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Autore: Alexandra_ph    05/02/2012    3 recensioni
Questo racconto è la continuazione di Fly with me ed è stato scritto nella primavera del 2003.
A quei tempi la mia ispirazione procedeva in direzione diversa rispetto alle puntate della 7a stagione che stavano trasmettendo (forse perchè erano puntate ben poco shipper...) e così ne venne fuori una "storia parallela", che seguì la sua strada...
Genere: Avventura, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Harmon 'Harm' Rabb, Sarah 'Mac' MacKenzie, Un po' tutti
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Fly with Me'
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Una vendetta crudele

Capitolo 13


L’ammiraglio Chegwidden sembrava un animale in gabbia. C’erano due casi importanti da preparare e il colonnello MacKenzie e il capitano Rabb erano spariti! Si era informato da Galindez e aveva saputo che lei non era ancora arrivata e neppure aveva avvertito. Mentre il capitano se n’era uscito di corsa, poco dopo aver ricevuto una telefonata che, a quanto sembrava, lo aveva fatto molto arrabbiare.

Cosa accidenti stava capitando a quei due? Pensava che la sua lavata di capo di due giorni prima avesse fatto capir loro che non avrebbe più tollerato certe situazioni, in ufficio. Invece… La porta dell’ascensore si aprì e l’ammiraglio vide il capitano Rabb dirigersi verso il suo ufficio, con passo deciso.

“Capitano!” lo fermò con autorità.

Harm si voltò verso l’ammiraglio. Chegwidden vide che aveva il volto tirato e la sua classica espressione, di quando era furioso con qualcuno… Di solito quello sguardo era riservato in particolar modo a Clayton Webb!

“Capitano, cosa è successo?” chiese, più preoccupato, che arrabbiato, ora.

“Signore”, rispose Harm “il colonnello MacKenzie è stata rapita”

Bud e Galindez, che stavano ascoltando, si guardarono contemporaneamente.

“Cosa sta dicendo, capitano? N’è sicuro?” chiese l’ammiraglio.

“Ho ricevuto una telefonata dal rapitore. Poi sono uscito a controllare. Sembra che Mac, uscita di casa, abbia assistito un vecchietto che un’auto aveva quasi investito. Lei si è offerta di accompagnarlo all’ospedale, per un controllo, anche se non sembrava ferito, ma solo spaventato. All’ospedale non è mai arrivata…” spiegò Harm, con voce spenta.

“Per quale motivo è stata rapita? Cos’ha detto l’uomo al telefono?” chiese l’ammiraglio.

“Per arrivare a me…” e lo sguardo di Harm, a quelle parole, si fece rabbioso “Quel maledetto vuole me! E ha rapito Sarah…”

Chegwidden scrutò il capitano in silenzio. Era la prima volta che lo sentiva pronunciare il nome di battesimo del colonnello.

“Palmer non avrà pace finché non mi avrà nelle sue mani… “ continuò Harm.

“Palmer? Clark Palmer? Come fa sapere che si tratta di lui, capitano? Glielo ha detto al telefono?”

“No. Quello psicopatico ha deciso di giocare al gatto e al topo con me. Vuole portarmi all’esasperazione… “ replicò il capitano.

“Ma Palmer è a Leavenworth” dichiarò Chegwidden.

“Credevamo fosse lì. E’ evaso qualche mese fa, nel periodo in cui ebbi l’incidente in mare…” disse Harm.

“Chi glielo ha detto?” chiese l’ammiraglio.

“Webb” rispose secco Harm, con uno sguardo che faceva intendere quanto, per poco, non fosse stato sul punto di ucciderlo, per non averglielo detto prima. Poi raccontò all’ammiraglio quello che aveva saputo da Clayton Webb.

“Webb ha assicurato che metterà i telefoni sotto controllo. Ma Palmer è troppo furbo perché si faccia rintracciare da una telefonata…” continuò “Non ci resta che aspettare il prossimo contatto e sperare che mi dica come raggiungerlo.”

“Capitano, non intenderà mettersi nelle mani di quel pazzo? ” chiese Chegwidden.

“E cosa dovrei fare? Lasciarci Sarah?” rispose Harm.

