Nota
dell’autore:
Mi ero resa conto che stavo creando una specie di "storia parallela"... ma che avrei potuto farci? Nulla, credo... E così ho lasciato ce la mia ispirazione procedesse, sperando che piacesse a chi avesse letto...
Esattamente
oggi, che ripubblico le mie storie, mi auguro altrettanto: spero che
piaccia anche a voi.
UNA VENDETTA
CRUDELE
“Sei
il solito arrogante presuntuoso!”
“Tu,
invece, sei il solito bulldozer!”
Le
voci del colonnello MacKenzie e del
capitano Rabb risuonarono alte anche attraverso la porta chiusa
dell’ufficio
del colonnello. Il tenente Sims alzò il capo dai documenti che
stava preparando per l’ammiraglio e cercò, con lo sguardo, il volto di
suo
marito. Il tenente Roberts le rispose con il suo solito cenno, che
esprimeva
rassegnazione e al tempo stesso poneva una domanda.
Harriet
guardò in direzione dell’ufficio dal
quale, ora, non provenivano più voci. Dai vetri, tuttavia, si potevano
vedere
due persone che si fronteggiavano con aria bellicosa. Ad un certo punto
il
colonnello girò attorno alla scrivania e si fermò un attimo davanti al
capitano, per dirgli qualcosa. L’espressione era corrucciata. Poi fece
per
uscire, una mano già sulla maniglia della porta, ma il capitano la
fermò,
prendendole l’altro braccio. A quel punto il colonnello diede uno
strattone per
liberarsi e uscì, brontolando ad alta voce, infastidita: “Vai al
diavolo,
Harm!”
“Mac,
aspetta…” il tono del capitano Rabb
sembrava dispiaciuto, mentre la seguiva, uscendo anche lui dall’ufficio.
“Ne
ho abbastanza!” Mac si girò come una furia
verso il capitano “… è inutile continuare a discutere con te!”
“Signori!”
la voce autoritaria dell’ammiraglio
Chegwidden si alzò sopra le altre, gelando l’atmosfera della stanza.
Tutti si
voltarono. Il colonnello e il capitano ammutolirono e si misero subito
sull’attenti.
“Ammiraglio…”
dissero contemporaneamente.
L’ammiraglio li guardò per una frazione di secondo con aria severa.
Poi
disse deciso: “Capitano, colonnello. Nel
mio ufficio. Immediatamente!”
“Sissignore!”
risposero entrambi.
L’ammiraglio
li fece entrare; quindi si chiuse
la porta alle spalle. Non prima, però, d’aver rivolto un’occhiata
severa agli
altri presenti, che si erano immobilizzati ad osservare la scena. Lo
sguardo
non poteva essere frainteso: significava “lo spettacolo è finito!” Il
personale
dell’ufficio obbedì automaticamente.
Harriet,
confusa, abbassò il capo sui
documenti ai quali stava lavorando. Non capiva più nulla. Erano passati
circa
due mesi dalla sera in cui aveva parlato col capitano Rabb, per
raccontargli
come il colonnello MacKenzie fosse sconvolta, mentre lui era disperso
in mare
durante una tempesta. Aveva colto immediatamente in Harm uno sguardo di
pura
felicità, quando gli aveva comunicato la notizia che il matrimonio tra
Mac e
Mic Brumby non sarebbe più stato celebrato. Pensava che le cose, tra il
capitano e il colonnello, fossero state chiarite e che i due avessero
capito,
finalmente, di amarsi. Invece sembrava che tutto fosse cambiato. Non
solo
quelli che vedeva varcare la soglia dell’ufficio ogni mattina, non
sembravano
per nulla due persone innamorate... Addirittura non sembravano più
neppure amici.
Anzi: sembrava proprio che non si sopportassero nemmeno. Scosse
tristemente la testa, pensando quanto,
a volte, gli uomini e le donne potessero essere stupidi e buttassero al
vento
qualsiasi possibilità d’essere felici. Sia lei che Bud avevano
continuato a
sperare che Harm e Mac, i loro più cari amici, finalmente si mettessero
insieme. A quanto pareva, però, non sarebbe mai successo. Tornò a
concentrarsi sui documenti che stava
preparando: meglio rimettersi subito al lavoro e non dare
all’ammiraglio un
motivo per arrabbiarsi anche con lei.
Nel
frattempo, il tenente colonnello Sarah
MacKenzie e il capitano di fregata Harmon Rabb stavano subendo, in
silenzio,
una bella lavata di capo da parte dell’ammiraglio Chegwidden.
