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Autore: Arrow    06/02/2012    5 recensioni
Quando arrivarono nei pressi di un piccolo parchetto, Jude tirò fuori dalle tasche il cellulare e controllò l’ora. Le 11.45.
« Senti Rob io de- »
« Bene! Qui sarà perfetto! » lo interruppe.
Il biondo guardò male l’altro che gli sorrise di rimando per poi avviarsi all’interno del parco.
Jude lo seguì con fare nervoso, sì, si stava incazzando. Quella mattina Robert era più strano del solito e, se inizialmente credeva che tutto fosse dovuto alla rottura con la sua ragazza, ora cominciava a pensare che fosse solo una banale scusa per dare di matto, per dare sfogo ad un qualche cumulo di frustrazione che gli si era venuto a creare dentro.
{ Il rating potrebbe subire variazioni. }
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash
Note: AU, Lemon, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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-In my veins.

~ Capitolo 1 – Nothin’ goes as planned .

 

Uscirono mezz’ora dopo dal locale senza più aver riparlato della questione “botte”, dopo che Jude aveva liquidato sul nascere ogni intenzione di Robert con un “idiota cerebroleso, non ci pensare neanche!”

Il moro rischiò quasi di spezzarsi l’osso del collo quando aveva iniziato a correre.

« Volevo solo scaldarmi un po’! » si era giustificato.

Quando arrivarono nei pressi di un piccolo parchetto, Jude tirò fuori dalle tasche il cellulare e controllò l’ora. Le 11.45.

« Senti Rob io de- »

« Bene! Qui sarà perfetto! » lo interruppe.

Il biondo guardò male l’altro che gli sorrise di rimando per poi avviarsi all’interno del parco.

Jude lo seguì con fare nervoso, sì, si stava incazzando. Quella mattina Robert era più strano del solito e, se inizialmente credeva che tutto fosse dovuto alla rottura con la sua ragazza, ora cominciava a pensare che fosse solo una banale scusa per dare di matto, per dare sfogo ad un qualche cumulo di frustrazione che gli si era venuto a creare dentro.

Immerso nei suoi pensieri, il biondo non si accorse che il suo amico s’era fermato e rischiò quasi di ruzzolare a terra per evitare di finirgli contro la schiena.

Robert si voltò verso di lui e allargò le braccia: « Bene, possiamo cominciare, no? »

Voleva controbattere, oh, se lo voleva.

« Rob, asp- » Un pugno, non troppo forte, allo stomaco lo costrinse a fermarsi. Si piegò leggermente in avanti portandosi un braccio alla pancia.

« Avanti, Judsie! Combat- » pugno al fianco.

Robert cercò un punto d’appiglio alla sciarpa di Jude, ma il biondo fu più rapido e bloccò il suo braccio per poi rigirarglielo dietro la schiena.

I movimenti erano davvero difficili a causa della neve, che produceva uno strano rumore sotto i loro agitati passi.

Il moro tirò indietro la testa a colpire il naso di Jude, il quale lasciò la presa e indietreggiò barcollando. Robert non perse l’occasione offertagli e si buttò su di lui, facendolo cadere a terra e bloccandogli i polsi ai lati della testa.

Cazzo, se era forte! E non si stava nemmeno trattenendo, come Jude invece faceva.

« R-Rob, dai basta, smettila! » disse Jude, cercando di divincolarsi senza troppo successo.

In risposta l’altro strinse ancora di più la presa e tirò fuori la lingua, segno che si stava sforzando di tenere l’amico fermo.

« Non ci pensare! »

Preso da un impeto di rabbia, Jude gli riservò una ginocchiata allo stomaco che fece allentare la stretta di Robert e il biondo colse l’attimo, liberò uno dei due polsi scaraventando subito dopo un pugno in piena faccia al moro, che era intento a sentir dolore alla pancia.

Per la sorpresa e per la forza dell’attacco, Robert cadde con la schiena al suolo e Jude si affrettò ad alzarsi, pulendosi poi nervosamente i vestiti.

« Mi dici che cazzo ti prende oggi? Eh?! »

Robert annaspava tra la neve, cercando un po’ di equilibrio che per il momento sembrava non essergli concesso. Jude spalancò gli occhi quando il moro tolse la mano dalla faccia e vide il sangue sporcargli questa e il viso. Non smetteva ancora di scendere.

No, non poteva prima urlargli contro e poi correre da lui ad aiutarlo come una donnetta impaurita!

Per evitare di essere incoerente -dannato il suo orgoglio!- si inforcò le mani in tasca e prese la via verso casa sua.

Chiuse gli occhi per qualche istante, per riprendere la calma e –concentrato com’era- non si accorse che l’amico s’era rialzato e lo seguiva.

