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Autore: Ardespuffy    15/09/2006    7 recensioni
Spuffy, 6^serie. Per capire il dolore... bisogna provarlo...
Genere: Romantico, Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: Alternate Universe (AU), What if? (E se ...) | Avvertimenti: nessuno
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Grazie infinite a Gill MP, Clara, Eide (una nuova lettrice, che bello!^^), Isabel, Topy, Chloe (un grazie particolare per la tue recensione kilometrica!), Antonella (tesora, sono felicissima che la storia ti sia piaciuta!!! ti adoro!^^) e Shavanna per l'affetto e la costanza dimostrata nel seguire questa ff! Spero solo di non deludervi con il finale!!

Per Chloe: sì, sto scrivendo, e ho moltissime idee... solo che la scuola rende tutto un po' difficile... diciamo che non ho intenzione di mancare da EFP a lungo, ne sentirei troppo la mancanza! Tornerò presto, ma gli aggiornamenti saranno un po' meno rapidi, temo...

 

Un bacione gigante a chi ha letto, legge e leggerà questa fic! **^^** 

 

 

 

 

 

 

 

 

EPILOGO

 

Buffy aprì lentamente gli occhi.

Tutto ciò che vide fu una sfocata nuvola bianca. Le occorse qualche secondo per mettere a fuoco una coltre di candide lenzuola chiare.

 Hmm… era nel suo letto?

Si sentiva completamente intontita. Avvertiva un vago cerchio alla testa, come se stesse soffrendo dei postumi di una sbornia… oppure…

Come se fosse da poco finito un incantesimo.

Sbattè più volte le palpebre, incredula.

Si… conosceva quella sensazione. L’aveva già provata in passato, anche recentemente… come alla fine di quell’incantesimo mnemonico di Willow. Oppure al termine di quel sortilegio matrimoniale tra lei e…

Buffy spalancò gli occhi, mentre la consapevolezza degli ultimi avvenimenti le piombava addosso con l’intensità di un macigno.

Deglutì piano, nel tentativo di riprendere il filo dei suoi ricordi.

Gli ultimi giorni erano trascorsi come in un sogno… come in un’incredibile favola su cui non aveva il controllo. Si era sentita come una marionetta i cui fili venivano manovrati da un burattinaio sconosciuto.

Eppure…

Parte di lei non aveva mai smesso di ragionare, di rendersi conto di ciò che le accadeva. Parte di lei non aveva mai perso la percezione di ciò che la circondava.

Parte di lei aveva sentito.

E ciò che aveva sentito l’aveva sconvolta.

Spike. Per giorni interi lui era stato il suo unico pensiero, la sua anima, la sua luce.

Per giorni interi lei l’aveva amato.

Non era facile scrollarsi di dosso quella sensazione… di calore, di desiderio, di bisogno… d’affetto e dedizione più totali.

Aveva percepito l’amore per Spike riempirle il cuore, riscaldarla nel profondo. E, più affilato della lama di un coltello, aveva avvertito il dolore graffiarle l’anima.

Ora capiva.

Era sicura che non avrebbe mai più dimenticato quel gelo, quella stretta alla bocca dello stomaco che l’aveva attanagliata ad ogni *no* ricevuto. Quella desolante solitudine, quella malinconica rassegnazione che lei stessa, in passato, aveva inflitto senza rendersene conto.

Persino i suoi amici e sua sorella erano sembrati così distanti, indefiniti, come fossero solo marginali figure sullo sfondo.

Contava solo lui. Solo Spike.

Buffy si mosse lentamente sotto le lenzuola, godendosi la sensazione della seta liscia e fresca contro la pelle.

Ehi. Aspetta un momento.

Seta?

Non aveva mai avuto delle lenzuola di seta!

Accigliata, si rigirò nuovamente nel letto. E i suoi occhi incontrarono la figura che aveva dominato la sua mente durante l’oblio di quell’incantesimo.

 

Spike se ne stava semi-sdraiato al suo fianco, poggiato sui gomiti, e la guardava.

Lui sapeva.

Non gli c’era voluto molto per capire cos’era successo, quando si era risvegliato nel suo letto, insieme a Buffy, con quella particolare sensazione di stordimento post-incantesimo.

Era successo qualcosa, ne era sicuro. Forse si trattava dell’ennesimo, disastroso esperimento magico della Rossa, anche se proprio non riusciva ad immaginare perché gli amici della Cacciatrice avessero fatto un sortilegio del genere.

