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Autore: annarita18    07/02/2012    2 recensioni
"L'ultimo nemico che sarà sconfitto è la morte"
Genere: Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Corvonero
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dai Fondatori alla I guerra
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 Rowena e Godric: storia di un amore eterno.

 

Quella che mi accingo a raccontarvi è una storia complessa, fatta di difficoltà ma anche di gioie, successi e insuccessi, tristezza e felicità.

Quella che mi accingo a raccontarvi è una storia che si perde all’alba dei tempi, quando ancora i maghi e le streghe erano costretti a nascondersi perché braccati e brutalmente uccisi.

Quella che mi accingo a raccontarvi è la storia di due grandi amici, co-fondatori della più grande scuola di magia di tutti i tempi: Hogwarts.

Rowena e Godric: una strega e un mago brillanti, due grandi amici, due persone che si sono amate fino alla fine dei loro giorni; io e il mio grande amore.

 

Io e Godric ci siamo conosciuti all’età di quindici anni, quando i miei genitori mi portarono a Godric’s Hollow per le vacanze estive. Purtroppo, quell’estate rischiava di rivelarsi noiosa quanto le altre, poiché era difficile trovare maghi o streghe della mia età. Invece, contro ogni mia aspettativa, fu la migliore che avessi mai vissuto e cambiò radicalmente la mia vita.

Un giorno, mentre girovagavo per la campagna, notai un giovanotto niente male che si allenava nascosto in mezzo agli alberi. Incuriosita, andai a spiarlo e ciò che vidi mi colmò di gioia: si stava allenando a duello e in mano aveva una bacchetta. Il ragazzo, sentitosi spiato, nascose subito la bacchetta e mi guardò con aria intimorita e avanzò verso di me. Quando si avvicinò, notai che non poteva avere più di due, massimo tre anni in più di me e questo mi rallegrò e scaldò il cuore: finalmente un mio coetaneo! Ormai non ci speravo più.

Dopo qualche minuto passato a studiarci, il giovanotto prese coraggio e mi parlò:

 

“Chi sei? Non ti ho mai visto, nel villaggio non ci sono giovani oltre a me e altri due che abitano poco lontano da qui” mi disse in modo garbato e pieno di curiosità.

“P-piacere” dissi io un po’ vergognandomi di essere stata scoperta a spiarlo “mi chiamo Rowena e sono qui in vacanza con i miei genitori.” Aggiunsi tutto di un fiato.

“Piacere, io sono Godric e abito qui da quando sono nato” disse con aria sicura “perché mi spiavi?” aggiunse intimorito.

“Oh non devi preoccuparti” mi affrettai a rassicurarlo “non sono una babbana, sono una strega come te, solo che prima d’incontrarti credevo di essere l’unica a essere nata in questo periodo” aggiunsi un po’ afflitta. Alle mie parole Godric sorrise e si rasserenò.

“Beh, allora Rowena, dimmi un po’ quanti anni hai?” mi chiese con tono più affabile.

“Ho appena compiuto quindi anni e tu?” chiesi curiosa a mia volta di approfondire questa conoscenza insperata.

“Io ho diciassette anni cosi come i miei due amici di cui ti ho accennato poco fa” sorrise e aggiunse “Se ti fa piacere, potrei farteli conoscere: è bello anche per noi poter fare nuove conoscenze con nostri coetanei e cosi ci sentiremo tutti meno soli”. Dalla felicità mi limitai a sorridere e annuire.

 

Quella sera, dopo aver presentato Godric ai miei genitori, ottenni il permesso per andare a conoscere i miei nuovi amici: ero cosi elettrizzata che faticavo a trattenere un sorriso enorme.

Godric mi condusse verso un ruscello vicino alla radura in cui c’eravamo conosciuti quel mattino e lì trovai ad aspettarci un ragazzo e una ragazza.

Da bravo gentiluomo, Godric fece subito le presentazioni, per togliere noi tutti da un imbarazzante silenzio.

 

“Allora ragazzi, vi presento Rowena: è una strega come noi, ha quindici anni e sarebbe lieta di passare un po’ di tempo con noi e magari diventare amici” aggiunse strizzandomi l’occhio con disinvoltura.

“Piacere, io sono Tosca” si presentò la ragazza, tendendomi la mano “sono sicura che diventeremo grandi amiche” aggiunse sorridendomi.

