L’ammiraglio
Chegwidden sembrava un animale in gabbia. C’erano due casi importanti
da
preparare e il colonnello MacKenzie e il capitano Rabb erano
spariti! Si era informato da
Galindez e aveva saputo che lei non era ancora arrivata e neppure aveva
avvertito. Mentre il capitano se n’era uscito di corsa, poco dopo aver
ricevuto
una telefonata che, a quanto sembrava, lo aveva fatto molto arrabbiare.
Cosa
accidenti stava
capitando a quei due? Pensava che la sua lavata di capo di due giorni
prima
avesse fatto capir loro che non avrebbe più tollerato certe situazioni,
in
ufficio. Invece… La porta
dell’ascensore si aprì e l’ammiraglio vide il capitano Rabb dirigersi
verso il
suo ufficio, con passo deciso.
“Capitano!”
lo fermò
con autorità.
Harm
si voltò verso
l’ammiraglio. Chegwidden vide che aveva il volto tirato e la sua
classica
espressione, di quando era furioso con qualcuno… Di solito quello
sguardo era
riservato in particolar modo a Clayton Webb!
“Capitano,
cosa è
successo?” chiese, più preoccupato, che arrabbiato, ora.
“Signore”,
rispose
Harm “il colonnello MacKenzie è stata rapita”
Bud
e Galindez, che
stavano ascoltando, si guardarono contemporaneamente.
“Cosa
sta dicendo,
capitano? N’è sicuro?” chiese l’ammiraglio.
“Ho
ricevuto una
telefonata dal rapitore. Poi sono uscito a controllare. Sembra che Mac,
uscita
di casa, abbia assistito un vecchietto che un’auto aveva quasi
investito. Lei
si è offerta di accompagnarlo all’ospedale, per un controllo, anche se
non
sembrava ferito, ma solo spaventato. All’ospedale non è mai arrivata…”
spiegò
Harm, con voce spenta.
“Per
quale motivo è
stata rapita? Cos’ha detto l’uomo al telefono?” chiese l’ammiraglio.
“Per
arrivare a me…” e
lo sguardo di Harm, a quelle parole, si fece rabbioso “Quel maledetto
vuole me!
E ha rapito Sarah…”
Chegwidden
scrutò il
capitano in silenzio. Era la prima volta che lo sentiva pronunciare il
nome di
battesimo del colonnello.
“Palmer
non avrà pace
finché non mi avrà nelle sue mani… “ continuò
Harm.
“Palmer? Clark Palmer? Come
fa sapere che si tratta di lui, capitano? Glielo ha
detto al telefono?”
“No.
Quello
psicopatico ha deciso di giocare al gatto e al topo con me. Vuole
portarmi
all’esasperazione… “ replicò il capitano.
“Ma
Palmer è a
Leavenworth” dichiarò Chegwidden.
“Credevamo
fosse lì.
E’ evaso qualche mese fa, nel periodo in cui ebbi l’incidente in mare…”
disse
Harm.
“Chi
glielo ha detto?”
chiese l’ammiraglio.
“Webb”
rispose secco
Harm, con uno sguardo che faceva intendere quanto, per poco, non fosse
stato
sul punto di ucciderlo, per non averglielo detto prima. Poi raccontò
all’ammiraglio quello che aveva saputo da Clayton Webb.
“Webb
ha assicurato
che metterà i telefoni sotto controllo. Ma Palmer è troppo furbo perché
si
faccia rintracciare da una telefonata…” continuò “Non ci resta che
aspettare il
prossimo contatto e sperare che mi dica come raggiungerlo.”
“Capitano,
non
intenderà mettersi nelle mani di quel pazzo? ” chiese Chegwidden.
“E
cosa dovrei fare?
Lasciarci Sarah?” rispose Harm.
L’aveva
chiamata di
nuovo Sarah… L’ammiraglio, ancora una volta, si sorprese.