Sgranò gli occhi sussultando e irrigidendosi quando questi gli afferrò la spalla e lo fece voltare verso sé. La sua espressione seria e dura, colma di rabbia quasi lo spiazzò. Chiuse nuovamente gli occhi, stavolta strizzandoli, non essendo pronto a contrattaccare in alcun modo, e aspettò; quel pugno in pieno viso che non arrivò.

Qualcosa lo colpì al petto. Un qualcosa simile ad un macigno gigante. No! Era come se lui stesso fosse andato a sbattere contro un muro, dopo una corsa sfrenata. Gli mancò il respiro, tanto ciò che accadde lo sconvolse nel profondo. Non ebbe nemmeno il coraggio di aprire gli occhi, anche se questi supplicavano perché lo facesse. Aveva paura; paura di vedere se quello che stava accadendo era davvero reale.

Quando le sue labbra si inumidirono capì che era vero. Robert lo stava baciando sul serio. Iniziò, qualche istante dopo, a sentire un qualcosa di denso e caldo scendergli a lato della bocca e capì che era sangue, il sangue che aveva fatto uscire dal naso dell’amico. Probabilmente questi se ne accorse e si staccò subito mormorando tra i denti un “merda”, con tono decisamente sconvolto e spaventato.

Jude riuscì finalmente ad aprire gli occhi e non appena lo fece, Robert iniziò ad indietreggiare per poi fuggire via.

Una mano si posò a lato delle labbra, a portare via il sangue, l’altra si allungò verso un Robert che già era scomparso dalla sua vista.

 

*

 

Era stato fortunato, fin troppo fortunato. Con la scusa della neve, la scuola era rimasta chiusa e per tre giorni non aveva più visto né sentito Robert in alcun modo.

Quella mattina di venerdì era rimasto impalato sul posto per due buoni minuti e solo quando i piedi avevano iniziato a minacciare l’ipotermia, s’era riscosso e subito dopo diretto verso casa. Entrato aveva ignorato le proteste della madre e le ammiccatine di sua sorella maggiore ed era salito in camera sua senza più uscirne fino a sera, tranne per una capatina in cucina e un paio in bagno. Senza alcun motivo apparente aveva continuato a fissare per tutto il giorno lo schermo del cellulare.

Quando capì di star rasentando la pazzia, aprì la rubrica e cercò uno dei tanti numeri delle tante ragazze che s’era portato a letto e mandò un messaggino ad una di queste. Aveva bisogno di staccare un po’. Parve, sul momento, funzionare; ma quando si ricordò che il giorno dopo era lunedì e le scuole non sarebbero più state chiuse, si fece prendere dal panico.

« No, Ju! Te ne devi sbattere! E’ lui quello che dovrebbe farsi le pare mentali. Fregatene. Non è stato nulla. » si addormentò coi vestiti addosso dopo aver ripetuto centinaia di volte quelle frasi.

 

*

 

Non poteva crederci. Non voleva crederci. Appena era suonata la sveglia, si era fiondato giù dal letto, si era preparato ed aveva fatto colazione in un lampo per arrivare a scuola con ben mezz’ora di anticipo. Davvero fantastico! E si era anche ripromesso di non rimanere in posti isolati così da non pensare troppo.

« Fanculo… » bofonchiò, calciando un qualcosa di inesistente, provocando uno strano rumore con la scarpa.

Rispetto alle sue aspettative, la sua mente non venne inondata da nessun pensiero inerente a tre giorni prima, o meglio, la sua mente rimase vuota per tutto il tempo. Si riscosse quando si rese conto che stava fissando un punto indefinito del paesaggio che si scorgeva fuori dalla finestra di fronte a lui ormai da troppo tempo e, schioccando la lingua sul palato, si diede una spintarella e si diresse verso il cortile.

Arrivato fuori, si accese una sigaretta. Era da un po’ che non fumava più, ma quella mattina, tra la fretta innaturale da cui era stato colpito, aveva arraffato da dentro un cassetto semi-aperto il pacchetto accompagnato dall’accendino.

Quando la prima campanella iniziò a suonare, gli sembrò quasi di svegliarsi da una specie di stato di trance, in cui era caduto inconsapevolmente. Buttò via, con una velocità quasi maniacale, la sigaretta e la schiacciò altrettanto nervosamente. Soffiò via il fumo e corse dentro l’edificio costringendo le mani in tasca, per evitare di torturarsele.

Non sapeva davvero come comportarsi. Era seduto al suo posto e solo quando si ricordò che Robert gli stava proprio vicino, venne colto da un brivido.

Aveva anche considerato l’ipotesi di non parlargli più fino a quando non sarebbe passato abbastanza tempo da far dimenticare ad entrambi l’accaduto, ma capì che tra compagni di banco era impossibile non parlarsi, anche solo per chiedersi in prestito una gomma o un foglio.

