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Autore: Floramoss    06/02/2012    10 recensioni
Torno con una altra oneshot legata alle precedenti Lezioni d'amore e Santa Claus is coming to town. Siamo di nuovo negli appartamenti di Piton ad Hogwarts e di nuovo Severus è alle prese con la cura di Harry e con tutto quello che significa crescere un bambino. Questa volta il problema saranno i brutti sogni e le paure inconscie (ma non solo) del piccolo Potter. Ho inserito per la prima volta il personaggio di Poppy perché l'ho trovata in altre ff e credo sia un personaggio da "sfruttare" in senso buono. Il tema delle "storie" invece mi è particolarmente caro.
Genere: Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Harry Potter, Severus Piton
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Durante l'infanzia di Harry
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I’m sailing right behind

I’m sailing right behind

Like a bridge over troubled water

I will ease your mind.

 

(Simon & Garfunkel)

 

Era una notte tranquilla. Il professor Piton era riuscito a prendere sonno senza troppa fatica. Da quando si occupava di educare, istruire, nutrire e vegliare sulla salute psico- fisica del bambino-che-era-sopravvissuto, dormire non era più stato un problema. Almeno fino a quella notte.

Aveva cura del figlio di Lily da circa tre anni. Preferiva pensarlo solo come “il figlio di Lily” perché all’inizio lo aveva aiutato (e in fin dei conti l’aiutava ancora) a non indulgere in sentimenti negativi. Harry Potter non ne aveva bisogno, di sentimenti negativi: la prima parte della sua infanzia era stata un insulto alla dignità umana, una tristissima dimostrazione di pochezza di cuore. Nemmeno lui, l’orribile insegnante di pozioni, avrebbe umiliato così con un bambino. Adesso Harry Potter si poteva definire un “bambino come gli altri”: mangiava regolarmente, andava a scuola regolarmente, era vestito in modo decoroso, aveva una propria camera da letto, faceva i capricci e giocava. E gli piaceva essere coccolato. Poppy diceva che i gesti affettuosi spesso erano la miglior medicina, l’antidoto più efficace, il rimedio più naturale e più semplice, da superare talvolta qualsiasi pozione. Poppy… le dava sui nervi Poppy quando portava Harry ai controlli programmati: era peggio di Silente con tutti quegli ammiccamenti sulla figura simil-paterna che Severus stava svolgendo. Sembrava la divertisse. E per divertire una come Poppy, una medimaga da trincea non abituata certo a ridere, significava aver colpito nel segno.

Adesso,quando la sera giungeva trovava il professore stanco: badare al piccolo senza perdere il ritmo col resto della sua vita già di per sé indiavolata lo prosciugava. Sarebbe stato così se avesse avuto una famiglia? Come cavolo facevano tipi come Arthur  Weasley, tanto per fare un esempio? La Tana era una gabbia di matti…

Si era addormentato con il libro aperto sul petto. Orrore! Una volta non gli sarebbe successo. Ma Harry aveva voluto un po’ del suo prezioso tempo per sé quel pomeriggio e Severus si era ridotto a correggere compiti e a preparare pozioni nel dopo cena. Non poteva trascurare il marmocchio. Poppy era stata alquanto chiara al proposito:

 - Non devi lasciarlo solo per troppo tempo e senza giustificazione. Il bambino ha già subito una volta il trauma dell’abbandono. –

-Ma aveva solo un anno! –

- Severus sei forse un medico? –

- No, come tu non sei psicologa! –

- Sei un insolente! Io assisto bambini da prima ancora che tu nascessi ricordati! Chi ti ha curato quando avevi ancora il moccio al naso? –

- Io non ho mai avuto il moccio al naso! –

- Rimozione. La medicina babbana la chiama rimozione. Tu hai avuto il moccio il naso e non te lo ricordi perché è un ricordo doloroso. Guarda che avevo occhi e orecchi ai tempi dei Malandrini. –

Severus si era messo su un fianco ricordando quel dialogo: Poppy si era fatta poi dolce, e gli avrebbe anche scompigliato i capelli se non si fosse ricordata di avere davanti un uomo adulto e non più l’adolescente vittima dei bulli che ogni tanto finiva in infermeria. Poppy, in realtà un po’ psicologa alla fine lo era. Ma teneva per sé le sue diagnosi, a meno che non sospettasse conseguenze gravi. Aveva previsto la brutta piega che Severus aveva preso l’ultimo anno di scuola? Se anche fosse stato così e avesse provato ad intervenire, Severus non l’avrebbe ascoltata.

