Rowena e Godric: storia di
un amore eterno.
Quella
che mi accingo a raccontarvi è una storia complessa, fatta
di difficoltà ma
anche di gioie, successi e insuccessi, tristezza e felicità.
Quella
che mi accingo a raccontarvi è una storia che si perde
all’alba dei tempi,
quando ancora i maghi e le streghe erano costretti a nascondersi
perché
braccati e brutalmente uccisi.
Quella
che mi accingo a raccontarvi è la storia di due grandi
amici, co-fondatori
della più grande scuola di magia di tutti i tempi: Hogwarts.
Rowena
e Godric: una strega e un mago brillanti, due grandi amici, due persone
che si
sono amate fino alla fine dei loro giorni; io e il mio grande amore.
Io
e Godric ci siamo conosciuti all’età di quindici
anni, quando i miei genitori
mi portarono a Godric’s Hollow per le vacanze estive.
Purtroppo, quell’estate
rischiava di rivelarsi noiosa quanto le altre, poiché era
difficile trovare
maghi o streghe della mia età. Invece, contro ogni mia
aspettativa, fu la
migliore che avessi mai vissuto e cambiò radicalmente la mia
vita.
Un
giorno, mentre girovagavo per la campagna, notai un giovanotto niente
male che
si allenava nascosto in mezzo agli alberi. Incuriosita, andai a spiarlo
e ciò
che vidi mi colmò di gioia: si stava allenando a duello e in
mano aveva una
bacchetta. Il ragazzo, sentitosi spiato, nascose subito la bacchetta e
mi
guardò con aria intimorita e avanzò verso di me.
Quando si avvicinò, notai che
non poteva avere più di due, massimo tre anni in
più di me e questo mi rallegrò
e scaldò il cuore: finalmente un
mio
coetaneo! Ormai non ci speravo più.
Dopo
qualche minuto passato a studiarci, il giovanotto prese coraggio e mi
parlò:
“Chi
sei? Non ti ho mai visto, nel villaggio non ci sono giovani oltre a me
e altri
due che abitano poco lontano da qui” mi disse in modo garbato
e pieno di
curiosità.
“P-piacere”
dissi io un po’ vergognandomi di essere stata scoperta a
spiarlo “mi chiamo
Rowena e sono qui in vacanza con i miei genitori.” Aggiunsi
tutto di un fiato.
“Piacere,
io sono Godric e abito qui da quando sono nato” disse con
aria sicura “perché
mi spiavi?” aggiunse intimorito.
“Oh
non devi preoccuparti” mi affrettai a rassicurarlo
“non sono una babbana, sono
una strega come te, solo che prima d’incontrarti credevo di
essere l’unica a
essere nata in questo periodo” aggiunsi un po’
afflitta. Alle mie parole Godric
sorrise e si rasserenò.
“Beh,
allora Rowena, dimmi un po’ quanti anni hai?” mi
chiese con tono più affabile.
“Ho
appena compiuto quindi anni e tu?” chiesi curiosa a mia volta
di approfondire
questa conoscenza insperata.
“Io
ho diciassette anni cosi come i miei due amici di cui ti ho accennato
poco fa”
sorrise e aggiunse “Se ti fa piacere, potrei farteli
conoscere: è bello anche
per noi poter fare nuove conoscenze con nostri coetanei e cosi ci
sentiremo
tutti meno soli”. Dalla felicità mi limitai a
sorridere e annuire.
Quella
sera, dopo aver presentato Godric ai miei genitori, ottenni il permesso
per
andare a conoscere i miei nuovi amici: ero cosi elettrizzata che
faticavo a
trattenere un sorriso enorme.
Godric
mi condusse verso un ruscello vicino alla radura in cui
c’eravamo conosciuti
quel mattino e lì trovai ad aspettarci un ragazzo e una
ragazza.
Da
bravo gentiluomo, Godric fece subito le presentazioni, per togliere noi
tutti da
un imbarazzante silenzio.
“Allora
ragazzi, vi presento Rowena: è una strega come noi, ha
quindici anni e sarebbe lieta
di passare un po’ di tempo con noi e magari diventare
amici” aggiunse
strizzandomi l’occhio con disinvoltura.
“Piacere,
io sono Tosca” si presentò la ragazza, tendendomi
la mano “sono sicura che
diventeremo grandi amiche” aggiunse sorridendomi.
“Piacere”
risposi io, radiosa. Il ragazzo, però, ci mise un
po’ a salutarmi, sembrava mi
stesse studiando ed io cominciai a sentirmi a disagio. Dopo che Godric
si fu
schiarito la gola, comunque, il ragazzo decise di parlare.
“Piacere,
io sono Salazar” disse in tono solenne e distaccato. Mi porse
la mano con fare
sospetto e mi chiese a bruciapelo “sei come noi
vero?”. Non capendo cosa
volesse dire, mi limitai a rispondere “Piacere mio, sono una
strega come ha
detto prima Godric, cos’altro dovrei essere? Non ti fidi del
tuo amico forse?”
aggiunsi intimorita.
