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Autore: moni93    04/02/2012    2 recensioni
“Allora, vorrà dire che ti sposo!”
“Cosa?!”
“Se ti sposo e abbiamo tanti figli, allora non sarai più solo, giusto?”
“Temo che ti dimenticherai presto di me, ma grazie.”
“No! Questa è una promessa! Il mio papà dice che bisogna sempre mantenere le promesse, perciò se lo dico, lo farò di certo!”
Cosa succede se una promessa, fatta quasi per gioco da bambini, viene mantenuta a distanza di anni?
Gilbert Nightray non si è mai preoccupato della sua vita sentimentale, ma da quando Mark, un servitore del duca Barma, si presenta al gruppo di Oz in qualità di informatore, il giovane dovrà iniziare a pensarci seriamente.
Se siete curiosi di scoprire l'identità della misteriosa ragazza che stregherà il cuore dell'impassibile Nightray e se volete leggere le disavventure amorose dei due giovani, questa storia fa per voi!
Genere: Commedia, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Gilbert Nightray, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Barma's Chronicles'
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RETRACE II – THE MOST BEAUTIFUL FLOWER IS ON A BRANCH TOO HIGH TO BE TAKE

 

La fanciulla, con occhi sbarrati e gote vermiglie, si portò istintivamente le mani ai capelli, ormai sciolti. Dopo un primo attimo di smarrimento, si voltò verso il duca.

«Uffa, papà! Sei il solito guasta feste!» gli urlò indignata.

«Non urlare e rivolgiti a me con più rispetto.» le rispose lui, leggermente seccato.

«Sophie? Papà?!» urlarono sconvolti gli astanti.

«Avevi promesso che te ne saresti rimasto buono!» brontolò imperterrita la ragazza, come se gli altri non esistessero.

«No, io avevo promesso che non avrei interferito con i tuoi incarichi, se tu fossi tornata indenne.»

«Ma dai, papà! Corri più rischi tu quando fai infuriare la zia Cheryl! E comunque non mi sono fatta niente.»

«Un momento, un momento, vi spiace spiegarci?» chiese Oz, che venne nuovamente ignorato.

«Oh, certo, quasi dimenticavo! Tu non ti fai mai nulla, giusto?» le ribatté il duca.

«Come tu non mi spii mai quando metto un piede fuori dalla villa, giusto?» le rispose a tono la ragazza.

Il duca stava per ribattere, ma rimase di sasso di fronte a quell’affermazione.

«Tu...» iniziò poco convinto, ma con una certa rabbia crescente «Parlami con più rispetto!» sbraitò infine.

«Ti porterò il dovuto rispetto, quando tu ti comporterai in modo differente. Per ora ti porto il rispetto che merita un bambino! E non urlarmi contro!»

A quel punto, dovette intervenire Reim, che si frappose tra i due.

«Su, signor duca, non urli e anche lei, signorina, non si agiti. Cercate di calmarvi.»

«Io sono calmissimo!» gli urlarono all’unisono i due Barma.

«Ehm, sì, non lo metto in dubbio, ma... non sarebbe il caso di presentarsi?» propose Reim cordiale, sebbene avesse la voce rotta dal panico.

La ragazza volse lo sguardo agli altri occupanti della stanza e li osservò come se si fosse resa conta della loro presenza solo allora.

«Oh... ehm… sorpresa?» riuscì a dire infine, sebbene suonasse più come una domanda che come un’affermazione.

«Il tipo strambo è una tizia?» chiese Alice curiosa ad Oz.

«Ehm... a quanto pare quella è la figlia del duca.» le spiegò il biondo.

«Che?! Il duca pagliaccio è il padre del tizio ragazza?»

«Duca, ora inizio a perdere davvero la pazienza. Sebbene tutti sembrino divertiti da questa pagliacciata, esigo delle spiegazioni altrimenti...» minacciò Break.

«Altrimenti cosa, Cappellaio? Ti metterai a spadroneggiare col tuo Chain e...»

«Papà, adesso piantala però. Sei pesante!»

Il duca fissò la fanciulla con aria parecchio adirata ma, dopo aver brontolato un: «Pesante? Poi te ne farò pentire» decise di rispondere in modo più consono.

«Non c’è nulla da spiegare.» disse il rosso in tono affabile, celandosi la parte inferiore del viso col suo inseparabile ventaglio e poggiando la mano libera sulla testa della ragazza «Questa è mia figlia: Sophie.»

Silenzio.

«Il duca ha una... figlia?» chiese sbalordita Sharon.

Persino Gilbert non riusciva a crederci. Era già abbastanza sconvolto dal fatto che Mark in realtà fosse una ragazza, ma venire a conoscenza che era anche l’unica figlia del duca Barma (o, almeno, sperava che non ci fossero altri membri segreti di quella famiglia) era semplicemente troppo per i suoi nervi.

Il duca fissò accigliato la giovane Rainsworth.

«Perché? Che c’è di strano? Credevi forse che non potessi avere figli?»

«Chiedo scusa, ma la nonna non me ne ha mai...» Sharon non riuscì a terminare la frase.

«Certo che Cheryl non te l’ha detto: glielo chiesi io di non farlo.»

«E perché? Se posso...» si affrettò ad aggiungere la mora, per non suonare ulteriormente scortese o avventata nel parlare.

«Per il semplice fatto, che detesto che gli altri mettano il naso in questioni che non sono di loro competenza.»

«Papà, ti faccio presente che tu vivi ficcando il naso in questioni che non ti riguardano.»

«Sophie, tappati quella boccaccia!»

La giovane ridacchiò divertita. A quanto sembrava, stuzzicare il padre doveva essere il suo passatempo preferito.

«Tralasciamo il fatto che nessuno era al corrente della tua vera identità.» intervenne Gilbert «Per quale arcano motivo ti sei travestita da uomo?»

Sophie abbassò lo sguardo imbarazzata, ma poi si avvide a dare una sonora pedata al piede del padre, dato che aveva bofonchiato: «Colpa tua, idiota.»

«Questo posso spiegarlo io.» s’intromise Reim «La signorina Sophie...»

«Sophie, Reim. È solo Sophie! Quante volte te lo devo ripetere?» lo interruppe la ragazza accigliata e fissando per aria.

«Ehm... sì ma io non so se posso...»