Si svegliò all’improvviso  credendo che la causa fosse il tonfo del libro scivolato a terra. Ma non era quello il motivo. Harry! Aveva urlato. I sonni del bambino non erano stati molto sereni i primi tempi: le privazioni che aveva subito trovavano in qualche modo il modo di manifestarsi e avevano scelto la notte come miglior momento, perché più liberi dalle normali difese della veglia. Anche in questo caso Poppy era stata alquanto chiara :

- Potrebbero manifestarsi episodi onirici aggressivi per il bambino Severus, devi essere pronto a trascorrere qualche notte in bianco accanto al piccolo. –

- Esistono pozioni apposite per dormire sonni tranquilli, mi meraviglio che tu non ne faccia menzione. –

  - Non ho bisogno di menzionare cose che un pozionista come te conosce sicuramente meglio di me. Ma i brutti sogni generano ansie e paure che non se ne vanno magicamente, mio caro.-

- Non vorrai che trascorra la notte a tenere la mano al moccioso vero? –

- Oh se è per questo dovrai anche portartelo nel letto se occorresse  Severus.-

- Tu sei pazza! Io non ho mai diviso il letto con nessuno e non ho intenzione di cominciare con un infante traumatizzato che potrebbe iniziare a mollar calci o a urlarmi nelle orecchie nel bel mezzo della notte! –

-  Devi rassicurarlo, dargli un posto difeso . Finora Harry è vissuto sempre in balìa degli eventi, nonché di due tutori completamente e irrimediabilmente  inetti! - 

- Non se ne parla ti ho detto! –

- Quando il bambino ti guarderà con gli occhi terrorizzati annaspando nel panico allora vedremo se se ne parlerà.-

-Strega!-

-Lo so, e una delle migliori! -

Poppy aveva avuto ragione e Severus l’aveva sperimentato qualche tempo dopo. I primi brutti sogni non erano apparsi immediatamente ma solo diversi mesi dopo l’inizio della convivenza. A scatenarli, sempre secondo Poppy, la paura inconscia del piccolo di tornare alla vecchia vita. Temeva di essere rimandato indietro se avesse fatto qualcosa di sbagliato. Difficile per un bambino non fare mai nulla di sbagliato. Bastava un rimprovero e puntualmente la notte non si dormiva. Ma i rimproveri servono, Severus non aveva alcuna intenzione di trasformare Potter in un bambino viziato senza il minimo senso di responsabilità per le proprie azioni. Quindi aveva iniziato la sua personale battaglia tra il rigore educativo che non voleva tradire e le veglie notturne trascorse a tranquillizzare l’animo in pena del suo protetto. Ormai era diventato bravo al punto che sospettava che qualche volta Harry ne approfittasse solo per farsi coccolare un po’. E, in fondo, non dispiaceva nemmeno a lui. Una scoperta che lo aveva colto con un certo imbarazzo e che non avrebbe confidato mai a nessuno.

Quella notte però era diverso. L’urlo che aveva sentito era carico di un terrore nuovo. Ci mise un attimo per raggiungere la camera da letto del bambino e in un primo momento gli si fermò il cuore: il letto era vuoto.  Poi sentì il lamento: erano singhiozzi soffocati, seguiti da silenzi pieni d’angoscia. Cercò il punto da cui proveniva il suono e trovò Harry, rannicchiato nel punto più lontano della stanza. Si teneva strette le ginocchia al petto. Visto così era piccolissimo, una pallina abbandonata in un angolo. Stava tremando, non sapeva ancora se per il freddo o per la paura. Forse per entrambi.  Accese tutte le candele e gli andò vicino. Per potergli parlare si inginocchiò a terra.

- Harry, cosa è successo? –  Il piccolo lo guardava con gli occhi grandi: erano terrorizzati. Ma non rispose.

- Hai fatto ancora un brutto sogno? – Gli giunse un “sì” appena percettibile.

-Vuoi raccontarmelo? – Il bambino scosse la testa a destra e a sinistra con piccoli scatti veloci. Severus ripensò alle parole di Poppy. Lo faceva sempre per darsi un incoraggiamento .