“Piacere” risposi io, radiosa. Il ragazzo, però, ci mise un po’ a salutarmi, sembrava mi stesse studiando ed io cominciai a sentirmi a disagio. Dopo che Godric si fu schiarito la gola, comunque, il ragazzo decise di parlare.

“Piacere, io sono Salazar” disse in tono solenne e distaccato. Mi porse la mano con fare sospetto e mi chiese a bruciapelo “sei come noi vero?”. Non capendo cosa volesse dire, mi limitai a rispondere “Piacere mio, sono una strega come ha detto prima Godric, cos’altro dovrei essere? Non ti fidi del tuo amico forse?” aggiunsi intimorita.

“Di lui mi fido sei tu che non hai risposto come si deve alla mia domanda. Quello che intendev...” “Basta!” lo ammonì con tono severo Godric “E’ una strega e questo deve bastarti” gli ricordò.

Dispiaciuta che la serata stesse prendendo una piega spiacevole, cercai di rimediare “Godric, Salazar non litigate a causa mia. Mi spiace di essere stata poco cortese ma non so davvero a cosa ti riferissi prima. Se mi spiegassi, forse potrei rispondere in modo idoneo alla tua domanda” aggiunsi in tono poco convinto.

Tosca, sicuramente desiderosa quanto me che la tensione tra i due amici si allentasse, mi spiegò “vedi cara, Salazar voleva solo sapere se i tuoi genitori fossero entrambi maghi o se uno o entrambi fossero babbani” aggiunse un po’ scocciata.

Finalmente cominciai a capire e piuttosto arrabbiata dissi “sono entrambi dei maghi. Tutta la mia famiglia lo è, ma non è questo il punto: se così non fosse stato, mi avresti considerata di categoria b e quindi indegna della tua presenza?” aggiunsi, rivolgendomi direttamente a Salazar.

“Se tu lo fossi stata, non avresti parlato con me. Io e la mia famiglia, da generazioni odiamo i mezzosangue indegni di rubarci il nostro sapere” aggiunse in modo cattivo Salazar.

Proprio mentre stavo per rispondergli per le rime, intervenne Godric “Basta ragazzi! Rowena siamo felici di fare la tua conoscenza e saremo altrettanto lieti di continuare a frequentarti per tutto il tempo in cui ti fermerai qui e anche oltre se lo vorrai, ma adesso credo sia ora di abbandonare le divergenze e pensare a trascorrere una lieta serata, come c’eravamo prefissi. D’accordo?” concluse osservandoci severo. Non proprio convinta di ciò, ma desiderosa che tutto andasse per il meglio, mi limitai ad annuire.

Il resto della serata trascorse in modo lieto e senza ulteriori litigi.

 

Da quel momento in poi, però, diventammo grandi amici e il giorno in cui ebbi raggiunto la maggiore età, Godric m’invitò a passare le vacanze natalizie da lui per parlare di una sua idea che mi aveva già accennato per posta, ma di cui voleva discuterne alla presenza di tutti noi amici.

 

“Cari amici che bello avervi qui con me questa sera, grazie per aver accettato l’invito con così poco preavviso” ci salutò Godric la sera prevista per la nostra rimpatriata.

“Grazie a te per l’invito” risposi emozionata di trovarmi al suo fianco, senza rendermi conto del perché.

“Su Godric, non tenerci sulle spine” aggiunse Tosca “parlaci meglio di questa tua idea, siamo tutti curiosi”.

“Beh vedete ragazzi, inutile negare che noi siamo i maghi migliori che questo secolo potesse donare alla comunità e mi sembra un peccato non approfittare dei nostri talenti per far del bene ad altre persone” disse Godric tutto d’un fiato.

A quelle parole Salazar lo guardò e chiese “fare del bene ad altre persone? A chi? In che modo? E soprattutto, perché dovrebbe interessarci?” aggiunse annoiato.