«Reim, per l’amor del cielo, concludi una frase. Almeno quello pensavo che fossi in grado di farlo.» il duca l’aveva apostrofato con gioia per l’ennesima volta, essendo quello uno dei suoi antistress prediletti.

«Papà, lasciatelo dire sei proprio...»

«Come stavo dicendo!» squittì il servo, prima che scoppiasse un’altra tempesta «La signorina... ehm... Sophie, mantiene sempre questo genere di travestimento con i clienti. In questo modo, non è mai rintracciabile.»

«Ma è risaputo che il casato Barma è in ottimi rapporto col mio.» Sharon non riuscì a trattenere la sua indignazione «Perché non si è voluta fidare nemmeno di noi?»

«Ehm.. dunque...» Reim si tolse gli occhiale e li fissò con aria assente «Io potrei anche dirvelo, ma se lo facessi...» lanciò un’occhiata a Sophie, la quale gli rivolse uno dei suoi sorrisi più smaglianti.

«Lo ammazzerei, dopo averlo torturato con metodi inimmaginabili!» concluse raggiante per lui.

«Appunto.» confermò mesto il servo.

«Bene, giunti a questo punto, noi ce ne andremmo.» fece il duca, trascinando Sophie per il braccio.

«Ehi, no! Aspetta un momento! C’è una cosa importante che devo dirgli! Riguarda i Baskerville!»

Nell’udire quel nome, tutti si fecero attenti e persino il duca mollò la presa del suo braccio, per lasciarla parlare ed ascoltare le sue parole.

«Posso dirvi dove si riuniranno.» disse parecchio soddisfatta.

«Tu cosa?» chiese allibito Gilbert.

«Ma la missione non era stata un completo fallimento?» fu Break a parlare stavolta.

«Ve l’avevo detto, no? Sono o no il miglior informatore in circolazione?»

«Adesso non esagerare, Sophie.»

«Dopo quello che dirò, ti ricrederai anche tu, papà. Gilbert, per caso avevi notato nulla di strano la sera che Lotti ci ha attaccato? Un suono fuori dal comune, per esempio?»

Il Nightray si fermò un attimo a riflettere.

«Sì.» ammise «Ora che me lo fai notare, c’era qualcosa: un battito d’ali piuttosto forte, ma poi Lotti è arrivata e, in seguito alla baraonda che è esplosa, l’ho dimenticato. Probabilmente era un uccello parecchio grande.»

Persino gli occhi di Sophie parvero sorridere.

«Non era un uccello: era il mio Chain. E si dà il caso, che sia fatto apposta per celarsi nelle tenebre e seguire ovunque il suo bersaglio. E, ora, il suo obbiettivo è Lotti.»

Le parole di Sophie sorbirono l’effetto desiderato: tutti pendevano dalle sue labbra ed avevano un’espressione talmente esageratamente stupita, che lei si lasciò sfuggire una risatina.

«Ma come... quando...?» Gilbert non riusciva nemmeno ad articolare una frase.

«Cosa credevi, che andassi alla ricerca di un Baskerville senza un piano ben preciso? Papà non provarci nemmeno a ribattere!» Sophie lanciò un’occhiataccia al padre, che sembrava sul punto di smentire le sue parole, ma nonostante quel monito volle comunque dire la sua.

«Solitamente sei talmente goffa e imbranata, che una mossa tanto intelligente mi pareva non adatta a te.»

La ragazza incassò il colpo e, con parecchio imbarazzo, continuò a parlare come se niente fosse.

«Dicevo che il mio Chain, cioè Lotti... ehm...»

«Stavi dicendo che avevi un piano.» l’aiutò gentilmente Reim.

La giovane apprezzò il gesto e gli sorrise.

«Sì, è così! Gilbert, ti ricordi che due sere fa andai in biblioteca?»

Il ragazzo annuì.

«Ebbene, non è stato tempo perso. Ho faticato molto per trovarlo, ma alla fine sono riuscita ad avere tra le mani un manoscritto risalente a cento anni fa. Naturalmente, per le persone comuni è un normalissimo libro, per questo è tenuto nascosto in bella vista.»

«Non capisco. Se è nascosto, perché dovrebbe trovarsi in bella vista?» chiese Oz confuso.

«Quando vuoi trovare qualcosa, solitamente, lo si cerca nei luoghi più strani ed occultati; tuttavia se, invece, si trovasse proprio sotto al tuo naso non te ne accorgeresti nemmeno.» rifletté a voce alta il Nightray.

«Esatto, e quale luogo migliore per nascondere un libro, che una biblioteca?» acconsentì raggiante la Barma.

«Sei un demonio.»

«Grazie, papà!»

«Non era un complimento.»

«Per i tuoi standard, è la lode migliore che abbia mai ricevuto negli ultimi anni.»

«Vi spiace rimanere in tema?» chiese Break, vistosamente seccato.
«Come stavo dicendo, prima che quel tontolone di mio papà m’interrompesse (è inutile che mi guardi così, tonto sei e tonto rimani), ho trovato un libro...»

«Che parla dei Baskerville?» proruppe Oz, in quella che voleva sembrare più un’affermazione che una domanda.

«Cielo, certo che no! Non sono mica così stupidi!»

«Oh...»

«Però, anche se non direttamente, venivano menzionati, perciò possiamo dire che c’hai azzeccato. La volete sapere la cosa che mi ha colpito?»

«No, assolutamente, non ti abbiamo certo assoldato per darci informazioni sui Baskerville, no?»

«Le mocciose d’oggi diventano sempre più tonte!»

«Grazie per la puntualizzazione, Emily.»

«Break, piantala!» lo zittì Gilbert.

«Ho trovato un incantesimo in quel libro.» fece Sophie, sperando che la sentissero.

«Oh, Gil-kun mi minaccia? Paura!» rispose divertito Break.

«Ehi, mi avete sentita?»

«Lei ci sta gentilmente dando delle informazioni, ce la fai ad ascoltare senza fare il pagliaccio?»

«Ragazzi, dico a voi...» ritentò Sophie.

«Fantastico! Gilbert si è fatto già ammaliare dal suo bel visino! Ti credevo un po’ più sveglio.»

«Ehi, io sarei ancora qui...»

«Xerxes, adesso stai esagerando.»

«Oh! Anche Reim si unisce al gruppo “difendiamo la povera ragazzina indifesa”! Ora cosa potrei mai fare, solo contro due forze della natura come voi?»

