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Autore: Lady Aquaria    05/02/2012    4 recensioni
"La verità è che io faccio fatica a non pensarci, alla fine mi sono arreso. Ho smesso di provare a liberarmi un po' la testa ma non riesco perché lei c'è. C'è sempre. Con il suo sorriso e i suoi occhi, perfino col suo caratteraccio. E quando non c'è la cerco. La cerco in casa, a Rodorio, la cerco nelle canzoni dei Kiss che ho imparato ad apprezzare e dentro le frasi dei pochi libri che ha letto qui. E sai cosa? C'è ancora. E' ancora dappertutto. L'ho cacciata, ma non riesco a levarmela dalla testa."
E tutto questo, a partire da quel giorno al Goro-Ho.
Genere: Fluff, Romantico, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Aquarius Camus, Nuovo Personaggio, Un po' tutti
Note: Missing Moments, OOC | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Le vie del Destino'
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capitolo 10 prequel rivisto
10.
It's a beautiful day.
It's a beautiful day
The sun is shining
I feel good
And no one's gonna to stop me now,
oh yeah
It's a beautiful day
I feel good, I feel right
And no one, no one's gonna stop me now
[Queen – It's a beautiful day]
 
Dopo l'ennesimo sbadiglio di Mei, Camus riuscì a sganciarsi dal resto del gruppo per andare a dormire -giacché di dormire si sarebbe trattato-: Mei era distrutta.
"Kali̱nýchta!" [buonanotte!] augurò loro Milo, corredando il saluto con un'occhiata sorniona e allusiva.
"Ci sarà tempo per quello, Mei stasera è stanchissima." rispose Camus, imbarazzato.
"Stasera. Ma domattina…" s'aggiunse Shura.
"Non pensate davvero a nient'altro, voi due? Siete impossibili!"
A Pechino a quell'ora stava albeggiando e contando il fuso orario, praticamente Mei aveva completato due giri d'orologio senza toccare il letto: era certo che, una volta in casa, le sarebbe bastato sfiorare il letto per addormentarsi.
Infatti, sorrise Camus.
Nemmeno il tempo d'infilarsi il pigiama, si era addormentata.
La raggiunse qualche minuto più tardi dopo aver sistemato un paio di cose in casa.
A differenza sua però, non riuscì ad addormentarsi subito; chissà perché, con circa sedici ore al giorno in cui poter pensare tranquillamente, il suo cervello decideva di pensare la sera, prima di addormentarsi. E non si trattava di pensieri leggeri, ma veri e propri dubbi esistenziali.
Uno su tutti… aveva fatto bene a coinvolgerla così, con lui, con il suo mondo?
Non sapeva quanto sarebbe durato, l'ambiente in cui viveva non gli dava particolari chances di pensare al futuro, come Saint di Athena doveva vivere giorno per giorno, poiché il domani era alquanto incerto per lui e i compagni.
La guerra tanto paventata sarebbe potuta scoppiare da un momento all'altro, magari il Grande Sacerdote era andato allo Star Hill per avere delucidazioni proprio su quell'evento. O magari sarebbe potuto succedere qualunque cosa nel frattempo.
Forse, entrambi erano stati troppo precipitosi: pur essendo felice di averla al proprio fianco, non poteva non pensare a certi eventi e certe conseguenze.
 
Scivolò in un sonno senza sogni quasi senza accorgersene.
 