Godric si limitò a guardarlo con aria di sufficienza prima di rispondere “Sal quello che intendo dire, se hai la pazienza di farmi finire, è un’idea sulla quale, come ben sapete tutti quanti, lavoro da almeno un anno. E ora che anche Rowena è diventata maggiorenne, anche lei potrà parteciparvi appieno e dunque penso sia arrivato il momento di realizzarla” a quelle parole arrossì, ma lui finse di non notarlo e continuò, rivolto ora a tutti noi “io credo, cari amici, che sia un peccato lasciare oziare i nostri poteri, limitandoci a usarli egoisticamente solo per noi. Con il nostro ingegno, credo che potremmo trasmettere i nostri poteri e saperi ad altri ragazzi e ragazze, cosi che tutte le nostre scoperte e i nostri sforzi non siano stati inutili”.

“Ragazzi e ragazze di che genere? Solo di sangue puro vero?” aggiunse in modo canzonatorio Salazar ma Tosca lo interruppe “è una bellissima idea Godric” sorrise radiosa “ma dove vorresti insegnare loro? Nessuna delle nostre case è abbastanza grande da accogliere tanti ragazzi e di scuole di magia non ne esistono nei dintorni, lo sai” aggiunse un po’ sconfortata.

“Beh” aggiunsi io “potremmo trovare un posto adatto, dove costruire un castello e li portare i ragazzi che decideremo di istruire”.

“Giusto” approvò Godric “e per quanto riguarda la tua domanda, Sal, è semplice: ognuno di noi sceglierà personalmente gli studenti cui trasmettere i propri saperi, in base alle caratteristiche che ognuno di noi prediligerà. Quindi se tu vorrai solo ragazzi di alto lignaggio, potrai farlo tranquillamente nella sezione del castello che sceglierai” aggiunse sorridente.

Fummo subito tutti d’accordo e quindi ci mettemmo all’opera e in men che non si dica, creammo Hogwarts e cominciammo a viaggiare e a portare al castello i nostri studenti.

In uno di quei viaggi mi accadde un evento bellissimo e tristissimo al tempo stesso: m’innamorai di uno stregone e rimasi incinta di Helena. Rimasi con lui 3 mesi, ma quando scoprì che il mio stato interessante, mi disse che per lui ero stata una semplice avventura, nulla di più e che non era disposto a prendersi carico di me e di mia figlia. Sparì il giorno dopo e di lui non seppi mai più nulla.

Sconsolata tornai al castello, non sapendo cosa dire ai miei amici, tremando al pensiero di come l’avrebbero presa. Per fortuna Tosca e Godric, che mi volevano molto bene, mi consolarono e mi dissero che non vi erano problemi: Helena sarebbe vissuta con noi. Salazar mi chiese solo se fossi sicura dello stato di sangue del mio amante, per evitare mescolanze non gradite.

 

Passarono gli anni, mi buttai alle spalle questa brutta storia e pensai solo al lavoro e a mia figlia, preoccupandomi che non le mancasse nulla e che crescesse serena e senza turbamenti dovuti all’assenza del padre. Funzionò tutto alla perfezione fino a quando lei ebbe tre anni: a quel punto, cominciò in modo sempre più insistente a chiedermi notizie di suo padre ed io entrai in crisi. Come potevo dire al mio angelo che il suo papà era l’orco cattivo della situazione? Che si era rifiutato di conoscere e amare come meritava questa creatura innocente? Disperata, decisi di prendere tempo e confidarmi con Godric e chiedere consiglio a lui.

Una sera, dopo aver messo a dormire Helena e dopo essermi assicurata che nessuno fosse in giro senza permesso, mi avviai verso lo studio di Godric e bussai alla sua porta. Subito aprì la porta e rimase sorpreso di vedermi li, a quell’ora della notte.

“Rowena, accomodati”, disse Godric facendomi entrare nel suo studio “a cosa devo un cosi tardo e assai piacevole incontro? È successo qualcosa a Helena?” s’informò mentre mi versava da bere.  

“Godric è successo ciò che temevo: Helena chiede sempre più incessantemente informazioni di suo padre ed io non so più cosa dirle. Sono davvero disperata” aggiunsi tremando un po’.

Godric mi sorrise, si accomodò di fronte a me e disse “Row, senti, Helena è una bambina sveglia quanto te e, come tutti i bambini della sua età desidera un padre e una madre, desidera sentirsi amata. È normale dunque che ponga certe domande”.

“Lo so God, però come posso dirle che razza di farabutto era? Non posso neanche indorarle la pillola dicendole che era un valoroso uomo finito a combattere chissà dove per la nostra causa, non sarebbe giusto e una volta scoperta la verità, mi odierebbe” aggiunsi piangendo.