Se possibile la discussione degenerò sempre più, perfino Oz e Sharon si unirono al coro di voci urlanti, ma una ventagliata colpì Reim tanto forte da farlo urlare. A quel punto tutti, dopo essersi assicurati che il giovane stesse bene, si voltarono ad osservare il colpevole, ovvero il duca.

«Finalmente un po’ di silenzio.»

BONK! Un pugno colpì la testa cremisi di Rufus Barma.

«NON-COLPIRE-MAI-PIÙ-REIM, CHIARO?» Sophie scandì per bene le parole.

«SEI-COMPLETAMENTE-USCITA-DI-SENNO?» la riprese allo stesso modo il padre.

«Sai benissimo che non perdono chi fa del male ai miei amici e Reim rientra nella categoria, anzi ha un posto d’onore in cima alla classifica.» prima che il duca potesse protestare, la ragazza osservò gli astanti e diede loro la tanto decantata informazione «In quel tomo che ho trovato in biblioteca, erano presenti alcuni incantesimi usati dai Baskerville per spiare i propri nemici. Mi ci è voluta tutta la notte, ma ne ho imparato uno semplice, che permette a Swan, il mio Chain, di non essere rintracciato e di passare attraverso le barriere magiche. È per questo che, quando Lotti ci ha attaccato, mi sono limitata a schivare e a provocarla: dovevo prendere tempo, mentre pronunciavo l’incantesimo. Perché abbia effetto, infatti, bisogna avere il bersaglio e il proprio Chain sotto un raggio visivo di qualche metro, altrimenti non funziona a dovere. Swan dovrebbe tornare a giorni, con l’esatta ubicazione della loro base, perciò mi farò viva io. Fino ad allora tenetevi pronti e, per l’amor del cielo, piantatela di litigare per ogni sciocchezza!»

Una volta terminato il suo monologo, Sophie fece un breve inchino e si avviò alla porta, seguita a rotta di collo da Reim, che però s’arrestò non appena udì la voce del suo padrone.

«Ah, Reim, quasi dimenticavo. Tu non dovevi tenerla d’occhio?»

«Ma, io... veramente…» tentò di giustificarsi il servo.

«Non temere, riceverai la giusta punizione, a tempo debito. Andiamo Sophie.»

«Ah, Reim.» fece la giovane Barma «Tu non avevi promesso di non farmi scoprire?»
«Ma, ma...»

«Non temere, riceverai la giusta punizione, a tempo debito. A dopo, Reim!»

Oz diede delle affettuose pacche alla schiena di Reim, mentre Gilbert gli pose una mano sulla schiena, in segno di conforto.

«Povero Reim, due sono troppi!» fece Sharon preoccupata, ma divertita al medesimo tempo.

«Ah, e papà.» Sophie osservò con attenzione l’uomo «Con te non ci parlo più!»

«Come?»

«Hai sentito benissimo: hai osato alzare la mano su Reim, perciò sei in punizione.»
«Ah, io sarei in punizione? Signorinella, sei tu quella che avrà una punizione a regola d’arte e... ehi, non darmi le spalle e... no, questo no! Non azzardarti a sbattermi la porta in fa...»

SBAM!

Non si udì volare una mosca per alcuni tesissimi secondi, poi un suono fece ridestare il duca: la risatina maligna di Break e la vocina di Emily che lo scherniva.

«Si è fatto sbattere la porta in faccia da sua figlia! E ora è in punizione!»

«SOPHIEEE!!»

Dopo quest’ultimo urlo, anche il duca Barma uscì dalla stanza, senza salutare e sbattendo ancora più forte la porta.

«Quella povera porta che gli avrà fatto di male?» chiese con un sospiro Oz.

 

Erano trascorse meno di ventiquattr’ore da quando avevano scoperto la vera identità di Mark, che Sophie si ripresentò al cospetto di Oz e compagnia, scortata da Lady Cheryl. La prima a fare il suo ingresso in sala fu l’anziana signora, con il timido Reim che spingeva la sua carrozzina. La nipote non fece attendere un solo secondo, che subito si precipitò a salutare la cara parente.

«Nonna! Che gioia rivederti, come stai?» chiese premurosa, mentre l’abbracciava.

«Benissimo, cara. Ma, perdonami, oggi non sono qui per farti compagnia, ma perché voglio che tu conosca una persona.»

Sharon aveva osservato con le sue splendidi iridi rosa la nonna, curiosa di scoprire l’identità della persona menzionata dalla vecchietta.

«E chi è nonna, la conosco?»

«Oh sì, hai avuto l’occasione di incontrarla, ma non di parlarci per molto.» detto ciò, volse la testa alla porta «Entra pure, cara, non essere timida.»

Potete ben immaginare lo stupore di tutti quando entrò nella stanza Sophie Barma. Poiché non era più necessario celare la propria identità, indossava uno splendido abito celeste, con nastrini blu che spuntavano alla fine delle mezze maniche e sul bordo inferiore della lunga gonna. L’abito non era particolarmente scollato, ma permetteva di intravedere una porzione del candido busto, messo ancor più in risalto dai lunghi capelli sciolti, che le scendevano lungo il petto.

«Oh, e questo splendore chi è, Cheryl-sama? Perché me l’ha tenuta nascosta?» chiese Break con un sorrisetto malizioso.

«Come Xerxes, non la riconosci? È la figlia del duca Barma, Sophie.»

«Davvero?» chiese con finto stupore l’albino «Eppure ieri mi era parsa un anatroccolo che di femminile avesse ben poco, ma oggi ho difronte un bellissimo cigno!»

«La smetta di prendermi in giro.» borbottò paonazza Sophie.

«Ma io non la sto affatto prendendo in giro!»

«È inutile, Xerxes! Questa sciocchina è convinta che ogni qualvolta un giovanotto le faccia un complimento, in realtà lo fa solo per burlarsi di lei; non è così, Sophie?» la duchessa aveva l’aria a metà tra il divertito ed il seccato.

«Non è che sono convinta, è così e basta.» fece decisa la mora.

«Oh, capisco! Poverina, ha ragione.» intervenne nuovamente Break «Se a complimentarsi per la sua bellezza è un umile servo e per di più vecchio come me, non potrà far altro che dubitare delle mie parole. Gilbert, perché non le fai tu un complimento? Sempre che tu riesca ad articolare una frase di senso compiuto, non appena avrai distolto gli occhi dal suo bel corpicino.»

