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Autore: Simona_Lupin    05/02/2012    4 recensioni
Sotto il soffitto incantato di Hogwarts nasceranno nuovi e appassionanti intrecci amorosi.
Ma Lily non sa che la guerra che sembrava essersi conclusa venticinque anni prima, si sta riaprendo.
La famiglia Potter è in pericolo ed è arrivato il momento per i Malfoy di decidere da che parte stare.
E in gioco c'è anche l'amore. Quello tra Lily e Scorpius, che dovranno combattere per far trionfare i loro sentimenti.
-
INCOMPIUTA.
Genere: Azione, Comico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: James Sirius Potter, Lily Luna Potter, Nuovo personaggio, Scorpius Malfoy | Coppie: Lily/Scorpius
Note: nessuna | Avvertimenti: Incompiuta | Contesto: Nuova generazione
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Capitolo 25
Il Torneo delle Vecchie Glorie

 




« Chissà di che si tratta... »
« Magari vengono delle studentesse francesi a studiare qui per un po'... »
« Hugo! »
« Che c'è? »
« Forse rifonderanno il Club dei Duellanti! »
« Noo! Io sono una schiappa in Difesa! »
« Fattene una ragione, Frank »
« Però quella delle studentesse francesi non era mica una cattiva idea... »
« Scorpius! »
« Scherzavo, tesoro »
In Sala Grande gli studenti erano in fribillazione per l'annuncio misterioso che doveva essere dato quel giorno. Il chiacchiericcio che solitamente percorreva i quattro lunghi tavoli gremiti di studenti e invadeva quel luogo nelle ore di pasto era più sonoro del normale e tutti si chiedevano quale novità stesse per arrivare e cosa riguardasse di preciso.
Al tavolo di Grifondoro, l'ultimo sulla destra, il solito gruppetto discuteva concitato sull'argomento, e alla lunga vennero fuori le idee e le proposte più bizzarre che si fossero udite quel giorno, le quali, bisogna dirlo, per la maggior parte provenivano dalla guasta e delirante mente di Hugo Weasley.
« Wilson voleva creare un effetto suspense? » chiese, scocciato. « Bene, ma adesso ha rotto. Che accidenti sta aspettando? Sono quasi le dieci di sera! »
« Non sono neanche le nove, Hugo... »
« Sempre tu e i tuoi inutili dettagli, Al »
Il ragazzo lo guardò sconsolato e scosse la testa, quando finalmente il Preside si alzò e il silenzio fu istantaneo e totale.
« Bene, ragazzi » cominciò con un gran sorriso. « Credo sappiate che oggi vi verrà dato un piccolo annuncio... »
« Credo sappiate?! Sta scherzando, vero? » borbottò ancora Hugo, sconvolto.
Gli amici gli fecero un brusco segno di star zitto.
« ...quindi, passiamo alle spiegazioni che stavate aspettando » proseguì l'anziano preside. « Fra due settimane avrà luogo un evento molto particolare, un evento che non viene celebrato ad Hogwarts da parecchio tempo: il Torneo delle Vecchie Glorie »
Un mormorio si diffuse per l'ampia sala, ma cessò in fretta, facendola ripiombare in un silenzio religioso.
« Ora, il Torneo delle Vecchie Glorie vede sfidarsi sul campo da Quidditch i migliori giocatori che hanno ormai abbandonato la scuola. Il Torneo si svolgerà in  due giorni. Nel primo giorno ci saranno due semifinali ed estrerremo a sorte i nomi delle Case per decidere chi dovrà sfidarsi. A queste due partite parteciperanno gli studenti che hanno da poco detto addio ad Hogwarts, ma che hanno lasciato il segno per il loro talento sul campo da gioco. I due vincitori si sfideranno in finale il giorno seguente, ma a giocare questa partita saranno i vecchi studenti, i più talentuosi che Hogwarts non vede ormai da tempo. Il Torneo, infine, è aperto a tutti. Genitori, amici, possono venire qui da voi e divertirsi con un po' di buon Quidditch »
Sì udì qualche strilletto eccitato, e Lily e Albus si scambiarono un'occhiata.
« Mica faranno giocare mamma e papà? » chiese lui.
Lei annuì gravemente.
« Ma papà è vecchio! Sinceramente, ce lo vedi tu di nuovo a cavallo di un manico di scopa a cercare di acchiappare il Boccino? »
Lily trattenne a stento una risata. « Magari possiede ancora i vecchi riflessi del Cercatore... »
« Sì, certo, e io sono la strega Morgana! »
« Ehi » intervenne Hugo, guardandoli con un cipiglio severo. « Zio Harry è un mito, non me lo toccate! Vedrete che volo che farà »
Ma Albus non pareva per nulla convinto.
« Spero solo che non chiamino papà » continuò Hugo, rabbuiandosi. « Vi immaginate se viene a sapere che giocherà di fronte a una cosa tipo...mille persone? Avrà i nervi così alti che morirà appena entra in campo! »
I due cugini scoppiarono a ridere. 
Sarebbe stato divertente, quel Torneo, e Lily, guardando Hannah, chiusa nel suo ormai solito silenzio, pensò che ce n'era davvero bisogno.
Il suo sguardo fu attratto però da Teddy che stava passando accanto al loro tavolo per uscire dalla Sala. 
