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Autore: Fflang    05/02/2012    2 recensioni
Fare sesso per la prima volta e rimanere incinta,decidere di andare avanti come se niente fosse. La paura di non farcela, la voglia di lasciare tutto e tutti. La storia di un piccolo segreto destinato a diventare sempre più grande.
Le cose cambiano, a volte talmente in fretta che non ci accorgiamo di nulla... però dobbiamo essere pronti, dobbiamo essere pronti a pagare le conseguenze delle nostre azioni. Perché le persone nascono e muoiono, gli amori finiscono e il mondo va avanti.
Storia rimessa con questo nuovo account. :)
Genere: Commedia, Romantico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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CAPITOLO 6

PovAlex
-Charlie ci sei?!- dico scuotendo leggermente la mia migliore amica. Si volta verso di me e mi sorride annuendo. -Sei sicura di stare bene?- le domando ancora e lei annuisce. -Con Ian tutto bene?- le domando cercando di non farle capire nulla del discorso con Matt. - Si, tutto bene.- dice mescolando il suo frappè. Annuisco e le sorrido. -Quando si saprà se è maschio o femmina?- le domando ancora. -Credo che la prossima ecografia sia quella decisiva.- mi risponde accarezzandosi il pancione e sorridendo. -Oh quando sarebbe?- dico bevendo un po' della mia coca-cola. -Martedì 14.- mi dice bevendo un sorso della sua ordinazione. -Ehi ma Charlie! È il tuo compleanno!- esclamo ricordandomi all'improvviso. Lei annuisce apatica. Dev'essere successo qualcosa. - Charlie, sei la mia migliore amica, lo sai vero che mi puoi dire tutto?- le sussurrò prendendole la mano. Le annuisce. -Alex, so che tu mi vuoi bene, ma non mi va di parlarne. Ok?- risponde alzandosi lentamente. La guardo e annuisco. -Vado a fare una passeggiata da sola. Ti dispiace?- mi domanda. -Nono, vai pure. Tranquilla.- le rispondo sorridendole. Le seguo con lo sguardo finché non sparisce dalla mia vista. Sospiro e mando un messaggio a Matt chiedendogli di raggiungermi.

PovIan

-Devo andare.- mi dice Matt prendendo la giacca dall'attaccapanni. Mi volto verso di lui e sorrido. -Alex?- domando. Lui annuisce felice. -Tu vedi di parlare a Charlie.- mi dice tornando subito serio e fulminandomi con lo sguardo. Annuisco. -Sto andando da lei.- gli svelo andando a prendere anche io la giacca. -Bravo, e cerca di evitare altri casini. Ok?- dice seguendomi fuori dalla porta. Rido. -Prometto che da oggi in poi farò il bravo bambino.- dico facendolo ridere. -Bisognerà che tu lo faccia comunque visto che stai per averne uno.- risponde salendo in macchina e accendendola. Annuisco e salgo sulla moto diretto a casa del mio amore.

PovCharlie
Mi guardo intorno osservando i bambini che giocano con gli amichetti mentre le mamme li tengono d'occhio felici dei sorrisi dei propri figli. Sorrido anch'io. Chissà se anche io sarò così. Chissà come sarai piccolo mio. Penso accarezzandomi la pancia. -Quanto manca?- mi domanda una donna sedendosi al mio fianco. Mi volto verso di lei. C'è qualcosa di famigliare in questa donna. La osservo in silenzio e la donna scoppia a ridere. -Scusa piccola. Non mi sono neanche presentata. Sono Elisabeth King.- dice porgendomi la mano. La osservo bene. È la mamma di Ian. Le porgo la mano. -Charlie. Lei è la madre di Ian vero?- le domando e lei annuisce. -Allora, come sta il mio nipotino?- mi dice sorridendomi e accarezzandomi la pancia. Rido. -E' molto agitato, ma sta bene.- rispondo sorridendole. Non assomiglia per niente a suo marito. Non so come diamine faccia questa donna dolcissima a sopportarlo. -E' un maschietto?- mi domanda dolce. Scuoto la testa. -Non lo so, ma io penso di sì.- le rispondo pensierosa fissandomi la pancia. -Hai già deciso come chiamarlo?- sposto lo sguardo verso di lei. -No, voglio aspettare per guardarlo negli occhi.- rispondo sorridendo. Lei annuisce e si fa seria. -Vedi, Charlotte. Io sono qui per un buon motivo. Forse penserai male di me dopo che ti avrò parlato, ma ti prego di ascoltarmi.- mi dice triste prendendomi le mani e racchiudendole tra le sue. Annuisco e lei sospirando inizia a parlare.