- Se il bambino piange, consolalo. Fagli  una carezza, o prendilo in braccio. Lascia perdere gli intrugli. –

Quindi, niente pozioni nemmeno questa volta. Magari dopo, se l’”altro metodo” (maledetta medimaga, lei e i suoi consigli) non avesse funzionato. Rimanendo in ginocchio Severus guardò di nuovo Harry: - Vuoi venire un po’ qui che intanto cacciamo via la paura? –

Stavolta Harry si mosse. Sembrava che le parole pronunciate da Severus fossero davvero più efficaci di un incantesimo perché il piccolo si rifugiò fra le braccia del suo tutore nel giro di pochi istanti, nascondendo la faccia contro la sua spalla e aggrappandosi alla giacca del pigiama. Piton strinse il bambino e rimasero immobili. Nonostante cominciassero a fargli male le ginocchia il professore non voleva alzarsi perché la tecnica “alternativa” sembrava, come già successo in passato, funzionare: Harry non tremava più e respirava regolarmente, benché continuasse a rimanere muto. Attese ancora qualche attimo poi esordì: - Andiamo a bere qualcosa di caldo va bene? – Stavolta Harry mosse il capo su e giù. In quell’istante, quando il viso del piccolo si rivelò completamente agli occhi del professore, Piton si accorse della cicatrice. Gli pose gentilmente le due mani ai lati delle guance e con il pollice sfiorò il segno sulla fronte:

- Harry, ti sei grattato la cicatrice? –

- No. –

- Hai battuto la fronte da qualche parte? –

- No. –

- Ti fa male se ti tocco qui? –

- No. –

Era strano. La zona attorno alla cicatrice era arrossata ma non dolorante. Forse si stava inquietando per niente.

- Mi brucia solo un pochino. –   Ecco, questo era allarmante. Il pozionista prese Harry e lo fece sedere sul letto.

- Harry è importante che tu mi racconti il tuo sogno. – Severus era piegato verso di lui, si era preoccupato di esprimere con la voce tutta la gentilezza di cui era capace.

- Posso bere un po’ di latte? –

- Vado a chiamare l’elfo di turno, aspetta qui. – Ma appena voltò le spalle si sentì tirare per il pigiama.

- Vengo anch’io. -  Doveva essere davvero spaventato. Piton acconsentì ed Harry gli prese la mano. Arrivarono in soggiorno, attesero l’elfo con la tazza di latte, Harry lo bevve pian pianino.Quando ebbe finito Severus ci riprovò:

- Adesso però tocca a te mantenere la parola. – Harry era più rilassato ma il professore lo vide nuovamente irrigidirsi. Poi il piccolo parlò:

- C’era un uomo con gli occhi rossi. Era brutto, e cattivo. Voleva mangiarmi, aveva una bocca gigante piena di denti a punta.-

Non aveva mai parlato di uomini con gli occhi rossi fino ad allora, quindi il personaggio era nuovo. Severus ne fu un po’ turbato.

- Ti ha parlato Harry? 

-  Non parlava come noi… faceva ffffffssssss, come i serpenti, ma io però capivo tutto…Era cattivo. Voleva mangiarmi. Ha detto che mi mangiava. -

Severus era pietrificato: possibile? Possibile che Harry avesse sognato Voldemort? Come poteva ricordarselo così bene, erano passati anni e lui era piccolissimo quando morirono Lily e James. E come poteva sapere Harry che il Signore Oscuro parlava serpentese? D’istinto, preso dal panico, si tirò su la manica della casacca del pigiama. Harry vide per la prima volta il marchio nero.

-Perché hai un disegno sul braccio? Tu mi sgridi quando mi scrivo addosso! –

-Hai ragione Harry, hanno sgridato anche me quando mi sono fatto questo. –

-Perché non lo lavi via?-

-Perche purtroppo questo non viene via come i tuoi scarabocchi…. –

- Però si vede poco. –

-Già, si vede appena, ed è una fortuna. – Già, una fortuna, perché se fosse stato anche solo leggermente più scuro Severus  sarebbe corso immediatamente dal Preside. Il sogno di Harry poteva essere stato un brutto sogno e nient’altro. Forse aveva visto qualche disegno sul libro o sul quaderno di un compagno. Nessun bisogno di allarmismo. Però l’ex Mangiamorte non era più tranquillo adesso come lo era stato fino ad allora.