*
 
Mei riaprì gli occhi a fatica, corrugando la fronte: addosso avvertiva le tracce di una stanchezza piuttosto insolita, come se avesse fatto le ore piccole e avesse dormito poco e male.
Si stupì dell'insolita tranquillità della propria stanza: la cascata pareva essersi zittita di colpo, come quando, diversi anni prima, una frana a monte ne aveva deviato l'afflusso ed era rimasta a secco per quasi due mesi.
Ma soprattutto… perchè Shiryu ancora non l'aveva chiamata per avere la colazione? Strano. Di solito se non trovava tutto già bell'e pronto sul tavolo prima di allenarsi, s'arrabbiava e iniziava a borbottare come una pentola d'acqua in ebollizione.
Alziamoci, vecchia mia.
Si stiracchiò, stirando le gambe e spalancando le braccia di scatto accorgendosi tardi dell'orologio appeso al muro: le undici?!
"Aïe! "
Oh cavolo. Aprì gli occhi, completamente sveglia, voltandosi di scatto verso sinistra.
"Bonjour! " disse Camus, massaggiandosi il naso dolorante.
Oh, ora si ricordava tutto.
La notte prima, ciò che era successo dietro la cascata, la proposta di Camus e il viaggio in Grecia, la cena e infine la stanchezza. Si ricordava a malapena di essersi infilata a letto, ma non si ricordava affatto di Camus che si coricava.
"Ti muovi sempre così tanto la mattina?"
Si muoveva tanto giacché dormiva da sola.
"Buongiorno" rispose, a bassa voce "è tardissimo, perché non mi hai svegliata prima?"
"Non ho sentito la sveglia." ammise Camus, facendo strane smorfie.
"…ti ho fatto male?"
Le sorrise, negando con un cenno della testa.
"Hai ancora sonno." le disse, guardandola divertito mentre tentava con ogni mezzo di tenere gli occhi aperti per più di tre secondi di fila. "Perché non rimani ancora qui, mentre metto su qualcosa da mettere sotto i denti?"
Si stropicciò gli occhi; perché il cervello non collaborava? Era sveglia, no? Che gli costava ordinare al resto del corpo di alzarsi e iniziare quella nuova giornata?
"Di solito… io preparo la colazione." biascicò, sbadigliando.
"In Cina, forse. Io però non ti ho invitata qui per farmi da schiava, per quanto ne so, c'è già qualcuno, a casa tua, che tratta te e la tua amica come schiave tuttofare."
"Shunrei non è solo un'amica… diciamo pure che è mia cognata."
Povera ragazza, pensò Camus, guardandosi bene dal dirlo ad alta voce.
"Per la colazione hai qualche preferenza? Di solito mangi dolce o salato?" domandò invece.
"Dipende da come mi gira appena sveglia." gli rispose.
Camus si alzò dal letto, offrendole la vista del suo posteriore.
"E… stamattina come ti gira?" le domandò, afferrando i pantaloni di un pigiama e infilandoseli. "Mei?"
Si schiarì la voce, sentendosi avvampare appena Camus la colse in flagrante, persa a guardarlo.
"Abbiamo fatto qualcosa, stanotte?" domandò, confusa.
"Non che io ricordi." le rispose, divertito. "Eravamo entrambi troppo stanchi per fare qualunque altra cosa a parte dormire."
"Ah. Beh… ehm… è che tu… insomma…"
"Io dormo così."
"Bene."
"Niente che tu non abbia già visto, comunque, no?"
Sì, certo. Di sera, con la scarsa luce offerta da una torcia elettrica. Dietro quella cascata non aveva visto quel granché, e trovarselo di fronte, nudo, faceva il suo bell'effetto: non era un tipo dalla muscolatura particolarmente marcata –non era come quei tipi delle riviste maschili con gli addominali a blocchetti e i muscoli obliqui marcati- ma aveva un bel fisico atletico e scattante e una bella schiena, decisamente maschile.
Il resto, meglio non commentarlo.
"A-ha. " balbettò Mei, deglutendo.
"Dunque hai deciso?"
"No."
"No a cosa??"
"N-no, non so come… ehm… mi gira, fa' tu."
"Okay, allora ti preparerò una delle mie omelette." decise Camus.
"Stavolta però non bruciarla." commentò lei, issandosi su un gomito.
"Va bene, questa te la concedo…" le rispose lui, già in corridoio.
Lo sentì poi fischiettare, in cucina, e decise di farsi una doccia mentre lui pensava alla colazione.
Scese dal letto guardandosi intorno mentre raccattava il borsone e cercava ciò che le serviva. Una bella stanza, tutto sommato in ordine, illuminata principalmente dalla portafinestra che dava sul giardino che si affacciava sull'Acropoli e sulla baia del porto -a Camus era sì toccata la casa rotonda, e di conseguenza leggermente più piccola rispetto alle altre, ma in compenso godeva di un'ottima vista-, e dall'impronta decisamente maschile, semplice e senza troppi fronzoli. Una cassettiera in mogano con gli oggetti personali, l'orologio da polso accanto a una clessidra e una foto incorniciata, raffigurante due sposini… i suoi genitori probabilmente.
Decise di non curiosare tra le sue cose, e si recò, infine, in bagno.
 
