Entrai piano nel tour bus, attento a non sbattere la porta. Sempre silenziosamente, mi spogliai, rimanendo in canottiera, faceva piuttosto caldo. Poi, entrando nella camera, la vidi. Era bellissima, la creatura più affascinante di questo universo. Uno sguardo nei suoi occhi color del mare ed eri infatuato. Sentivi il suono della sua risata cristallina ed eri ammaliato da lei. Una mano fra i suoi capelli ed eri innamorato. Le tue labbra sulle sue e avevi la certezza che non l’avresti mai lasciata. Era cosi sensuale con addosso solo una leggera sottoveste che metteva in risalto le sue forme. I suoi capelli castani con sfumature bionde erano illuminati dal chiarore della luna piena, cosi come il suo viso, con quel profilo che la faceva assomigliare a una principessa, con la bocca rossa come una ciliegia matura. Notai che aveva le gambe completamente nude, cosi presi un plaid e la coprii amorevolmente. Mi stesi accanto a lei, e vidi l’MP3 acceso, che passava a ripetizione ‘I don’t want miss a thing’ degli Aerosmith. La nostra canzone. Io stesso gliela avevo cantata tante volte, mentre lei mi guardava rapita, e ogni volta mi saltava addosso, dicendomi che la mia voce non era di questo mondo, tanto era bella. Io le rispondevo che lei era l’essere umano più dolce, con una bellezza che era rara trovare in una persona. Lei rideva e mi dava un buffetto sulla guancia ammonendomi di non fare lo sciocco, perché non dovevo raccontarle delle bugie. Io non rispondevo e la guardavo incantato, non capacitandomi del fatto che lei era mia, che apparteneva a me e a nessun altro, che fra tutti i ragazzi di questo mondo lei avesse scelto me. Poi mi ritrovai a pensare a quella volta che al tramonto avevamo fatto un pic-nic sul mare, per poi finire con una corsa sulla spiaggia. Quella volta corremmo fino allo sfinimento, poi lei era caduta sulla sabbia, con le guance rosse per la fatica. Com’era bella quando era imbarazzata, arrossiva di colpo, e i suoi occhi rivolgevano lo sguardo verso terra, e intanto balbettava cose senza senso. A un certo punto un suo movimento mi scosse dai miei pensieri. Si voltò verso di me, rivolgendomi quel suo sguardo da cucciolo, e sussurrando:’’Harry, amore mio.’’ ’’Ssh, riposa angelo’’. Che scemo che ero, non dovevo svegliarla, era troppo stanca, non aveva avuto neanche la forza di assistere al concerto. Infine mi addormentai, e sprofondai nel sonno più profondo. (Fine flashback) Mi venne in mente questo episodio, mentre piangevo per lei, guardandola nel suo letto di morte. Si, era morta. Il Signore aveva deciso di riprendersi il suo angelo, uno fra i più belli, poiché si sa che le persone come lei erano troppo sprecate per stare con noi comuni mortali. Ma l’unica speranza che mi permetteva di superare la mia disperazione era il pensiero che l’avrei rivista, se fossi stato abbastanza buono. Prima o poi l’avrei raggiunta in paradiso, e a quel punto niente mi avrebbe impedito di amarla e di fare l’amore con lei per sempre.