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Autore: GiadiStewart    04/02/2012    3 recensioni
Dal primo capitolo:
Ho perso anche lui, lo definirei il mio primo amore, quella persona così simile a me che mi ha capita e mi ha aiutata, mi ha consigliata e mi ha protetta. Il mio Tate, che ormai non era più mio, ma che si era limitato ad essere l’ “inquilino” che si aggira in questa casa più cauto possibile per non incontrare me o la mia famiglia. Certe volte speravo di incontrarlo per sbaglio nel seminterrato, ma era talmente attento e scaltro che riusciva ad evitarmi, ma se tanta era la voglia di vederlo, tanta era anche la voglia di affrontarlo mai perché ormai non eravamo più niente, ci eravamo costruiti uno spesso muro impossibile da buttare giù, e che soprattutto non volevo buttare giù perché quello che aveva fatto a mia madre era imperdonabile e al solo pensiero di quel brutto ricordo mi venivano i brividi e la bile risaliva fino alla gola per il disgusto e disprezzo che si era creato in me.
Genere: Drammatico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: Lemon | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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La musica rimbombava per tutta la casa ed ero sicura che avrebbero sentito per tutta la via, tutto era pronto e Kurt ci aveva impiegato due giorni per preparare tutto ed ora la maggior parte della casa era al buoi con qualche luce colorata, tanti tavoli con le birre e superalcolici vari di cui neanche sapevo il nome, i divani erano stati spostati proprio per lasciare più spazio.
Non era ancora arrivato nessuno, ma Kurt aveva già attaccato la musica che già odiavo, anche se era perfetta da ballare, ma sicuramente non ballerò con tutta quella gente.
Mannaggia a me che ho gli ho fatto questa promessa!
Questa piccola vocina mi fece venire l’idea di non presentarmi e starmene nascosta a guardare tutto il proseguo della festa, ma la parte più razionale di me mi disse che non era troppo tardi tornare indietro e che ormai –in qualunque modo andasse- dovevo partecipare.
Inoltre tutti mi avrebbero riso in faccia perché non sapevo come vestirmi visto che non sono quel tipo di ragazza tutta lustrini pailettes, ma non me ne importava poi molto visto che dopo mezz’ora saranno tutti pieni di alcol e penseranno solo a ballare o a scopare con qualcuno quindi anche questo problema poteva considerarsi risolto.
Mentre la musica continuava a suonare a palla vidi mio padre precedermi prima che mi decidessi ad apparire e con sguardo preoccupato mi chiese: “Sei sicura di voler partecipare a quella festa? Già vedo cosa a preparato quel pazzo del ragazzo e non voglio che partecipi anche tu!”
Alzai gli occhi al cielo e sbuffai: “E’ la ventesima volta che me lo chiedi papà e la risposta è sempre la stessa: sì! E poi ti ricordo che recentemente hai ‘approvato’ la mia piccola libertà?” chiesi metaforicamente, lui rimase per qualche momento interdetto e poi annuì sconfitto.
“Va bene! Vai e divertiti.”
“Bene, grazie papà” sorrisi e lo abbracciai e mentre scesi le scale mi pareva di aver sentito mugugnare un ‘Certo certo’ da parte sua, ma lo tralasciai perché ero già in ritardo.
Quando apparii in salotto non vidi nessuno, ma la musica era ancora più alta di quello che pensavo e quando vidi la grandezza delle casse capii subito il motivo… erano davvero grandi ed equivalevano quasi alla metà del mio corpo. Ma dove prendeva queste cose?
Girai per tutta la casa e come prevedevo Kurt ha fatto le cose veramente in grande: anche la cucina era strapiena di roba, c’era pure da mangiare, ma chissà se li avrà comprati o se li avrà fatti sua madre.
