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Autore: _StayStrong    05/02/2012    6 recensioni
DRAMIONE// Seguito di "If you only knew". E se Hermione fosse ancora a Malfoy Manor? E se si potesse continuare ad amare incondizionatamente qualcuno che si è lasciato indietro dopo la morte? E se Draco facesse di tutto pur di rivederla? E se di Hermione si potesse fare un Horcrux per riportarla indietro? E se...ci fosse sempre un lieto fine che ci aspetta? Io lo spero proprio, e voi?
Genere: Malinconico, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Draco Malfoy, Hermione Granger, Nuovo personaggio | Coppie: Draco/Astoria, Draco/Hermione
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
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Nota dell’Autrice: Ecco qui il seguito di “If you only knew”, spero possa piacervi una Dramione un po’ alternativa.
La storia da oggi verrà aggiornata ogni sabato, non riuscirò a postare ogni due o quattro giorni per impegni di studio e lavorativi.
Un bacione, fatemi sapere che ne pensate,
#Francy.

 

“Hermione!” la voce di sua madre la stava chiamando dalla cucina,  sentiva i suoi passi avvicinarsi, cosa che la fece correre ancora più veloce verso il giardino; amava quella sensazione di libertà, a cinque anni era l’unica che poteva avere.

Sua madre le diceva sempre che era una ribelle e lo diceva con una nota di orgoglio nella voce, ne era contenta; lei e il compagno si erano salvati proprio perché erano stati dei ribelli, proprio perché hanno avuto il coraggio di andare contro gli schemi. La madre la vide correre all’esterno del Manor e dirigersi con la velocità di un fulmine vicino al salice piangente nel centro del parco poi, una volta sotto le fronde che penzolavano, saltò per cercare di prenderne una, ma non ci riuscì, allora incominciò a correrci introno ridendo come una pazza.

Astoria sorrise di un sorriso triste, Draco aveva più volte detto che quell’albero era il preferito della sua defunta moglie e che amava sedersi al di sotto per riflettere, da un lato era inquietante il fatto che lo prediligesse anche la figlia che portava il nome dell' ultima Signora Malfoy ma dall’altro sperava che fosse nata sotto una buona stella, la stella di Hermione, l’eroina di guerra, la strega più brillante del secolo, della donna che più aveva ammirato.

“Hermione, c’è zio Harry!” tentò ancora Astoria, ma nulla da fare, la bambina stava giocando con le foglie dell’albero, saltava e correva come se fosse l’unica cosa che volesse fare. Sospirò e una mano si posò sulla sua spalla, e non era quella del marito.

“’Ria non ti preoccupare, andrò dopo da lei. Se oltre a tutto il resto ha preso anche la testa del padre non ti ascolterà mai” disse Harry all’amica, facendola scoppiare in una fragorosa risata.

Harry aveva ventisette anni, esattamente come Draco, Astoria invece era più giovane di loro di tre anni; negli otto anni passati dalla fine della guerra era rimasto pressocchè lo stesso ragazzo alto e magrolino, con i capelli neri che erano perennemente fuori posto e un paio di occhi verdi che brillavano di luce propria.

“Hai ragione, dai io vado a mettere a posto i giochi che quella peste ha lasciato in giro, tu vai da Draco, gli farà piacere vederti” gli disse e lui la abbracciò impacciato e salì le scale per andare al primo piano.

Hermione intanto saltava ancora dando ogni volta delle carezze alle foglie che toccava perché non riusciva a prenderle per aggrapparsi e dondolare.

Quando si stufò, fece una giravolta su se stessa come a complimentarsi per l’energia impiegata e si lasciò cadere a terra ridendo appoggiando la schiena al tronco dell’albero.

Il palazzo era cambiato dall’ultima battaglia, non aveva più nulla di oscuro, era stato modificato come la moglie del padre avrebbe voluto quando a letto dopo aver fatto l’amore fantasticavano di una probabile vita a guerra finita, la facciata era stata ripulita, il grigio prima scuro e opaco ora era lucente e chiaro, come gli interni dove i mobili di mogano scuro e neri erano stati sostituiti da legno color cioccolato al latte e le luci erano state intensificate.