A quel punto Godric mi prese il viso tra le sue mani e mi costrinse a guardarlo “Rowena tu sei una strega favolosa e una madre amorevole che sacrificherebbe la propria vita piuttosto che vedere soffrire la sua piccola stella, come potrebbe mai solo sfiorarla l’idea di odiarti?” mio malgrado sorrisi, ma non mi fece aprir bocca e continuò “Helena è una bambina intelligente e sono sicuro che, se le dirai la verità in modo semplice, lei capirà e accetterà. Non fasciarti troppo la testa e non preoccuparti, vedrai che andrà tutto bene” mi sorrise in modo incoraggiante.

Benché mi avesse detto solo queste poche parole, riuscì a tranquillizzarmi cosi tornai nella mia stanza e mi preparai ad affrontare mia figlia. Come aveva previsto Godric, andò tutto bene e Helena non chiese mai più di suo padre ed io ne fui felice.

 

Gli anni seguenti trascorsero sereni e senza tanti problemi fino a quando un giorno Salazar litigò con Godric sull’ammissione dei “mezzosangue” come amava definirli lui e abbandonò la scuola. Furono momenti difficili, ma anche questi si superarono e tutto proseguì senza troppi scossoni.

L’unica persona a preoccuparmi veramente e di cui m’importasse era Helena. Da bambina allegra e curiosa qual era, con il passare degli anni era diventata una ragazza taciturna che tendeva a isolarsi. Non si confidava più con me, né con Tosca o Godric ai quali voleva un gran bene e dei quali si fidava ciecamente. Un giorno, al compimento dei suoi diciassette anni decisi di parlarle: quella situazione durava ormai da troppo e non potevo sopportare oltre i suoi silenzi. Scoprì cosi che lei era invidiosa di me, della mia bravura e bellezza: avemmo un bruttissimo litigio e una mattina scappò portandosi dietro il mio prezioso diadema.

Quest’evento mi straziò il cuore: non capivo, dove avevo sbagliato? Senza di lei non riuscivo ad andare avanti. Feci di tutto per rintracciarla ma aimè non ci riuscì. Ormai mi stavo arrendendo e mi ammalai: Godric era distrutto nel vedermi cosi e fece tutto ciò che era in suo potere per trovare Helena e ricondurla alla ragione e da me.

Quando ormai avevo perso le speranze però, Godric fece il miracolo: trovò Helena e la riportò da me, la quale mi restituì il diadema e facemmo pace. Subito riacquistai le forze e una sera decisi di recarmi nello studio di Godric, come tanti anni prima, solo che questa volta ci andai per ringraziarlo ancora una volta del bene che mi aveva fatto.

 

“Godric non so davvero come ringraziarti” gli dissi per la millesima volta “se non fosse stato per te, sarei di sicuro morta e Helena si sarebbe pentita di ciò per tutta la vita”.

“Rowena non devi ringraziarmi, ciò che ho fatto è stato dettato dal cuore, da questo cuore che ti ama dal primo giorno in cui ti vide” mi disse Godric guardandomi negli occhi “fin dal primo giorno e da allora, credimi, non ho mai smesso di amarti”.

Calde lacrime solcavano ora il mio viso, perché anch’io avevo sempre amato Godric solo che non avevo mai osato ammetterlo a me stessa e me ne rendevo conto solo ora. Godric vedendo le mie lacrime, però, capì che i miei sentimenti erano identici ai suoi e, senza aggiungere altro, mi baciò.

 

Da quel giorno non vi furono più periodi tristi o difficili e, arrivati a una veneranda età, lasciammo la scuola in mano ai nostri figli e ci ritirammo a Godric’s Hollow per trascorrere assieme gli ultimi anni della nostra vita.

 

Una mattina di molti anni dopo, Helena decise di andare a trovare i suoi anziani genitori con cui non aveva contatti da un po’ di giorni. Entrando li trovò stesi sul letto, sorridenti, mano nella mano e morti.

Helena pianse a lungo per la scomparsa dei suoi genitori, ma fu rincuorata al pensiero che erano morti col sorriso sulle labbra, insieme oltre la morte.

 

“L’ultimo nemico che sarà sconfitto è la morte”.

 

 

   
 
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