Quella mattina sembrava che anche il tempo avesse deciso di assecondare la sua gioia. Solo il giorno precedente era una giornata grigia e piovosa; invece quel giorno il sole splendeva in un cielo limpido, senza neppure una nuvola.
Harm
era stato
fantastico, con lei! Ancora più premuroso e dolce del solito. Anzi,
forse fin
troppo apprensivo! Un sorriso le illuminò
il volto, quando ripensò alle mille raccomandazioni che le aveva fatto
prima di
uscire e raggiungere il suo appartamento, per prendere un fascicolo che
aveva
scordato di recuperare la sera precedente. Dubitava molto che in
ufficio sarebbero riusciti a nascondere la loro felicità. Tutti
avrebbero
immediatamente capito che c’era sotto qualcosa… Pazienza! Avrebbero
accelerato
i tempi previsti per comunicare la lieta notizia.
Stava
per salire in
macchina, quando uno stridio di freni turbò la quiete di quella
mattina. Si
voltò di scatto e vide un’auto che aveva fatto appena in tempo a
frenare,
evitando così di travolgere in pieno un anziano signore che stava
attraversando
la strada. Sarah, tuttavia, lo
vide a terra. Un altro paio di
passanti si era voltato, per capire cosa stava succedendo, ma lei era
già
arrivata vicino all’uomo, che si stava rialzando a fatica. Sembrava più
spaventato, che ferito, ma Sarah voleva esserne certa.
“Come
si sente?”
chiese, preoccupata.
L’anziano
uomo la
guardò un attimo; poi le sorrise, incerto: “Bene, credo.”
“Venga
con me,
l’accompagno in ospedale per un controllo” disse Sarah.
“No,
non si disturbi,
sto bene” rispose lui. Però, mentre faceva un passo, barcollò
leggermente.
Sarah
cercò di
sorreggerlo. Anche il giovane dell’auto che stava per travolgerlo lo
guardò
preoccupato: “Mi scusi, non l’ho vista…”
“Ha
ragione, sono
sbucato fuori all’improvviso” rispose il vecchio signore. “Mi sembrava
di avere
visto il mio gatto, sotto quell’auto parcheggiata… Sa, sono due giorni
che non
torna a casa e sono preoccupato…” disse, con la voce tremante, rivolto
a Sarah.
“Capisco”
rispose lei,
mentre altre persone si avvicinavano. “Tutto bene, signori, non è
nulla”
comunicò ai passanti, prendendo in mano la situazione. Poi, rivolta
all’uomo
che aveva creato il problema, disse: “Lasci le sue generalità al
negozio lì
accanto, qualora fosse necessario. Ci penso io ad accompagnare il
signore in
ospedale per un controllo…”
“Lei
è molto gentile,
signora” rispose il giovane, prima di dirigersi nel negozio che lei
aveva
indicato. Aveva riconosciuto la divisa della Procura Militare, e non
avrebbe
mai osato disobbedire. Sarah fece un cenno al proprietario del negozio,
che
conosceva, visto tra le persone che si erano avvicinate. Sarebbe
passata più
tardi a recuperare i dati, nel caso l’anziano signore n’avesse avuto
bisogno. Anche una
signora andò con il
giovane: aveva visto la scena e poteva essere un’utile testimone.
“Venga
con me, ora. La
mia auto è proprio lì…” disse, rivolta all’infortunato.
Lo
osservò, mentre in
silenzio la seguiva: non era molto anziano, sulla sessantina forse, con
una
corporatura che sembrava più robusta di quanto le era apparsa in un
primo
momento. Il viso, però, pareva più vecchio… Era strano: era come
se volto e fisico appartenessero a due persone diverse, e fossero stati
uniti
assieme da un buffo scherzo della natura.
Salirono
sull’auto di
Sarah e lei mise in moto, diretta all’ospedale. Dopo aver svoltato a
sinistra,
lasciando alle spalle la strada di casa sua, sentì su di sé lo sguardo
dell’anziano signore. Si voltò a guardarlo e quello che vide la
paralizzò.
Una
pistola era
puntata contro di lei.