Era una freddissima sera di gennaio e da qualche ora la citta era bianca e silenzionza, dopo l'abbondante nevicata, che durava ormai da due giorni.
Mi trovavo nella mia accogliente e calda casa a Milano.
Mi trovavo nella mia accogliente e calda casa a Milano.
Fuori era già buio ed ero molto contenta perchè avevo appena finito una chiamata con la mia migliore amica, cosa che solitamente mi rendeva di buon umore, e in più sapevo che il giorno dopo non sarei dovuta andare a scuola a causa del maltempo.
Ad un tratto suonò il campanello; sono sempre molto contenta quando qualcuno bussa a casa nostra, perchè io, essendo figlia unica, odio stare sola, in certe serate in cui potrei parlare con un'amica davanti al camino, con una cioccolata calda in mano.
Questa volta però era semplicemente il postino; aprimmo il portone e ci diede una lettera.
Mio padre con ansia la prese e la aprì.
Dopo averla letta velocemente la scaravento a terrà. Poco dopo la presi e la lessi anche io, tralasciando qualche frase che non capivo. Parlava di un licenziamento o qualcosa del genere.
Cosa?! Mio padre era stato licenziato?
Sì, avevo letto bene. Non ci potevo ancora credere, lui che è sempre stato un grande lavoratore.
Sinceramente però, un po' mi aspettavo quest'avvenimento, perchè la ditta di papà ha avuto problemi negli ultimi mesi, ed evidentemente aveva fallito.
Corsi in camera a piangere sul letto.
Perchè tutto a me? Che avevo fatto di male?
Un'ora dopo mia madre mi chiamò per la cena.
Anche se non avevo fame, andai in cucina, con le lacrime sul viso.
Conoscevo già l'argomento di stasera: il licenziamento. Mia madre e mio padre si misero subito a parlare sul luogo dove ci saremmo dovuti traferire.
All'inizio pensavo che saremmo dovuti andare in qualche paesino sperduto chissà dove, ma poi mia madre, col suo accento inglese disse: Londra.