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Autore: _blackpearl    07/02/2012    0 recensioni
Ed eccomi qui, reduce anche dall'altra mia FF, scrivo anche questa nuova perchè mi è stata chiesta da una persona. Una persona molto speciale per me ed un'evenienza altrettanto importante, ovvero il suo compleanno.
E parliamo della mia migliore amica.
Quindi alla fine ho deciso di postare questo nuovo schizzo di psicopatia pura anche qui ;)
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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CAPITOLO 3: IMPREVISTI



Erano passati ormai 10 minuti da quando eravamo li seduti insieme ai Tokio Hotel.
C’avevano fatto posto, scansando bagagli e borse a mano varie, facendo attenzione ne poggiarli, quasi contenessero bicchieri di cristallo. Solo Tom quasi prendeva a calci le sue valigie, le spostava affannatamente e con noia, spingendole in là con i piedi. L’unica cosa che spostò con cura fu la custodia di una sua chitarra, doveva valere davvero molto, sia economicamente che per quanto riguardava il lato affettivo.
Eravamo sedute li, in mezzo a loro, con Bill alla mia destra ed Ilenia alla mia sinistra che si guardava i piedi, poi passava alle sue mani incrociate, poi al bianco soffitto, come alla ricerca di un pretesto, una scusa, per fuggire da quella situazione così irreale.
Io facevo altrettanto, non riuscivo a guardare in faccia Bill, nonostante lui stesse tranquillamente sfogliando una rivista annoiato. Era come se sentissi la la metà del mio corpo che lo affiancava paralizzata, congelata, inerme. Cioè di base avevo immaginato quel momento nel migliore dei miei sogni, pensavo che in quella situazione sarei saltata addosso a Bill Kaulitz, sarei stata più aggressiva, eppure ero li, che boccheggiavo.
Mi sentivo così stupida. Ok, stavamo facendo la figura delle persone mature, calme, che non si fanno prendere dal panico vedendoli e che addirittura erano riuscite a sedersi al loro fianco, cosa apocalittica se ci pensiamo. Eppure eravamo li. Ma potevo farmi scappare quell’occasione? Potevo? No.
-E allora… come mai qui proprio questa sera?- trovai il coraggio di chiedere al cantante.
Ok, si lo so, era una domanda stupida, priva di senso concreto, buttata li per rompere quel silenzio imbarazzante che sarebbe servito solo per una bella foto. La band aveva avuto l’ennessima apparizione live in un programma televisivo della città, per promuovere il nuovo singolo, ma doveva essersi trattenuta un giorno in più se erano li in quel momento.
Bill si voltò sorridente, come a volermi ringraziare di averlo salvato dalla noia mortale di quelle pagine di carta con qualche immagine colorata messa per rendere più allegra la rivista:
-Be avevamo l’intervista… non so se lo sai…
-Figurati se lei non lo sapeva… - rispose tra se e se Ilenia, guardandosi le doppie punte noncurante.
Io impallidii. Bill la guardò un attimo interdetto, con quella classica espressione che ha quando lo lasciano senza parole durante un discorso, con la bocca semi aperta e la mascella chiusa, i denti bianchi immobili e in bella vista.
Poi tornò a guardare me e continuò il suo discorso:
-… e poi, visto che Berlino ci piace molto, abbiamo deciso di restare un giorno in più.
-“Abbiamo”.. TU hai deciso di restare un giorno in più per comprare quella borsa Armani che volevi tanto!- intervenne prontamente Tom che si era alzato evidentemente sentendosi escluso, visto che al fianco di Ilenia si era sistemato Georg, che guardava le foto scattate durante i loro viaggi, e Gustav parlottava al telefono con un’identità sconosciuta.
Bill spalancò la bocca indignato, fissando il fratello:
-Vogliamo parlare dei tuoi boxer Dolce&Gabbana? Mi pare tu non ci sia rimasto male quando te li ho riportati in albergo!
-Invidioso delle misure?-lo sfidò.
