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Autore: cranberry sauce    05/02/2012    7 recensioni
John/Paul.
John apre gli occhi, lentamente, e nel breve lasso di tempo che gli serve per rendersi conto di essere sveglio e di essere proprio lì, proprio in quel letto, in quella stanza, gli si apre davanti un infinito mondo di possibilità; fra le lenzuola e il cuscino, potrebbe essere qualsiasi persona, qualunque cosa, ovunque e da nessuna parte. {dal primo capitolo}
Genere: Fluff, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: John Lennon , Paul McCartney
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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Nota: lo so che il pairing principale di questa raccolta è John/Paul, ma ne desidererei introdurre un altro, cioè mestessa/Fionafu0402. Perché è bravissima a disegnare e vorrei disegnare come lei e, davvero, non c’è nessuno che fa disegni slashosi su John-luv e Paulie boy più belli dei suoi.
Uno dei miei preferiti in assoluto è questo, e ieri sera appena è partita Why Don’t We Do It In The Road? ho capito che dovevo assolutamente scrivere qualcosa in proposito. E pazienza, com’è venuta, è venuta.
 

VII .
Di come qualche birra di troppo può fare la differenza

{Why don’t we do it in the road?
No one will be watching us.
Why don’t we do it in the road?}


Paul non regge molto bene l’alcol, ma insiste sempre per andare in qualche pub a bere e a divertirsi.
E John, che non sa dire di no a Paul, nove volte su dieci si ritrova a doverlo trascinare dal pub fino a casa (la sua) e metterlo a letto (il suo).
E John, che non sa dire di no a Paul (il suo) quando questo gli si avvicina e, appoggiandogli una mano sul braccio, dischiude appena le labbra a pronunciare il suo nome, nove volte su dieci si ritrova ad osservare il suo riflesso negli occhi verdi dell’altro e a desiderare di rimanere così per sempre. Per sempre a fissare gli occhi di Paul che lo guardano.

Si dà il caso, quindi, che quella sia una delle nove volte su dieci, e che John stia cercando di convincere Paul a tenersi a lui. Questo però non sembra curarsi dei suoi sforzi, limitandosi a ricadere mollemente a terra quando John lo lascia andare. “Sei la solita checca del cazzo!”, sbotta dando un calcio alla gamba dell’altro, un calcio non abbastanza forte da cancellare il sorriso ebete impresso sul viso di Paul.

John scuote la testa una, due volte. Si ripromette mentalmente di non cadere più nella trappola di Paul-occhi-da-cerbiatto, ma gli basta indugiare appena su quell’immagine per sentire il suo stomaco contrarsi, provocando agrodolci fitte che lo costringono a scuotere la testa per la terza volta, con più veemenza di prima.
Si butta a terra, scoraggiato, sedendo a debita distanza (ovviamente niente più che una manciata di centimetri) dall’altro. Paul continua a sorridere, un sorriso laconico, assente, a tratti però furbo e malizioso.
Paul continua a sorridere e appoggia la testa sulla spalla di John, abbandonando con noncuranza, come spesso fa, la mano sul suo braccio.

La strada è deserta e l’unico lampione che c’è la illumina di una luce nitida, ma discreta. È una fresca nottata di fine agosto e il vento, che porta con sé un assaggio dell’autunno che viene, scompiglia i capelli dei due e si insinua tra i vestiti, permettendo a Paul di avvicinarsi ancora un pochino, solo un po’ di più, a John, e affondare il viso nell’incavo tra la sua spalla e il suo collo.
Paul lo sfiora appena con le labbra e col naso rendendosi immediatamente conto che John ha la pelle d’oca, e lascia che il suo sorriso si allarghi appena perché è quasi sicuro che non sia colpa del freddo.

John, infatti, non ha decisamente freddo. Si sente, al contrario, come se stesse camminando sulla sabbia cocente, come se avesse appena bevuto dieci cioccolate calde, come se si fosse immerso in una vasca da bagno riempita di acqua bollente.
Come se fosse ubriaco, ubriaco fradicio, eppure dolorosamente presente e conscio del suo esistere in quel preciso istante, schiacciato tra il muro e l’asfalto e Paul (il suo).

"John. John, posso darti un bacio?"
"No."
"Un bacio piccolo."
"No."
Paul sbuffa e gli pizzica forte il fianco, ma gli strati di stoffa che li separano sono troppo spessi e John, invece di imprecare dal dolore, si lascia sfuggire una risata.
Paul sbuffa e gli pizzica forte il fianco un'altra volta, e un'altra volta John ridacchia.
"Smettila, mi fai solletico", dice poi tentando di tornare serio, ma non riesce a dissimulare un sorriso tanto ebete quanto quello che aveva increspato le labbra dell'altro ragazzo qualche minuto prima.

E Paul lo vede, Paul lo sa.
Paul se ne accorge, Paul sa che non era il freddo a far rabbrividire il suo amico.
Paul lo sa, perchè lui sa sempre tutto di John.
John (il suo) con segreti di vetro e pensieri di carta.

Si scosta un poco per guardarlo negli occhi e poi dice: "Perchè non lo facciamo e basta?"
John ora è visibilmente preoccupato.
"Facciamo che cosa?", domanda con voce tremante.
La risata di Paul, leggera, cristallina, riecheggia nella strada. "Ci diamo un bacio, no? Facciamolo. Adesso, dico"
"Tu sei ubriaco, Macca"
"Lo so. Ma lo possiamo fare lo stesso"
"No, sul serio. Adesso ti porto a casa"
"Aspetta un attimo!"
Paul si pesa più che può su John, costringendolo a rimanere a terra. 
Sono stesi l'uno accanto all'altro, così vicini che non è sicuro di potersi tirare indietro ormai, neanche se avesse cambiato idea.
Come se fosse possibile che avesse cambiato idea. No, ci ha rimuginato su davvero troppo, non è più tempo di ripensamenti, no, no.

"Ci vedrà qualcuno", mormora John, ma in quel mentre compie un imperdonabile errore.
Mentre si perde a fissare gli occhi di Paul che lo guardano, lo sente appena ribattere dicendo che nella strada non c'è nessuno, e un attimo dopo è solo Paul e il suo profumo e i suoi capelli scuri e le sue labbra morbide.
E lo è anche per l'attimo successivo e per diversi attimi seguenti e per altri attimi dopo quelli e per altri ancora.

In quella notte d'agosto, contro il freddo muro e contro il freddo asfalto, è solo Paul (il suo).
 
   
 
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