Gli ultimi giorni erano stati incredibili. Si era sentito un’altra persona. Una persona completamente diversa… distante… crudele.

Più crudele, cioè.

Non avrebbe mai dimenticato il gelo che aveva avvertito nel cuore. Per la prima volta da… bè, da quando era innamorato di Buffy, si era sentito morto dentro.

Come se avesse chiuso il suo cuore ad ogni forma di sentimento.

Perlomeno, era stato così all’inizio.

Pian piano aveva avvertito il ghiaccio che lo avvolgeva sciogliersi, arrendersi ad una verità più forte dello spazio e del tempo, più di qualunque magia.

Lui amava Buffy. Era così, e sarebbe stato così sempre, qualsiasi cosa fosse accaduta.

Questa era una sacrosanta certezza, per Spike. Ciò che davvero l’aveva sconvolto… era proprio lei.

Lei che diceva di amarlo, lei che piangeva a causa sua, lei che lo guardava speranzosa, lei che pendeva dalle sue labbra.

Era pazzesco.

Eppure…

Aveva sempre creduto che avrebbe fatto i salti di gioia, nell’avere una Cacciatrice così arrendevole e compiacente. Ma si era sbagliato.

Ne aveva già avuto una prova, in passato, quando si era divertito a farsi venerare dal BuffyBot… salvo poi rendersi conto di quanto effimera e artificiale fosse quella felicità.

Non voleva una stupida servetta robotica, o una fragile ragazzina accecata dall’amore e con tendenze suicide.

Lui voleva solo la sua Cacciatrice.

Ed era disposto a qualunque cosa per lei.

 

“Buongiorno”.

Buffy aggrottò la fronte, perplessa. Buongiorno?? Possibile che fosse l’unica cosa che gli venisse in mente di dire??

Si tirò su a sedere, in quello che ormai aveva appurato essere il letto di Spike.

E realizzò tutto ad un tratto d’essere nuda.

Si affrettò a coprirsi con le lenzuola color crema, mentre sul volto pallido del vampiro si dipingeva un ghigno sornione:

“E un po’ tardi, non ti pare?” la punzecchiò, citando la frase che lei stessa gli aveva rivolto, quando…

Buffy arrossì furiosamente: “Che diavolo è successo, Spike?” domandò, mentre il lampo di un sospetto si faceva strada nella sua mente.

Doveva essere opera sua. E di chi altro? Dopotutto, Spike aveva sempre desiderato farsi adorare da lei… e poi, la sua morbosa ossessione…

No. Non era giusto.

Buffy si morse il labbro inferiore. Quell’incantesimo l’aveva aiutata a comprendere molte cose. Aveva capito meglio i sentimenti di Spike… il suo amore che, per quanto irrazionale e contraddittorio, era puramente autentico.

E aveva compreso il suo dolore, quello che lei gli causava tanto spesso, e tanto gratuitamente.

Si era sentita malissimo. E aveva deciso che il minimo che potesse fare, adesso, era rispettare di più le emozioni di quel folle vampiro innamorato.

Prese un respiro profondo, mentre convinceva se stessa a concedergli il beneficio del dubbio: “Voglio dire… come siamo finiti qui?”.

Spike lanciò una rapida occhiata al letto sfatto e alla schiena nuda della sua Cacciatrice, prima di inarcare maliziosamente il sopracciglio sinistro: “Bè, direi che non spetta a me spiegartelo, dolcezza… la mamma non ti ha mai parlato degli uccelli e delle api?” la canzonò, con un sorriso beffardo.

Buffy lo colpì scherzosamente sul braccio, sbuffando: “E piantala di fare lo scemo, dai! Sto solo cercando di capire cos’è successo. Insomma…”. Esitò per un istante.

E se si fosse immaginata tutto? Se fosse stata solo una sua impressione, tutta questa storia della magia? Magari stava davvero smaltendo una sbornia… cosa che avrebbe plausibilmente spiegato la sua presenza nel letto di Spike (nuda, per di più…).

Poi fece una smorfia. Impossibile. I suoi ricordi erano troppo nitidi, troppo reali, perché potesse essersi trattato solo di un sogno.

Sospirò: “Insomma… mi pare evidente che qui qualcuno ci… o forse, mi… ha fatto un incantesimo”.