« Ehi, Ted! » lo richiamò, accompagnata con entusiasmo dai due.
Il giovane ragazzo si voltò e con un sorriso si fece vicino.
« So già cosa volete, maledette piccole pesti » annunciò, prima che tutti e tre potessero dire qualcosa. « Non mi avete chiamato per ricordarmi quanto mi volete bene o che sono il miglior insegnante che abbiate mai avuto, no? »
« Il tuo essere così malvagiamente prevenuto ci offende nel profondo, Lupin » rispose Hugo con il suo tono più falsamente tagliente.
« Ah, per la barba di Merlino, non posso dirvi nulla sul Torneo. Infatti non lo farò, questo è sicuro »
Dopo qualche attimo di silenzio, scoppiarono a ridere sonoramente. Ted proprio non era capace di fingersi severo e non avrebbe mai imparato come si deve.
« Non stavo scherzando! » protestò, frustrato.
I tre continuarono a ridacchiare senza ritegno.
« Avanti, Ted, se è per questo, non dovevi neanche raccontarci di quando la Sanders si è messa a piangere di fronte a te perché il suo fidanzato di vent'anni più giovane l'aveva brutalmente mollata... »
« ...o di quando Chapman ha provato a fare quell'incantesimo da primo anno e gli hanno preso fuoco i capelli, così che ha dovuto gettarsi nel Lago Nero... »
« ...e nemmeno di quando la Griffith ha dato del troll a Wilson perché era ubriaca e gli altri insegnanti l'hanno trascinata via di peso... »
« ...o ancora... »
« Ho capito! » esclamò lui, esausto. « Ho capito. Ma questa volta mi hanno raccomandato di non rivelare nemmeno il dettaglio più insignificante sui giocatori che vogliono richiamare » concluse, risoluto.
« Oh, allora... » disse Al, alzando le mani in segno di resa. « Comunque, beh... solo affinché tu lo sappia... oggi è il mio compleanno... »
« Al, il tuo compleanno è ad Agosto! »
« E chi te l'ha detto? »
« Ma...?! Stai scherzando? Vivo praticamente con te da quando sei nato! »
« Non si finisce mai di conoscere una persona, Ted. Dovresti saperlo »
Lui cominciò a sbattere la testa sul bordo del tavolo, cercando di farsi più male possibile.
« Okay, okay. Ritirata, ragazzi » disse Lily. « Non preoccuparti, Ted. Ti capiamo se non puoi dirci niente... Non saremmo mai capaci di arrabbiarci con te. Sai quanto ti siamo affezionati »
Il suo sguardo si intenerì e Hugo contò con le dita della mano i secondi che mancavano al suo cedimento, nascosto dietro il cugino.
« Va bene! » scoppiò infine. « Vi anticiperò qualcosina, ma nulla di più. Intesi? »
Un coro di dolcissimi "grazie, Teddy" accolse le sue parole.
« Allora. Alle semifinali, ovviamente, giocherò io, perché, detto fra noi, è ormai ben chiaro a tutti che sono un grande. E poi James, un mito anche lui, ha tutta la mia stima, se solo la piantasse di fare l'idiota di fronte a mia moglie... Poi... No, basta. Non posso dirveli tutti! Vabè, dai... C'è anche Fred, quel figo di Fred, sì, lo amiamo tutti... Ma ora basta! »
Li guardò con aria severa quando iniziarono a protestare, ma questa volta dovettero lasciar perdere.
« E tra i big? » chiese Hugo.
« Tra i... big » Teddy rise. « Harry è una certezza »
« NOOOOO! Papà no! » piagnucolò Albus, improvvisando un suicidio.
« Avanti, Al! »
« Ditemi che è solo un incubo »
« Albus »
« Oddio, è tutto vero! »
« Albus! »
« Okay, la smetto »
« Bravo »
Il ragazzo si morse il labbro.
« Comunque finirà male »
 
*  *  *
 
« Guardate, è Harry Potter! »
« Harry Potter! »
« Ma lì c'è Harry! »
« Quello lì è... Harry Potter! E' proprio vero? »
Erano passati alcuni giorni dall'annuncio del Torneo, e i giocatori richiamati erano arrivati a scuola con l'Espresso per Hogwarts, alcuni giorni prima delle partite per definire i dettagli di ogni squadra e, com'era necessario, per qualche breve allenamento precedente allo scontro tanto atteso.
Tutti gli studenti si erano radunati nel parco per accoglierli, e com'era prevedibile, Harry fu salutato con un certo clamore. Lui non vi fece caso e individuò subito i suoi figli, correndo loro incontro insieme alla moglie e a tutti quelli della famiglia che dovevano giocare come lui.
Era così bello tornare a casa... 
Hogwarts era esattamente uguale a come la ricordava, con le torri imponenti e le ampie finestre che mandavano bagliori alla luce potente del sole, il grande parco che la ornava ampio e luminoso, con l'immensa distesa d'acqua scura del Lago Nero dove si era dovuto tuffare in pieno inverno molti anni prima. Si sentì leggero e pieno allo stesso tempo, privo di tutte quelle angoscie da cui non riusciva a liberarsi e colmo dell'affetto che solo quell'antico castello sapeva donargli. Era come stringere nuovamente la mano di un amico che si era dovuto abbandonare troppo tempo prima.
