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Autore: Kai04    06/02/2012    2 recensioni
"Accendo la radio, se non sbaglio dentro deve esserci ancora il mio CD dei Linkin Park...e infatti, ecco che parte la prima traccia. The end.
Muovo la testa a ritmo di musica, svoltando in una salita alta e stretta. Mio nonno abita in una zona piuttosto isolata, il che mi fa innervosire parecchio, e non solo a me.
In questo periodo non sta molto bene con la salute, lo scorso mese ha avuto un infarto. Nel caso in cui si sentisse di nuovo male, chi lo porterebbe in ospedale?
Non faccio in tempo a formulare un altro pensiero, che la mia attenzione viene catturata da una figura china, per terra, sul marciapiede"
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Presagio che poi si avvera. Non subito, ma si avvera.
Passano i giorni, e quella tempesta che mi ha reso pensieroso non si fa più vedere. Il tempo, dopo tanti giorni, è tornato splendido.
Ma dopo che i miei sono tornati, la cosa non mi da più tanto fastidio.Tutt'altro.
Decido di portare Tom a pranzare fuori. Lui ovviamente ne è entusiasta, e accetta senza pensarci su due volte.

Ora siamo in un locale poco affollato. Lui è davanti a me, intento a mangiare delle patatine, inzuppandole nella maionese.
Anche sotto questo punto di vista siamo piuttosto diversi. Io preferisco di gran lunga il ketchup. Ma comunque..
Senza staccargli gli occhi di dosso mi concentro sulle mie, di patatine. Buone, un pò troppo salate, ma buone.
Rimaniamo in silenzio mangiando tranquilli.
Dal locale proviene una musica che non è del mio genere, ma è piacevole. Ma del resto, quale locale trasmetterebbe musica punk- rock di altri tempi?
-Senti... mi parli un pò di te?-
La domanda di Tom mi trova impreparato. Parlargli di me? A lui? Alzo lo sguardo dalle patatine, guardandolo sorpreso.
-Si beh...- farfuglia imbarazzandosi, giocherellando con una patatina - Sempre se ti va. Voglio dire, tu di me sai qualcosa, io di te quasi nulla-
Mi mordo il labbro inferiore. Cosa gli potrei dire, di me? Ho avuto una vita piuttosto comune. Anzi, leviamo anche il "piuttosto". Non c'è nulla che valga
la pena davvero dirgli e che possa colpirlo.
Glielo spiego, ma Tom non si arrende. - Voglio ascoltarti lo stesso. Per favore-
-...E va bene- mormoro, appoggiandomi contro la sedia e lasciando perdere il piatto di patatine.  
Probabilmente Tom si accorgerà da solo che non è una storia molto interessante, la mia. Ad ogni modo, mi sembra comunque giusto parlargli di me.  
Anche perchè in una relazione ( faccio ancora  fatica a crederci che sta succedendo per davvero!)  la conversazione è importante.
Dopo aver messo in ordine le idee, inizio, sotto lo sguardo di Tom che beve una pepsi.
-I miei genitori mi adottarono quando ero ancora un neonato- inizio, assumendo un tono calmo - Questa è una cosa che non mi ha mai pesato, anche perchè
i miei genitori adottivi non mi hanno fatto mai mancare nulla. Mi hanno fatto sentire sempre amato-
Colpito da quella rivelazione, Tomi smette di bere. Un ombra di preoccupazione gli compare nello sguardo.
-Mi spiace, non sapevo che tu..-
Lo interrompo con un gesto della mano, sorridendo fra me e me della sua reazione. Probabilmente è cattiva come cosa, ma mi piace vederlo preoccuparsi per me.
E' una sensazione bella, egoista, ma bella.
-Te l'ho detto. Non mi ha mai pesato il fatto che i miei genitori naturali mi hanno abbandonato appena nato. E poi non li ricordo affatto. Chiunque siano, sono persone che non hanno nessun ruolo nella mia vita-
Tom non dice niente, e, titubante, riprende a sorseggiare la pepsi.
