mente.
«Va bene così?» le chiede, allontanandosi un po' dalla grossa palla di neve ghiacciata che deve fungere da corpo del loro pupazzo; non fa neanche in tempo a parlare che già se ne è pentito, sentendo le corde vocali diventare stalattiti e immaginando la vocetta stridula che produrrà la prossima volta che aprirà bocca.
«E' perfetto» dice lei, passando una mano guantata sulla superficie della palla per levigarla; «Passiamo alla testa»
Quando la seconda palla di neve, lievemente storta e più piccola della prima, viene issata sull'altra, James rabbrividisce visibilmente; ha le orecchie gelate e i capelli imbrattati di bianco, ma continua imperterrito a sorridere a Lily.
«Vado a cercare un rametto per le braccia» dice facendo per alzarsi in piedi, per poi scivolare malamente a terra di schiena sulla neve ormai gelata e scivolosa. «Ahio!»
Lily scoppia a ridere tenendosi la pancia con le mani;
«Godric! Ti sei fatto male, James?»
Il suo nome detto da lei suona così bene in tutto quel silenzio bianco che quasi quasi ora si alza e cade di nuovo, di proposito, solo per sentire quel tono divertito e vagamente apprensivo pronunciare James. Ma non lo fa;
«Merlino! No, sto bene» risponde tra le risate.
«Avresti dovuto vedere la tua faccia! Impagabile, ti giuro! Se solo avessi avuto una macchina fotografica..!» riprende lei, tendendogli una mano in un gesto fraterno che gli fa perdere un battito; per tutti i mantelli di Silente, non può ridursi in quel modo per così poco.
James torna serio di botto mentre le stringe la mano, fingendosi estremamente irritato:
«Ah, ero ridicolo, eh? Questa me la paghi, Evans!» esclama, e dà uno strattone al suo braccio facendole perdere l'equilibrio.
Lily strabuzza gli occhi e gli cade accanto con la faccia nella neve, e quando ne esce completamente imbiancata James se la ride della grossa accanto a lei;
«Sei uno spasso, Evans! Hai fatto una facc..»
Una palla di neve fresca e grossa si schianta sul viso di James e il freddo gli entra negli occhi, nel naso, nella bocca e nel collo stretto nella sciarpa dai colori Grifondoro, accompagnato da una risata malvagia di Lily che si fa spazio prepotente nelle orecchie, nel cervello, dritta al cuore - che tra tutte è la parte che accusa di più.
James scuote la testa con un movimento degno di Felpato (Godric, quanto starà ridendo Sirius dalla finestra?) e la neve scivola via dai suoi occhiali, mentre Lily intenerita dal brivido che vede passargli sulla schiena gli allontana il ghiaccio dal viso con dei buffetti goffi che le colorano le guance di rosso; ridono, ridono di cuore a vedersi tutti bianchi e così bambini semplicemente per un po' di neve in un parco, e stanno così bene stesi vicini l'uno accanto all'altra.
«Sei pessima, Evans» mormora James girando la testa quel poco che basta perché il naso sfiori il suo.
«Hai cominciato tu, Potter» ribatte lei mostrandogli la lingua.
Basterebbe davvero poco per allungarsi e baciarla. Il silenzio attorno avvolge l'ultimo eco delle loro risate e James sorride, facendo forza sugli addominali e violenza sui suoi pensieri per alzarsi a sedere e allontanarsi da quelle labbra così rosse di freddo.
Lily ridacchia e James si volta verso di lei con aria perplessa, in tempo per vederla tirarsi su e allungare un braccio verso il suo viso; fa per scansarsi perché ne ha abbastanza di tutta quella neve che gli gela le guance e la pelle sotto il mento, ma la mano di Lily finisce tra i suoi capelli e con un gesto lento gli spazza via del bianco dai capelli. James non smette di fissarla sorpreso e lei arrossisce, ed è davvero buffa con le guance rosse che stonano così tanto col candore intorno a loro.
«Avevi.. avevi della neve, James» dice, sorridendo lievemente.
La distanza tra loro è davvero ridicola e James sa già che si è soffermato troppo a guardarle le labbra; distoglie lo sguardo facendosi quasi male al collo e si alza sulle ginocchia, battendo più volte una mano su quella che dovrebbe essere una spalla del loro pupazzo di neve.
«Avanti, finiamo Frosty»
Lily sbatte velocemente le ciglia per qualche secondo e James sopprime la sensazione di aver visto un lampo di delusione nei suoi occhi verdi, ma poi lei sorride allegra e si alza in piedi a fatica;
«Frosty? Ma che nome è Frosty?» ride, ma la neve quasi fastidiosamente bianca se ne frega e risucchia tutto il colore delle sue risate.


«Godric, grazie per i camini della Sala Comune»
James è steso sul divano al centro della stanza e non accenna il minimo movimento: è ancora completamente vestito e tiene tra le mani una tazza bollente nella quale bagna la lingua a intervalli regolari di tempo, ritirandola con sua somma soddisfazione bella calda e cioccolatosa; Lily è seduta davanti al camino di spalle per riscaldarsi la schiena e ridacchia, lo sguardo fisso su di lui e la tazza fumante ai suoi piedi.
«Mm, grazie comunque» mormora poi, fissando intensamente la sua cioccolata.
«Di cosa?» chiede James, voltandosi impercettibilmente verso di lei.
«Tu odi la neve. Sei stato gentile ad accompagnarmi fuori prima»
James sorride; «Non odio la neve, sono solo molto freddoloso.»
«Beh, allora grazie per essere sceso a prendere freddo insieme a me»
«Ma l'ho fatto volentieri, è stato divertente costruire Frosty»
«Potter, come posso fare per ringraziarti senza che tu ribatta?» sbotta Lily, facendolo ridere.
«Va bene, va bene. Prego, Evans»
Ridacchiano assieme, scambiandosi uno sguardo divertito e un accenno di brindisi con le tazze; poi bevono un lungo sorso di cioccolata e Lily chiude gli occhi beandosi della sensazione di calore nello stomaco.
James ride piano e lei si volta perplessa verso il divano, per poi sussultare nel trovarselo di fronte mentre sorride apertamente, le guance rosse e tra i capelli gli ultimi residui di neve; abbassa la tazza, inclinando la testa come per incitarlo a spiegare e offrendogli inconsciamente la comica visione di uno sbaffo di cioccolata proprio sotto il naso.
Gli occhi nocciola di James si chiudono appena e le sue labbra cioccolatose si posano su quelle di Lily, strofinando lentamente la pelle appena sopra con la lingua; lei trattiene il respiro e aspetta serrando le palpebre qualcosa che però non arriva.
Quando Lily riapre gli occhi, James non è più sulle sue labbra e col cuore in gola sorride timoroso e un po' beffardo.
«Avevi della cioccolata, Lily»

La danza del delirio la conduci tu. Io sto solo imparando a non pestarti i piedi.

  
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