Vedeva la sua prima e più bella casa spalancargli di nuovo le porte, allargare le braccia per riprenderlo a sè, come se tutti quegli anni fossero state una delle solite estati di insopportabile separazione, ma che avrebbero portato solo a un nuovo e meraviglioso saluto. 
Perché nulla era cambiato davvero. Perché quello non poteva cambiare. Stava solo ritornando un po' diverso, ma con gli stessi occhi dietro le lenti rotonde.
E con quel verde intenso che riluceva, si guardò avido intorno. Ricordò i pomeriggi di sole trascorsi a studiare o a ridere all'ombra di qualche albero in compagnia di Ron e Hermione, le infinite passeggiate con Ginny in riva al lago in cui si chiacchierava di Quidditch e famiglia, di promesse e di Gobbiglie, discorsi ampi e senza limiti inframmezzati da baci sfiorati. E le visite alla capanna di Hagrid, le serre afose con le piante più strane, la Sala Comune con le poltrone di velluto scarlatto e le scalinate verso il comodo letto a baldacchino, e ancora la vasta biblioteca con quegli scaffali alti fino al soffitto, dove si stava chini e in silenzio per non vedersi il naso affilato di Madama Pince a un centimetro dal proprio... 
Gli occhi gli bruciarono, ma non capì se fosse perché non voleva sbattere le palpebre, o perché era di nuovo lì, davvero.
Hogwarts si mostrava a lui più accogliente e incantevole che mai, come se quella terribile guerra che l'aveva scossa e rivoltata per ore incessanti non ci fosse mai stata. 
I pavimenti che aveva calpestato per anni erano gli stessi di sempre, ricchi di storie e amori di chi li aveva attraversati...
E fu lì che avvertì nel petto un'insolita e inspiegabile sensazione di calore.
« Allora » disse, sorridendo radioso, dopo aver abbracciato i figli e i nipoti. « Bentornati a casa »
Gli altri sorrisero di rimando.
« Venite, entriamo dentro » propose Albus, allegramente.
Quando il gruppetto si avvicinò al castello, Lily intravide Scorpius guardare la scena di sottecchi, appoggiato a una parete del cortile principale. Si allontanò borbottando parole incomprensibili e si diresse verso di lui.
« Ehi » disse. « Che ci fai qui, tutto solo? »
Lui sembrava in lotta con se stesso. 
« Hai... » mormorò lei, titubante. « Hanno richiamato anche tuo padre? »
Gli occhi guizzarono verso di lei. La guardò a lungo, la comprensione e l'affetto impressi nel suo viso che lo colpirono di nuovo, come sempre, e annuì bruscamente, come se quel piccolo cenno richiedesse uno sforzo fastidioso. 
« Cosa... » sbottò dopo qualche secondo di silenzio. « Cosa diavolo si aspetta che faccia, che io... che io vada lì a salutarlo... a... ad abbracciarlo o cos'altro? Io... Che cosa pensa che dovrei fare, adesso? Perché accidenti è venuto fin qui? Davvero, io... proprio non lo capisco »
« Lo hai già visto? »
« No, io... Cavolo » imprecò poi. « E' proprio lì »
Lily non si voltò. Era totalmente concentrata su di lui, sulle ombre di quel viso che cercava di ingannarla, così da farle credere che tutto andava bene, quando era chiaro che fosse tutto il contrario.
« Devi andare da lui » disse con ferma dolcezza.
« Non credo proprio »
« Scorpius. Devi andare da lui »
« Io... »
« Ci sarò io. Resterò con te »
E la sua piccola mano che stringeva leggera il dorso della sua, gli fece capire che doveva davvero. Così la accolse nella sua e si diresse verso il padre, ancora distante nel vasto cortile d'ingresso.
Draco Malfoy aveva un'aria di sciupata bellezza, il viso appuntito e bianco come sempre, i biondi capelli lisci più radi di un tempo, sul capo. Avanzava stranamente titubante, una mano poggiata sulla schiena della moglie che si guardava attorno, nervosa. Parevano essere capitati lì per caso.
Lo sguardo della donna si accese quando vide Scorpius avvicinarsi, quasi senza accorgersi della ragazza che camminava con lui, sogguardata invece dall'uomo che pareva d'un tratto più confuso che mai.
« Papà » mormorò il ragazzo, appena vi fu di fronte. « Mamma »
« Tesoro ». La voce di Astoria Malfoy era carica di commozione quando fece per abbracciarlo. Lui rimase immobile mentre lo stringeva, tanto freddo da costringerla silenzionsamente ad allontanarsi subito.
« Non credevo che sareste venuti » disse, il tono più glaciale che mai.
Lei mosse lo sguardo dal suo a quello del marito, spaesata, e il sorriso che stava per sbocciare dalle labbra le morì in gola.
« Il Preside ha convocato tuo padre nella squadra e credevo... Credevamo che ti avrebbe fatto piacere » mormorò.
Lo fissò speranzosa, come se aspettasse una conferma delle sue parole, ma lo sguardo freddamente scettico del figlio le fece crollare ogni vana speranza.
« Credo dobbiate andare in Sala Grande » borbottò Scorpius dopo qualche attimo di imbarazzante silenzio.