-Ho avuto una adolescenza normale. Anche se la mia vita sociale è sempre stata piuttosto limitata. Prima di incontrare te, ho avuto un unico, forte rapporto, e ho tutt'ora, con un  mio vecchio compagno di classe, Alfred.  Poi c'è stata Helena, ma è una cosa apparte.
Ritornando al discorso iniziale, molti amici non ne ho, non ne ho mai avuti e non li voglio. Voglio dire, a che serve averne tanti in questa vita, che non si stanca mai di riempirti di sfiga? A che serve avere attorno persone che se ne andranno quando si saranno stancate di te? Quindi no, grazie. Preferisco stare con poche persone,  contando per lo più solo sulle mie forze. Come ho sempre fatto.- dico, tutto ad un fiato.
Appena concludo, mi sento più libero, più leggero.
Senza neppure rendermene conto mi sono sfogato come non mi capitava da tempo di farlo. Neanche con Alfred o Helena mi è mai capitato.
Guarda caso, è ancora lo stesso Tom a farmi un certo effetto.
Appunto lo sguardo su di lui, aspettandomi che dica qualcosa, qualunque cosa. Ma, con mia grossa sorpresa, non lo fa. Si limita a fissarmi le labbra.
Interdetto mi porto una mano sulle labbra.No, sono perfettamente pulite. Ma allora...?
-Tom?- cercò di riportarlo alla realtà, mentre i secondi passano.
Sussulta, riprendendosi.
-S..scusa!- esclama - Ti stavo ascoltando, davvero! E solo che... ogni volta che apri bocca la mia mente si sconnette-
Riesco solo a fissarti le labbra muoversi delicatamente senza sentir emettere un suono- ammette, distogliendo lo sguardo, troppo imbarazzato per guardarmi dritto in faccia.
Non so se offendermi oppure no per quella confessione. Ma alla fine non riesco a trattenere una risata divertita.
Tom arrosisce, divorando alcune patatine per il nervoso.
-E comunque ti stavo ascoltando. A modo mio- aggiunge, imbronciato.
Poi sembra ricordarsi di qualcosa perchè la sua espressione cambia, e chiede, accigliandosi - Chi è Alfred?-
-Un amico- gli rispondo, prendendo la mia birra e bevendone un sorso - Il mio unico amico- specifico.
-Amico? Da quanto?-
-Da tanti anni. Dalla prima superiore-
-Di dov'è?-
-Oh, di tutt'altra zona-
-Quanti anni ha? E' fidanzato?-
Non gli rispondo, aggrottando le sopracciglia. Ma cos'è? Un interrogatorio? Ma non è che Tom sia...?
"Lui?Non mi sembra il tipo" penso, sempre più stupito.
-Tom, che sono tutte queste domande?- gli chiedo, con un accenno di divertimento nel mio tono di voce.
-S..sono solo domande! S..sono solo curioso!- sbuffa, guardando tutto tranne me.
Sorrido inchinandomi verso la sua direzione.
-Sei geloso- sentenzio.
Non che ci voglia molto a capirlo. Ma è così strano! Tom geloso! Di me!
Tom non fa in tempo a replicare, che sento una voce chiamarmi. Ci voltiamo entrambi.
Com'è che si dice? "Parli del diavolo e spuntano le corna"?
Alfred si avvicina, lasciando stupito Tom quanto me. Ma cosa ci fa lì?
E' un ragazzo alto, molto più di me, e dal fisico normale. Ha i capelli di media lunghezza, di un bel biondo per essere quelli di un ragazzo.
Gli occhi, dal taglio piccolo e felino, sono castani, e hanno qualcosa di terribilmente penetrante.
Indossa una tuta di ginnastica nera, sportivo come è sempre stato.