Le parole di Break fecero ridestare il Nightray dal suo stato di trance. Da quando Sophie era apparsa, il giovane non era riuscito a levarle gli occhi di dosso e, anzi, continuava ad ammirare centimetro per centimetro ogni parte del corpo della ragazza. Alla fine riuscì a liberarsi dal suo incantesimo e, abbassato il cappello e volto lo sguardo fuori dalla finestra, affermò «Sì, è molto carina.»

Sophie fu felice del fatto che Gilbert non la stesse osservando, perché altrimenti si sarebbe certamente accorto di quanto le sue parole l’avessero lusingata.

«Beh, non dici nulla Sophie? Ringrazialo per il bel complimento.» l’incalzò la duchessa.

«Grazie, anche tu sei molto bello.» non appena si lasciò sfuggire quelle parole, la ragazza maledì se stessa per la sua goffaggine.

Ma che razza di frase era mai quella? Tanto valeva andare lì e abbracciarlo, forse sarebbe stato meno imbarazzante. Per sua fortuna, Sharon intervenne, sviando l’argomento su di un’altra direzione.

«Nonna, perché l’hai portata da me?»

«Oh, ma è semplice, tesoro. Dato che Rufus mi aveva categoricamente proibito di far parola con chiunque dell’esistenza di sua figlia e, quindi, di fartela conoscere, ora che lui stesso ti ha rivelato la sua identità, posso finalmente farvi conoscere! Non è magnifico?»

«Ma, perché?» chiese senza capire la giovane.

«Come perché? Perché voglio che diventiate amiche! Su, forza, datevi da fare!» dettò ciò, obbligò le due ragazze a sedersi l’una difronte all’altra su di un comodo sofà e poi le osservò, trepidante d’attesa. Le due, tuttavia, si limitarono ad osservarsi in silenzio, senza proferire parola, perciò toccò nuovamente alla signora Cheryl rompere il ghiaccio.

«Avanti, Sharon! Iniziate a conversare su qualcosa.»

La faceva semplice lei, ma la povera Sharon non aveva idea di cosa fare o dire. Era la prima volta che aveva l’occasione di parlare con una sua coetanea, e ciò la rendeva oltremodo felice, ma allo stesso tempo la riempiva di dubbi e paure, che venivano accresciute dal fatto che Sophie fosse la figlia del duca Barma. Cosa mai le avrebbe potuto dire per intrattenerla? E se lei, come il padre, avesse avuto un caratteraccio? Cosa avrebbe fatto lei e la sua povera nonna come l’avrebbe presa?

Tormentata da questi dilemmi, disse la prima cosa che le passò per la testa.

«Splendida giornata, non trova?»

«Detesto le giornate come queste.» proruppe l’altra, confermando i dubbi della sua interlocutrice.

Cheryl andò in soccorso della nipote.

«Sophie! Non essere sgarbata! Smettila di tenere il muso perché tuo padre ti ha sgridato e cerca di sorridere. Coraggio! Prova a fare una domanda a Sharon.»

Forse fu il tono tenero dell’anziana signora o forse la certezza che, se non avesse obbedito, avrebbe ricevuto una ventagliata in testa, fatto sta che Sophie parlò, pur mantenendo un atteggiamento distaccato e poco convinto.

«Ha letto qualcosa ultimamente?»

Sharon era talmente felice di aver ricevuto una domanda, da non badare al tono dell’altra.

«Oh, sì! Ho appena finito di rileggere “Romance XXI”!»

Sophie si sorprese, ma non lo lasciò troppo a vedere.

«Ha detto “Romance XXI”? Questo significa che ha già letto anche i numeri precedenti.»

«Certo che sì! Ho l’intera collezione ed ora sto aspettando con ansia il prossimo numero!» disse estasiata Sharon.

Sophie si permise di sorridere timidamente.

«Anch’io ho tutti i numeri.»

«Eh? Davvero? Ma è magnifico! Aspetti!» fece in tono serio Sharon «Qual è il suo personaggio femminile preferito?»

«Che domande! Rosalie, ovviamente! È l’unica che ha il fegato di dire apertamente ciò che pensa senza peli sulla lingua e poi sceglie lei con chi stare. Non è una svampita come Lucy o Elizabeth che aspettano in grazia di essere salvate dal principe azzurro.»

«Scena preferita?»

«So che è banale, ma è quando Rosalie scopre che il suo servitore è il ragazzo mascherato che ha incontrato al ballo. Certo, l’ho capito fin da subito, però era la scena che aspettavo con ansia di leggere da quando iniziai il libro.»

«Un’ultima domanda.» Sharon fece una pausa d’enfasi «Qual è il personaggio maschile che vorreste come fidanzato, se esistesse, naturalmente?»

Sophie si prese qualche secondo per riflettere.

«Mmh, è difficile. Personalmente adoro William, ma, se fossi triste e necessitassi di premure, allora sceglierei senza indugio Robert.»

Sharon, che fino ad allora era rimasta in silenzio ad ascoltare, prese le mani di Sophie tra le sue e, con gli occhi luccicanti, esclamò: «Ma è fantastico! È esattamente quello che penso anch’io!»

«Davvero?» anche Sophie si lasciò coinvolgere dall’entusiasmo dell’altra.

«Sì, sì, davvero! Sono così contenta! La prego, posso chiamarla Sophie-oneechan?»

«No.»

Il sorriso di Sharon svanì di colpo.

«Oh, sì è ovvio... ci siamo appena conosciute e...» balbettò delusa.

«A meno che io non possa chiamarla Sharon-oneesan!»

Sharon non riuscì a trattenere la sua felicità ed abbracciò Sophie.
«Che bello! Nonna, Break avete sentito? Ho un’altra sorellina!»

«Quando parla così, Sharon-sama, sembra una vecchia che importuna una povera ragazzina!»

Tre ventagliate colpirono all’unisono la testa del servo.

«Perché l’hai colpito anche tu?» chiese Cheryl a Sophie.

«Non sopporto chi prende in giro i miei amici. E poi mi è stato antipatico fin da subito.»

Reim aiutò l’amico a ricomporsi, non senza prima rimbeccarlo.

«Tu proprio non ce la fai a startene zitto, eh Xerxes?»