Spike trasse un intimo sospiro di sollievo. Aveva temuto che Buffy non ricordasse più nulla dell’ultima settimana… e, in quel caso, di certo non gli avrebbe creduto, qualora gliene avesse parlato.

“Si, bè… a quanto pare i tuoi amichetti non hanno perso il vizio di giocare con la magia” commentò, più aspramente di quanto avrebbe voluto. Non aveva ancora perdonato quegli stupidi bambocci per averlo tenuto all’oscuro della resurrezione di Buffy.

Lei tacque per qualche istante. Effettivamente, rimuginò, Willow aveva dimostrato di avere qualche problemuccio con sortilegi e affini… ed era affetta da una chiara dipendenza.

Rammentò il modo in cui aveva messo in pericolo Dawn, e sentì un brivido freddo serpeggiarle lungo il corpo.

Dopotutto, non era così improbabile che Spike avesse ragione.

“Si, ma… perché? Perché i miei amici avrebbero dovuto… fare una cosa del genere?” obiettò, confidando in una spiegazione ragionevole.

Spike fece spallucce: “Non saprei… forse stanno cercando di metterci insieme!” suggerì, con un sorriso che andava da un orecchio all’altro.

Buffy alzò gli occhi al cielo. Avrebbe dovuto aspettarselo. Spike era sicuramente la persona meno indicata, per delle *spiegazioni ragionevoli*: “Oh, certo! Dimenticavo che i miei amici ti adorano. E poi, credi davvero che basti uno stupido incantesimo, per…”.

S’interruppe.

L’espressione sul volto di Spike era cambiata. Era mortalmente serio, adesso: “… per farti innamorare di me, vuoi dire?”. Si rabbuiò. “No. Certo che no” mormorò, torvo, schivando il suo sguardo.

Buffy deglutì piano. Perché le parole di lui le avevano provocato un brivido dalla testa ai piedi?

“…Innamorare di me…”

Quella frase le aveva fatto sentire… qualcosa che non avrebbe dovuto sentire.

Lasciò correre brevemente lo sguardo lungo il corpo di Spike (indugiando involontariamente sull’ampio torace scoperto…), e rabbrividì.

Per un attimo…

Per un attimo aveva rivisto l’uomo che aveva amato più di se stessa, durante quella dannata settimana. L’uomo che poteva farla volare con uno sguardo. L’uomo per cui avrebbe fatto qualsiasi cosa. L’uomo che desiderava tanto da averne paura.

Semplicemente Spike.

Spike che ora la guardava di sottecchi, deluso e intimorito, rassegnato ad una risposta che avrebbe distrutto, ancora una volta, tutte le sue speranze.

Buffy sentì qualcosa spezzarsi, dentro di sé. Quell’espressione… quel dolore… riusciva a sentirlo sulla sua stessa pelle.

Le parole le scivolarono dalle labbra senza che potesse far nulla per fermarle: “Spike… io… mi dispiace. Mi dispiace tanto”.

Spike sgranò gli occhi, basito. Si sarebbe aspettato qualunque cosa, da lei, ma non…

Non questo!

Buffy fuggì il suo sguardo e concentrò la sua attenzione sul bordo delle lenzuola: “Io non… credevo che tu…”.

Alzò timidamente il capo, e le mancò la voce.

Spike restò senza fiato quando vide quei grandi occhi verdi riempirsi di lacrime.

“No… ti prego no… non piangere per me… non di nuovo… non lo sopporto”.

Si sporse verso di lei e le prese delicatamente il viso tra le mani: “Buffy, amore… ehi… tesoro, che cos’hai?”.

Sentirlo parlare con tanta dolcezza, dopo il maledetto incantesimo appena concluso, era sublime. Buffy si rifugiò tra le sue braccia e pianse in silenzio, cullata dalla sensazione delle mani di lui che le accarezzavano languidamente i capelli.

Spike era spiazzato. Non riusciva a spiegarsi il perché di quell’improvviso sfogo emotivo… ma non aveva importanza. Qualunque cosa fosse successa, sarebbe rimasto al suo fianco, per confortarla e proteggerla.

Fino alla fine del mondo…

La strinse più forte a sé, godendo della splendida sensazione di averla tanto vicina, senza barriere né riserve.

Ma proprio in quel momento Buffy si ritrasse, asciugandosi gli occhi con un gesto impacciato.

Cosa l’era venuto in mente?? Non poteva lasciarsi andare in quel modo… perché, se avesse cominciato, non sarebbe più riuscita a smettere.