-Accidenti a te, Rayan!- esclama lanciandomi una sonora pacca sulla spalla. - Che cazzo di fine hai fatto?-
-Niente di che- rispondo, dopo essermi ripreso dalla sorpresa iniziale - Il tempo di questi ultimi giorni mi ha impedito di uscire tanto-
Alfred annuisce - Beh, come darti torto. E' stato un vero schifo. Oggi hai ripreso a lavorare, giusto?-
-Si, è già voglio un altra settimana di ferie-
Alfred scoppia a ridere, aggiungendo qualcos'altro.
Nel frattempo, in tutto questo, noto che lo sguardo di Tom è rimasto su Alfred. Lo guarda con un espressione talmente seria che mi fa rabbrividire.
Alla fine, però, Alfred posa lo sguardo su Tom.
-Hai fatto nuove amicizie, noto-afferma, fingendosi offeso.  - Non me lo presenti?-
Mi irrigidisco, muovendomi a disagio sulla sedia e guardando Tom, nella disperata ricerca di un aiuto da parte sua. Ma il suo sguardo è fermo su Alfred.
Conosco bene Alfred da sapere che sarebbe rimasto affascinanto da un carattere come quello di Tom ( non in senso omosessuale). E la cosa mi da fastidio.
Ma non posso evitare di fare le presentazioni. Riluttante, le faccio.
I due si stringono le mani, e soltanto quel gesto mi da fastidio. Ah, che cosa assurda, la gelosia!
-Beh senti io vado, sono passato qui soltanto a pagare il conto dell'altra sera. Ci sentiamo per telefono. E magari organizziamo un uscita anche con il tuo nuovo amico-e ciò detto lo guarda con fin troppa intensità.
Poco dopo e io e Tom rimaniamo di nuovo soli.
-E così... lui è quel Alfred- mormora assorto Tom, fissando le poche patatine che gli rimangono nel piatto.
A disagio annuisco. - Dalla tua espressone non mi sembra che ti piaccia tanto. Guarda che è un bravo ragazzo-
-Non lo metto in dubbio. Infondo vi conoscerete da così tanto tempo...-
-Si, te l'ho detto, è sempre stato il mio migliore amico- ribatto, guardandolo sempre meno convinto.
Tutto ad un tratto c'è qualcosa di strano in Tom. Che gli prende?
Tom non replica nulla, il che mi fa innervosire parecchio. Finiamo di mangiare in assoluto mutismo.
-Andiamo a farci un giro, prima di tornare a casa?- gli chiedo, alzandomi per andare a pagare il conto.
Tom acconsente, guardando il vuoto con aria distratta.
Qualcosa mi si spezza dentro mentre lo lascio solo, per andare alla cassa.

Quando usciamo, però, ci troviamo davanti Alfred appoggiato contro la sua auto.
Tom si ferma e sussulta, stringendomi di più  la mano.
-Vi stavo aspettando- sorride Alfred. - Mi è venuta in mente un idea: perchè non andare a farci un giro tutti insieme?-
-Ma...- faccio io, ma Alfred mi interrompe.
-Sai, è da un pò che non ci vediamo. E poi visto che entrambi lavoriamo... perchè non approfittarne adesso?-
Rimango in silenzio, così come Tom al mio fianco.
Accidenti, che situazione. Non so proprio che fare. Da una parte, ci andrei, perchè Alfred è pur sempre un mio caro amico. Ma dall'altra... l'idea che Alfred
conversi con Tom il più del dovuto.. mi innervosisce. Sono un maniaco, lo so. Ma è più forte di me.
Perdendomi in questi pensieri, non noto che la mia mano è intrecciata ancora con quella di Tom.
Ma Alfred si. Infatti il suo sguardo è fisso sulle nostre mani.
Tom è il primo ad affrettarsi ad abbandonare la mia. Mi riscuoto, fissando prima la mia mano, poi Alfred, e viceversa.
