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Autore: Sayumi    16/09/2006    1 recensioni
Cari lettori, che dire… sono tornata con una nuova fic! Non ho la più pallida idea di come possa essere, alla fine siete voi che dovete dirmi che ne pensate no? :P Vabbè tralasciando questo passiamo alla presentazione: Arashi è una ragazza Italo-giapponese… normalissima, un solo fidanzato, con il quale è finita pure male… (anche se non vi dico come) e presto avrà a che fare con una sua vecchia conoscenza… Per chi ama le storie romantiche… ma non troppo… Buona lettura!
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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*Arashi in Love*

Nuovamente ringrazio i miei lettori e i loro commenti!

Buona lettura!^^ by Sayu!

 

 

 

*Arashi in Love*

 

 

Capitolo 3

 

-Un grosso sbaglio -

 

 

Passai il fine settimana a casa a studiare, essere il rappresentante degli studenti richiedeva anche avere una media impeccabile, senza contare che l'anno prossimo avrei iniziato gli studi universitari. Fortunatamente ero una persona che non aveva bisogno di stare troppo sui libri per ottenere risultati decenti.

Stavo chattando al computer con Alexis, quando vidi irrompere Shin nella mia stanza.

-Arashi-chan, ti vogliono da basso, hai ospiti.- commentò trattenendosi dallo scoppiare a ridere.

Lo guardai perplessa, per poi capire cosa stava succedendo. Da basso c'era mia madre!

Corsi immediatamente fuori dalla stanza, poi mi fermai di botto prima di attraversare la porta che dava sulle scale. Mi guardai da capo a piedi e mi resi conto di come ero vestita. Corsi nuovamente in camera, da dietro la porta sentii la voce di Shin soffocare una risata. -Ero curioso di vedere quanto ci avresti impiegato prima di capirlo.

Mi vestii velocemente indossando qualcosa di guardabile, mentre mi scusavo con Alexis digitando che avevo ospiti.

Una volta resa presentabile scesi di corsa lungo la scala e vidi mia madre che aveva preso per il viso Kintaro, mentre stavano al centro della stanza.

La scena era sconvolgente. Mia madre era più bassa di lui di almeno tutta la testa e lo girava in mille posizioni per studiarne i lineamenti. -Mamma, per favore non torturarlo!- mi intromisi entrando nel salotto.

-Non mi sta torturando tranquilla!- rispose lui tranquillo e tutto sorridente. Vidi in mia madre una luce strana. Poi sorrise e mi guardò con gli occhi che quasi luccicavano.

-Vi lascio soli, ma mi raccomando, non disturbare tuo padre, sta riposando.- disse per poi andare in cucina a preparare il pranzo. Poi dall'altra stanza si sentì nuovamente la sua voce -Vuoi fermarti con noi a pranzo?- la sua testa sbucò nel salotto in attesa di risposta.

Guardai mia madre furente.

-Se per voi non crea disturbo...- rispose lui acconsentendo.

-Cosa... ci fai qui?- chiesi portando una ciocca dietro l'orecchio, mi sentivo strana a stare a casa, il mio rifugio, con lui davanti.

-Lo so, sono uno stupido, ma avevo solo bisogno di vederti... - disse a bassa voce, consapevole che da dietro la porta avrebbero potuto origliare.

Mi sentii invadere da una strana sensazione di calore, mai provata. Lo guardai senza sapere cosa dire.

Lui portò una mano ad accarezzarmi il volto, mentre lo vedevo sorridermi e guardarmi con quegli occhi scuri e intensi.

Se non fossi stata nel salotto di casa mia, sapendo che dietro la porta mi stavano spiando, sicuramente avrei faticato di resistere alla tentazione di baciarlo.

Chinai la testa interrompendo quel dolce contatto per poi posare le mani sui fianchi e voltarmi verso la porta. -Avete finito di spiare?- dissi scocciata.

Subito dopo le teste di Shin, Kamui e mio padre spuntarono.

-Dobbiamo imparare ad essere più discreti ragazzi....- disse mio padre ai due gemelli.

-Ma se sei tu che fai sempre rumore quando non devi!- ribattè Kamui.

-Il punto non è questo...- li guardai furente, mentre una venuzza sulla mia fronte cominciava a pulsare.

