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Autore: BlackLuna    05/02/2012    1 recensioni
1991.Sono finita nel 1991. E’ per questo che non ho riconosciuto Daniel immediatamente, non l’avevo mai visto così giovane. Perché ora sono sicura che si tratti di lui. Sono in compagnia di Dani Filth , nell’epoca in cui lui aveva 18 anni.
N.B. Siccome i primi due capitoli sono introduttivi alla storia i Cradle non sono nominati, ma poco a poco arrivano anche loro :)
Genere: Romantico, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Strano ma vero, sono di nuovo qua, ci tengo a precisare che la fanfiction è stata terminata, e che faccio che pubblicare insieme i restanti capitoli prima che gli alieni mi rapiscano di nuovo. Non vi rubo altro tempo. Recensite^^ 


E’ troppo tardi quando mi accorgo di aver fatto un errore fatale. Sono sola nel parcheggio: sto offrendo me stessa e il bambino su un piatto d’argento ai Cavalieri. La loro presenza non tarda infatti a farsi sentire. Sono loro, posso quasi sentirne l’odore.
-Lasciatemi stare.- dico con voce tremante. Sento che si muove qualcosa dietro di me. Con il cuore in gola e la mano sul ventre, come se essa da sola potesse proteggere il bambino, comincio a voltarmi.
L’Ordine verrà ristabilito.
Suona come un sibilo, tagliente come la lama di un coltello ed entra nella mia testa. Non riesco a trattenere un urlo di dolore e mi accascio a terra. E’ come se avessi mille lame nel infilzate nel mio cranio, come se queste ruotassero tutte insieme.
-Ti prego!- urlo agonizzante.
L’Errore verrà corretto e il feto eliminato.
Il dolore aumenta sempre di più, penetra più a fondo nel mio cervello, non so quanto io stia urlando, strillando, ma spero che qualcuno mi senta. Apro appena gli occhi tentando di farfugliare una supplica, e vedo che il Cavaliere non è più solo, altri due si sono aggiunti, neri come la notte, le loro fruste argentate scintillanti. Parlano tra di loro credo, ma io non riesco a capire, non riesco a distinguere nemmeno una parola.
Uno di essi manda in alto la frusta e questa si attorciglia alla mia gamba destra, aggiungendo il dolore del fuoco a quello dei coltelli. Mi entra dentro e da come il bambino si muove so che lo sta provando anche lui.
Questo mi da la forza di tentare di alzarmi. – Lasciateci stare, figli di puttana!- sbraito con tutto il fiato che ho in corpo, ma tutto è vano, e una seconda frusta mi cinge la gola, impedendomi di urlare.
Io e mio figlio dentro di me ci contorciamo cercando di sfuggire al dolore immenso che ci attraversa.
Il feto verrà eliminato
Uno dei Cavalieri, o tutti insieme forse, ripetono all’infinito queste parole, riempiendomi di terrore.
Non posso fare nulla contro il loro volere, sono completamente inerme nelle loro mani.
Tra il sogno e la veglia vedo il Cavaliere al centro allungare una mano verso di me.
-Non..non..-
Vorrei dire ‘non ci toccare’, ma non ho la forza per dirlo, ho talmente male che non ho nemmeno più coscienza di me stessa.
La mano si avvicina ancora di più e tocca il punto in cui porto il mio bambino.
Credo di svenire.
 
*
Quello che vedo davanti ai miei occhi è inspiegabile.
Lei è stesa a terra nel bel mezzo del parcheggio, legata da quelle che a questa distanza potrebbero essere delle catene..o delle fruste. Davanti a lei tre figure incappucciate e nere, non so cosa siano, ma dentro di me so che non sono tre semplici persone. Mancano di materialità, è come se fossero sfocate, evanescenti, non riesco a distinguere il punto esatto in cui poggiano i loro piedi.
Due di loro stanno fermi come statue, tenendo in mano le loro fruste, una delle quali è legata a una gamba di Christine, l’altra è attorno al suo collo. Christine sembra avere le convulsioni, e non urla, non riesco a sentire nulla, ma il fatto che si muova ancora mi da un senso di sollievo.
La figura al centro fa un passo in avanti e si piega su di lei allungando la mano e la appoggia sulla pancia di Christine. Lei inarca la schiena talmente tanto che credo che se la sia rotta in due, poi ricade a terra, immobile.
Non aspetto altro, non guarderò Christine e mio figlio morire senza fare niente.
L’odio che provo per quegli esseri è abbastanza forte da farmi recuperare l’uso delle gambe, rese inutilizzabili dal terrore che mi aveva assalito nel vedere quelle tre figure intorno a lei.
Mi rialzo e, accecato dall’odio, corro verso il parcheggio, sperando di poter fare qualcosa contro quei tre. E sperando che non sia troppo tardi.
 