Dopo questa piccola interruzione, Sharon e Sophie tornarono a parlare fitto fitto di tutti gli aspetti della loro serie preferita. Oz e gli altri le osservavano di sottecchi.

«Incredibile, vanno d’amore e d’accordo.» commentò Oz.

«Già, non l’avrei mai detto, visto l’atteggiamento distaccato di Sophie.» aggiunse Gilbert, che fu subito contraddetto dalla duchessa.

«Che? Guarda che io non nutrivo il benché minimo dubbio, invece. Sophie non è antipatica, al contrario è una ragazza estremamente dolce e timida, forse anche più del nostro Reim.»

«Cosa?»

«Non lo sapevi, Gilbert? Sophie assomiglia molto a Sharon. Anche lei, infatti, è cresciuta senza alcun bambino della sua età con cui giocare. Inoltre, si sente terribilmente in colpa.»

«E perché?» Gilbert voleva conoscere meglio quella strana ragazza e credeva di averne finalmente l’opportunità.

«Se vuoi saperlo, chiedilo a lei.»

«Non me lo può dire lei, Cheryl-sama?»

«Assolutamente no. Io sono da sempre la sua confidente e non mi vendo per nulla al mondo.»

«Allora, Sophie-oneechan, c’è un ragazzo che le piace?»

Proprio in quell’attimo, calò un silenzio di tomba. Un classico, quando si dice qualcosa di compromettente o imbarazzante, improvvisamente tutto tace. Gli astanti porsero le orecchie per udire la risposta e, nel frattempo, fingevano di non aver udito la domanda di Sharon.

«Beh, in effetti, ci sarebbe una persona…» confessò timidamente Sophie.

«Lo sapevo! Una fanciulla della sua levatura DEVE avere un interesse amoroso, possibilmente tormentato e segreto… ma mi dica, chi è?»

«Questo non posso dirlo!» squittì l’altra.

Break, Oz e Gilbert credevano che le loro orecchie si potessero staccare da un momento all’altro, tanto erano tese all’ascolto. Stranamente, nemmeno Cheryl fiatò, probabilmente perché troppo divertita dalla situazione. Né Sophie né Sharon, infatti, si erano minimamente accorte di trovarsi in compagnia di altre persone, concentrate com’erano nella loro conversazione tutta in rosa.

«Oh, suvvia Sophie-oneechan! Almeno mi dia un indizio, una descrizione, qualcosa!»

«Non posso proprio...»

«Facciamo così.» fece divertita Sharon «Io le farò una domanda a cui dovrà rispondere solo con un sì o un no, che ne pensa?»

L’altra ci pensò su: non voleva certo confidarsi fino a tal punto con la sua nuova amica, ma non se la sentiva nemmeno di deludere le sue aspettative, perciò acconsentì con un cenno del capo.

«Bene, incominciamo, allora! È più alto di lei?»

Sophie annuì.

«Oh! Lo sapevo!» cinguettò Sharon, felice come non mai.

«Lo sapevi?» chiese l’altra incredula e leggermente diffidente, dato l’argomento in questione.

«Oh, io ho un sesto senso per le questioni di cuore.» le rispose orgogliosa l’altra «Ma continuiamo: è biondo o moro?»

«Avevamo stabilito che avrei risposto solo con un sì o un no.»

«Oh! Giusto, giusto. Allora... è biondo?»

«No.»

«Capelli lunghi?»

«Non eccessivamente.»

«Ah! Adesso è lei che non ha rispettato le regole!»

«Ci tiene così tanto a farmi smettere?»

«No, no! Per carità!»

«Basta! Mi sono stufata, è un gioco stupido!»

«No!» la trattenne Sharon, supplicandola con i suoi enormi occhioni da cerbiatta che, dato il visino ancora infantile, sortirono un effetto poderoso «La prego! Solo altre venti domande!»

«SOLO?»

«Va bene, forse ho un tantinello esagerato. Facciamo altre tre?»

«Gliene concedo due.»

«Neechan!»

«Oh, d’accordo! Altre tre! Ma poi basta!»

«Sì!» esultò l’altra «Bene, tre domande, mi lasci pensare con cura...»

Sharon si concentrò al massimo: aveva solo altre tre domande per svelare l’identità dell’innamorato di Sophie e non intendeva di certo infangare la sua impeccabile reputazione di esperta di cuori (titolo che si era autoconferita, ovviamente, ma che restava per lei un vanto di estrema rilevanza sociale, al pari quasi del suo stesso titolo nobiliare).

«Ecco la prima: è più grande di lei?»

«Sì.»

«Lo conosco, per caso?»

Sophie divenne talmente rossa che le andarono in fiamme persino le punte dei capelli.

«Oh, lo prenderò come un sì! Ma, allora, non mi dica che è...»

Sophie non le permise di terminare la frase. Le tappò la bocca e le urlò: «Parla e ti assicuro che non ti rivolgerò mai più la parola, nemmeno tra un milione di anni!»

Sharon, nonostante la sorpresa iniziale, iniziò a ridacchiare e, una volta liberata, le chiese con voce calma: «Posso sussurrarglielo all’orecchio?»

«NO!»

«Ma aveva detto che mi concedeva tre domande!»

«Tutte quelle che vuole, ma non quella!»

«Suvvia, così non è leale, Sophie-oneechan!»

«So già che mi odierò profondamente per questo, ma... d’accordo.»

Non appena pronunciò quelle fatali parole, Sharon le si avvicinò, coprendosi la bocca con una mano e le bisbigliò un nome all’orecchio. Sophie trasalì e proferì versi senza senso. Tutti gli astanti si stavano chiedendo che razza di nome avesse mai detto la giovane Rainsworth, ma questa si limitava a battere le mani e a canterellare: «Ho indovinato! Ho indovinato!»

«Non... non lo dirà in giro... vero? Perché altrimenti!... ehm…»

«Ah, ah, ah! Tranquilla, Sophie-oneechan, il suo segreto è al sicuro, parola mia. Ma sono talmente felice! Ora siamo davvero come due sorelle e, in quanto maggiore, sarà mio preciso dovere aiutarla!»

«Ma veramente...» tentò di opporsi l’altra.

«Non è felice di poter ricevere il mio aiuto?»