“Allora,
mi dite cos’è questa storia?” tuonò
l’ammiraglio. “Da quando lei è rientrato in servizio, capitano, sembra
che non
riusciate più ad andare d’accordo. Che vi succede?”
“Nulla,
signore” risposero all’unisono il
capitano e il colonnello. Uno sguardo del loro superiore,
tuttavia, li
fece pentire della risposta: all’ammiraglio non piaceva essere preso in
giro.
Assolutamente no!
“Vede,
signore, abbiamo una divergenza
d’opinioni riguardo al caso che stiamo seguendo” disse il capitano, con
tono
conciliante.
“Ah,
davvero?” domandò sornione l’ammiraglio.
“Oggi si tratta di una divergenza d’opinioni sul caso… E l’altro
giorno? E la
scorsa settimana? E un mese fa? Me la racconti giusta, capitano!”
Mac
guardò Harm di sfuggita: l’ammiraglio non
avrebbe lasciato correre, questa volta. Harm ricambiò il suo
sguardo rapidamente e
cercò di calmare l’ammiraglio: “Davvero, signore, si
tratta di divergenze…”
“Capitano,
non mi prenda per uno stupido! Voi
due avete lavorato assieme per anni e, nonostante, a volte, abbiate
avuto divergenze
d’opinione, non vi siete mai comportati come state facendo da alcune
settimane
a questa parte. Per la precisione da quando lei…” e guardò il capitano
“… è
rientrato in servizio dopo la sua brutta avventura in mare, e lei… “ e
questa
volta squadrò il colonnello “… non si è più sposata con Brumby. Cos’è
successo,
tra voi due?”
“Forse
abbiamo lavorato per troppo tempo
assieme…” suggerì il colonnello MacKenzie.
“Cosa
intende, colonnello? Che non vuole più
lavorare assieme al capitano Rabb?” chiese l’ammiraglio, con un tono
che stava
ad indicare quanto fosse infastidito dall’eventualità di dover
modificare certe
sue decisioni.
“No,
no, signore! “ si affrettò a replicare
Mac. “Lo dicevo solo per spiegare il motivo per il quale, ultimamente,
non
andiamo d’accordo.”
“E
come pensa di risolvere la cosa, se
continuerà a lavorare col capitano?” l’ammiraglio la osservava con aria
divertita, ora.
“Ecco,
signore…” iniziò Mac, ma Harm la
interruppe: “Ammiraglio, lei ha ragione.” Mac guardò Harm con
una luce omicida negli
occhi. Lui continuò, evitando il suo sguardo:
“Vede,
signore, io e il colonnello abbiamo soprattutto delle divergenze
personali.
Tuttavia, ritengo che possiamo risolverle a breve, da persone civili!”
L’ammiraglio
scrutò sia il capitano, sia il
colonnello. Si divertiva un mondo metterli alle strette.
“D’accordo,
capitano, vedrò di crederle sulla
parola. Lei cosa ne dice, colonnello? Pensa di riuscire a risolvere i
suoi
problemi con questo diavolo d’uomo?” chiese con aria divertita.
“Farò
il possibile, signore” rispose Mac,
sospettosa di fronte all’aria quasi amichevole che aveva assunto
l’ammiraglio.
“Bene,
signori, perché non ho
nessun’intenzione di modificare la mia decisione di farvi lavorare
assieme! Ora
potete andare” e li congedò, sempre con un sorriso divertito negli
occhi.
Harm
e Mac uscirono dall’ufficio
dell’ammiraglio in silenzio. Si rivolsero uno sguardo carico d’astio e
molto
eloquente: entrambi ritenevano che la colpa fosse dell’altro. Negli
uffici del
Jag nessuno fiatò, quando li videro dirigersi alle rispettive scrivanie
senza
rivolgersi più la parola. Harriet seguì con lo sguardo prima
l’uno, poi
l’altra. Dopodiché si alzò dal suo posto e bussò alla porta
dell’ammiraglio.
“Mi
scusi, ammiraglio. Le ho portato i
documenti che mi aveva richiesto.”
“Ah,
tenente, grazie” e allungò una mano per
prenderli. Il tenente Sims si congedò e fece per voltarsi ed uscire, ma
la voce
di Chegwidden la fermò: “Harriet, aspetti un momento, per favore”
Lei
lo osservò, titubante.
“Si
sieda, la prego...”
Harriet
si sedette in silenzio, aspettando che
l’ammiraglio parlasse.
“Lei
sa cosa sta succedendo tra quei due? ”
chiese, facendo un cenno del capo in direzione della porta.