Scrutò il padre, gli occhi grigi cupi sotto le sopracciglia d'un tratto vicine, ma non vide nulla che potesse indurlo a restare lì, così voltò le spalle a entrambi, e si diresse verso il castello a capo chino, la mano stretta in quella di Lily, l'unica persona in quel vasto cortile che potesse considerare la sua famiglia.
 
*  *  *
 
« James, facci fare una brutta figura e ti diseredo. Facci perdere e ti diseredo. Fai passare anche una sola pluffa e... »
« ...mi diseredi, forse? Papà, fammi il piacere, su, sono il migliore del mondo. Piuttosto, pensa a te. Il Boccino è quello con le ali. Quello piccolo. Quello che non vedrai mai, e che non prenderai nemmeno se ti si ficca su per il naso. E io sono James, tuo figlio, non so se mi riconosci ancora. Il peso dell'età ti consuma fino all'osso, vecchio mio. In pochissimo tempo mi hai già chiamato due volte Albus, tre volte Ron, una volta Teddy, e - questo mi segnerà a vita - una volta anche Lily »
« Andiamo, James, tua madre è a caccia di motivi per divorziare, non offrirglieli su un piatto d'argento! »
« Io vado con mamma, intendiamoci »
« Nemmeno il pesce verrà con me, lo so già, Jay »
« Il pesce? Michael Jordan è ancora vivo? »
« Piantala di chiamarlo in quel modo. Si chiama Flanders, come tutti i pesci del mondo, e ha delle continue crisi d'identità »
« C'è chi in quella casa ha problemi ben più gravi »
« Due poveri disperati con un figlio... Non so, come definirti? »
« Vedi, non ricordi neanche gli aggettivi base della lingua corrente »
« Mettiti quella maledetta divisa, entra in quel maledetto campo e para quelle maledette pluffe »
« Qualcos'altro da maledire prima che io possa andare a sfoggiare le mie divine doti, graziando la comune gente con la vista delle mie sconvolgenti abilità sul campo? »
« Tu »
« Vai ad acclamarmi come il resto del mondo, padre, su! »
Un prepartita incoraggiante, secondo Lily e Albus, che osservavano James e il padre immersi in quell'insensata conversazione nello spogliatoio di Grifondoro, quando mancavano solo pochi minuti al fischio d'inizio. Si giocava contro Tassorosso per aprire il Torneo, e James, insieme a tutta la squadra, sembrava parecchio sicuro di sè.
« Su, andiamo a insegnare a quei cosi gialli come si gioca »
« Tutta la mia famiglia è stata in Tassorosso » obiettò una delle Cacciatrici dalla lunga treccia bionda.
James non diede segno di imbarazzo. « Ti sembra una cosa da dire, qui, davanti a tutta questa gente per bene? » domandò, stizzito.
La ragazza arrossì e si tirò indietro di un passo, il capo chino.
« Sarai perdonata da James, più Ciclopico che mai, se segnerai un minimo di venti goal »
« Lo farò! » rispose con un nuovo fervore. « Per il nostro Capitano! »
James annuì compiaciuto. « Così va meglio. Dai, facciamo la nostra entrata trionfale. Vi voglio fieri! Cosa siamo noi? »
« Sette Leoni » mormorarono poco convinti gli altri giocatori.
« Non vi ho sentito! »
Ma prima che chiunque altro potesse ripetere quella stupida e umiliante cosa, Teddy lo assestò con un colpo di scopa sulla spalla.
« ATTACCO AL CAPITANO! POLIZIA, ACCORRETE, PRESTO! »
« Non esiste la polizia, nel mondo magico, James... e basta con quei telefilm babbani, per Morgana! »
« Va bene. Ma sai, sono fantastici, corrono di qua e di là, hanno quelle mazze potentissime e sparano alla gente con le pustole, poi catturano i criminali e li rinchiudono in gabbia e... »
« Ti pare il momento? »
« Ehm... No, credo di no. IN CAMPO, SQUADRA! »
I sette giocatori si armarono di scope ed entrarono in campo, acclamati dalla folla.
Lo stadio di Quidditch di Hogwarts non era mai stato tanto pieno di gente. Stendardi e bandierine apparivano dappertutto, e non c'era nemmeno un angolo vuoto sugli spalti che circondavano il campo vasto. Il rumore degli applausi e delle urla era incredibile, così potente da stordire la mente e infastidire i timpani, ma per chi metteva il cuore in quei minuti sul cielo, per chi metteva tutta l'anima in quelle partite combattute sopra il terreno morbido, non esisteva suono più bello e più piacevole di quello.
James aizzò i tifosi in rosso e oro, mentre la tonante e inconfondibile voce di Lee Jordan riempiva l'intero stadio, acclamata da grida entusiaste. Pareva che persino l'erba lucente o gli imponenti anelli avessero sentito la sua mancanza.
« Per i sandali modaioli di Godric, gente, mi mancava questa bella postazione! » esclamò, guardandosi intorno dalla tribuna del cronista. « Ringraziamo quindi il Preside Wilson per la grandissima figata che ha organizzato! Il Torneo delle Vecchie Glorie, o dei Campioni Arrugginiti, o delle Schiappe Indimenticate, insomma, come volete, oggi si apre con un grande scontro! Le Case più amiche, Tassorosso e Grifondoro, si ritroveranno come ai vecchi tempi a sfidarsi qui ad Hogwarts! Ed ecco la formazione dei Leoni: Potter, Middleton, Jackson, Thomas, Weasley, Coote e Lupin! »
Urla tra i Grifondoro.