-Ah... non è come pensi e che..-
Afred scuote la testa, per poi scrollare le spalle in un gesto indifferente. - Allora? Ti va?- insiste, per poi guardare Tom
-Vi và?- si corregge.
Non lo so. Non so proprio che fare. Mi giro verso Tom. Farò scegliere a lui, è meglio.
-Per me... è okay- risponde esitante, fissandomi.
Tiro un sospiro di sollievo. Se per lui è okay, non vedo quale sia il problema. Anche se.. no, non devo pensarci.
Alfred sorride, soddisfatto. - Bene. Andiamo con la mia, tu guidi troppo lento per i miei gusti- mi punzecchia.
Poi si stacca dalla macchina ed entra. Poco dopo e anche io e Tom siamo sistemati. Con mio grosso disappunto
Tom è seduto dietro.
Ho come la brutta sensazione che non sia esattamente felice di questo giro in tre, tuttavia...
Ben presto il locale in cui io e Tom abbiamo pranzato non è altro che un puntino in lontananza.
-Allora- inizia Alfred, rompendo il ghiaccio  - Tu non sei di queste parti, non è vero?- chiede, rivolgendosi a Tom.
Lui scuote la testa, non aggiungendo altro.
Cerco disperatamente qualcosa da dire per aiutarlo, ma non trovo nulla di adatto, purtroppo.
Alfred lo fissa dallo specchietto, poi guarda me.
-Ma dove l'hai trovato?- bisbiglia, incerto.
-Che significa dove l'ho trovato?- sbotto, irritato - E' un mio amico-
-Oh certo certo- mormora lui, aggrottando le sopracciglia e rimanendo accigliato per un pò.
Mentre Alfred guida, io ne approfitto per voltarmi verso Tom. Lo vedo appoggiato con il viso contro la finestra, e osserva fuori con degli occhi così tristi che mi mettono ansia.
Oh, accidenti! Perchè proprio oggi dovevamo incontrare Alfred? E soprattutto, perchè ho accettato l'invito?
Se adesso Tom è così giù, è sicuramente per colpa di questa situazione!
Ma non avrei mai pensato che Tom potesse essere...si beh, voglio dire,..geloso.
Ad ogni modo, devo trovare una scusa perchè possa liberarlo da questa situazione il più presto possibile. Si, ma quale?
-Ehi, ti ricordi quelle notti passati a casa mia?- domanda Alfred, sorridendo impercettibilmente.
-Co..oh, certo, come faccio a dimenticarle?- e sorrido a quei ricordi.
Quando eravamo più piccoli, io spesso andavo a dormire da Alfred,  e passavamo intere notti a guardarci film di tutti i generi, e non solo.
Ci divertivamo un casino, spesso fino all'alba.
-Dobbiamo organizzarci di nuovo,cazzo.Questa volta però ci guardiamo un bel porno-
Mi limito a fingere di ridere. In realtà non mi piace l'idea di Tom che, dietro di noi, ascolta tutto.
-Ovviamente non ne faremo parola con Helena. Altrimenti, e chi se la sente? E' una pazza sclerotica, non so come fai a starci ancora insieme- continua Alfred, svoltando in un altra direzione.
-Veramente ci siamo lasciati-
Lui mi lancia un occhiata, stupito.
-Davvero? Sia ringraziato il cielo! Finalmente hai aperto gli occhi. E quando?-
Alzo le spalle, osservando fuori dal finestrino.
-Giorni fa-
-C'è un altra in mezzo, o perchè semplicemente hai aperto gli occhi?-
-Mi ha fatto le corna-
Cade il silenzio a quella rivelazione. Se ci penso adesso il ricordo di Helena che baciava quel tizio non fa più così male. Anzi.  Non mi lascia altro che vuoto.
-Oh- commenta infine Alfred, evidentemente spaesato. - Puttana-
-Si, lo penso anche io. Comunque, si puo sapere dove ci stai portando?-
-Ad essere sincero non ne ho idea-
Lo fisso, sbalordito. Infine niente mi impedisce di scoppiare a ridere.  