*
Vedo il mio bambino. O meglio, vedo la mia bambina. Siamo nel vuoto più assoluto, sospese nel nulla. Lei fluttua davanti a me. E’ bellissima, rosea e grassottella, con occhi azzurri che mi parlano, e io parlo a loro.
Non mi ricordo nulla, chi sono, dove siamo nel tempo e nello spazio. E’ come se fossimo sempre state qui. Allungo una mano e tocco la sua.
Non so perché, ma sento una lacrima bagnarmi le guance, seguita da altre mille.
-Mi dispiace- riesco solo a balbettare. Lei mi guarda seria seria, inclinando appena la testa da un lato, come per guardarmi meglio.
Ma perché mi dispiace? Perchè sto piangendo? Cosa ho fatto?
Non me lo ricordo eppure non riesco a smettere di piangere e domandare scusa. La bambina si avvicina, senza nemmeno muoversi, compare semplicemente più vicino a me e con la sua manina tocca la mia guancia. E attraverso quel tocco provoca in me una calma infinita, che arresta le mie lacrime e mi da solo una sensazione di gioia. Attraverso quel tocco sento che non è arrabbiata con me. Prendo la manina nella mia e la bacio. Non credo di aver mai amato una creatura più di quella che ho di fronte a me in questo istante.
Rimaniamo così per minuti, ore,anni e secoli e niente ci potrebbe dividere.
Fino a che la bambina non spalanca gli occhi e cambia espressione, la serenità diventa paura, la paura dolore.
Ora il vuoto intorno a noi è colorato di rosso, rosso cremisi, rosso sangue, scorre su di noi due imbrattandoci corpo e capelli.
Poi la mia bambina comincia a sparire. Prima lentamente, poi sempre più veloce. Viene come cancellata via dal sangue.
Comincia a piangere e non riesco a sentire quel suono, quel suo pianto disperato. Cerco di fare qualcosa, di stringerla a me ma non serve a nulla.
-Grace!- urlo
 
*
 
Christine è viva. Lo so di per certo perché le ho sentito urlare un nome: Grace.
Non so chi sia Grace, ma sono così felice di sentirla che lo urlo anche io.
E gli esseri mi sentono. Si voltano e fanno uno strillo che entra nelle mie ossa, così che mi accascio vicino a Christine.
Mi volto per guardala: respira, ma qualcosa non va: il vestito che le copre le gambe è completamente imbrattato di sangue. Sta perdendo il bambino, ed è colpa della figura incappucciata che tiene la sua mano sul suo ventre.
-Lasciala!- urlo, ma questi non sembra minimamente disturbato o minacciato dalla mia presenza.
L’Errore va corretto, il feto distrutto, e tu non ricorderai niente
La sua voce risuona direttamente nella mia testa.
-No!- sbraito alzandomi, ma l’essere toglie la mano dal ventre di Grace e con un semplice gesto, senza nemmeno toccarmi mi inchioda al suolo.
Tu non dovresti sentire, tu non dovresti vedere, ma l’Ordine va ristabilito ad ogni costo.
Tento nuovamente di alzarmi, e l’essere alla sua destra toglie la frusta dalla gamba di Christine, lasciandogli il segno ustionato della sua corda stampato per sempre sul polpaccio, e con un gesto violento la fa attorcigliare al mio braccio, facendomi sentire un dolore immenso, che non ho mai provato.
 