«Sì, ma... come dire…»

Break e gli altri non poterono far altro che compatirla: ora era nelle mani di Sharon e non poteva capitarle cosa peggiore. Tuttavia, la giovane Barma li stupì nuovamente.

«Sharon-onesan, mi aiuterà per davvero?»

«Come?» chiese la duchessina, ma in realtà lo urlarono mentalmente tutti.

«Non le crea fastidio aiutarmi? Perché in tal caso la capirei se...»

La fanciulla dalle iridi rosa non credeva alle sue orecchie: non solo aveva trovato una sorellina, ma quest’ultima voleva anche il suo aiuto in questioni d’amore! Come aveva fatto in precedenza la Barma, a causa della forte emozione, stavolta fu il turno di Sharon a sbagliare il pronome con cui rivolgersi alla nobile e, perciò, anziché un elegante e raffinato “lei” venne rivolto alla giovane mora un più intimo “tu”.

«Certo che ti aiuterò! Non dubitarne, userò tutti i mezzi a mia disposizione, contaci! Anzi, perché non vieni nella mia stanza provare qualche abito? Magari ne troviamo qualcuno adatto a te.»

Sharon e Sophie erano sul punto di alzarsi, quando si udì la voce del duca Barma.

«Sophie! Smettila di fare l’ochetta da salotto e vieni qui, che hai del lavoro da svolgere!»

«Oh, non ci credo! Mi ha seguita fin qui?»

La ragazza pronunciò quelle parole mentre si avvicinava furtiva alla finestra. Eh sì, era proprio suo padre, che l’aspettava in piedi vicino ad una carrozza, con tanto di stemma nobiliare ben in vista sulle due fiancate del mezzo.

«Oh, quanto mi dispiace Sophie, vorrà dire che tornerai la prossima volta.» la rassicurò la signora Cheryl.

«Eh no, mi rifiuto! Forse se faccio finta di non esserci...»

«E non provare a fingere di non esserci, so benissimo che sei lì!»

La voce del duca smorzò ogni speranza della fanciulla, perciò quest’ultima decise di uscire allo scoperto ed affrontare il padre a viso aperto (e a debita distanza, dato che si trovava al primo piano della villa).

«Papà, quando fai così non ti sopporto!»

«Ah! Lo sapevo che eri nascosta lì! Quando faccio cosa, comunque?»

«Quando mi leggi nella mente!»

«Per quello non ci vuole nulla: hai una mente talmente piccola!»

«Papà!»

«Comunque, smettila di urlare da un piano all’altro di una casa: non è un comportamento da signora!»

«Io urlo quanto mi pare e comunque guarda che stai urlando anche tu!»

«Sì, ma io sono tuo padre.»

Silenzio.

«E con ciò?» chiese la ragazza in tono di sfida.

«Semplice, io vinco e tu perdi.» lo disse come se fosse la cosa più naturale del mondo.

«E chi ha stabilito questa regola?»

«Ovviamente, io.»

Si poterono contare i secondi antecedenti allo scoppio della guerra.

Uno, due, tre… bersaglio centrato!

Sophie aveva afferrato la prima cosa che aveva trovato (un cuscino del divanetto che si trovava a fianco della finestra, per essere precisi) e l’aveva scagliato dritto dritto in faccia a suo padre, colpendolo in pieno.

«Sophie...» disse il duca con tono grave «Lo sai, vero, che ora devi salire in carrozza con me?»

«Sì, ma cosa ti fa credere che io abbia intenzione di scendere?»

«SCENDI IMMEDIATAMENTE O VENGO IO A PRENEDERTI!» sbraitò lui.

«Rufus, non essere sgarbato con tua figlia.» lo rimproverò la duchessa, che nel frattempo si era sporta anch’ella dalla finestra.

«Cheryl, non metterci il becco anche tu, ti prego. Mi basta e avanza Sophie, come testa calda da domare.»

«Oh, e ti sei mai chiesto da chi mai possa aver preso?»

«Sophie scendi, non lo ripeterò più!» il duca aveva optato per una tattica evasiva, ovvero, aveva intenzione di ignorare deliberatamente la domanda scomoda dell’antica amica.

«Devo proprio?» chiese la giovane all’anziana signora.

«Temo di sì, cara. Rufus sta per perdere la pazienza, hai visto quanto è rosso in viso? Sembra un vulcano pronto a eruttare!»

«Che dici, se insisto ancora un po’ vedremo anche del fumo uscirgli dalle orecchie?»

La duchessa scoppiò in una fragorosa risata.

«Oh, Sophie! Rufus, hai sentito tua figlia?»

«Anche fin troppo. Adesso...»

«Sì, sì, adesso scendo. Con calma e per favore, neh?»

Detto ciò, la ragazza si avvicinò a Sharon e, dopo averla abbracciata e ringraziata per il bel pomeriggio trascorso, fece per andarsene. Non appena raggiunse la porta, però, parve prendere una decisione. Si avvicinò a Reim e gli bisbigliò qualcosa all’orecchio.

«Sophie, non è educato parlare in questo modo... ah! Vuoi sapere dove ho messo la tua borsa? L’ho appoggiata sulla scrivania che sta nella stanza accanto a questa, ma perché...?»

Non permise al servo di finire; Sophie si era già lanciata di corsa verso l’uscita e, dopo pochi secondi, tornò trionfante con un enorme zaino nero.

«Sophie, mi spieghi perché ti porti dietro sempre quel coso che tu chiami impropriamente borsa?»
«Perché non dovrei? È comodissima e molto capiente e... a-ah! Trovato!» disse trionfante, mentre estraeva dallo zaino un tomo all’apparenza nuovo di zecca «Sharon, tieni te lo regalo!» fece porgendole il libro.

«Ma, ma questo è...!»

«Sì, è l’ultimo numero di “Romance”. Ho un amico che mi procura sempre i nuovi numeri in anticipo rispetto alla data di uscita. Io non l’ho ancora letto, ma visto che ti piace tanto te lo cedo volentieri.»

«Sophie, non so se posso...»

«Puoi eccome. Te lo sto dando io, no?»

«SOPHIE!!!»

«Oh, devo proprio andare, scusate! Sharon, a presto.» poi si avvicinò a Reim e gli saltò al collo «Reim, a prestissimo! Ricordati che devi finire di leggermi quella storia.» quando si fu staccata, osservava il servo con occhi seri.

«Sophie, puoi benissimo leggerla da sola, non so se avrò tempo.»