“Capitano,
dovrebbe
lasciar agire gli uomini di Webb… Sanno come muoversi…”
Ma
Harm lo fermò,
furioso: “E dovrei starmene con le mani in mano? E’ per causa mia che
lei si
trova nelle mani di quello squilibrato, e io dovrei lasciare che altri
risolvano la faccenda al posto mio? Lei non capisce, ammiraglio…”
“Capitano!”
lo
rimproverò Chegwidden, anche se in cuor suo sapeva che avrebbe fatto la
stessa
cosa. Ma non poteva permettere che si consegnasse a Palmer e finisse
anche lui
nelle mani di quel pazzo. Di certo, l’ex agente del DSD non avrebbe
rilasciato
comunque Mac. L’unica speranza era riuscire a liberarla e catturare
Palmer. Lo spiegò ad Harm il
quale, per tutta risposta, lo aggredì di nuovo: “Allora io andrò con
gli uomini
di Webb.”
“Capitano,
non glielo
permetto” replicò l’ammiraglio con tono autoritario. “E’ un ordine!”
“Al
diavolo i suoi
ordini!” gridò Harm.
Galindez
vide
l’ammiraglio irrigidirsi, mentre stava per pronunciare qualcosa contro
il
capitano, ma non n’ebbe il tempo, perché Harm continuò, ancora più
alterato:
“Nessuno
m’impedirà di
provare a salvare Sarah!” gridò, rivolto contro Chegwidden. “Si tratta
della
donna che amo. E di nostro figlio. E non permetterò che quel bastardo
me li
porti via...”
A quelle parole, Bud e Galindez si guardarono, stupiti. L’ammiraglio, invece, osservò per un secondo il capitano Rabb, che sembrava sul punto di crollare; poi gli fece un cenno e aprì la porta del proprio ufficio, entrando dopo di lui.
Harm
si accasciò sulla
sedia davanti alla scrivania dell’ammiraglio, con la testa tra le mani,
disperato. Non sapeva più cosa
fare. Non aveva mai provato tanta paura, in vita sua, come in quel
momento. Si
sentiva impotente e furibondo. Avrebbe spaccato qualunque cosa, se
questo fosse
servito a fargli riavere Sarah sana e salva.
“Harm…”
disse
l’ammiraglio “devi reagire. Lei non vorrebbe vederti così.”
Lui
alzò il capo e lo
guardò, con gli occhi lucidi.
“Signore,
mi scusi per
poco fa…” disse con voce spenta.
“Lascia
stare…” replicò
l’ammiraglio, osservandolo a sua volta. Non lo aveva mai visto così
distrutto.
Era arrivato a pensare che nulla potesse piegare il suo spirito ribelle
e
combattivo. A quanto pare, solo l’amore c’era riuscito.
“Perché
non avete
detto nulla?” chiese, riferendosi al fatto che avevano tenuto nascosto
la loro
relazione.
“E’
stata lei, a
volerlo. Temeva che cambiassi idea dopo un po’ e non voleva essere di
nuovo
compatita, come con Brumby…” rispose Harm.
“Così
avete finto di
litigare?” chiese Chegwidden, con un mezzo sorriso.
“Non
saremmo riusciti
a nascondere i nostri veri sentimenti, altrimenti. Ma dopo il suo
discorso
dell’altro giorno, avevamo deciso di cambiare tattica. Nel frattempo
abbiamo
scoperto che Sarah aspetta un bambino…”
“Congratulazioni,
Harm” disse l’ammiraglio.
“Grazie,
A.J.” rispose
Harm. Non lo chiamava più così da quella volta che lui gliene aveva
accordato
il permesso, mentre lo stava aiutando a liberare sua figlia Francesca.
“Dovresti
sapere
quello che sto provando…” disse Harm, ricordandogli proprio quella
volta.
“Sì,
so quello che
stai provando…” rispose l’ammiraglio. “Proprio per questo ti sto
spronando a
reagire. Devi essere lucido, per pensare e riflettere sul da farsi.
Cercheremo
di prenderlo, quel pazzo! Non perderai Sarah e tuo figlio.”
Harm
lo guardò e comprese ciò gli aveva appena detto l’ammiraglio: non lo
avrebbe lasciato solo contro
Palmer.