« E i gialloneri: Macmillan, Smith, Barnes, Jones, Wright, Logan e Roberts! »
Altre urla tra i Tassorosso.
James strinse la mano al capitano avversario, la pluffa venne lanciata in aria, e l'arbitro fischiò sonoramente.
Il primo match era iniziato.
Ted vagava in alto, già in cerca della piccola pallina alata, mentre James si muoveva tra gli imponenti anelli dorati, lo sguardo fisso sui corpi che si confondevano in cerca della grande pluffa rossa.
« Middleton, Middleton con la pluffa, che ragazza spettacolare, guardatela... Non te la rubo, Fred, sono un vecchio decrepito ormai, che vuoi che faccia? Scusi, professoressa Sanders... Dicevo, Julia Middleton in possesso, avanza, avanza convinta verso il portiere e SEGNA! Dieci a zero per Grifondoro! Che goal fantastico! »
La ragazza sorrise radiosa, i lunghi capelli che svolazzavano intorno al suo viso e si tuffò nuovamente al centro del campo, dopo aver fatto un cenno con la testa in direzione del fidanzato che le aveva strizzato l'occhio.
« Come diavolo fa Julia a giocare con quei capelli sciolti senza che le si appiccichino in faccia? » stava borbottando Lily sugli spalti, a nessuno in particolare. « Se io giocassi con i capelli slegati sembrerei un'evasa da Azkaban, o una sorta di pluffa impazzita... E' una Veela o cosa? »
« E' la ragazza di mio figlio, tesoro. Questo dovrebbe bastare a tutti » rispose George.
Lily rise.
« AHIA! » stava urlando nel frattempo Lee. « Weasley ci va giù pesante di brutto con quel bolide. Grande, Fred! Spaccagli il naso! Scusi, professoressa, sarò imparz-... NO! Jones segna, porco Salazar! Come hai potuto farla passare, James? Mi dispiace, professoressa, è lo spirito del Grifone... Dieci a dieci, e Thomas in possesso »
« Questo è l'inizio della fine, amico » stava borbottando Ron a Harry. « Tuo figlio non ne para manco mezza, ascoltami »
« Ron, è tuo figlioccio! » lo rimproverò Hermione.
« Le critiche aiutano a crescere, Hermione, me lo hai insegnato tu »
« Ma tu distruggi sempre ogni cosa, Ronald »
« E' Harry, qui, che distrugge James se non si da una mossa »
« Esattamente » annuì quello con convinzione.
« Papà ha una reputazione da mantenere. Il Cercatore più giovane da secoli, e tutte quelle altre robe che gli ripetevano... Giusto, papà? »
Harry diede una pacca affettuosa alla figlia in segno di riconoscimento. « Giusto, tesoro. Solo tu mi capisci »
Le sue parole furono sommerse da un boato.
« GRANDIOSA PARATA DI JAMES POTTER! James Potter, il Salvatore degli anelli! » strillò Lee Jordan al microfono.
Harry guardò Ron di sottecchi. « Ricordami un po' qual era il tuo voto in Divinazione, Ron... »
« Sempre e comunque più alto del tuo » ribattè lui.
Gli altri risero.
Nei minuti che seguirono Grifondoro e Tassorosso segnarono senza freni. James aveva fatto parate spettacolari, Teddy aveva avvistato e perso per due volte il Boccino, mentre i Cacciatori avevano sperimentato di tutto, schiacciando il portiere avversario, quando alla fine il punteggio fu di 130 a 100 per i giocatori in rosso e oro. Si giocava a livelli molto alti, e la tensione che si avvertiva in campo avvolgeva anche i tifosi festanti che si accalcavano sugli spalti, irrequieti. Ogni volta che qualcuno compiva manovre o tattiche particolari, lo stadio pareva trattenere il fiato come una sola persona, del tutto assorbito dal gioco. 
« Incredibile scorrettezza di Logan, gente! » tuonò Lee. « Nessun rigore?! Lei è pazzo, signor Coso, pazzo! Ah, Godric, pensaci tu... »
Logan, infatti, aveva lanciato un bolide a James che per fortuna lo aveva scansato.
« E Potter tranquillizza le sue numerose fan sulla condizione dei suoi connotati » proseguì il cronista. « Tranquille ragazze, ci sarebbe stato comunque il bello anche se un po' attempato Lee... Scusi, professoressa... »
La pluffa, nel frattempo, passava e scattava veloce di mano in mano, una fluente macchia rossa che dipingeva la sua scia tra i ragazzi in volo.
La partita divenne sempre più statica. Pochi punti, nessun avvistamento, neanche falli o manovre impressionanti. Si giocava da più di quaranta minuti.
« Vorrei ricordare che se questa partita non si conclude al più presto, le vere Vecchie Glorie potrebbero non essere più nella condizione di elevarsi a un metro da terra su un manico di scopa... Quindi datti una sbrigata, Lupin! » puntualizzò Lee, con un pizzico di disperazione nella voce.