«Ma non è la stessa cosa se non me la leggi tu. E poi lo sai che mi piace ascoltare la tua voce, quindi devi venire, intesi?» sembrava una bambina che scongiurava il fratello affinché le leggesse una favola della buonanotte.

Reim tentò di apparire seccato, ma era evidente quanto in realtà fosse felice di quelle sue parole.

«Ok, sarà una corsa persa in partenza col tempo, ma ce la farò.»

«Bene, a dopo allora! Signori, signora Cheryl.» 

Sophie fece un’ultima reverenza e se ne andò di corsa. Nel frattempo, tutti gli occupanti della sala si erano recati alla finestra, per assistere alla partenza della fanciulla. Quando ella arrivò, infatti, salutò con un sorriso il padre, come se non lo vedesse da una vita. L’uomo le brontolò ancora qualcosa prima di salire, ma Sophie lo ignorò deliberatamente e salì in carrozza.

«Allora, Sharon-cara, che ne pensi di Sophie?» chiese Cheryl.

«Penso che diventeremo grandi amiche, ma non sarà nei guai? Parlare a quel modo al duca...»

«Oh, tesoro! Si vede che non conosci ancora bene Rufus. È un gran brontolone, ma esistono solo due persone al mondo che possono tenergli testa a quel modo.»

«Chi sarebbero?» chiese Oz curioso.

«Sophie e sua madre, naturalmente. Era una tale bellezza, Mary, ma aveva anche un caratterino fuori dal comune. Dovete sapere che quando Rufus incontrò la sua futura moglie, Mary per l’appunto, era più che mai deciso a non sposarsi. Giudicava le donne come esseri non degni della sua attenzione. Poi, un giorno, mentre stava gironzolando per le vie di Sablier, si scontrò con Mary. La cosa che lo colpì, però, non fu il suo aspetto, quanto le parole che gli rivolse “Ehi! Non si usa più chiedere scusa?”. Rufus si sorprese di quella reazione. Lui era già a capo del casato Barma, mentre Mary era solo una fioraia. “Hai idea di chi ha difronte?” le chiese con aria imperiosa. “Certo che sì, con il duca Ciuffetto. Mi perdoni se non le faccio un inchino, ma ho fretta: a differenza sua, io devo lavorare. Buona giornata.” Detto ciò si alzò da terra e se ne andò. Da quel giorno Rufus iniziò ad andare al suo negozio praticamente ogni giorno e non a mani vuote. Le portava sempre un mazzo di fiori.»

«Che romantico!» si lasciò sfuggire Sharon.
«Per niente!» fece divertita la duchessa «Saprete tutti che ogni fiore ha il suo significato, no? Rufus si era informato a riguardo e perciò sceglieva con cura i fiori da donarle; il primo che Mary ricevette, infatti, fu il tanaceto. Ti dichiaro guerra.»

«Tipico, si vede subito che è un esperto di corteggiamento.» commentò Break.

«Sappi che Mary non era da meno. In risposta gli diede un rododendro, assieme ad uno smagliante sorriso.»

«Il rododendro?» chiese Oz.

«Stai attento.»

«Oh, beh è stata chiara.» disse ridendo Oz.

«Continuarono così per mesi, ad un certo punto arrivarono persino a scambiarsi bocche di leone e basilico.»

«Presunzione e odio, giusto nonna?»

«Brava mia cara, vedo che hai studiato. Una vera nobildonna è bene che conosca quanto più possibile, ed i fiori, in quanto oggetti a noi spesso associati, non sono di meno rilevanza di buone maniere e musica.»

«E come terminò la guerra dei fiori?» volle sapere il Vessalius, ormai completamente assorbito da quella storia tanto singolare quanto spassosa.

«Io ero convinta che la cosa sarebbe durata all’infinito, a dirla tutta. Non credevo possibile che uno dei due potesse mai cedere, visti i loro caratteri. Invece, alle idi di marzo, esattamente dopo un anno dal loro primo incontro, o forse è più giusto dire “scontro”, Rufus stupì sia me che Mary, portandole un semplice fiore, quasi si vergognasse di esporsi a tal punto.»

«Che fiore era? Una rosa rossa?»

«Oh no, Sharon! Rufus non è certo un tipo così banale. Aveva scelto un fiore tanto bello quanto audace: il fiore di pesco. In pratica le diceva: il tuo fascino non ha eguali

«Non mi sembra una cosa tanto imbarazzante.» convenne Oz, memore di ben più audaci parole lette sui libri e sussurrate alle ragazze che aveva conosciuto o anche solo incontrato per strada. Non per nulla, aveva come mentore suo zio Oscar. Per una volta, però, anche gli altri ragazzi si ritrovarono ad annuire, mentre Sharon arrossiva visibilmente, al punto da doversi portare le mani alle gote per coprirsele, quasi temesse che scoppiassero da tanto era vivido il suo imbarazzo.

«Credo che la mia cara nipote conosca anche il suo secondo significato. Vuoi introdurlo a questi ignoranti, per cortesia?»

Tutti gli occhi si puntarono sulla giovane, persino Reim, che solitamente se ne stava zitto in disparte, voleva ascoltare, non conoscendo la storia.

«Beh, ecco il fiore di pesco significa anche...» Sharon prese fiato e distolse lo sguardo con fare drammatico e sognante «Sono tuo prigioniero.»

Ci fu un attimo di silenzioso sbigottimento, poi si udì una risata. Dapprima appena uno sbuffo, poi un lieve canto che infine esplose in una risa senza pari. Break rideva come un pazzo, rendendo così palese a tutti che il nomignolo affidatogli dal duca Barma non era unicamente dovuto al suo Chain.

«Sono tuo prigioniero?» ripeté con le lacrime al suo unico occhio «Si può essere più idioti?»

«Il duca doveva essere rimbambito! Rimbambito!» confermò Emily.

«Break, adesso smettila. Cambierai presto idea quando scoprirai come gli rispose Mary.»

«Con un pugno? O no, ha ragione, deve avergli lanciato un mazzo d’ortica!»

«Non fece né l’una né l’altra cosa. Gli donò, invece, della lavanda: diffidenza. E poi...»

«E poi?» vollero sapere gli altri.

«Poi Rufus si stufò di attendere e andò lì senza tanti preamboli a chiedere la sua mano.»