Tralasciai questo pensiero per concentrarmi meglio su alcuni passi, pensavo fossero i primi ragazzi che arrivavano alla festa e invece… la mia vista si annullò e divenne tutto buio e una voce risuonò dolce vicino al mio orecchio:
“Speravo non venissi più?” sentivo il suo fiato caldo sul mio orecchio destro e subito una scarica di brividi percorse tutto il mio corpo e come se non bastasse Kurt non accennava ad allontanarsi da mio corpo ed io stavo completamente andando in tilt. Uff perché devo lasciarmi trascinare così? E fu proprio questa domanda a risvegliarmi dal momento di estasi nel quale ero entrata, così cercai di darmi un contegno e di far apparire la mia voce il più normale possibile
“Ma se non è arrivato ancora nessuno?”  dissi con tono troppo stridulo e teso, tentativo di rendermi meno sensibile al suo tocco: fallito. Anche se ero morta avevo bisogno anche io di vedere quindi senza sembrare troppo sgarbata, tolsi le sue mani dal mio viso e mi girai e idiota io che l’ho fatto! Era davvero bellissimo e il suo sorriso sghembo completava il quadro, tuttavia non si era vestito troppo accuratamente, ma comunque avrebbe fatto il suo figurone: indossava un paio di jeans stretti e chiari, una maglietta nera con scollo a V a maniche lunghe che però teneva piegate fino alla piega del gomito mettendo in evidenza i suoi muscoli non troppo pompati.
La sua bellezza era veramente mozzafiato tanto che rimasi a fissarlo per alcuni minuti e infatti se ne accorse schiarendosi la gola per attirare la mia attenzione e abbassai con uno scatto il viso quando vidi che stava ridacchiando.
Rideva pure delle mie figure!
“Stai davvero molto bene” disse interrompendo il silenzio pesante che si era venuto a creare
“N-non avevo nient’altro, non sono la tipa dai millemila vestiti all’interno dell’armadio” ero davvero imbarazzata quella sera, non so cosa creava tutto quel disagio, non che le altre volte che vidi Kurt ero completamente a mio agio, ma ora ero troppo tesa come una corda di violino.
Sentii ancora la sua risata soffocata e poi dire: “Non c’è problema, stai benissimo così” fece poi un passo verso di me e subito mi si bloccò il respiro temendo il peggio, ma per fortuna avvicinò soltanto la sua mano calda sulla mia guancia per lasciarmi una carezza appena sfiorata. Quel tocco mi aveva trasmesso solo una piccola scossa, ma nulla più perciò lasciai perdere.
Inoltre, il campanello interruppe il momento segno che la festa stava per cominciare, il campanello continuava a suonare senza sosta… abbastanza impazienti quelli là.
“Scusami, vado ad aprire” io annuii e si diresse verso l’ingresso, dalla cucina riuscivo a sentire prima delle urla e poi delle frasi attutite:
“Ehi bello, finalmente!” da come parlava sembrava essere un vecchio amico.
E poi una ragazza:
“Wow che casa! Ci si diverte stasera!”.
Alzai gli occhi al cielo e la tensione salì ancora di più rispetto a cinque minuti fa, non sapevo come comportarmi, non sapevo come attaccare bottone con quelli visto che non ero mai stata forte nelle relazioni, continuavo a muovermi avanti e indietro incapace di stare ferma e cominciai a sudare freddo. Forse era meglio andare di là se no Kurt avrebbe pensato che me la ero data a gambe, cominciai a camminare incerta e intanto il corridoio era tutto scuro e dal salotto provenivano le luci colorate. Quando arrivai tutti avevano già cominciato a ballare e c’era già un bel gruppo di persone e credo che ne arriveranno altri, un paio di ragazzi si accorsero della mia presenza e mi squadrarono dall’alto in basso.
Sapevo già i loro pensieri sul mio vestire, ma lasciai perdere.
Poco dopo notai che una ragazza parlava all’orecchio di Kurt e capii subito qual’era l’argomento del loro discorso perché vidi Kurt rivolgermi il suo sguardo e dirigersi verso di me.
Okay, adesso si sta dirigendo verso di me e poi che faccio? Ecco cosa succede quando non si vanno mai a feste di questo tipo!