« Se Teddy non prende quel Boccino non metterà mai più piede in casa mia » intervenne Ginny, osservando il gioco con sguardo truce.
« Mamma! » esclamò Albus, tra il divertito e lo sconvolto.
« Ha ragione » risposero in coro Lily e Harry.
E Teddy, molti metri più su, era davvero in preda al panico.
« Boccino... » bisbigliava disperato, scendendo lentamente verso il centro del campo. « Boccino, vieni da papà... »
« Ma con chi parla? » chiese Harry sconcertato. « Ha perso il cervello! »
« E l'uomo in cui dovremmo riporre tutte le nostre speranze è completamente andato... » annunciò ancora Lee, parecchio amareggiato. « James, molla gli anelli e acchiappa quel Boccino! Tuo padre deve pur averti trasmesso qualcosa, ragazzo, o no? »
Ma i Tassorosso continuarono a segnare. Erano passati in vantaggio di quaranta punti.
« Professoressa, vado via. Sono sicuro che sarà in grado di prendere il mio posto. Va bene, mi scusi... ODDIO! »
Tutti trattennero il respiro. Teddy si era tuffato in picchiata, esortando il manico di scopa con tanta intensità da sembrare impazzito. E lo era davvero.
« Dài, dài, dài! » urlò, avvertendo l'avversario sempre più vicino.
« Roberts si precipita verso il Cercatore di Grifondoro! Vai, Ted, corri! » gridava a piena voce Lee, in piedi nella sua tribuna.
Il terreno morbido era sempre più vicino, ne vedeva i dettagli a ogni passo più evidenti e se non avesse frenato subito, si sarebbe schiantato al suolo. 
Ma doveva rischiare tutto. Doveva lasciare il segno su quel campo. E poteva farlo solo in quel momento.
La pallina dorata svolazzava a pochi centimentri da lui, frenetica, mentre vedeva la scia del mantello giallo tenue del nemico proprio accanto a lui. Si sentì spintonato, e reagì a sua volta, riuscendo a dirottarlo, proprio mentre quello cacciava un urlo e frenava bruscamente, a un passo dall'erba umida. Le dita erano talmente serrate attorno all'esile manico di legno ramato che erano diventate bianche e tremanti. E fu con tutto lo sforzo che riuscì a impiegare che lo piegò in una manovra rischiosissima. Respirando affannosamente, si tuffò alla cieca, la mano tesa, scivolando sulla terra e abbandonando la scopa, la piccola pallina alata che si agitava invano tra le sue dita.
« E TEDDY LUPIN ACCHIAPPA IL BOCCINO D'ORO! UNA PRESA MAI VISTA PRIMA! GRIFONDORO VINCE! » urlò Lee a tutto il campo.
« Ha rischiato di ammazzarsi, ha rischiato di ammazzarsi! » strillava Albus, mentre gli altri ridevano.
« Sapeva che sarebbe morto comunque, quindi voleva farlo in maniera eroica! Come papà! » rispose Lily, saltellando sul suo sedile e abbracciando la madre.
Lo stadio era in delirio.
Teddy abbracciava chiunque gli capitasse a tiro, tanto che attirò a sè anche parecchi allarmati Tassorosso. James firmava autografi alle sue ammiratrici festanti, almeno finché sua madre non scese in campo a tirarlo per il colletto della divisa lontano dalle ragazzine impazzite. Fred e Julia si baciarono, ridendo.
« Adesso si ride » disse invece Ron a Harry.
Lui non capì e lo fissò, interrogativo.
« Tocca a te, amico mio »
 
*  *  *
 
« Andrai benissimo, papà »
« Non è vero, non illuderlo »
« Andrà tutto alla grande »
« Ma neanche per idea »
« Giocherai benissimo »
« Come un troll su una scopa »
« Prenderai quel Boccino in due secondi »
« Io dico che prenderà un bolide, in due secondi »
« Vedrai, sul serio »
« No, non vedrà, sarà in Infermeria in uno stato catatonico »
« Basta, James! Guarda come sta! »
Negli spogliatoi di Grifondoro, Harry era circondato dalla sua famiglia, lo sguardo fisso nel vuoto e una bottiglia di Burrobirra pericolosamente inclinata in mano. James gli gettò un'occhiata indifferente.
« Ha fatto la stessa cosa prima che giocassi io! » disse risentito, senza un briciolo di pietà.
« Sì, ma al mondo non esiste nulla che possa anche solo leggermente scalfire le certezze che hai sulla tua grandezza, invece lui » Lily fece un cenno compassionevole verso il padre, « entra in crisi alla minima battutina idiota »
« E questo dovrebbe in qualche modo interessarmi? » chiese lui.
« Vattene, James! »
Il ragazzo sbuffò e scosse la testa. « Qui nessuno mi comprende... » borbottò, fingendosi afflitto. « Addio, padre, ti lascio al tuo destino... » 
E si allontanò con un sorriso beffardo sul volto.
« Harry, è ora, credo » mormorò Ginny, imbracciando il suo manico di scopa. « Alzati, su »
Quello scosse la testa.
« Harry. Alzati o faccio venire Hermione »
« Dài, amico, non fare il mollaccione, alzati! » intervenne Ron. « Sei un Capitano delle balle, sai? Ginny, entra come Cercatrice e trovati un altro Cacciatore, qui non si mette bene »
« Zio, così non lo aiuti! » esclamò Albus, preoccupato.
