Capitolo 1
Una notte molto
oscura
Camminava nella notte con un cappuccio
in testa, il mantello nero che volava dietro i suoi passi veloci. Si guardò
attorno furtivo. “Numero quattro, ma dove
sta?” Continuò a camminare per qualche minuto, mentre muoveva la
testa a destra e a sinistra osservando i numeri delle abitazioni, illuminati
dai faretti. Dietro di lui, scritto su una segnaletica, c’era scritto Privet Drive.
La figura continuava a camminare al centro della strada, travolta
dall’oscurità. Ad un certo punto, eccola la:
l’abitazione contrassegnata dal numero quattro. Si avvicinò
al vialetto della casetta. Appena mise piede al suo
interno, fu per la prima volta, in quella nottata oscura, illuminato
completamente. Era una figura incappucciata, un uomo molto alto. La figura fece
un altro passo, e così via, fino ad arrivare davanti alla porta.
Che ore erano? Sicuramente molto tardi!
Mise una
mano all’interno del mantello nero, e ne tirò fuori una busta
contenente una lettera che, sulla superficie nera, sembrava facesse
acido. Sempre molto lentamente, la figura si chinò e poggiò la
lettera sul tappetino davanti alla porta. Come se fosse preso da una fobia
improvvisa, si voltò veloce e corse via, con il
mantello svolazzante dietro di lui…
Crack.
Harry Potter
si svegliò di colpo. Aveva appena sentito quello che era il rumore di
una materializzazione. Tenne le orecchie aguzzate per
qualche secondo, poi si tolse le coperte da dosso e corse alla finestra; buio pesto… non si vedeva niente. L’unica
cosa che si poteva scorgere, era la luce che illuminava i vialetti di Privet Drive, che la gente teneva accesi tutta la notte.
Harry si
allontanò dalla finestra e si avvicinò al comodino, dove prese gli occhiali che si portò davanti agli occhi.
Fatto questo, ritornò alla finestra per vedere meglio. Ancora buio, era
inutile. Eppure aveva sentito un sonoro Crack!, non poteva
sbagliarsi. Ma lì? A Privet Drive?
L’unico posto dove sarebbe potuto stare al sicuro? Eppure
ricordò benissimo che, due anni prima, era stato attaccato da due
Dissennatori, le terribili guardie della prigione dei maghi, Azkaban.
Improvvisamente si
accorse di avere la gola secca. Si allontanò di nuovo dalla finestra,
per avviarsi alla porta. Non diede neanche uno sguardo ad Edvige, la sua
splendida civetta dalla chioma bianca, che ronfava felice in una gabbia con due
rane morte nel fondo. Quando Harry le passò accanto, la civetta
alzò gli occhi, lo guardò per qualche istante e li richiuse indignata, perché era stata svegliata da
un sonno profondo.
Harry aprì
la porta ed uscì nel corridoio. Sentì il forte russare di Vernon
Dursley, lo zio di mezza età, che dormiva al fianco della moglie,
Petunia. Scese le scale ed andò in cucina. Prese un bicchiere e lo
riempì con dell’acqua da sotto la fontana. Sorseggiò
l’acqua con piacere. Quando ebbe finito di bere,
posò il bicchiere nella lavastoviglie e si avviò verso le scale.
Quando si ritrovò davanti alla porta
d’ingresso, vide uno strano luccichio. Senza pensarci due volte, Harry
corse sopra, rientrò nella stanza e prese da sotto il cuscino
la sua bacchetta magica. Poi ritornò sul pianerottolo, davanti
alla porta d’ingresso. Fece un lungo sospiro, la bacchetta levata davanti
a se, verso il legno della porta. Mise la mano libera sul pomello e, con un
forte scatto, lo girò e tirò forte. Quando la porta fu aperta del
tutto, Harry vide che non c’era niente di anormale.
Stava per
richiudere la porta, quando rivide il luccichio. Lo seguì lentamente, e
fu incuriosito da una lettera sullo zerbino, che aveva sulla busta una scritta
dorata, che aveva creato il luccichio.
Harry, sempre
sull’attenti, si abbassò e prese la lettera. Richiuse subito la
porta, si voltò, e si avviò verso la cucina. Accese le luci e si
sedette al tavolo, dove posò anche la bacchetta. Posò la busta sul tavolo, con la scritta vero di lui. La osservò e
lesse: Privet Drive,
n° 4, Harry Potter.
“È
per me” pensò Harry. La prese di nuovo tra le mani e la
aprì. Molto lentamente, tirò fuori il foglietto
di carta e lesse:
Caro Harry,
sono spiacente con tutto il cuore
di dirti che sei in pericolo di vita.
Come saprai, ormai,
quando i tuoi genitori furono uccisi da Lord Voldemort, tua madre ti
colpì con una magia molto antica, che ti ha assicurato protezione per
tutta la vita, fino a quando non saresti diventato un uomo, cioè fino al
tuo diciassettesimo compleanno.
Se ti è stata spedita questa lettera significa che, ahimé, devo essere
morto.
