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Autore: Piccola scrittrice    06/02/2012    2 recensioni
Camilla. Dalla morte della madre la sua vita è andata di male in peggio. Oltre alla sorellina Rosa da , dovrà affrontare mille difficoltà col padre, manesco che si è abbandonato al bere. Riscirà a ritrovare il sorriso negli anni? La sua vita non sarà mai rose e fiori, ma ricomincerà a sorridere con l'arrivo di un ragazzo. Però una terribile esperienza non le permetterà di vivere a pieno la sua vita.
Genere: Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 4:  Sorellina mia



-R-Rosaaaa!- Camilla accorse vicino alla sorella.

Si, Rosa era senza giubbotto, raggomitolata in se stessa, aveva le labbra blu e sembrava priva di sensi. Camilla la guadò un istante, una lacrima calda scese, seguita da molte altre che le bagnarono il viso. Si asciugò con un gesto deciso gli occhi e si avvicinò alla sorella, cercando di svegliarla, temeva che non avrebbe resistito allungo, così si tolse l'enorme giubbotto che aveva e lo fece indossare alla piccola Rosa.

Piano cercò di prenderla in braccio, ma il peso era molto per una bambina piccola, così optò per portarsela sulle spalle e dopo qualche sforzo riuscì a mettersela in groppa e piano piano si avviò verso casa.

Sentiva il respiro silenzioso della sorella sulle sue spalle, stava tremando di freddo, ma la consapevolezza di avere al suo fianco la sorellina la faceva sentire meglio. Il calore del corpo della piccola Rosa si diffondeva lento in quello di Camilla che a stento riusciva a trascinarsi pesante lungo la strada.

Dopo una decina di minuti giunse finalmente in prossimità della sua abitazione e notò con sollievo che il portoncino era ancora aperto e la porta di casa socchiusa.

Nel suo volto comparve un lieto sorriso, ma restava pur sempre il volto preoccupato di una bambina nei confronti della sua cara sorellina.

Rosa ormai era tutto ciò che aveva. Era l'unico motivo per cui si svegliava la mattina, era per lei che Camilla cercava di andare avanti, senza battere ciglio, fingendo un dolce sorriso dopo una terribile notte di pianti.

Camilla non era mai stata picchiata dal padre, lui non le aveva mai torto un solo capello, lei non ne capiva il motivo e si sentiva colpevole per tutte le sofferenze che subiva Rosa. Aveva cercato varie volte di interrompere gli atroci atti del padre, ma lui non la calcolava, si limitava a rispedirla in camera e la invitava con tono di voce più dolce del suo solito di non immischiarsi in affari che non la riguardavano.

E così Camilla piangeva, si struggeva l'anima cercando una soluzione a quella terribile situazione in cui era immersa.

Rientrando a casa cercò di fare il minor rumore possibile e poggiò la sorella sul comodo divano color crema e la coprì con una calda coperta, poi si avviò in cucina dove svuotò una bottiglia d'acqua per poi riempirla nuovamente d'acqua, questa volta però bollente. Distraendosi per un momento non si accorse che l'acqua traboccò andando a bagnare la sua fredda mano, che a questo contatto non fece una piena anzi fu contenta di accogliere questo calore. Chiuse delicatamente la bottiglia e dopo averla asciugata per bene la mise vicino al petto della sorella che e notò che il suo volto lentamente stava ritornando di quel solito candido rosa.

Camilla sorrise.

Camminò lentamente lungo le scale non curante di dove stesse mettendo i piedi, aveva lo sguardo fisso sulla piccolina distesa su quel morbido divano.

Entrò in camera di Rosa e prese il suo carissimo orsacchiotto, mr Jammy, per portaglielo. Quando fu accanto alla sorella le scrostò leggermente i capelli dal volto e le si avvicinò per baciarla in fronte.

Poi si alzò di scatto, spaventata.

Il respiro della piccolina si era affievolito e la pelle risultava fredda. Prese in mano il telefono di casa e digitò con la mano tremante il numero 118.

Suonava, il telefono suonava e nessuno rispondeva. Poi d'un tratto una voce.

-La mia sorella è fredda e respira poco, prima era svenuta ! Aiutatemi ho tanta paura - disse Camilla preoccupata.

Aveva le mani sudate, tremavano stringendo stretto stretto il telefono di casa.

-Bambina, se hai messo borse d'acqua calda a tua sorella toglile immediatamente, e coprila con qualcosa. Dove abiti? Arriveremo immediatamente! - disse l'uomo dalla voce profonda ma allo stesso tempo dolce e confortante.

-A-a-abito a-a S-armato , provincia di Piacenza in via Matteoti 5 - disse balbettante.

-Saremo li tra un paio di minuti.

Arrivarono esattamente 5 minuti dopo.

Entrarono veloci in casa, portando una folata di vento gelido in casa. Una troupe di medici circondò Rosa e la portò con se nell'ambulanza lasciandosi alle spalle la sorella.

 

Erano le otto di mattina. Camilla si alzò dal caldo letto svogliata. Non era andata a scuola quella mattina. Era sola a casa, il padre non c'era.
Era andato con Rosa all'ospedale, quella stessa notte era stato svegliato dai rumori ed era stato invitato a stare vicino alla sua piccola bambina.

Dopo tanto tempo sembrava che fosse ritornata nel suo animo una minima parte di amore paterno.

Camilla sorrise, ne era felice, ma avrebbe volto stare lei accanto alla piccola, non quel mostro che l'aveva più e più volte malmenata.

Era tutto silenzioso. Si sentivano solo i passi lenti della ragazzina.

Poi d'un tratto il rumore delle chiavi nella serratura.

Era tornata, Rosa era tornata.

Camilla corse velocemente per riabbracciare la sorellina. Ma ad aspettarla c'era suo padre, da solo.

-Papà ! Dov'è Rosa? - Chiese Camilla con un filo di voce.

-è all'ospedale, devi venire, chiede di te- ammise il padre, senza guardare la figlia negli occhi.

Sembrava che quella cosa gli desse leggermente fastidio, glielo si leggeva negli occhi. Si vedeva tristezza. La tristezza di un uomo non amato come vorrebbe dalle sue figlie.

La ragazza velocemente prese il cappotto e si precipitò in auto. Una ventina di minuti e furono all'ospedale.

Il viaggio era stato terribilmente silenzioso, il padre non aveva detto mezza parola. Si limitava a sbuffare come se fosse stato irritato da qualcosa.

Camilla si precipitò immediatamente in quella fitta rete di corridoi di qui era fatto l'ospedale. Non capiva niente. Correva nei scivolosi e lunghi corridoi, guardandosi qua e là in cerca di indicazioni.

Finalmente giunse nel reparto in cui era ricoverata la sorella. Ma un momento prima di entrare nella sua camera si fermò. Restò immobile davanti alla porta socchiusa cercando di scrutare il volto della sorella.

Poi entrò. Sorrise e corse verso la sorella che improvvisamente scoppio di felicità.

Rimase a testa bassa dietro la porta il padre, con una visibile smorfia sul volto.
 



Ok, questo capitolo mi è proprio venuto male.
Più che altro è un capitolo di transizione non c'è niente di  particolarmente importante tranne forse le ultime righe;
Spero che qualcun'altro recensisca e segua la mia storia, ho veramente bisogno di un paio di consigli. Acetto ovviamente critiche, anche le più crudeli :) RINGRAZIAMENTI:
- Mestik
- mirny__
-_RoBeRtInA96
ringrazio ancora : mirny__ per tutte le recensioni che mi ha lasciato :)

Al prossimo capitolo !


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