-Direi che noi ci dileguiamo...- disse Shin trascinando via Kamui. -Muoviti prima che diventi una tempesta!-* (piccola nota: Arashi, tradotto dal Giapponese significa tempesta, quindi il commento è mirato al significato dell'ideogramma con cui è scritto il nome di Arashi, ovvero tempesta)

Rimase solamente mio padre che si sollevò dal pavimento. In quel momento, vedendolo di fronte a Kintaro notai quanta differenza di statura stava tra lui e mia madre. A differenza di lei, papà poteva benissimo guardare negli occhi Kintaro. Involontariamente mi chiesi cosa legava mia madre a mio padre, come due culture così diverse si siano potute unire così bene. Anche se, mamma, di italiano aveva solo il nome e l'aspetto. Nei modi di fare e nel linguaggio non invidiava niente a nessuno.

-Piacere di conoscerti, sono Hiroki Nokaze, il padre di Arashi, probabilmente non ti ricordi di me, ma in compenso ho sentito spesso parlare di te in questa casa...- sorrise facendo un leggero inchino verso Kintaro.

-Piacere di conoscerla, il mio nome è Kintaro Yukame.- ricambiò l'inchino. -Sono compagno di classe di sua figlia.- aggiunse.

Vidi negli occhi di mio padre qualcosa che non avevo mai visto prima. Scrutava a fondo il ragazzo che aveva davanti con uno sguardo serio.

Poco dopo fu pronto in pranzo e le ore passarono velocemente. Mi ero completamente scordata di Alexis, e passai il pomeriggio a ripassare alcune lezioni con Kintaro, che aveva portato con se gli appunti.

Venne sera prima ancora di accorgermene e per lui fu l'ora di tornare a casa.

Quando chiusi la porta alle mie spalle, dopo averlo accompagnato alla stazione vicino casa, mi ritrovai sommersa da un vociare terribile.

-Complimenti figliola, io ti appoggio, molto meglio lui di quel Kaji!- esclamò mia madre prendendo per prima la parola.

-Finalmente ne hai trovato uno degno di te!- Esclamarono in coro Kamui e Shin, entrambi sghignazzanti.

Poi guardai mio padre, sapevo che doveva dire qualcosa anche lui. Lo vidi alzarsi e avvicinarsi. Il volto era tremendamente serio. Poi mi appoggiò la mano sulla spalla e rimase a guardarmi.

I secondi scorrevano e diventavo sempre più perplessa.

Poi lo vidi sospirare, abbassò il capo per poi tirarlo su di colpo e aspirare aria dalle narici che divennero tonde.

-Approvo la tua scelta! Potete sposarvi!- disse in tono solenne.

Lo guardai sconvolta da quelle parole.

-CHE COSA?! MA VI E' ANDATO DI VOLTA IL CERVELLO?! VOI SIETE MATTI!- strillai isterica per poi correre nella mia stanza.

Nel frattempo tra di loro restarono a confabulare.

-Dice così solo perchè si vergogna, si vede che sono cotti l'uno dell'altra- affermò mia madre.

Gli altri tre annuirono in coro con un cenno della testa.

 

Il giorno seguente avevo preparato il cofanetto che Kaji mi aveva regalato all'inizio della nostra storia, con dentro tutte le cianfrusaglie che mi aveva regalato.

Indossai la divisa, come tutti i giorni, ma questa volta commisi una piccola infrazione al mio solito abbigliamento. Decisi di raccogliere i capelli in una semplice treccia lungo la schiena. Era consentito, peccato che non potevo mettere qualche fermaglio colorato. A volte le regole d'abbigliamento della scuola erano eccessive a mio parere.

Scesi le scale per fiondarmi in cucina. Ogni volta che incrociavo un membro della mia famiglia mi guardavano tutti sorridenti e con gli occhi eccessivamente curiosi.

Presi una tazza di tè verde, preparato in quantità industriali da mia madre. Poi infilai la felpa grigia e mi diressi alla porta.

Quel giorno i due fratelloni non avevano lezione e salutai mia madre che, essendo in piena crisi da mancanza d'ispirazione, era come in trance.

Nell'uscire di casa vidi delle nubi grigie addensarsi all'orizzonte, pensai che era il caso prendere l'ombrello per quel giorno.

Presi a camminare lungo la strada di casa, nella mia mente frullava ancora la lezione di Giapponese antico del venerdì precedente, quando mi ritrovai senza nemmeno rendermene conto davanti all'ingresso della stazione. Mostrai il tesserino e attraversai la struttura fino ad arrivare ai binari. C'era già un discreto numero di persone a quell'ora, anche se era decisamente presto per i pendolari mattutini.

Il display lampeggiò sopra la testa, quando la voce elettronica uscì dagli altoparlanti.

