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Autore: Alexandra_ph    05/02/2012    1 recensioni
Questo racconto è la continuazione di Fly with me ed è stato scritto nella primavera del 2003.
A quei tempi la mia ispirazione procedeva in direzione diversa rispetto alle puntate della 7a stagione che stavano trasmettendo (forse perchè erano puntate ben poco shipper...) e così ne venne fuori una "storia parallela", che seguì la sua strada...
Genere: Avventura, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Harmon 'Harm' Rabb, Sarah 'Mac' MacKenzie, Un po' tutti
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Fly with Me'
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Una vendetta crudele

Capitolo 11


Non si era mai sentita tanto stupida in vita sua. Come aveva potuto essere così irresponsabile e dare un passaggio ad uno sconosciuto? Ma quel maledetto, l’aveva architettata bene! Farsi passare per un povero vecchio, e per di più infortunato…

Chi poteva essere? Cosa voleva da lei?

Frustrata, provò a divincolarsi, ma l’aveva legata troppo bene e non riusciva neppure a muoversi.

Dov’era finito, ora? Erano circa tre ore, ormai, che era nelle sue mani.

Sentì il suo stomaco brontolare: quella mattina non aveva mangiato granché. La nausea le aveva impedito di ingerire null’altro, oltre ad un paio di fette di pane integrale e adesso aveva fame. E sete. Aveva moltissima sete. Ora avrebbe dovuto nutrirsi ancora meglio di quanto già non facesse… la dottoressa glielo aveva raccomandato tanto!  Prima di andare in ufficio sarebbe dovuta andare in farmacia ed acquistare tutte le vitamine che le aveva prescritto. Non voleva che il suo prezioso bambino potesse risentire in qualche modo della mancanza di vitamine. Sapeva quanto erano importanti, soprattutto nei primi mesi di gestazione.

Una lacrima premeva prepotente per uscirle dagli occhi: il suo bambino… Oddio, il suo piccolissimo bambino! Che cosa sarebbe successo al suo cucciolino?

Ripensò alla felicità letta negli occhi di Harm, quando gli aveva comunicato la notizia, e non riuscì più a trattenere le lacrime. Scivolarono sul suo viso, senza che lei potesse impedirselo.

Harm... Quanto doveva essere preoccupato anche lui, ormai!

Cercò di non pensare alla preoccupazione di Harm. Non avrebbe retto, altrimenti. Meglio concentrarsi per cercare di capire dove era stata portata. Si guardò attorno, ma la stanza anonima in cui si trovava, non le diceva nulla. Un tavolo, due sedie (su una delle quali era legata lei), un cestino per la carta, un termosifone, una piccolissima finestra, in alto, e la porta. Soltanto quello. Non un letto, non un lavandino…

Dopo che si era accorta dell’arma puntata contro di lei, il “vecchietto” che aveva soccorso l’aveva costretta a scendere, l’aveva legata, le aveva infilato un paio d’occhiali oscurati, per impedirle di vedere la strada, ma nello stesso tempo non destare sospetti, e aveva guidato per parecchie miglia, sempre con la pistola a portata di mano. Sarah aveva provato a capire la direzione che aveva preso, ma non c’era riuscita. Neppure ascoltare attentamente rumori e suoni, l’aveva aiutata. Per un po’ aveva sentito il classico rumore del traffico cittadino; poi sembrava che avessero imboccato una strada più tranquilla, ma non avrebbe saputo dire per dove. Erano scesi dall’auto circa un’ora dopo che erano partiti da casa sua. Quindi l’uomo l’aveva spinta brutalmente in quella stanza, l’aveva legata alla sedia, le aveva tolto gli occhiali, ma l’aveva imbavagliata, per impedirle di gridare. Questo le faceva sospettare che si trovassero in un luogo vicino a zone abitate o, quantomeno, che c’era la possibilità che qualcuno potesse passare accanto. 

Dopodiché se n’era andato e non era ancora tornato.

Un rumore alla porta la fece sussultare. Vide la maniglia che si abbassava e il suo rapitore entrò nella stanza. Aveva con sé un sacchetto che depositò sul tavolo e aprì: conteneva del cibo e dell’acqua.

“Allora, bel colonnello, come stai?” chiese l’uomo, con una voce molto diversa da quella del vecchietto spaventato, mentre le toglieva il fazzoletto alla bocca.

Sarah non rispose, ma lo guardò con odio: le era sembrato di riconoscere quella voce…

“Non rispondi, eh? Mangia questo” disse, cercando di imboccarla con pezzi del sandwich che aveva estratto dal sacchetto.

Pur avendo fame, Sarah voltò la faccia di lato, rifiutando il cibo. Non voleva sentirsi completamente nelle mani di quell’uomo.