Ciò nonostante, non potè fare a meno di ammettere a se stessa quanto fosse stato confortante l’abbraccio di Spike.

Aveva creduto di perderlo. Anzi, l’aveva perso.

Ed era stato orrendamente… destabilizzante.

Spike era una delle poche cose certe che ancora le erano rimaste. Dopo la morte di sua madre, il suo sacrificio, la resurrezione, tutto aveva preso a ruotarle vorticosamente intorno, lasciandola ogni giorno sempre più stordita.

Niente era rimasto com’era.

Solo lui.

Solo i suoi occhi, e il modo in cui la guardavano… con una devozione che sapeva di non meritare.

“Perché mi ami così tanto…?”

“Scusami, io…” Buffy prese un respiro profondo. “Volevo solo dirti… che mi dispiace”.

Spike inclinò leggermente la testa di lato e la guardò senza capire: “Per cosa?”.

La Cacciatrice distolse lo sguardo. Non sarebbe riuscita a parlare, con quegli occhi azzurri puntati insistentemente su di lei.

“Per tutto” mormorò flebilmente. “Perché ti ho ferito. Non lo meritavi”.

Se il suo cuore avesse battuto, pensò Spike, probabilmente si sarebbe fermato in quel preciso istante.

Buffy scosse mestamente il capo, mentre un sorriso amaro le illuminava il volto: “Da quando sono tornata… tutto è così difficile. Tutti si aspettano qualcosa da me. Pretendono che io sia quella di sempre, o… che mi sfoghi, che mi apra con loro. Ma non posso farlo”.

Tirò silenziosamente su con il naso: “Loro non vogliono vedere. Avevi ragione tu, non saprebbero affrontarlo. E io non posso fargliene una colpa. I miei amici… mia sorella… non sanno che cosa significa. Non sanno cosa si prova. Non posso parlarne con loro…”.

Buffy s’interruppe e, spinta da un improvviso coraggio, alzò il capo, incontrando lo sguardo accorato di Spike.

Abbozzò un piccolo, triste sorriso: “Posso parlarne solo con te”.

Spike tremò visibilmente, mentre l’immensità di quella parole lo investiva con l’intensità di un tornado.

Buffy strinse le labbra. Il suo discorso si faceva più difficile: “Tu sei l’unico con cui sento di poter essere me stessa, senza fingere che tutto vada bene. E…”.

Una pausa. Spike pendeva letteralmente dalle sue labbra.

“… mi sei mancato”.   

Il suono di quella confessione riempì la cripta, espandendosi in mille, dolcissimi echi.

Spike sembrava aver perso l’uso della parola. Quello che stava accadendo… lei, così tenera, vulnerabile, in quel momento… così sincera.

Era un miracolo.

Buffy spiò timidamente le reazioni alle sue parole. Il sorriso incredulo dipinto sul volto del vampiro la incoraggiò a continuare: “Durante quest’incantesimo, tu eri… così distante. Ed io non sono abituata a… io non volevo… perderti” concluse in un soffio.

Spike si protese di scatto verso di lei, accarezzandole i capelli con la consueta, disarmante tenerezza: “Non mi hai perso, amore. Non mi perderai mai” sussurrò, posando la fronte contro quella di lei. “Dio, Buffy, ti amo così tanto” sospirò, sfiorandole le labbra con le proprie.

Quelle parole le diedero un brivido. Non pensava che sarebbe mai arrivato il giorno in cui sarebbe stata lieta di sentirle.

“Dimmelo ancora” pregò, il respiro affannoso nella ricerca della bocca di lui.

Spike la baciò con tutta l’appassionata devozione di cui era capace: “Ti amo, passerotto, ti amo”.

Buffy sentì che stava per perdersi. Precipitò nella fame di lui: “Ancora” gemette, stringendo a sé quel corpo che ancora sapeva di loro.

Spike lasciò correre le mani lungo la schiena nuda della sua Cacciatrice, sospirando sulle sue labbra: “Ti amo, Buffy”.

Lei scostò con impazienza la seta chiara che li divideva, per poi lasciarsi andare contro quel muscoloso torace, i loro corpi nudi finalmente a contatto. Lo spinse a sdraiarsi e scivolò su di lui, catturando la sua bocca nel più ardente dei baci.

Mentre riscopriva l’emozione di sentirsi ancora amata e protetta, perdendosi in quella dolce danza di sensi, Buffy si trovò a capitolare con se stessa.