PovIan
Charlie non a casa. È l'unica cosa che riesco a pensare dopo essere uscito da casa sua. Dove sei amore mio? Non può essere con Alex sennò Matt non sarebbe mai uscito. Sto per mettere in moto la macchina quando il cellulare inizia a squillare. Lo prendo velocemente pensando che sia Charlie. Ma purtroppo è solo mio padre. A malincuore rispondo. -Cosa c'è?- dico freddo. -Possiamo incontrarci?- mi domanda con il mio stesso tono. Annuisco. Ma poi mi ricordo che lui non è li e così rispondo. -Sì.- dico. -Bene. Incontriamoci al Bar sulla 24strada.- mi dice riattaccando senza darmi il tempo di rispondere. Sospiro. Sono in pena per Charlie. Provo a chiamarla. Di nuovo. Segreteria telefonica. Merda.

Accendo la macchina e mi dirigo verso l'appuntamento con mio padre. Devo muovermi.

PovCharlie
-Vedi, quando avevo circa tre anni in più di te i miei genitori mi dissero che dovevo sposare il signor King. All'inizio fui felice. So che ti sembrerà strano. Ma per la mia famiglia era ormai una tradizione sposarsi senza amore. E lo credevo anche io fino a quando non mi sono innamorata. Stavo andando a scuola, ero da sola quel giorno. Stavo attraversando la strada quando un tizio in vespa mi venne addosso. Per fortuna riuscì a spostarmi. Ma ricordo che iniziai a urlargli dietro talmente tanto forte che tornò indietro, scese dalla vespa, e beh...mi scoppiò a ridere in faccia. Mi infuria così tanto che gli diedi uno schiaffo.- dice Elisabeth con gli occhi persi nei ricordi. Annuisco per farla continuare. - Da quel giorno ci incontrammo spesso. E non facevamo altro che litigare e insultarci. Ma a me piaceva. Non mi importava che non mi stesse vicino come io volessi. Mi bastava solo che lui ci fosse. Un giorno mi portò a fare una gita. E andò tutto bene. Ma poi un temporale ci costrinse a rifugiarci in un vecchio capanno per la caccia. Quel giorno facemmo l'amore. Quel giorno Ian fu concepito.- sgranai gli occhi a quell'ultima frase. La guardai terrorizzata. -E i suoi genitori? E Lui? E il signor King?- domandai velocemente. Lei mi sorride e torna a raccontare. -I miei genitori lo scoprirono poco tempo dopo e così anche il mio futuro sposo. Al contrario di quello che mi aspettai. Mio marito non mi chiese di abortire. Mi venne vicino e disse che avrebbe cresciuto quel bambino come se fosse suo. Stefan ama Ian. Ama Ian più di ogni altra cosa al mondo. Ama suo figlio più di quanto ama me.- mi disse con le lacrime agli occhi. L'abbracciai di slancio e iniziammo a piangere. -E il vero padre di Ian?- domando piano. -Gli dissi che non potevamo stare insieme, che non l'amavo. Quando mi disse che potevo fare quello che volevo perché per lui era stato solo divertimento mi sentii morire dentro. Ma non potevo, perché in cuor mio sapevo che era giusto così. Che era così che doveva essere.- mi risponde sospirando forte e asciugandosi le lacrime. - Mia cara Charlotte, ti ho raccontato questa storia per dirti che Ian, non è la persona per te. So che lo ami, che lo ami da impazzire, e che faresti di tutto per lui. Ma se ami tuo figlio e se ami te stessa devi trovare il coraggio di andare via. La nostra famiglia combina i matrimoni da generazioni ancor prima che i futuri eredi nascano. Questo per dirti che anche ad Ian è stata scelta una sposa.- mi spiega triste. Scuoto la testa velocemente. -Non voglio lasciarlo. Non voglio. Io lo amo!- urlo scossa dai singhiozzi. Mi stringe forte a se. -Lo so piccola. Lo so. Ma conosco mio marito e farà di tutto per separarti da lui. Non me ne sono mai andata perché c'era Ian, ma ogni giorno che passa vorrei poter aprire la bocca e urlare, urlare al mondo che questa non è la vita che ho scelto, non è la vita che volevo per me e per mio figlio. Io non avevo nessuno che mi dicesse di scappare, che mi dicesse che la vita rinchiusa in una prigione dorata è un inferno. Giorno per giorno passare sotto lo sguardo di persone che ti giudicano per ogni minima cosa. Non so neanche cosa avrei fatto se avessero scoperto che Ian non è il vero figlio di Stefan. Scappa Charlie, finché sei in tempo scappa.- mi dice portandosi una mano sulla fronte. -Ian sa che si deve sposare?- le domando con una morsa allo stomaco. -Da quest'estate.- mi risponde triste. Annuisco e mi alzo. -Grazie signora King. Adesso devo andare a casa.- dico voltandomi. Elisabeth mi ferma per un braccio e mi fa voltare. -Mi dispiace così tanto. Ma sei una brava ragazza e sono orgogliosa di Ian perché è riuscito a trovare una ragazza splendida e straordinariamente forte. Saresti stata una moglie perfetta per lui e una splendida famiglia in cui crescere un bambino. Non voglio che una persona come te o tuo figlio debbano vivere in questo mondo.- mi dice piangendo. Annuisco e le sorrido triste. -La ringrazio davvero per quello che ha fatto per me, per noi. Ma sappia che non m'importa. Non amerò nessun altro come amo Ian in questo momento se non mio figlio. Non smetterò mai di amarlo. Mai.- dico e senza lasciarla rispondere corro via da quel parco. Corro, ma non so dove, corro anche quando la pioggia inizia a cadere dal cielo, corro sotto lo sguardo scioccato delle persone che mi vedono. Non m'importa di quello che pensano. Non m'importa più di nulla.-