Quando mi sorrise e avvicinò le sue labbra al mio orecchio e con voce alta in modo da farsi sentire mi disse: “Balliamo?”. La domanda mi lasciò interdetta e non me l’aspettavo per niente, invece lui cercava sempre di mettermi alle strette e così presi la scelta più giusta da fare: scossi la testa in segno di negazione e lui mi rivolse uno sguardo supplichevole, ma io rimasi ferma sulla mia decisione.
Kurt si avvicinò di nuovo al mio orecchio e con voce suadente mi disse: “Ricordi quello che ti ho detto ieri? Questa non è la vera Violet quindi mi aspetto di vederla stasera anche a costo di stare qui per tutta la serata” quel ragazzo mi lasciava sempre spiazzata senza capacità di ribattere e mi stavo innervosendo, insomma non poteva costringermi se non volevo.
“Devo assentarmi un momento, poi torno perciò non scappare” era davvero sicuro di sé e non sarei riuscita a sfuggirgli molto facilmente
“Ti sei già arreso?” gli chiesi con tono di sfida
Non mi rispose subito e nel frattempo si scompigliò i capelli: “Ottengo sempre quello che voglio”
Okay, ennesima bastonata. La voglia di andarmene era troppo forte, mi bastava soltanto aspettare che lui se ne andasse e muovere quei piedi che erano rimasti fin troppo sullo stesso posto, ma non capisco per quale motivo rimasi lì e non colsi quell’occasione neanche quando si allontanò.
Poco dopo vidi arrivare verso di me quella stessa ragazza che aveva parlato poco prima con Kurt, aveva un vestito davvero cortissimo nero, capelli rossi e gli occhi verdi, quando arrivò esattamente di fronte a me, senza dire niente allungò il braccio e mi porse una bustina trasparente, non capendo cosa significasse glielo chiesi: “Senti, ma che cos’è?”
Lei mi sorrise e poi mi rispose: “Ti farà sciogliere un po’” e poi come era arrivata, se ne andò.
Guardai cosa c’era all’interno della bustina trasparente e intravidi una pasticca e subito ci arrivai a quello che aveva detto quella ragazza! Voleva che la prendessi, ma non sapevo che tipo di droga era e non sapevo quali effetti mi avrebbe provocato, e più di tutte non volevo assolutamente prenderla!  
Ma dove cavolo ero finita? Droga, musica a palla, cosa ci poteva essere ancora?
Misi in tasca la bustina e decisi almeno di andare a prendere da bere piuttosto che starmene ferma come un palo; il tavolo era dall’altra parte del muro di persone che ballavano e non riuscivo neanche a trovare un varco che non fosse in mezzo a tutto quel casino, ma non avevo altra scelta: dovevo farmi strada tra loro.
Mi incamminai e appena dentro a quella massa di persone non riuscivo a camminare dritta, ma con i loro corpi mi sballottavano da una parte all’altra e mi era difficile tenermi in equilibrio e quando uscii da tutto quel casino mi ritrovai Tate davanti. Fantastico! Di male in peggio.
Anche se non volevo vederlo il mio cuore cominciò a battere velocemente, anche se speravo di non darlo troppo a vedere.
“Che ci fai qui?” chiesi dura e infastidita
“Non prendere quella roba, Violet!”
“C-che…?” non riuscii a concludere la frase sbalordita com’ero
“So quello che vuole fare quello, dammi la bustina”
“Cosa? Tu stai delirando!”
“Ho detto, dammi la bustina” ripeté meno paziente di prima, e anche io la stavo decisamente perdendo. Continuava a presentarsi di sorpresa e facendomi richieste assurde, era abbastanza ormai.
“Lasciami in pace Tate” dissi ormai arrabbiata e fece per andarmene, ma lui mi prese il polso e mi fece rigirare di fronte a lui e mi ritrovai il suo viso a pochi centimetri dal mio e il respiro mi divenne improvvisamente affannato, ero tesa al suo contatto come se tutti i miei nervi mi mettessero all’erta e allora perché allo stesso tempo lo volevo? Dio non ci capisco più un cazzo!