Qualcosa di tanto perfetto non poteva essere il frutto di un’ossessione.

Ciò che di più splendente in quella cripta scaturiva dall’unione dei loro corpi, poteva dipendere solo da una cosa.

Una piccola, pazza cosa chiamata amore.

 

Buffy chiuse gli occhi e sospirò.

Era stato meraviglioso, proprio come le ultime notti. Ma ora c’era qualcosa di diverso, che rendeva magica la loro unione.

Spike rotolò pigramente su di un fianco e le si avvicinò, cingendole possessivamente la vita con un braccio.

Buffy accarezzò la fredda mano insinuata con sensualità sotto le lenzuola ancora calde di passione. Solo ora che rientrava in pieno possesso dei suoi ricordi si rendeva conto di quanto le fosse mancata quella tenerezza, nei loro ultimi incontri. Durante i giorni di quell’incantesimo l’aveva cercata, bramata, desiderata, inutilmente. Voleva amore, e aveva ottenuto solo sesso.

Perlomeno, all’inizio.

Sorrise istintivamente, ripensando alla gioia selvaggia provata a quell’incerto “Io credo d’amarti”. E adesso, dopo esserne stata privata, le premure di Spike le sembravano più preziose.

Sentì le labbra di lui scendere a sfiorarle l’orecchio: “Sei stata stupenda” sussurrò, scivolando lungo l’incavo del suo collo per posarvi un lieve bacio.

Buffy rabbrividì di piacere e si voltò per guardarlo in faccia: “Che ore sono?” domandò, la voce fioca per la spossatezza.

Ancora piacevolmente sprofondato nel suo collo, Spike mugolò: “Uhmm… è ancora presto!”.

Buffy sorrise tra sé e si scostò da lui, invitandolo ad alzare la testa: “Presto… quanto?” sbuffò, fintamente seccata.

Spike arricciò le labbra, contrariato: “Saranno le sette, più o meno” borbottò, giocherellando con una ciocca di lunghi capelli biondi abbandonata sul guanciale.

Buffy sgranò gli occhi: “Le sette??”.

Si tirò su di scatto, strappando al suo amante un gemito di frustrazione: “E’ tardissimo, Dawn sarà già in piedi!” esclamò, sgusciando via in fretta dal letto.

Spike sbuffò sonoramente e si lasciò andare contro il cuscino, intrecciando le mani dietro la nuca. “Dio, Briciola, in questo momento potrei farti molto, molto male!” non potè fare a meno di pensare.

Buffy si infilò rapidamente la biancheria, pettinandosi i capelli con le dita nel vano tentativo di cancellare i segni della nottata. Trovò i suoi vestiti e l’indossò alla svelta, ignorando i borbottii di protesta di Spike.

Quando fu pronta, si bloccò alla base delle scale che portavano al piano di sopra, indecisa sul da farsi.

Dirgli “Arrivederci e grazie!” dopo la splendida notte di comunione condivisa, suonava decisamente squallido. E non se la sentiva di congedarsi con un pugno, come l’ultima… bè, come la prima volta.

Quindi, cosa?

Esitò per qualche momento.

Spike la scrutò con attenzione. Era pronta ad andare… ma per qualche ragione non lo faceva. Sembrava in attesa di qualcosa. Forse si aspettava che fosse lui a salutarla?

“Credevo che avessi molta fretta” osservò, nel tono più neutro possibile.

Buffy si mordicchiò leggermente il labbro inferiore: “Già… è solo che… Volevo ringraziarti” mormorò, imbarazzata.

Spike contrasse la mascella, irritato.

Lo stava ringraziando per la bella scopata? Bè, non gli andava di essere il suo stallone!

“Figurati, tesoro. E’ stato un piacere!” sbottò, senza curarsi di nascondere l’indignazione.

Buffy s’insultò mentalmente per la scarsa sensibilità dimostrata. Decise di rimediare: “E volevo dirti…”.

Una breve pausa. Occhi negli occhi.

“… che sono stata bene, con te” sussurrò, pregando che la sua frase non venisse fraintesa.

Non voleva che fosse interpretata come un omaggio alle sue (indubbie) capacità amatorie… quanto piuttosto come una dimostrazione di gratitudine per la comprensione che le aveva riservato nell’ascoltare il suo sfogo.

Spike parve capire. Sorrise, un sorriso sincero, stavolta: “Ne sono contento. Anch’io sono stato bene”.