"Il treno per Shinjuku, in arrivo sul binario 6 sarà in ritardo di 6 minuti. Ci scusiamo per il disguido"

Sospirai e cercai un posto a sedere, mi sarebbe toccato aspettare ancora.

Davanti a me, nella stazione, c'era un mucchio di gente. Studenti di altre scuole chiacchieravano allegramente. In un angolo dei teppisti fumavano ignorando totalmente il divieto, uno di loro aveva in testa una cresta rosso fuoco e le lenti a contatto gialle, pensai decisamente che persone del genere fossero semplicemente pazze. Poco distante c'erano altre studentesse, le tipiche Yakee dalle gonne lunghe e i piercing al naso... sorrisi al pensiero di persone simili nella mia scuola. Sicuramente sarebbero impazzite con i professori... o forse sarebbe stato il contrario.

Guardai la borsa che avevo in mano, la maggior parte di quelle cose nemmeno mi piaceva, quando mi erano state regalate avevo sorriso con cordialità, ma di certo non erano il mio genere.

Provai una punta d'invidia per gli studenti italiani. Sapevo che loro a scuola non erano perseguitati come noi. Alexis ad esempio era ancora in vacanza, prima di ottobre non sarebbero iniziate le sue lezioni.

Finalmente il treno giunse risvegliandomi da quei pensieri e salii un po' schiacciata tra i vari impiegati in giacca e cravatta che dovevano recarsi in ufficio.

Dopo un quarto d'ora abbondante di viaggio finalmente ci fu il capolinea. Chiesi permesso più volte prima di riuscire a passare.

Una volta fuori da quel treno mi sentii chiamare alle spalle da qualcuno.

-Buongiorno Ara-chan!- era Kintaro, solo lui mi chiamava a quel modo!

-Buongiorno- risposi gentile avanzando insieme a lui verso l'uscita per non intralciare il traffico.

-Cos'hai nella borsa?- chiese curioso cercando di spiare.

-I regali che Kaji mi faceva quando stavamo assieme...- dissi in tono piatto.

-Capisco...- mormorò lui, continuando a camminare con la sua solita andatura svogliata e la cartella poggiata sulla spalla.

Dopo diversi minuti di tragitto arrivammo a scuola. Il cortile era semi deserto come tutte le mattine a quell'ora. Solo i più secchioni arrivavano prima per ripassare la lezione del giorno.

Andammo agli armadietti, dirigendomi così verso la sezione femminile. Aprii lo sportello, non venivano mai chiusi a chiave, solitamente ci si fidava dei propri compagni, anche se spesso bisognava controllare che qualcuno non ti mettesse puntine o supercolla nelle pantofole.

Mi cambiai le scarpe e richiusi nuovamente lo sportello.

Salii le scale, lentamente, avevo perso di vista Kintaro, ma sicuramente l'avrei rivisto in classe. Poi una voce sul pianerottolo tra il primo e il secondo piano mi spinse a fermarmi in mezzo alla scala.

-Avete visto quella della A? La capoclasse? Non credete anche voi che si dia un mucchio di arie?- borbottava una ragazza.

-Si concordo! Poi che confidenza con il sempai Yukame!- rispose l'altra.

Ma evidentemente non dovevano essere le sole perchè una terza voce intervenne. Questa però la conoscevo. -Si dice che li abbiano visti nel quartiere dei piaceri lo scorso fine settimana!- era la Ueda.

-Davvero?! L'ho sempre detto che quella ragazza sembra tanto santarellina ma in realtà è una troietta come tante altre- rispose la prima ragazza.

-Senza contare che va in giro a dire di te che le hai soffiato il ragazzo!- mormorò la seconda.

-Quella fa solo la parte della santarellina!- aggiunse la Ueda per poi scoppiare a ridere.

Non ce la feci più. Presi a salire le scale decisamente furente fino a che me la trovai davanti. La guardai da capo a piedi e appoggiai la cartella lungo la parete, lanciai la borsa con i regali e presi a salire le scale. Una volta di fronte a lei le tirai uno schiaffo che risuonò lungo tutto il pianerottolo accresciuto dall'eco.

Non avevo nemmeno notato il professore alle mie spalle. Vidi semplicemente quella ragazza saltarmi addosso e prendermi per i capelli, iniziai a graffiarla fino a che non mi sentii strattonare da delle braccia maschili e mi ritrovai di fronte la faccia del prof di Giapponese.

-Sono rimasto basito di fronte al suo comportamento signorina Nokaze.- fu il suo unico commento.

  
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