E' bello vedere come certe persone non cambiano mai.

Quando torniamo a casa, i miei non ci sono.
Comunque la mia attenzione è ferma su Tom, che è sempre più taciturno e strano.
Prima che salga sopra, lo fermo prendendolo per un polso.
-Posso parlarti?- gli chiedo, serio.
Tom mi guarda a lungo. I suoi limpidi occhi azzurri sono velati di tristezza, cosa che mi fa stringere il petto in una morsa dolorosa.
- No, abbracciami- sussurra infine, ricadendomi fra le braccia.
Senza fiato da come ha sussurrato quelle parole, lo stringo a me. Sento il suo respiro caldo sul mio petto, e istintivamente lo abbraccio ancora di più.
Non so cosa gli sia preso tutto all'improvviso, ma se ha bisogno di essere abbracciato, al diavolo, non lo mollo più!
-..Se hai bisogno di parlare, guarda che io sono qui....-gli sussurro, accarezzandogli i capelli.
Con il viso nascosto sul mio petto, scuote debolmente la testa.
Sospiro, lasciandomi ricadere sul divano con lui sopra di me.
-In questo momento vorrei solo sparire per sempre. Sparire con te-
Sbarro gli occhi, sorpreso. Poi il significato di quella frase, pronunciata con tale amarezza, mi colpisce dritto al ventre.
Stacco Tom dal mio petto, costringendolo a guardarmi dritto in viso.
-Tom- asserisco, guardandolo preoccupato. - Cosa c'è?-
-Niente- mi risponde, distogliendo lo sguardo.
-No, non è niente-
Tom riporta i suoi occhi su di me, prima di sistemarmi i capelli con un gesto lento e delicato.
-Andiamo sopra?Ho voglia di far l'amore con te-
Ancora una volta mi lascia senza fiato. So che è solo un modo per non affrontare il discorso, però non riesco a dirgli di no.
Passiamo l'intera giornata rinchiusi in camera mia, scendendo solo la sera per andare a mangiare qualcosa.
E alla fine ci addormentiamo l'uno sull'altro. E io penso che sia tutto passato.
Che Tom stia di nuovo bene. Ma non è così.

La mattina, è un risveglio tristissimo.

E' la sveglia, che mi avverte che mi aspetta un nuovo giorno lavorativo, a svegliarmi.
Allungo una mano nell'altra direzione del letto, aspettandomi di trovare il corpo nudo e caldo di Tom. Ma tocco il vuoto.
Apro gli occhi. Ma è proprio così. Sono solo.
Mi tiro su a sedere, spegnendo la sveglia con uno sbuffo.
-Tom?- mormoro, assonnato.
Nessuna risposta. Ma com'è possibile che Tom si sia già svegliato?
Mi avvolgo nelle coperte alzandomi del tutto, avvicinandomi al bagno.
-Tom, sei in bagno?-
Mi risponde il silenzio.
Una brutta sensazione mi fa aprire di scatto la porta che apre nel corridoio.
-Tom?- esclamo, a tono sufficientemente alto perchè, nel caso in cui fosse nel piano di sotto, mi possa sentire.
Ma ancora una volta non mi risponde.
Sento il mio cuore aumentare di velocità. Deglutendo, rientro in camera, a passi lenti.
Non ci metto molto a giungere ad un amara conclusione.
"Tom..Tom sene  è andato"
Spaesato, incredulo. Rimango fermo nel centro della stanza. Posso sentire ancora il suo odore nella coperta con cui mi sono avvolto.
Chiudi gli occhi, aspirando. Tremo.
Lentamente torno a sedermi sul letto. Riapro gli occhi, osservando la mia figura rispecchiata dallo specchio.

Seduto nella mia stanza  a fissare lo specchio. non riesco a capire perchè Tom se ne sia andato.



   
 
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