La bimba, con i capelli biondo chiaro come quelli di Draco legati in una coda alta, si guardava intorno sorridendo, stava aspettando qualcosa, o meglio, qualcuno.

Stava aspettando il suo Angelo Custode, che le stava vicina dal primo giorno della sua vita, aveva le manine paffute appoggiate sull’erba e grattava la terra con le unghie, non aveva una cognizione esatta del tempo ma era sicura che fosse in ritardo, ultimamente non la percepiva più come prima, la vedeva e non la vedeva, la sentiva e non la sentiva, solo sotto l’albero e in camera sua poteva veramente vederla, per quello le piaceva così tanto andare a giocare proprio sotto il salice.

Dopo altri due minuti incominciò a spazientirsi e con un’espressione corrucciata si mise a strappare i fili d’erba.

“Non fare del male alla natura, lei a te cosa ha fatto?” chiese una voce dolce, si voltò alla sua destra e la vide.

Il suo Angelo Custode era bellissimo, era la donna più bella che avesse mai visto, anche più della sua mamma, aveva dei lunghi boccoli marroni e gli occhi color dell’ambra, esattamente come i suoi; vestiva di grigio talmente chiaro che sembrava quasi argento e aveva delle ballerine dello stesso colore ai piedi. Era etera.

“Dove eri finita?” le chiese la bimba, lei si sedette vicino alla piccola Hermione e mascherò un’espressione triste con un sorriso sereno.

“Sono sempre stata qui, al Manor” rispose la donna appoggiando la mano su quella della bambina, ma questa fu solo oltrepassata, come al solito. Era tale e quale al padre, si indispettiva subito, era cocciuta e testarda, doveva fare quello che voleva quando voleva e come voleva.

Nessuna avrebbe mai potuto dire che Hermione non fosse figlia di Draco, al solo pensiero l’ombra della vecchia Hermione sorrise.

“E’ da ieri sera che non ti vedo e poi sei sparita per due giorni ancora prima” la rimproverò la bambina e la ragazza sospirò.

“A volte ho bisogno di allontanarmi” le rispose e la piccola Hermione sollevò la testa per poterla guardare negli occhi, non capiva e non poteva farlo.

Perché il suo Angelo doveva allontanarsi se doveva stare vicino a lei?

“Non stai bene qui con me?” chiese la bambina con gli occhi pieni di lacrime facendo stringere il cuore trasparente ma vivo dell’amica, se solo avesse potuto l’avrebbe stretta a se, pregandola di non piangere e dicendole che un giorno avrebbe capito e forse l’avrebbe anche lasciata andate. Non poteva neppure prendere in considerazione l’idea di spiegarle perché a volte se ne andava e del dolore che riusciva a provare solo guardando suo padre negli occhi o Harry, o peggio ancora quando lei dormiva andava a dare un’occhiata alla Tana e vedere che le cose erano cambiate più del dovuto.

C’erano troppi fantasmi da combattere, pensò la ragazza e poi trattenne un sorriso ironico quando si ricordò che lei era uno di quelli.

“Certo che sto bene con te, Tesoro. Sai che ti voglio bene” la rassicurò e la bimba le regalò un sorriso, poi si alzò in piedi e le saltellò in giro.

“Promettimi che non mi lascerai mai” disse poi fermandosi davanti a lei e appoggiando le mani sulle ginocchia invisibili della donna e toccando così terra.

“Prometto che starò con te finché avrai bisogno” rispose mentre i lunghi capelli marroni volteggiavano con l’aria, la bimba su contenta della promessa anche se non era quella che avrebbe voluto e si sedette ancora.

“Papà prima piangeva” disse allora la piccina “E guardava una tua foto” concluse con aria grave, ora era l’Hermione adulta ad avere gli occhi lucidi.
 
 
 
 
 
 
 
 
 

  
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