Bene? Bene?

Quella notte aveva conosciuto il paradiso.

Inclinò lievemente il capo di lato: “Vieni quando vuoi. Io ti aspetto” disse, e non c’era malizia nelle sue parole.

Buffy sorrise, rincuorata.

In qualche modo, lo sapeva. L’aveva sempre saputo. Lui era la sua certezza.

Si avvicinò al letto, e un’ondata del suo profumo investì Spike, inebriandone i sensi.

“Dio, amore, sei così bella…”

Quando fu abbastanza vicina da poterlo toccare, Buffy si chinò sul viso del vampiro e gli accarezzò timidamente una guancia.

Spike socchiuse gli occhi, perdendosi nell’immensa sensazione della mano calda della Cacciatrice sul suo volto. Portò istintivamente la propria mano su quella di lei, per prolungare il più a lungo possibile quel delicato contatto, e sospirò lievemente.

Buffy sorrise di quell’estatica espressione, pensando che mai nessuno aveva reagito in quel modo ad una sua carezza.

O ad un suo bacio.

Le sue labbra incontrarono quelle di Spike, dapprima con struggente dolcezza, poi con sempre maggior trasporto, mentre, inspiegabilmente, il suo cuore prendeva a battere più forte.

Spike osò passare una mano fra le soffici ciocche bionde della sua Cacciatrice, attirandola delicatamente a sé. Le sue labbra, così tenere e morbide, erano ormai tutto ciò di cui aveva bisogno per sopravvivere.

Buffy si ritrasse lentamente, il respiro irregolare. Sapeva che Spike poteva sentire il battito frenetico del suo cuore, e la cosa la metteva un po’ a disagio.

Ma lo sguardo che lui le rivolse la rasserenò. I suoi occhi azzurri brillavano, come si fossero appena posati su qualcosa di magico e splendido.

Gli sorrise: “Ci vediamo, Spike” mormorò, tirandosi su con un gesto aggraziato.

Lui ricambiò il sorriso, rapito: “Ci vediamo, dolcezza”.

Buffy gli voltò le spalle e s’incamminò verso la scala.

Un’ultima occhiata, come a voler imprimere nella mente l’immagine di quel vampiro assurdamente innamorato. Un piccolo sorriso, tutto per lui, ad incresparle ancora le labbra.

E poi se ne andò.

Spike restò a guardare finché la figura sottile ed elegante non scomparve oltre la botola, inghiottita dall’oscurità del livello superiore.

Si lasciò andare contro il cuscino, sfiorando le lenzuola ancora pregne del suo odore. Odore forte e dolce, di donna e di bambina, di Cacciatrice e di Buffy.

Sorrise senza accorgersene.

Qualcosa d’incantevole era accaduto, e sapeva di non essere l’unico ad averlo notato.

Avrebbe serbato per sempre il ricordo di quei sorrisi, di quelle lacrime, di quei baci e quelle carezze, ma niente, niente sarebbe mai stato più vivo, nella sua memoria, di quell’ultimo sguardo.

Lei non l’aveva mai guardato in quel modo. Nessuno l’aveva mai guardato in quel modo.

Non poteva fare a meno di pensare che quell’incantesimo, dopotutto, avesse davvero cambiato le cose.

E, ancora una volta, si chiese a chi spettasse il merito di quella magica settimana.

 

 

I suoi piccoli occhi scuri seguirono i movimenti fluidi della bionda Cacciatrice.

Stava allontanandosi a passo svelto dal piccolo edificio di pietra dove aveva trascorso la notte, in dolce compagnia del suo nemico naturale.

Sorrise, scrollando debolmente il capo.

Qualcosa non era andato come previsto. Il sortilegio era stato spezzato senza apparente ragione, in modo inconcepibile.

In tanti secoli d’onorata carriera non era mai successo che un incantesimo venisse annullato senza il suo diretto consenso.

Se non altro, considerò, lasciava la professione dopo aver esaudito il più improbabile dei desideri.

L’esile figura incappucciata sorrise un’ultima volta, prima di voltarsi e gettarsi alle spalle la piccola cripta e il suo abitante. S’incamminò senza fretta verso il tiepido sole mattutino, che pareva splendere più brillante del solito sulla mistica Sunnydale.

 

Una città dove il più piccolo desiderio può cambiare la tua vita.

 

 

 

Fine.

 

 

 

 

 

 

 

 

  
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