“Solo non prendere quelle pasticche” disse scandendo ogni parola in modo che mi entrasse bene in testa; io non gli risposi e lui mi lasciò andare.
Era da un po’ che Kurt era sparito e non avevo la minima idea di dove potesse essere andato a finire, provai in cucina ma non c’era, provai al piano superiore ma di lui nessuna traccia, solo coppiette sbronze che scopavano di qua e di là, l’unica stanza che rimaneva era la cantina e non so per quale motivo sentivo che poteva essere lì sotto.
Scesi le scale e la musica diventava sempre più attutita, le luci erano accese e illuminavano gran parte del sotterraneo, subito i ricordi di Tate fecero capolino nella mia testa, cercai di fermarli, ma ormai avevano preso il sopravvento. Ogni singola parte di questa casa apparteneva a noi e ogni volta che entravo in una stanza i ricordi mi assalivano ed io non potevo fermarli, le mie speranze di accantonare quel ragazzo biondo erano vane ed io dovevo solo conviverci.
Quando arrivai ai piedi delle scale, svoltai a sinistra–quella che era la vecchia stanza di Charles- e vidi quello che non avrei mai dovuto vedere, restai immobile come un pezzo di ghiaccio, con gli occhi spalancati dalla sorpresa. I miei occhi stavano fissando l’immagine di Kurt piegato con il naso a pochi centimetri da un tavolino, con un tubetto mentre sniffava una polvere bianca, il mio cervello si spense in quel momento e agii soltanto d’istinto:
“K-Kurt?” lo chiamai impaurita e scossa allo stesso tempo, lui si alzò di scatto al suono della mia voce e vidi la sua espressione cambiare in sorpresa, non poteva immaginare che io potessi trovarlo qui e subito si mise a coprire con il suo corpo tutto quello che c’era sopra il tavolo. Che stupido.
“Ho visto tutto, non ti preoccupare” dissi sarcastica e cominciai a correre per andarmene, ma la sua voce irruppe nelle mie orecchie. Ma cosa volevano tutti da me? Non potevo andarmene in soffitta in pace? Evidentemente no.
“Violet, aspetta!” io ero già al quarto scalino mentre lui era appena all’uscita della stanza, mi girai innervosita e sperai che non dicesse la tipica frase fatta: ‘non è come pensi’ se no potrei veramente uscire di testa questa volta. Aspettai che continuasse, ma quello che avevo previsto non era arrivato, anzi la prima cosa che mi disse era:
“So che Mary ti ha dato una bustina, dammela per favore”
Restai impietrita senza muovere un muscolo, la rabbia stava cominciando ad annebbiarmi il cervello e la prima cosa che mi veniva in mente di fare non era scappare e andare a rifugiarmi in soffitta, era più che altro urlargli quanti insulti potevano venirmi in mente, ma non feci neanche questo e senza pensare quello che facevo tirai fuori la bustina e lui allungò la mano perché pensava che gliela dessi e invece agii in tutt’altro modo: aprii la bustina, presi il contenuto e la avvicinai alla bocca, ma senza appoggiarla alla lingua, nel frattempo Kurt si era avvicinato in fretta ed ora era di fronte a me e senza che me ne accorgessi mi strinse il polso e lo allontanò dalle mie labbra
“Dammela, non puoi prendere questa roba” mi disse con tono duro e rabbioso
Lo fulminai con lo sguardo “Tu non mi dici quello che devo fare, chiaro? –ribattei stringendo i denti- Tu non mi conosci” dissi questa frase scandendo bene le parole, in modo che gli entrasse bene in testa che non bisogno del tutore.
E poi anche lui si divertiva in questo modo, perché non dovrei farlo anche io?
Strattonai il braccio e lui lo lasciò andare facilmente, riportai la mano alla bocca e appoggiai la pasticca sulla mia lingua, Kurt non fece nulla, non mi fermò e non disse una parola… mi osservava soltanto.