“No,
signore”, rispose Harriet.
“N’è
sicura, tenente?” le chiese di nuovo, con
uno sguardo indagatore “ero convinto che lei e il colonnello foste
amiche.
Inoltre il tenente Roberts è amico del capitano…”
“Mi
creda, ammiraglio: anche io e Bud non
siamo riusciti a capire cosa sia successo. Quando il capitano tornò
dalla
convalescenza dopo il naufragio, fui proprio io a dirgli della reazione
del
colonnello e del fatto che il matrimonio era stato annullato. Lo vidi
felice,
alla notizia… Pensavo che avrebbe parlato con Mac… Pensavo che si
sarebbero
chiariti. Quei due sono innamorati pazzi l’uno dell’altra, signore!”
disse con
enfasi, ma subito, osservando lo sguardo dell’ammiraglio continuò “Oh,
mi
scusi…”
“Lasci
stare, Harriet” la fermò l’ammiraglio
“anch’io sono convinto che siano innamorati. Quello che non capisco è
il loro
comportamento da un po’ di tempo a questa parte… Credevo che, almeno
lei,
sapesse qualcosa in più. Ma, a quanto pare, brancoliamo tutti nel buio!
Pensavo
di dover tenere a bada solo il capitano, di solito è lui che mi rende
la vita
un inferno!” e ricambiò il sorriso che era comparso sul volto del
tenente Sims
a quelle parole “… ma ora ci si mettono tutti e due! Possibile che il
capitano
sia riuscito a contagiare anche il colonnello, con la sua speciale
capacità di
crearmi problemi?” domandò quasi a se stesso.
Harriet
sorrise di nuovo. Le piaceva proprio
quell’uomo! Talvolta la sua aria burbera la intimidiva, ma lei aveva
potuto
costatare in molte occasioni che la sua severità spesso era solo una
facciata,
la maggior parte delle volte imposta dal suo grado. Dietro
quell’aria da duro, si celava un cuore tenero, ma guai a chi si fosse
fatto
sfuggire un commento simile! Eppure, lo si capiva da come si
preoccupava per tutti
loro... e non perché ne andava del lavoro, anche se era quello che
voleva far
credere a tutti. L'Ammiraglio considerava i sui subalterni un po’ come
se
fossero tutti figli suoi; in particolare aveva una predilezione per
Harm e Mac.
Bastava ricordare la preoccupazione che aveva avuto dipinta in viso,
mentre il
capitano Rabb era disperso in mare. E l’aria paterna con cui aveva
osservato il
colonnello MacKenzie, mentre era sconvolta, nell’attesa di notizie...
No; l'ammiraglio Chegwidden poteva anche
pensare di essere un duro, ma lei, ormai, lo conosceva bene!
“Se dovesse capirci qualcosa, me lo verrebbe a dire? So che non dovremmo intrometterci nella loro vita privata, ma quei due ragazzi mi stanno preoccupando. Ultimamente sembrano sempre sul punto di sbranarsi a vicenda…” disse pensieroso. Poi, notando lo sguardo compiaciuto e quasi tenero del tenente, si riprese immediatamente e aggiunse con tono più severo:
“Non
tollero che sul lavoro ci si porti dietro la vita privata! Devono
smetterla! Altrimenti sarò costretto a prendere seri provvedimenti!”
Harriet
represse un sorriso e rispose: “La
terrò informata, signore.” Detto questo, uscì. Per poco non si
scontrò con Mac.
“Colonnello…
sta uscendo?” le chiese,
vedendola con la cartella dei documenti.
“Si,
Harriet… me ne vado. Ne ho abbastanza per
oggi!” disse, rivolgendo uno sguardo seccato in direzione di Harm che
la stava
raggiungendo lentamente. Tornando a guardare Harriet, aggiunse con aria
cospiratrice: “Inoltre ho un appuntamento“
“Un
appuntamento romantico?” l’apostrofò Harm,
scrutandola con aria divertita.
“Eccoli
che ricominciano!” pensò Harriet tra
sé.
“Molto
romantico…!” rispose Mac con uno
sguardo sognante; quindi continuò, rivolgendosi al tenente con voce
dolce:
“Buona serata, Harriet”. Poi, guardando negli occhi Harm, disse: ”Buona
serata
anche a te, capitano!”, e gli lanciò un bacio sulla punta delle dita,
con la
chiara intenzione di prenderlo in giro. Infine se ne andò.
Harriet
osservò Harm fissare per qualche
secondo la porta chiusa dietro di lei e poi ritornare nel suo ufficio,
scuotendo il capo.