-Non direi Tom. Ho molto altro che non hai. Poi sei bravo solo a parole tu… - rispose prontamente Bill alzandosi.
Mi alzai anche io, senza un effettivo motivo, come se sapessi di doverlo fare… o forse solo per emulare quello che faceva il ragazzo.
Sentii un suono strozzato in gola a Tom, che strinse i pugni e fissò il fratello un po’ alterato. Georg si alzò prontamente, come intuendo qualcosa. Il chitarrista restava comunque un tipino orgoglioso, non penso fosse di suo gradimento essere preso in giro davanti delle ragazze.
-Tom senti, la tua chitarra rischia di cadere, sistemala per bene!
Il ragazzo dai vestiti larghi lanciò un’ultima occhiata al gemello, per poi allontanarsi sbuffando.
Io fissai Ilenia che lo seguiva con lo sguardo mentre le passava davanti, voltandosi e riservandole un sorriso timido che lei ricambiò a sua volta con lo stesso “imbarazzo”. Poi sorrise tra se e se, tornando a giocare con i suoi capelli come una bimba felice per il suo primo regalo di Natale.
Bill si mise le mani sui fianchi e sbuffò in aria, poi fissò il soffitto e passò a me. Ma appena aprì bocca lo interruppe Gustav:
-Ragazzi nulla da fara, per stasera si torna in albergo e domani ci riportan qui… prendete tutto, ci aspettano giu in uscita.
Detto questo, ognuno di loro prese i bagagli e si diresse con passo stanco e lento verso le scale mobili.
Ilenia mi guardò, alzandosi di scatto. Cosa avremmo fatto ora NOI?
-E ora Sara? Cosa cazzo facciamo noi? Manco salutano questi cafoni…
Guardai la mia amica. Anche a lei pareva rodere il fatto che quel sogno meraviglioso stesse finendo, in modo così brusco, senza avviso. Eppure, come se mi leggesse nel pensiero, uno di loro si fermò.
-Scusate, so che non sono fatti miei ma… voi ora cosa farete?
Tom doveva proprio averci preso a cuore, anche se non l’avrei mai pensato un ragazzo simile, di quello stampo. A dispetto di tutte le aspettative, quello che più vedevo in quel ruolo non era Bill, che avevo sempre idealizzato come un ragazzo abbastanza sulle sue con gli sconosciuti, ma Georg. Forse gli eravamo simpatiche.
-Eh cosa vuoi facciamo! Ce ne andiamo anche noi, non mi pare un luogo sicuro dove rimanere per due povere ragazze sole…- sbuffò Ilenia prendendo la sua borsa con pesantezza, nemmeno fosse un sacco di patate, e dirigendosi verso di lui. Tom la guardò mentre lo superava a braccia incrociate, scuotendo poi la testa quasi divertito da quell’atteggiamento scostante.
Io raccolsi le mie cose e la inseguii, mentre si accingeva a prendere le scale mobili in silenzio dietro la band. Si ripresentò quel silenzio di tomba, dove a turno i ragazzi davanti a noi si voltavano a fissarci per un paio di secondi, mentre Ilenia mi fissava sconvolta ogni volta che incrociava lo sguardo di Tom.
-Geme ma hai visto?- mi diceva spalancando la bocca come era solita fare, allargando i suoi enormi occhi azzurri.
-Si ho visto.. io l’ho sempre detto, anche quando questa era solo una mia fervida immaginazione..- le ammiccai.
-Si vabbè tu stai male… comunque ora che cazzo facciamo? Questi se ne vanno con David e gli altri…patate li, e ci mollano qui!
Sorrisi a quel suo classico modo di parlare buffo e le risposi con serenità: - Mai sentito parlare del taxi?
-Si vabbè la fai sempre facile te.. io però prima voglio autografo e foto ricordo. Cioè se lo diciamo in giro non ci crede nessuno! Cazzo una volta che ho una botta di culo così abbagliante, un minimo devo godercene!- esclamò fiera.