PovIan
-Non può essere.- dico fissando mio padre scioccato. -Io non ti credo!- esclamo alzandomi dal tavolo del bar. -Se non credi a me, forse crederai al referto medico.- dice papà tirando fuori una busta e porgendomela. L'apro. Sgrano gli occhi. Non può essere. Non può averlo fatto. -Ian, figliolo. Quello non è il tuo bambino.- mi dice papà alzandosi ed abbracciandomi forte. No. No. No. No. Le lacrime iniziano ad uscire. Lacrime di rabbia, di delusione. Mi allontano da mio padre e mi infilo la giacca. Devo trovarla. Ora.

Mi avvio verso l'uscita del bar. -Dove vai?- mi domanda papà. -A mettere fine a questa farsa.- dico sorridendo cattivo. Non permetterò a nessun'altra ragazzina di distruggermi come ha appena fatto lei. Non sono il pupazzo di nessuno.

La chiamo. Ma la segreteria continua a dirmi che non e raggiungibile. Mi infurio. Poi mi fermo e sotto il diluvio d'acqua che sta venendo giù la vedo. Le corro dietro vedendola entrare nella metropolitana. La seguo lentamente. Si siede su una panchina completamente fradicia. Chissà dov'è stata. Magari era con quello. Mi avvicino senza farmi vedere. Sta piangendo. Mi avvicino. -Charlie.- la chiamo freddo. Si volta verso di me triste e spaventata. -Ian? Che ci fai qui?- mi domanda. -Dobbiamo parlare.- le dico freddo senza rispondere. Lei non dice una parola, semplicemente annuisce.






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