La ingoiai e dopo un paio di minuti cominciarono i primi effetti: le pupille si dilatarono, i nervi e tutti i muscoli si tesero come se avessero presero una scossa, il cervello si spense come se fosse andato in standby; l’espressione traspariva tutta la sua impotenza che aveva su di me, ma in quel momento non mi interessava, ero troppo elettrizzata perché me ne importasse qualcosa.
Salii le scale e tornai alla festa, la musica era diventata più alta e la vista un po’ appannata, ma comunque tutti stavano ancora ballando come se fossero appena arrivati e anche io non esitai ad entrare in pista.
Io che ballavo? Un evento da segnare sul calendario. Potevo farlo solo da fatta questa cosa.
Ad occhi chiusi ballavo a tempo di musica, era impossibile non spingersi perché eravamo tutti attaccati e notai che quella Mary mi stava fissando con un sorriso soddisfatto, troppo per i miei gusti, ma ora non volevo mettermi a pensare a quello, volevo solo divertirmi.
La schiena di una ragazza dietro di me venne sostituita da un petto ampio e capii subito di chi si trattava, le sue braccia mi cinsero la vita e ci muovevamo in sincronia come se uno sapesse i movimenti dell’altro, sentii il fiato di Kurt sulla pelle del mio collo che mi provoco soltanto dei piccoli brividi. Avrei preferito che ci fosse un’altra persona qui con me, ma ora chissà dove fosse, magari avrà trovato una ragazza più bella di me tra di loro, e questo pensiero mi fece innervosire ancora di più. Cercai di mettere da parte in un angolo della mia mente anche questo e mi promisi di pensarci più tardi.
Mi girai in modo da incontrare gli occhi di Kurt che mi fissavano desiderosi e capii subito cosa volesse così mi prestai ad accontentarlo, mi avvicinai sempre di più al suo viso e portai le mie mani tra i suoi capelli biondi, lui mi strinse di più a sé tenendomi la schiena e le nostre labbra si sfiorarono prima e poi approfondirono il bacio, appena aprii la bocca la sua lingua entrò e sfiorò la mia, quel tocco mi fece rabbrividire che non grazie a lui, ma grazie alla pasticca che avevo ingoiato. Il mio cervello poteva essere andato, ma anche il cuore non rispondeva ai suoi tocchi. Prima di staccarsi da me mi morse il labbro inferiore e lo lasciai fare, ci guardammo negli occhi e notai che aveva un’espressione più che soddisfatta che mi fece salire la rabbia; intanto vidi sbucare da un angolo della casa dei riccioli biondi, i suoi riccioli, solo che il suo sguardo traspariva solo delusione.
Lo avevo deluso.
Il mio cuore aveva smesso di battere quando realizzai tutto, ma ero ancora troppo fatta per affrontarlo, ma quando lo vidi scomparire mi sentii davvero uno schifo.

 



Note dell'autrice: 
Come promesso eccovi il quinto capitolo! :D 
L'ho scritto in tempi record e dopo la lunga attesa per quello precedente ho voluto farmi perdonare e spero di esserci riuscita xD Anche se non come volete voi u.u
Passando al capitolo... premessa: spero di non essere stata troppo esplicita nel descrivere le scene, stando nei limiti del rating arancione perciò ditemi se sono andata troppo in profondità ne ho bisogno perchè dovrò sapermi regolare anche per i prossimi capitoli :) Poi, Violet sta mostrando sempre di più i suoi sentimenti sempre accesi per Tate, ma che orgogliosa com'è non confessa (ma dico io... 'na svegliata?), inoltre di Kurt non gliene frega meno di zero quindi non preoccupatevi fan di Tate, anche se... E qui mi fermo xD
Stavolta ho messo due canzoni che mi hanno ispirata -e che mi sembravano perfette per il capitolo-, non sono una grande fan di questo genere musicale, ma stiamo parlando di quel figone di T. Mills e di una canzone della colonna sonora di Skins! (No, non vado pazza per Skins). 
Coooomunque sto blaterando troppo e sicuramente vi starete annoiando. Quindi alla prossima bella gente! 
-Giada. 
 
  
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