«Tipico, com’è che me l’aspettavo?» disse Gilbert, leggermente deluso da quel finale tanto banale e, a suo dire, sconclusionato.

«In effetti era stato anche fin troppo paziente. Alla fine si sposarono, in seguito all’ennesimo litigio, e infine nacque Sophie. Non potete nemmeno immaginare quanto Rufus fosse felice all’epoca.»

«Ma nessuno si oppose? Lei era solamente una fioraia, mentre lui un duca.»

«Vero, ma il mio amico ottiene sempre ciò che vuole. Potete anche non credermi, ma a lui non importava nulla del rango sociale di Mary o del fatto che non avesse avuto l’erede maschio che il suo casato richiedeva.»

«Erede maschio?»

«Non lo sapevi, Gilbert-kun? Il casato Barma ha da sempre avuto solo uomini come signori che lo potessero guidare. Non che sia una novità, a dirla tutta, solo noi Rainsworth siamo conosciuti per lasciar maggior margine d’azione alle donne della nostra famiglia. Non deve essere facile per Sophie sopportare questo fardello.»

«È per questo che si maschera da uomo?»

«Diciamo che è una scommessa. Suo padre non voleva che si esponesse troppo ai pericoli, non dopo quello che era successo a sua madre. Ma Sophie... beh, Sophie è Sophie, non volle sentire ragioni. Alla fine suo padre acconsentì al suo desiderio di diventare un’informatrice sotto le mentite spoglie di Mark. Questo fino al suo ventunesimo compleanno, quando farà il suo debutto in società come donna.»

«Ma...» Gilbert non riuscì a terminare la frase. Aveva troppe domande da porre, troppi interrogativi che richiedevano una risposta, ma la duchessa aveva altro in mente.

«Ho parlato anche troppo. Sophie si arrabbierà di sicuro quando lo verrà a sapere, ma è il minimo che dovete sapere sul suo conto. Se volete conoscere altro, dovrete parlare con lei e lei soltanto.» detto ciò, saluto tutti e chiese a Reim di scortarla nella sua stanza. Non appena sparì dalla loro visuale, Oz trasse un sospiro di sollievo.

«Però, non credevo che Sophie fosse una ragazza così forte e determinata, e voi?»

«Io rimango dell’idea che sia solo una mocciosa viziata, figlia di un pazzo.»

«Break!» lo riprese Sharon.

«E quindi? Lascerai che diventi amica di Sharon-chan?»

«Dato che la mia padroncina sembra divertirsi, mi può anche star bene. Per ora. E poi ammetto che, vestita da donna, è una vista davvero rinfrescante per il mio vecchio e stanco occhio cremisi.»

«E tu Gil?»

«Cosa?»

«Mi sembri parecchio pensieroso da quando Cheryl-sama si è messa a parlare di Sophie e sua madre.»

«Mi stavo solo chiedendo cosa fosse successo alla madre di Sophie, tutto qui.»

«Beh, allora devi solo chiederlo a lei!»

«Non intendo fare una cosa simile.»

«Perché no?»

«Perché…»

«Perché Gilbert è innamorato di Sophie!» la voce proveniva senza dubbio da Emily.

«QUESTO NON È ASSOLUTAMENTE VERO!» urlò il Nightray, rosso in viso come un preadolescente alle prese con le prime cotte.

«Ah, no? Com’è allora che non le hai tolto gli occhi di dosso nemmeno per un istante, mentre era seduta a conversare con Sharon-oujousama?»

«Anche tu la fissavi!»

«Sì, ma non con occhi da maniaco come i tuoi!»

«GILBERT AMA SOPHIE, GILBERT AMA SOPHIE!!» iniziò a canterellare la bambola.

Mentre tutti ridevano, Gilbert si allontanò dalla sala e si diresse a passo svelto verso la sua stanza. Aveva bisogno di riflettere, anzi di calmarsi. I quadri e gli arazzi che adornavano le pareti del corridoio e che sparivano mano a mano che proseguiva nel suo cammino, sembravano riflettere i suoi pensieri confusi, che scorrevano a velocità folle nella sua mente.

Chi era in realtà Sophie? Era davvero fredda e calcolatrice come il padre oppure la ragazza allegra e timida che aveva conversato con Sharon era la vera Sophie? Cosa era accaduto a sua madre, perché il padre le impediva di farsi vedere in pubblico?

Ma soprattutto, perché non riusciva a pensare ad altro che a lei?

Questo pensiero non gli dava pace e credeva di non potersi sentire più confuso di così, quando ad un tratto gli venne alla mente uno scorcio della conversazione avvenuta tra Sophie e Sharon.

«Allora, Sophie-oneechan, c’è un ragazzo che ti piace?»

Gilbert ripensò alle risposte date da Sophie: a quanto ne sapeva, il ragazzo in questione era più alto della giovane e aveva anche qualche anno in più rispetto a lei, i suoi capelli non erano eccessivamente lunghi e Sharon lo conosceva bene.

Poi, un’altra immagine proruppe a tal forza nella sua mente, che gli parve di scorgerla con i suoi stessi occhi, come se si fosse materializzata dal nulla.

Sophie abbracciata a Reim, mentre lo supplicava di leggerle una storia.

Era possibile che Sophie fosse innamorata di Reim?

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

ANGOLO DELL’AUTRICE:

Ciao a tutti! Altro capitolo, altre rivelazioni! Vi aspettavate che Sophie fosse la figlia del duca Barma? Nemmeno io l’avrei mai detto, ma mentre scrivevo ho pensato che nessuno fosse più adatto di Rufus a farle da padre. Mentre narro, cerco sempre di rimanere fedele al carattere originale dei personaggi, ma dato che la situazione è particolare, non so bene nemmeno io come potrebbero reagire. Spero che fino ad ora vi siate divertiti e spero che continuerete a leggere le mie follie! A proposito, il titolo è un proverbio cinese che mi è piaciuto a tal punto, che non ho potuto far altro che usarlo per la mia storia. Inizialmente il “fiore” doveva essere Sophie, ma ora che rileggo il capitolo, credo che sia più corretto intenderlo anche come l’amore stesso, è più poetico, non trovate? Capirete meglio leggendo il prossimo capitolo...

Che aspettate, allora? Correte a leggere il terzo capitolo: ne vedrete delle belle! ^^

 

Moni =)

   
 
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