- Severus posso dormire con te? - 

La domanda arrivò mentre Piton era ancora assorto nei suoi ragionamenti.Venne riportato al presente, a un bambino di 8 anni che aveva appena sognato qualcuno che lo voleva mangiare vivo.

-N… Harry è stato un sogno, non era reale quell’uomo. –

- Ma se torna? –

- Io sono nella stanza accanto alla tua. Ma non tornerà vedrai. – Adesso sì che forse era il caso di ricorrere a qualche pozione. Lo faceva per il bene di Harry in fondo. Ma cos’era il bene di Harry in quel momento? Lo riaccompagnò nella sua stanza: il piccolo si infilò a letto e si tirò il piumone fin sopra il naso. Severus lasciò come sempre un lume acceso poi tornò anch’esso al tepore delle coperte. Sul comodino la pozione Sonno senza sogni già pronta all’evenienza. Al buio non si decideva a dormire: fissava le ombre della notte nella sua stanza mentre le orecchie erano tese a cogliere ogni minimo rumore. Ma sembrava che il silenzio avesse ingoiato ogni cosa: era tutto, troppo muto. Le ombre parevano rincorrersi nell’oscurità che non gli parve più la cara amica dei giorni appena trascorsi. Si decise a controllare il bambino, forse dopo avrebbe potuto riprendere sonno. Trovò di nuovo il letto vuoto. Guardò nell’angolo ma era vuoto anche quello. Dove si era nascosto Harry in fuga dall’uomo con gli occhi rossi? Stava già lasciando la stanza diretto verso il soggiorno quando notò l’armadio. Era un mobile antico, non troppo grande, di un legno scuro. Aveva due ante lisce ma la cornice superiore era intarsiata a motivi antropomorfi. Quattro gambe di venti centimetri lo sorreggevano come zampe di fiera. A Piton non era mai piaciuto ma era appartenuto al suo predecessore e non se l’era sentita di eliminarlo. Poteva sempre utilizzarlo come portascope. Con l’arrivo di Harry invece l’armadio tornò utile per lo scopo per il quale era nato.  Quell’armadio era il nascondiglio perfetto per un bambino. Severus aprì lentamente un’anta: Harry sedeva seminascosto tra gli abiti, con gli occhi sbarrati. Nemmeno quando vide la faccia del suo tutore sembrò sbatterli. Severus pensava di dover fare un grande sforzo per essere gentile invece gli venne tutto spontaneo, come stava succedendo sempre più di frequente quando si trattava di Potter.

- Sai Harry che ho un’arma speciale per cacciare l’uomo dagli occhi rossi? –

- Che cos’è? –

- Se vieni con me te la mostro. –

Dopo un attimo di esitazione Harry si decise ad uscire. Adesso, in pochi secondi, Piton doveva trovare il modo di mantenere la parola: vedeva negli occhi del piccolo tutta la fiducia riposta in lui. Non poteva deluderlo. Pensò in fretta. E pensò a Poppy perché, ne era certo, lei una soluzione l’avrebbe avuta. E non era la fiala che aspettava sul suo comodino.

- E’ un fucile? – Harry si intromise nei suoi pensieri.

- Harry i maghi non usano i fucili, usano gli incantesimi. –

- Oh…. Sai fare un incantesimo che fa male come un fucile? –

- Da dove viene tutta questa insana smania per le armi babbane? –

- Mio cugino e i suoi amici giocavano con i fucili e io dovevo nascondermi perché se no mi sparavano e i pallini facevano male.-

Nonostante sapesse che Harry parlava di fucili giocattolo non riuscì a non indignarsi: quei pidocchi avevano mai dato a Potter la possibilità di giocare e confrontarsi alla pari? Era certo di no. Tornò al presente, ora più urgente che mai. Con una mano appoggiata sulla spalla del bambino lo diresse con calma nel salotto, ravvivò il fuoco del camino, avvicinò la poltrona di velluto verde e chiamò a sé una coperta da un angolo in ombra della stanza. Poi si diresse alla libreria e con un dito iniziò a sfiorare i dorsi dei volumi scorrendone velocemente i titoli. Gli sfuggì una smorfia spazientita: come poteva pensare di trovare qualcosa di adatto ad un mocciosetto di otto anni fra i suoi libri? Harry intanto lo osservava incantato: pensava a quanto sarebbe stato invidioso di lui Dudley. Dudley non aveva Severus che pensava a lui, Severus era il suo eroe. Sapeva sempre cosa dire e cosa fare, e quando Harry aveva bisogno c’era sempre. Non avrebbe scambiato Severus per nessuna zia Petunia al mondo.