« Papà, vattene. Solo perché non ti hanno richiamato a giocare, non significa che puoi maltrattare gli altri » disse Hugo, battendo qualche pacca di conforto sulle spalle incurvate dello zio.
« Questa era pesante, eh. Bravo, Hugo » fece Ginny, fiera. « E ora, Harry, alzati da quella sedia o giuro che questa scopa ti finisce su per il... »
« Ehi ehi ehi, sorellina » la rimproverò George, battendosi sul palmo aperto il vecchio manico di scopa. « Chi ti ha insegnato a essere così volgare? »
« George, invece di dire schiocchezze, aiutami a far alzare da quella sedia il nostro Capitano. Di Grifondoro. Culla dei coraggiosi di cuore. Niente, non funziona » aggiunse infine, con un gesto stanco della mano.
« Harry » tentò allora George. « Se non vuoi giocare, c'è sempre Dean. Ti ricordi, il buon vecchio Dean Thomas? Quello che era fidanzato con tua moglie, sì. Ha appena divorziato, poverino... Cerca conforto... »
Harry alzò lentamente lo sguardo, l'ombra del Grifondoro più evidente sul viso. « Nessuno gioca al posto mio. Scendiamo in campo, subito »
Ginny strizzò l'occhio a George, mentre Oliver Baston usciva dalle docce.
« Harry » disse, sorridendo. « Non saranno mica tutti figli tuoi? »
Quello rise e scosse la testa. « Non tutti, no, altrimenti non sarei ancora qui. Lei è Lily, la piccolina » spiegò indicandola.
« Ho sedici anni, signor Baston » ribattè lei, indispettita.
Il padre non le diede retta. « Mentre lui è Albus, sta per finire la scuola » proseguì, facendo un cenno in direzione del figlio. « E poi c'è James, l'avrai visto alle semifinali, era il Portiere. Giocano tutti a Quidditch! »
« Sono meravigliosi » rispose lui, osservandoli. « E ho guardato attentamente James, ieri. E' fenomenale, sul serio. Potrebbe fare strada »
Harry sorrise radioso. « Grazie, Oliver » disse.
« Mamma, papà, noi dobbiamo andare. Tifiamo per voi, non deludeteci! » salutò Al, accompagnato da Lily. E insieme agli altri, uscirono dagli spogliatoi con gli ultimi incoraggiamenti.
La squadra fu accolta in campo con particolare entusiasmo. Lo stadio tremava.
La partita finale avrebbe visto scontrarsi Grifondoro e Serpeverde, che aveva vinto senza difficoltà la semifinale del giorno prima contro Corvonero.
« La sfida eterna, bella gente » stava dicendo Lee Jordan. « Godric contro Salazar, i Leoni contro le Serpi, i belli contro i brutti, il bene contro il male, il... Scusi, professoressa, era per far capire che proprio non c'è storia... »
« Signor Jordan, deve smetterla di aizzare i tifosi! » si sentì esclamare la professoressa Sanders.
« Ma lei è una Grifondoro, professoressa, sa benissimo che non potranno mai reggere il confronto... »
« Jordan, la avverto, abbiamo il cronista di riserva »
« No, professoressa, io sono insostituibile »
Nel frattempo, le squadre si stavano alzando in volo.
« Arbitro, aspetti! Devo ancora dire le formazioni! Allora, per Grifondoro abbiamo: Baston, Weasley, Bell, Johnson, Weasley, Peakes e Potter! »
Grida assordanti tra gli spalti in rosso e oro.
« E i Serpeverde: Bletchley, Flitt, Warrington, Montague, Derrick, Bole e Malfoy! »
Harry e Draco volarono al centro del campo, scrutandosi con uno strano sguardo.
« I capitani si stringano la mano! » urlò l'arbitro, qualche metro più giù.
Draco porse la sua, gli angoli della bocca sollevati in un piccolo sorriso. « Paura, Potter? »
Harry la strinse. « Ti piacerebbe »
Era la prima volta, in vita loro, in cui si sorridevano.
Sentirono l'arbitro fischiare e si allontanarono. La partita era iniziata.
« Ora ci divertiamo » disse James sugli spalti, incrociando le braccia al petto e osservando il padre con aria di sfida.
« Eccome » aggiunse Ron, sogghignando.
Hermione li guardò severa, ma rimase zitta.
« Johnson con la pluffa... Ah, quanto mi mancava dirlo... Dicevo, Johnson in possesso, la passa a Bell, Bell, Bell... KATIE SEGNA! » stava urlando Lee.
I tifosi esultarono sonoramente.
« Bletchley non può niente contro le nostre splendide Cacciatrici! E io devo stare attento a come parlo perché ci sono i mariti in campo... E anche mia moglie, sì... Ciao, amore. Dicevo, Potter setaccia la zona col suo occhio vigile. E qualche metro più giù c'è... ODDIO, OLIVER, PRENDILA! »
Baston si stava tuffando verso l'anello opposto per parare il tiro, reggendosi stretto con le gambe al manico di scopa e lanciandola lontano con la punta delle dita.