Ora, mio caro Harry, devo confessarti un
evento molto importante: tutto quello che credevi di
sapere sui tuoi genitori, sul tuo passato, è tutta una bugia; Lily e
James Potter non sono morti, sono ancora vivi…
Harry si
allontanò dal tavolo strisciando la sedia a terra, la rabbia in corpo
che aumentava sempre di più. Non aveva il coraggio di completare.
“Ma chi fa questi scherzi?” pensò a
denti stretti. Si avvicinò di nuovo al tavolo. Prese la lettera e vide
la firma, prima di leggerla tutta. Quando la lesse,
gli venne un tuffo al cuore: Albus Silente.
- No… -
esclamò a bassa voce. - Non può essere.
Rimase per qualche
minuto in silenzio a rileggere sempre più volte il nome dell’ex
preside della Scuola di Magia e Stregoneria di
Hogwarts, ucciso da un seguace di Lord Voldemort, un anno prima.
Infine prese
coraggio e continuò a leggere la lettera:
Ti domanderai il perché di questa
lettera, Harry. Sappi che ti sarebbe arrivata solo in
caso della mia morte. Ma torniamo a noi: Io tuoi genitori, come ho gia detto
non sono morti, come hai creduto per tutti questi
anni. Le uniche persone che sanno la verità,
ero solo io.
I tuoi genitori, gia sapendo di essere in
pericolo di vita, si rifugiarono a Godric’s Hollow e si protessero con
una magia che tuttora è presente. Una magia molto antica che consiste nella protezione
dell’anima. In parole povere, ti dico dolo di cercare il nome di
quest’incantesimo: Tutèla ex Corpus. Sono sicuro che la tua amica,
la signorina Granger, potrà aiutarti.
Ti starai chiedendo dove sono in questo
momento i tuoi genitori. Ti chiedo solo un favore: non cercarli, ti cercheranno loro al momento opportuno. Ti chiedo solo di stare
attento, perché in questo momento, mentre leggi questa
lettera, potresti essere attaccato in qualunque momento.
Ti prego, caro Harry, stai
attento. Sei stato sempre un ragazzo molto intelligente e dotato. Sei un ottimo
mago, e sono sicuro che riuscirai a battere Voldemort perché, come dice
Buona fortuna dal tuo fedelissimo
Albus
Silente
Harry rimase per parecchio tempo a fissare
il foglio. Come di solito capitava in quei casi, rileggeva spesso la lettera, ma questa volta non lo fece. Rimase a guardare il
foglio bianco, perso nei suoi pensieri. Era vero? I suoi genitori erano vivi?
La persona che aveva scritto la lettera era Albus Silente? Ma
se i suoi genitori erano vivi, significava che Silente lo aveva mentito per
diciassette anni. Preso da una strana fobia, si alzò con la lettera e la
bacchetta in mano, si voltò e salì veloce in camera sua.
La
prima cosa che fece, fu prendere un paio di fogli di pergamena e una piuma dal
suo baule. Si sedette alla scrivania ed iniziò a copiare la lettera che
aveva ricevuto dal probabile Silente, su due fogli puliti, poi prese due altri due fogli e scrisse due lettere diverse:
Cara Hermione,
scusa se ti invio questa lettera a
quest’ora, ma ho bisogno immediatamente del tuo aiuto. Ho ricevuto una
lettera che mi ha spedito Silente prima di morire. Te ne invio una copia.
Voglio sapere se hai mai sentito parlare di un incantesimo chiamato
Tutèla ex Corpus.
Spediscimi la risposta appena puoi.
Probabilmente mi troverai alla Tana.
Tanti saluti dal tuo amico
Harry
Prese
la lettera che aveva copiato e la mise nella busta insieme a
quella che doveva essere spedita ad Hermione, poi la mise da parte.
La
seconda lettera era per il suo amico Ron Weasley:
Caro Ron,
ti prego, devo andarmene immediatamente da
Privet Drive. Sono successe tante cose, poi ti racconto.
Cerca di venirmi a prendere il prima possibile. Per adesso ti mando una lettera
che mi è arrivata e che mi ha spedito Silente prima di morire. Gia ho parlato con Hermione, quindi non contattarla.
Il tuo amico
Harry
Infine
mise anche questa lettera in una busta insieme alla seconda copia della lettera
di Silente. Restava da svegliare Edvige. Le si avvicinò e le massaggiò il pelo.
-
Edvige, per favore, svegliati, devi consegnare queste lettere - la
chiamò.
Edvige
aprì gli occhi ed emise un acuto fastidioso.
-
Ti prego, giuro che dopo ti farò fare tutti i
pisolini che vuoi.
La
civetta emise un altro acuto ed uscì dalla gabbia che Harry aveva
aperto. Il ragazzo mise le lettere vicino alla zampa della civetta e le disse:
- Questa portala a Ron, e quest’altra ad
Hermione.
Appena
Harry aprì la finestra, la civetta uscì velocissima, volando
nella notte oscura che andava via via schiarendosi.