“Non hai fame?” chiese lui. “Strano! Pensavo che una futura mamma dovesse mangiare per due”, continuò poi, sghignazzando nel vedere l’aria di sorpresa e angoscia negli occhi della sua prigioniera.

Un brivido di puro terrore percorse la spina dorsale di Sarah: lui sapeva che aspettava un bambino. Come faceva a saperlo? Probabilmente l’aveva pedinata…

“Chi diavolo sei? Cosa vuoi da me?” chiese duramente, fissandolo negli occhi.

“Da te? Nulla… “ rispose l’uomo, ma poi si corresse: “Proprio nulla, forse, no… Prima di portare a termine la mia vendetta, potrei anche divertirmi un po’ con te…” ridacchiò, mentre le infilava una mano sotto la gonna, accarezzandole la coscia.

Sarah cercò di divincolarsi, ma era inutile: l’aveva legata troppo bene.

“Bastardo… non toccarmi!” gridò.

Un violento schiaffo la fece tacere di colpo.

“Zitta! Stai zitta! Chiudi quella maledetta bocca…” la ammonì lui. “Siete degni l’uno dell’altra, voi due. Anche tu, testarda come quel grand’uomo con cui te la spassi. Il caro paparino! Ma dopo che avrò messo in atto il mio piano, non sarà più tanto spavaldo come il solito. M’implorerà, anziché dare ordini: vedrai! Ora mangia e taci!” le intimò, costringendola ad aprire la bocca per ingerire del cibo.

Sarah obbedì, suo malgrado. Mentre mangiava, imboccata da lui, la sua mente cercava febbrilmente delle risposte.

Harm... L’uomo si era riferito al padre di suo figlio. Doveva essere a conoscenza di molte cose. A quanto sembrava, sapeva di lei e di Harm. Era inutile cercare di nascondere i fatti. Decise di farlo parlare.

“Cosa vuoi dal padre di mio figlio?” gli chiese, dopo aver bevuto dell’acqua.

Lui la guardò divertito: “Perché non lo chiami col suo nome? Pensi che non sappia chi sia? Cosa voglio dal capitano Harmon Rabb jr?” ripeté beffardo.

“Si, cosa vuoi da lui?” domandò di nuovo Sarah. A quanto sembrava, quell’uomo sapeva anche del padre di Harm…

“Io voglio… LUI! Non voglio qualcosa da lui… Voglio LUI!”

“Perché?” chiese ancora lei.

“Mi ha rovinato la vita. Quel maledetto l’ha sempre avuta vinta! Fin dalla prima volta che l’ho conosciuto… Ma questa volta sarò io a piegarlo alla mia volontà… E tu e il tuo prezioso figlioletto servirete allo scopo! Mi ha intimato di non torcerti un capello, al telefono. LUI osa ancora dire a ME cosa fare! E’ sempre stato un presuntuoso arrogante, ma questa volta mi pregherà in ginocchio…” rispose l’uomo con rabbia.

Sarah lesse odio allo stato puro negli occhi del suo carceriere. Ebbe paura per sé e per Harm… Chi era quell’uomo che lo odiava tanto?

“Perché vuoi fare del male a me e al mio bambino?” domandò Sarah.

“Non a te e a tuo figlio… Alla sua donna e al suo prezioso bambino! Il tuo più grave errore è stato quello di metterti con lui. Avresti dovuto sposare l’australiano…”

Sarah deglutì: sapeva anche di Mic. Non era, quindi, un pazzo qualsiasi che l’aveva sorvegliata per pochi giorni. Si trattava di qualcuno che conosceva Harm da tempo.

“Non amavo Mic…” sussurrò appena.

“Lo so. Il tuo grande amore è sempre stato il caro Harm! Ora sarà la tua rovina. Tu e tuo figlio mi servirete da esca, per attirarlo nella mia trappola. Quel presuntuoso non lascerà mai la sua donna e suo figlio nelle mie mani, senza cercare di liberarvi. Lo costringerò a cercarti per giorni, dandogli inizialmente indizi falsi… Poi, quando deciderò che avrà sofferto abbastanza, gli dirò come trovarmi. E quando finalmente arriverà, metterò in atto la mia vendetta!” disse l’uomo con soddisfazione.

“Lo vuoi uccidere?” chiese Sarah, triste.

“Sì, ma non subito… prima dovrà impazzire di rabbia quando mi vedrà spassarmela con la sua donna… e poi soffrire le pene dell’inferno quando ti ucciderò davanti ai suoi occhi… Quando ucciderò te, incinta di suo figlio. Dovrà arrivare ad odiarmi quanto lo odio io, prima di ucciderlo!”

Sarah lo guardò sconvolta: quell’uomo aveva architettato un piano perfetto per distruggere Harm.

  
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