L’aveva chiamata di nuovo Sarah… L’ammiraglio, ancora una volta, si sorprese.

“Capitano, dovrebbe lasciar agire gli uomini di Webb… Sanno come muoversi…”

Ma Harm lo fermò, furioso: “E dovrei starmene con le mani in mano? E’ per causa mia che lei si trova nelle mani di quello squilibrato, e io dovrei lasciare che altri risolvano la faccenda al posto mio? Lei non capisce, ammiraglio…”

“Capitano!” lo rimproverò Chegwidden, anche se in cuor suo sapeva che avrebbe fatto la stessa cosa. Ma non poteva permettere che si consegnasse a Palmer e finisse anche lui nelle mani di quel pazzo. Di certo, l’ex agente del DSD non avrebbe rilasciato comunque Mac. L’unica speranza era riuscire a liberarla e catturare Palmer. Lo spiegò ad Harm il quale, per tutta risposta, lo aggredì di nuovo: “Allora io andrò con gli uomini di Webb.”

“Capitano, non glielo permetto” replicò l’ammiraglio con tono autoritario. “E’ un ordine!”

“Al diavolo i suoi ordini!” gridò Harm.

Galindez vide l’ammiraglio irrigidirsi, mentre stava per pronunciare qualcosa contro il capitano, ma non n’ebbe il tempo, perché Harm continuò, ancora più alterato:

“Nessuno m’impedirà di provare a salvare Sarah!” gridò, rivolto contro Chegwidden. “Si tratta della donna che amo. E di nostro figlio. E non permetterò che quel bastardo me li porti via...”

A quelle parole, Bud e Galindez si guardarono, stupiti. L’ammiraglio, invece, osservò per un secondo il capitano Rabb, che sembrava sul punto di crollare; poi gli fece un cenno e aprì la porta del proprio ufficio, entrando dopo di lui. 

Harm si accasciò sulla sedia davanti alla scrivania dell’ammiraglio, con la testa tra le mani, disperato. Non sapeva più cosa fare. Non aveva mai provato tanta paura, in vita sua, come in quel momento. Si sentiva impotente e furibondo. Avrebbe spaccato qualunque cosa, se questo fosse servito a fargli riavere Sarah sana e salva.

“Harm…” disse l’ammiraglio “devi reagire. Lei non vorrebbe vederti così.”

Lui alzò il capo e lo guardò, con gli occhi lucidi.

“Signore, mi scusi per poco fa…” disse con voce spenta.

“Lascia stare…” replicò l’ammiraglio, osservandolo a sua volta. Non lo aveva mai visto così distrutto. Era arrivato a pensare che nulla potesse piegare il suo spirito ribelle e combattivo. A quanto pare, solo l’amore c’era riuscito.

“Perché non avete detto nulla?” chiese, riferendosi al fatto che avevano tenuto nascosto la loro relazione.

“E’ stata lei, a volerlo. Temeva che cambiassi idea dopo un po’ e non voleva essere di nuovo compatita, come con Brumby…” rispose Harm.

“Così avete finto di litigare?” chiese Chegwidden, con un mezzo sorriso.

“Non saremmo riusciti a nascondere i nostri veri sentimenti, altrimenti. Ma dopo il suo discorso dell’altro giorno, avevamo deciso di cambiare tattica. Nel frattempo abbiamo scoperto che Sarah aspetta un bambino…”

“Congratulazioni, Harm” disse l’ammiraglio.

“Grazie, A.J.” rispose Harm. Non lo chiamava più così da quella volta che lui gliene aveva accordato il permesso, mentre lo stava aiutando a liberare sua figlia Francesca.

“Dovresti sapere quello che sto provando…” disse Harm, ricordandogli proprio quella volta.

“Sì, so quello che stai provando…” rispose l’ammiraglio. “Proprio per questo ti sto spronando a reagire. Devi essere lucido, per pensare e riflettere sul da farsi. Cercheremo di prenderlo, quel pazzo! Non perderai Sarah e tuo figlio.”

Harm lo guardò e comprese ciò gli aveva appena detto l’ammiraglio: non lo avrebbe lasciato solo contro Palmer.

 

  
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