« E BASTON PARA L'IMPOSSIBILE! OLIVER BASTON! UN UOMO, UN PORTIERE, UNA LEGGENDA! Con la punta delle dita, signori miei! Che parata incredibile... Il miglior portiere che Grifondoro abbia mai visto! Un vero portento, imbattibile come una fortezza, nessuna palla passa quando c'è lui agli anelli, neanche una pluffa infuocata, gente! Salazar, puoi stare fresco! Con lui, non vincerai mai! E... »
« Jordan, vuole chiedere a Baston di sposarlo, o ha finito con questi elogi? »
« Scusi, professoressa, ma Oliver mi ricorda i vecchi tempi gloriosi, sa... E poi è un vero professionista, è stato la punta di diamante nel vecchio Puddlemore United, la squadra più antica della storia, la più importante! Dopo una particolare parata contro i Ballycastle Bats hanno parlato di lui in tutto il mondo, ha avuto un mucchio di riconoscimenti e premi, lei non capisce che... »
« Jordan, insomma, è qui per elencare i successi di Baston o per fare la cronaca della partita? »
« Ha ragione, professoressa. Guardi, c'è Ginny Weasley con la pluffa... E VAI CON LA SIGNORA POTTER! Gran punto di Weasley! Grifondoro non si stanca! Venti a zero per noi! »
« Imparzialità, Jordan, o le tolgo il microfono! »
« Certo, professoressa, sicuramente... »
Nei minuti che seguirono Serpeverde rimontò e Grifondoro segnò ancor di più. Si rincorrevano instancabilmente. Da entrambe le parti si stava portando gloria alla propria squadra, e l'eterna sfida si concretizzava in un gioco spietato e spettacolare. Era Quidditch come ad Hogwarts non si era mai visto.
« Flitt dà una spallata a Johnson! » urlò Lee, indignato. « E guardate! George Weasley non lascia passare! Grande George, stava per spaccargli la faccia con quel Bolide! Mossa stupida, Marcus, attaccare la moglie del Battitore... »
George stava facendo segni eloquenti di una morte prematura a Flitt, mentre Angelina segnava tranquillamente un altro punto.
« Aspettate. L'arbitro dice... COSA?! Rigore per Serpeverde? Ma la stava per buttare giù dalla scopa! E' incredibile! » gridò Lee, e definì l'arbitro con epiteti così offensivi che indussero l'insegnante a strappargli scandalizzata il microfono di mano.
Il tiro di Serpeverde, però, fu parato.
« Oliver, che tu sia sempre lodato sopra ogni altra cosa. Visto, arbitro? I tuoi rigori schifosi sono inutili! Noi abbiamo Oliver Baston, non so se comprende! Ma, ehi! »
Sì. Lo avevano visto tutti. Harry era schizzato come una scheggia tra la massa di Cacciatori, schiacciato sulla scopa per darle il massimo della velocità, mentre Malfoy lo rincorreva con altrettanta foga.
« Più veloce, andiamo! » disse, esortando la vecchia scopa.
Il Boccino svolazzava furiosamente a pochi passi da lui, come se avesse avvertito il pericolo che incombeva su di sè. E Harry non vedeva altro che quella scia dorata di fronte agli occhi, troppo lontana per poter essere arrestata nella sua corsa, troppo vicina per poter essere lasciata andare.
Allungò il braccio più che potè, si appiattì sul manico liscio e scuro su cui volava, quando sentì il freddo metallo tra le dita.
Il Boccino si dibatteva violento sul suo palmo serrato, finché le ali, stanche, non si accasciarono ai suoi lati. 
Aveva vinto.
La familiare sensazione di euforia che lo pervadeva a ogni presa lo avvolse nuovamente e si sentì di nuovo bambino, quando avvertiva la superficie levigata della pallina tra le mani e alzava lo sguardo timoroso, in attesa dell'esplosione attorno a lui.
« HARRY POTTER CONQUISTA IL BOCCINO D'ORO! Grifondoro si affida ancora una volta a lui, che di nuovo non ci delude! I LEONI VINCONO IL TORNEO DELLE VECCHIE GLORIE! EVVAI! »
L'abbraccio collettivo fu tra i più belli che Harry avesse mai dato. A distanza di più di venticinque anni dalla sua ultima partita, ancora nulla lo riempiva di gioia come una vittoria della sua squadra. Ma non sapeva che quella felicità sarebbe svanita presto, e proprio in quel luogo che aveva sempre chiamato casa.








Note della Malandrinautrice: Un bell'applauso all'autrice peggiore di tutto il sito. Okay, ho proprio battuto ogni record. Adesso viene Marco Frigatti ad assegnarmi il record per essere l'autrice più in ritardo di EFP. Inutile dirvi un mucchio di quelle scuse, non posso davvero essere scusata, questa volta. Semplicemente, questo capitolo è stato il più difficile tra tutti, e non so perché. Non riuscivo a scrivere, andavo a pezzettini minuscoli al giorno, visto che ormai la mia mente è tutta occupata dalla nuova fic. Ma ormai mancano solo due capitoli. Chissà se ci sarà qualcuno che leggerà la fine di tutto questo.
Beh, mi sa che è meglio che io levi le tende.
Sappiate che mi dispiace davvero per questo ritardo impressionante.
Bacioni!

Simona_Lupin
   
 
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