*
 
-Grace!- urlo, non sapendo da dove proviene quel nome, ma sapendo che solo così si può chiamare la mia bambina. Sta continuando a svanire pezzo per pezzo, nello steso momento in cui le lacrime cadono dai miei occhi.
-Non te ne andare..lasciatela stare!-
Non so a chi mi stia rivolgendo, ma so che c’è qualcuno che la sta portando via, che vuole farle del male.
Improvvisamente la bambina smette si sparire e torna completa. Con un singhiozzo la prendo tra le mie braccia. Sento attraverso il suo tocco che ha paura, e ne ho molta anche io.
Alzo gli occhi e rimango impietrita da quello che vedo: c’è una persona davanti a noi, o meglio, è come se la vedessi dietro un vetro, non direttamente.
E tutto mi torna in mente.
E’ Daniel! Io sono Christine, io sono incinta di lui, e quella che ora ho tra le braccia è la nostra bambina. Sono stata attaccata dai Cavalieri perché una zingara mi ha mandata indietro di dieci anni nel tempo, e ho conosciuto questo ragazzo straordinario, e ne sono follemente innamorata. Come mille flash rivedo il nostro primo incontro, il primo bacio, la sera al ristorante, rivedo il suo sguardo quando gli ho detto che aspettavo un bambino, la sua insistenza nel volerlo tenere nonostante fossimo troppo giovani. Lo rivedo sul palco . Però tutto questo non è giusto, da un punto di vista di ordine temporale, e in questo momento sono distesa sull’asfalto di un parcheggio, svenuta, e so che lui è con me, mi ha trovata ma è stato sopraffatto dal potere dei Cavalieri come lo sono stata io.
Così come era finito, Grace riprende a sparire, i Cavalieri hanno evidentemente continuato il loro compito nonostante la presenza di un testimone. Grace piange di nuovo, e io la sto perdendo. Ma non permetterò che la uccidano.
-Propongo un patto!- sbraito con quanto fiato mi rimane, e non lo dico solo nella mia mente, ma sento di averlo detto anche fisicamente, anche a causa della reazione di Dani: i suoi occhi, che riesco a vedere in questa dimensione, si sbarrano.
Tutto cessa.
Poi sento la mia stessa voce e le parole uscire dalla mia stessa bocca.
-Che genere di patto?-
*
 
Tutto quello che vedo a dell’inverosimile. Sono bloccato a terra da tre pseudo cavalieri neri che stanno uccidendo la mia ragazza e il mio bambino, e ora Christine parla con le loro voci.
-Propongo un patto!- le sento dire con forza, senza che si svegli, come bloccata in un altro mondo.
I Cavalieri la guardano e quello che tiene la mano sul suo ventre si rialza. E poi Christine parla, ma non con la sua voce, i suoni che emette sono le voci dei tre Cavalieri assieme, voci che provenivano come dall’oltretomba.
-Che genere di patto?-
Guardo la scena a bocca aperta, senza sapere cosa dire o pensare, sperando solo che Chris stia facendo la cosa giusta.
-Prendete me, lasciate mia figlia.- ha una voce ferma, decisa, nonostante la situazione non si lascia intimidire.
-E’ la figlia di un Errore.- dice ancora con la voce dei Cavalieri, e mentre lo fa muove la testa lentamente e si gira verso di me, gli occhi girati al contrario che lasciano vedere solo il bianco della pupilla. – va eliminata e l’Ordine ristabilito.-
La vedo sorridere, come se avesse un asso nella manica.
-Voi anche siete in errore, miei cari.- Mi sporgo appena come per sentire meglio – Avete infranto le regole. Vi siete mostrati a un uomo comune rompendo la regola del Segreto, e questo vi pone sul mio stesso piano.-
La testa di Christine scatta in avanti, e mille suoni incomprensibili, sussurri in una lingua sconosciuta, le escono dalla bocca, poi si volta di nuovo di scatto.
-E noi cosa ne otterremo?-
Per un po’ non dice nulla, poi apre la bocca e parla con la sua voce: -Il silenzio.- 
  
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