Bene! Tutto sembrava essere contro di lui! E poi, che cazzo! Si era ripetuto di non farsi pare mentali! Quello che avrebbe dovuto sistemare le cose era Robert. Al massimo lui doveva scusarsi per la sua reazione parecchio eccessiva alla zuffa che avevano avuto e per quel pugno davvero troppo violento.

Qualche minuto dopo i primi compagni di classe iniziarono ad entrare. La prima ora avrebbero avuto storia; poco male. Poteva benissimo dormire, non sarebbe stato visto dal professore e così avrebbe evitato di parlare con Robert. Quella prospettiva, che aveva iniziato a rivelarsi interessante, morì subito dopo quando il biondo vide entrare l’oggetto delle sue pianificazioni mentali.

Lo vide salutare un paio di ragazze con la mano e un loro amico, Jared, con un “Yo!”

Sorrideva, sembrava lo stesso Robert di sempre. Uhm, ma certo che era sempre lui! Chi altri sennò?!

Jude si rilassò vagamente a quella vista, ma quando il sorriso che fino a poco prima aveva animato il volto di Robert si spense quando egli entrò nel suo campo visivo, ogni speranza di una facile risoluzione della faccenda andò dritta dritta nel cesso.

« Ciao… » mormorò il moro senza nemmeno guardarlo posando con poca grazia lo zaino a terra e sedendosi svogliatamente. Jude non credeva nemmeno che stesse parlando con lui, tanto era stato vago il suo saluto.

« Ehi. » riuscì solo a dire, tanto per assicurargli la sua reale presenza.

La prima ora passò senza troppi intoppi. Jude aveva, ogni tanto, lanciato delle occhiate di sbieco verso il compagno di banco e aveva stranamente constatato che stava davvero prestando attenzione al professore e prendendo appunti, come mai aveva fatto prima.

Suonata la campanella, Robert si alzò immediatamente preparando l’occorrente per la lezione seguente, che sarebbe stata, per lui, fisica, la sua materia preferita. Il biondo, invece, avrebbe avuto inglese.

Era davvero snervante la tensione che c’era nell’aria, ma quello che gli dava più fastidio era che, oltrepassati quel paio di metri quadrati occupati dai loro due banchi vicini, Robert accendeva immediatamente il suo sorriso e tornava quello di sempre. Se fosse stato al posto del moro –Dio, non avrebbe mai voluto trovarcisi!- avrebbe provato disagio in generale, o magari avrebbe cercato di nascondere il suo stato d’animo. Invece il suo amico non faceva nulla per cercare di mascherare il cambiamento che avveniva nel suo io quando era a contatto con lui e poi con le altre persone.

Si accorse di star fissando troppo il suo amico, così distolse lo sguardo e vide un paio di ragazzi della sua classe ridere e chiacchierare. Quando uno diede un pugno sulla spalla all’altro egli si riscosse con un sussulto. Si era dimenticato di aver quasi spaccato il naso al moro! Quel pensiero fece spostare la sua attenzione di nuovo su l’altro che si stava avviando proprio in quel momento fuori dall’aula.

Non voleva farlo, davvero, non voleva…

« Ehi, Rob. » maledizione, aveva parlato.

L’interpellato si fermò, senza però voltarsi.

« Come va il naso? » Il biondo quasi si stupì del suono che la sua voce aveva assunto. Era uscita dalle sue labbra mezza strozzata e tremante. Perché diavolo si stava agitando così tanto?!

Aveva lo sguardo fisso sulle spalle di Robert, il quale non si voltò nemmeno dopo che la domanda gli fu rivolta. Vide le sue spalle alzarsi ed abbassarsi subito dopo in un gesto di pura noncuranza.

Non ricevette nessuna risposta e dire che ci rimase di sasso, sarebbe poco.

« Al diavolo… » sussurrò Jude, davvero stufo di quella questione. Il problema era di Robert. Se lui era pronto a risolverlo e parlargliene sarebbe stato ben accetto, ma se non gliene fregava di sistemare le cose, allora a lui importava ancora meno.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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Ok, eccomi qua con il primo vero e proprio capitolo. Non ho granchè da dire a parte che spero solo di riuscire a continuare e concludere questa fic! Oggi ho stilato una scaletta generale e mi pare di avere le idee abbastanza chiare, quindi dovrebbe andare tutto per il meglio! :3

-Ringraziamenti-

Per aver recensito e messo tra le seguite: Martystyle! Ti amo troppo e grazie mille di seguirmi e non uccidermi per tutte le piccole anticipazioni che ti do e che ti fanno aumentare solo la curiosità! X°° <33

Per aver inserito tra le seguite:

-ohara;

-Disguise;

-BlackBaby;

-baliano;

-arianna31.

Al prossimo capitolo ^___^/

   
 
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