- Harry devo assentarmi per qualche minuto. Tu siediti in poltrona e aspettami. –

Il piccolo obbedì non senza però assicurarsi che il suo tutore tornasse in fretta.

- Harry è mezzanotte passata, non è certo l’ora per fare passeggiate: tornerò subito. – Anche se aveva sempre quell’aria brontolona Harry non si sentiva mai spaventato da Severus. Con zio Vernon non era stata esattamente la stessa cosa.

 

- Professor Piton lei mi butta giù dal letto nel pieno della notte per chiedermi un libro? – Poppy si chiuse la vestaglia sul petto e si fece da parte per fare entrare Severus. Il cipiglio del pozionista non aiutava la situazione.

- Non mi serve “un” libro, mi serve “quel” libro. E le copie della biblioteca sono tutte in prestito. –

- Tutti i maghi possiedono una copia delle “Fiabe di Beda il Bardo”!

Severus assunse un’espressione ancora più tetra, con una sfumatura di sberleffo. Poppy la colse: - Ah già, tutti i maghi a parte te… ottuso… -

-Mi presti quel libro o no Poppy? Avrei una certa urgenza-

- che ci devi fare con le fiabe a quest’ora? Soffri d’insonnia? – Gli aveva fatto strada intanto nel salotto.

– Perché non le hai chieste a Minerva, o ad Albus…ma certo, ma certo….- Si voltò di scatto verso Severus.

- Sono per Harry vero? – Il mutismo del mago avvalorò ulteriormente la sua ipotesi.

– Sei venuto da me perché inconsciamente mi stai dando ragione di tutti i consigli che ho sempre cercato di inculcare in quella tua testaccia dura! –

-Sono venuto da te perché sei la più vicina ai miei appartamenti. –

- Sì sì certamente… - aveva già il libro fra le mani e guardava il professore con trasporto, proprio quel tipo di sguardi che a Piton facevano venire l’orticaria. Lui tagliò corto per bloccare ulteriori commenti della donna.

- Allora Poppy, il libro… - e allungò una mano.

- Gliele leggerai vero? Prenditelo in braccio, è meglio. –

- Poppy? Il bambino aspetta…-

- Lo sai che la lettura condivisa fa crescere i bambini più sereni?  -

- Poppy…-

- ….Che Harry ricorderà sempre questi momenti? –

- E’ tardi … -

- ….E tu ti sentirai un uomo migliore? –

- Poppy se non mi dai subito il libro Harry inizierà a cercarmi disperato per tutto il castello e allora tutti i tuoi “rimedi fantastici” non saranno serviti a nulla e io non mi “sentirò”, ma “sarò, l’uomo peggiore che tu abbia mai incontrato! –

- Oh di questo non dubito. Tieni. – e Poppy finalmente gli consegnò il volumetto un po’ sgualcito.

– Come vedi io l’ho usato spesso. – Piton lasciò la stanza senza dire una parola: Poppy lo osservò finché non si fu chiuso la porta alle spalle, poi sfoderò un sorriso compiaciuto e congratulandosi con sé stessa tornò a letto. – Dannatissimo adorabile ottuso. – E soffiò sulla lampada.

Severus aveva ringraziato Poppy con un cenno del capo e aveva guadagnato l’uscita quasi volando. Odiava ammettere che Poppy aveva ragione. Non le avrebbe dato la soddisfazione di farselo rimarcare.

Trovò Harry nella medesima posizione in cui lo aveva lasciato: sedeva in poltrona con la schiena diritta, le gambe allungate in avanti, i piedini che si muovevano su e giù ritmicamente. Lo accolse con un sorriso che sapeva tanto di sollievo. C’erano momenti in cui Severus si chiedeva se Harry sarebbe mai stato un bambino equilibrato: anni di privazioni non si riparano nemmeno con la migliore magia. Esisteva una forza superiore alla magia e il pozionista lo sapeva. Aveva ancora davanti agli occhi le espressioni compiaciute di Poppy. Spesso, con Harry, l’aria si tendeva in cose non dette, un pò per pudore, un pò per paura. La sensazione era come quella di una corda di violino in tensione che nessuno si decideva a pizzicare.  Piton fuggiva l’intimità, ma l’intimità lo raggiungeva ovunque. Per rompere quell’atmosfera che ancora lo imbarazzava da morire, il pozionista sventolò vittorioso il libro: - Ecco il mio fucile… - Il piccolo piegò la testa da un lato e corrugò la fronte: - Ma è un libro! – Sembrava deluso.