Si sentì insolitamente libera.
Poter indugiare qualche minuto in più a letto, potersi concedere una doccia in santa pace senza nessuno pronto a strillare se non trovava le cose come voleva lui; amava suo fratello, era il solo membro della sua famiglia rimasto in vita -a parte sua cugina Zhi e sua madre, che si erano trasferite a Nanchino per lavoro, dopo la morte di Shen Tao ShuFang, suo zio- ma a volte Shiryu era troppo arrogante, troppo impertinente. Sperava solo che cambiasse mentre cresceva, in fondo aveva solo quattordici anni, ne aveva di strada da fare…
 
*
 
Camus, in cucina, aveva caricato la caffettiera e messo l'infusore con l'Assam nella teiera, non conoscendo bene i gusti di Mei.
Ciò che gli pareva strano, era che nessuno dei suoi pari era ancora salito -o sceso- a disturbarlo per poter ficcare il naso nei suoi affari, ma soprattutto in quelli di Mei.
Che diamine, era così strano che anche lui avesse una donna? Era così strano che anche lui provasse dei sentimenti?
Abituato sin da piccolo a non esternarli, era stupito per l'intensità di quello che aveva provato nelle ultime ore: al Santuario tutti dicevano di lui che era algido, un muro di ghiaccio, un blocco di ghiaccio vivente, addirittura.
Peccato che nessuno di loro, Milo a parte, lo conoscesse davvero bene.
Perso nei suoi pensieri, non sentì Mei arrivare in cucina, né tantomeno la sentì sedersi a tavola.
"Allora, hai deciso? Dolce o salato?" lo prese di soprassalto. "Non sento odore di bruciato, perciò l'omelette dev'essere ancora commestibile."
"Ma che simpaticona." le rispose.
Mei si versò una tazzina di caffè, zuccherandolo con calma e corrugando la fronte, sentendosi osservata; rialzò lo sguardo giusto per incontrare quello calmo e divertito di Camus.
"….oh… ehm… il caffè era tuo?"
"No."
Mei rise.
"Oh capito. Adesso che mi vedi bene, alla luce del sole, hai deciso che non sono poi quel granché… capelli in disordine, niente trucco… non sono proprio quel che si può definire una meraviglia."
"Ma smettila. Pensavo che vestita così, mi viene proprio voglia di saltarti addosso." scherzò Camus.
"Era appunto questa la reazione cui miravo. L'ho fatto apposta,visto?"
"Molto sexy…" disse Camus. "Con le… mucchine stilizzate…"
Mei seguì il suo sguardo.
"Non sono mucchine." obiettò.
"Oh. Non sarai un po' troppo grande per Hello Kitty?"
"Non è Hello Kitty, si chiama Pucca… se ti piace tanto, ne regalo una anche a te."gli rispose.
"Eh, come no. Poi magari mi faccio il giro di tutto il Santuario con la suddetta maglietta indosso."
"Ovviamente, altrimenti dove sta il divertimento?" replicò lei, sgranocchiando un paio di biscotti. "O potrei fare un paio di foto e ricattarti, dopo."
Camus ridacchiò.
"Sogna, sogna… tanto non succederà." disse. "Allora c'è qualcosa che vorresti fare per prima cosa, ora che sei qui?"
A parte non pensare a nulla, vivere libera e mangiare?
"La mia richiesta potrebbe suonare spudorata, alle tue orecchie."
Camus sorrise.
"Beh, faremo anche quello. Ma fuori è una bella giornata."
"Allora sì, qualcosa c'è." sorrise lei in risposta. "Portami al mare."
 
***
 
Lady Aquaria's corner
[Capitolo revisionato in data 20 febbraio 2015]
No, non mi sono dimenticata di aggiornare, semplicemente vado molto molto e ancora molto lenta per tanti motivi, alcuni più o meno "leggeri" altri piuttosto "pesanti", che mi riguardano molto da vicino, e che mi distraggono -al momento non riesco a trovare altri termini- dallo scrivere.
-Pucca ed Hello Kitty sono © e ® dei rispettivi proprietari;
-Aïe! è l'esclamazione, in francese, corrispondente al nostro: ahia!
-L'Assam, oltre a essere una regione dell'India nord-orientale, è una varietà di tè nero dal gusto deciso e maltato e un colore molto scuro.
Come sempre, detto ciò, ringrazio chi legge/segue/recensisce. Grazie come sempre, di cuore :)

Lady Aquaria 

   
 
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