Io scoppiai a ridere e per poco non inciampai sulla fine delle scale mobili.
Ormai eravamo all’uscita, le porte automatiche si aprirono e il caldo tepore dell’aereoporto lasciò il posto al freddo secco berlinese. Mi raggomitolai su me stessa, stringendomi nel mio cappotto e affondando il viso nella calda sciarpa.
Ovviamente un’auto era già pronta ai piedi del marciapiede, in attesa solo della band che già passava le proprie valige alla sicurezza per sistemarle nel bagagliaio.
-Bè allora… - esordì Tom un po’ impacciato, dondolandosi su se stesso.
-Io direi che possiamo concludere con una bella foto e siamo tutti felici! – rispose prontamente la mia amica, sorridendo e cacciando la macchinetta fotografica dalla propria borsa.
-Si direi che saremmo pari…- ricambiò il sorriso Tom mettendosi in posa.
Solo noi eravamo rimasti al gelo, lo staff, con Gustav e Georg, erano già dentro un’auto; una seconda stava aspettando solo i gemelli, con un bodyguard che teneva lo sportello prontamente aperto in attesa.
Improvvisamente, prima che Ilenia potesse cliccare sul pulsante per lo scatto, un urletto sprezzante ruppe quel tranquillo e sereno momento.
-Oh! Du bist Tom! Tom Kaulitz!
Tre fan, già pronte con le proprie fotocamere in mano, erano apparse dal nulla, avvicinandosi con fare eccitato.
Il chitarrista le guardò allarmato, poggiando una mano sulla spalla di Ilenia, e lo stesso Bill, al mio fianco, indietreggiò verso l’auto.
Le tre ragazzine infatti placarono la loro corsa nell’attimo in cui i loro occhi incontrarono i nostri e si accorsero della nostra presenza. Una di loro guardò la mano di Tom e la sua espressione cambiò radicalmente, quasi sul punto di dar inizio ad una crisi di pianto.
Fu un attimo.
Nello stesso momento in cui vidi le loro fotocamere accendersi, vidi la testolina di jost uscire dall’auto, vedere la scena sconvolto ed urlare:
-Via Via!
Tom spinse con violenza Ilenia nell’auto, mentre io sentii la fragile mano di Bill stringersi intorno al mio braccio e trascinarmi via.
In due netti secondi mi ritrovai dentro l’auto nra che accellerava a tutto gas.
Non capii nulla nei primi momenti, cercavo lo sguardo di Ilenia in cerca di conforto ma quando lo trovai notai che era disorientato tanto quanto il mio.
-Cosa cazzo ci fanno queste due qui dentro?! – sentii urlare il manager.
-Avevamo altra scelta?!- rispose a tono Tom.
-Si lasciarle li cristo santo! –ribattè Jost.
-Senti David stavolta ha ragione mio fratello… lasciarle li per cosa? Farle prendere a pugni dalle fan o dar modo loro di fare un photoshoot a queste due ragazze con tanto di intervista per la prima rivista scandalistica? Non ho proprio voglia di finire nell’enesima bufera! Non penso abbiano scattato nulla…-intervenne Bill, la cui presa era ancora ferrea sul mio braccio.
-Se lo dite voi… ma vedete di sbarazzarvene subito. Sapete che io vi permetto molto ma.. i piani alti non penso la pensino come me.. e questo potrebbe essere un problema.. – concluse Jost dal sedile posteriore, voltandosi per tornare a seguire con gli occhi la strada davanti a noi.
-Scusateci.. ma non avevamo altra scelta.. – ci disse Bill.
Eppure io ancora ero nel mondo dei sogni. Era successo tutto troppo in fretta, non ero pronta, tantomeno penso lo fosse Ilenia.
Eppure eravamo li, in una Mercedes nera con i vetri oscurati, di quelle proprio usate dalle celebrità più splendenti.
Ma eravamo chiuse nella stessa auto con i gemelli Kaulitz seduti tra noi verso una destinazione a noi ignota.
  
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