– L’uomo dagli occhi rossi non ha paura dei libri… -

- Io dico invece che ne ha. –

- Come  mai? –

- Perché credo, anzi ne sono certo, che a lui nessuno gliene abbia mai letto uno. Le storie ti rendono forte Harry, guariscono le paure. –

Mentre parlava aveva preso posto in poltrona, aveva sistemato Harry sulle sue gambe preoccupandosi di mettergli la coperta attorno alle spalle, e aveva aperto il libro. Conquistato da una nuova situazione che non gli dispiaceva affatto il giovane Potter attendeva il seguito. Non aveva capito esattamente quella cosa del diventare forti con le storie, lui faceva esperienza di sensazioni. E quella sensazione gli piaceva. Il braccio del suo tutore gli premeva sulle spalle, il fuoco diffondeva tepore, la voce e il respiro così vicino di Severus erano magnetici. L’uomo dagli occhi rossi abbandonò Harry, vinto da una musica che non aveva mai avuto l’opportunità di conoscere  e nella quale invece il piccolo si beava. C’era il silenzio delle ore profonde della notte e c’era la voce profonda di Severus, dal tono caldo e dal ritmo lento, c’era il battito regolare del cuore del mago che il bambino percepiva nel contatto fra i loro corpi. Harry ascoltava e guardava.

- Severus? – interruppe per un attimo la lettura.

- Sì Harry? –

- Tu sei bello. – sbadigliò strizzando gli occhi e si addormentò. Severus non disse nulla per parecchio tempo: rimase lì, a fissare il fuoco, con Harry addormentato sulle ginocchia. Nemmeno sua madre gli aveva mai detto una cosa del genere. L’aggettivo “bello” non si addiceva a lui, in nessun senso. Ma i bambini vedono cose che gli adulti hanno dimenticato.

 

Nei giorni che seguirono, quello che era nato come un tentativo improvvisato divenne rito. Cominciò solo qualche sera dopo.

- Severus mi leggi una storia? – Harry si era avvicinato silenziosamente al letto mentre il professore comodamente seduto e appoggiato ai suoi morbidi cuscini, si concentrava sulle pagine di un libro piuttosto voluminoso.

- Harry non… -

- Ho fatto un brutto sogno. –

-Ancora l’uomo con gli occhi rossi? –

- Sì… -

Severus sospirò: che fosse vero o no non se la sentiva di ricacciare il ragazzino al suo posto. L’inquietudine che gli procurava quel genere di sogno non faceva che intensificarsi. Gli scostò i capelli dalla fronte e indugiò per qualche secondo sulla cicatrice: era arrossata o era solo suggestione?

- Salta su.- Harry si arrampicò felice sul letto, scavalcò gattonando le gambe del suo tutore, si infilò sotto il piumone sedendoglisi accanto.

- Che cosa mi leggi? –

La scelta quella sera cadde su Baba Raba. Ma sugli scaffali del pozionista ben presto trovarono posto altri libri di favole, fiabe e novelle per bambini.

Il piccolo dormì con lui, cosa che Severus non rivelò mai a Poppy. Parlò invece a lungo con Albus del sogno ricorrente che tormentava Potter ma nemmeno la profonda conoscenza del preside fu in grado di chiarirne l’origine: se Voldemort stesse in qualche modo tornando forse non era ancora giunto il momento di dirlo con certezza. E così, mentre Silente era sempre più convinto che l’affidamento di Harry Potter a Severus Piton era stata la mossa migliore per salvaguardarne l’incolumità, Poppy che continuava a vedere il bambino nelle visite programmate aggiunse questa nota sulla scheda personale del suo paziente: “Al piccolo hanno finalmente aperto le porte di quel mondo in cui i bambini combattono e sconfiggono i draghi per tornare a casa vittoriosi da chi vuol loro bene”.

  
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