“Di
lui mi fido sei tu che non hai risposto come si deve alla mia domanda.
Quello
che intendev...” “Basta!” lo
ammonì con tono severo Godric “E’ una
strega e
questo deve bastarti” gli ricordò.
Dispiaciuta
che la serata stesse prendendo una piega spiacevole, cercai di
rimediare
“Godric, Salazar non litigate a causa mia. Mi spiace di
essere stata poco
cortese ma non so davvero a cosa ti riferissi prima. Se mi spiegassi,
forse
potrei rispondere in modo idoneo alla tua domanda” aggiunsi
in tono poco
convinto.
Tosca,
sicuramente desiderosa quanto me che la tensione tra i due amici si
allentasse,
mi spiegò “vedi cara, Salazar voleva solo sapere
se i tuoi genitori fossero
entrambi maghi o se uno o entrambi fossero babbani” aggiunse
un po’ scocciata.
Finalmente
cominciai a capire e piuttosto arrabbiata dissi “sono
entrambi dei maghi. Tutta
la mia famiglia lo è, ma non è questo il punto:
se così non fosse stato, mi
avresti considerata di categoria b e quindi indegna della tua
presenza?”
aggiunsi, rivolgendomi direttamente a Salazar.
“Se
tu lo fossi stata, non avresti parlato con me. Io e la mia famiglia, da
generazioni odiamo i mezzosangue indegni di rubarci il nostro
sapere” aggiunse
in modo cattivo Salazar.
Proprio
mentre stavo per rispondergli per le rime, intervenne Godric
“Basta ragazzi!
Rowena siamo felici di fare la tua conoscenza e saremo altrettanto
lieti di
continuare a frequentarti per tutto il tempo in cui ti fermerai qui e
anche
oltre se lo vorrai, ma adesso credo sia ora di abbandonare le
divergenze e
pensare a trascorrere una lieta serata, come c’eravamo
prefissi. D’accordo?”
concluse osservandoci severo. Non proprio convinta di ciò,
ma desiderosa che
tutto andasse per il meglio, mi limitai ad annuire.
Il
resto della serata trascorse in modo lieto e senza ulteriori litigi.
Da
quel momento in poi, però, diventammo grandi amici e il
giorno in cui ebbi
raggiunto la maggiore età, Godric
m’invitò a passare le vacanze natalizie da
lui per parlare di una sua idea che mi aveva già accennato
per posta, ma di cui
voleva discuterne alla presenza di tutti noi amici.
“Cari
amici che bello avervi qui con me questa sera, grazie per aver
accettato
l’invito con così poco preavviso” ci
salutò Godric la sera prevista per la
nostra rimpatriata.
“Grazie
a te per l’invito” risposi emozionata di trovarmi
al suo fianco, senza rendermi
conto del perché.
“Su
Godric, non tenerci sulle spine” aggiunse Tosca
“parlaci meglio di questa tua
idea, siamo tutti curiosi”.
“Beh
vedete ragazzi, inutile negare che noi siamo i maghi migliori che
questo secolo
potesse donare alla comunità e mi sembra un peccato non
approfittare dei nostri
talenti per far del bene ad altre persone” disse Godric tutto
d’un fiato.
A
quelle parole Salazar lo guardò e chiese “fare del
bene ad altre persone? A
chi? In che modo? E soprattutto, perché dovrebbe
interessarci?” aggiunse
annoiato.
Godric
si limitò a guardarlo con aria di sufficienza prima di
rispondere “Sal quello
che intendo dire, se hai la pazienza di farmi finire, è
un’idea sulla quale,
come ben sapete tutti quanti, lavoro da almeno un anno. E ora che anche
Rowena
è diventata maggiorenne, anche lei potrà
parteciparvi appieno e dunque penso
sia arrivato il momento di realizzarla” a quelle parole
arrossì, ma lui finse
di non notarlo e continuò, rivolto ora a tutti noi
“io credo, cari amici, che
sia un peccato lasciare oziare i nostri poteri, limitandoci a usarli
egoisticamente solo per noi. Con il nostro ingegno, credo che potremmo
trasmettere i nostri poteri e saperi ad altri ragazzi e ragazze, cosi
che tutte
le nostre scoperte e i nostri sforzi non siano stati
inutili”.
“Ragazzi
e ragazze di che genere? Solo di sangue puro vero?” aggiunse
in modo
canzonatorio Salazar ma Tosca lo interruppe “è una
bellissima idea Godric”
sorrise radiosa “ma dove vorresti insegnare loro? Nessuna
delle nostre case è
abbastanza grande da accogliere tanti ragazzi e di scuole di magia non
ne
esistono nei dintorni, lo sai” aggiunse un po’
sconfortata.
“Beh”
aggiunsi io “potremmo trovare un posto adatto, dove costruire
un castello e li
portare i ragazzi che decideremo di istruire”.
“Giusto”
approvò Godric “e per quanto riguarda la tua
domanda, Sal, è semplice: ognuno
di noi sceglierà personalmente gli studenti cui trasmettere
i propri saperi, in
base alle caratteristiche che ognuno di noi prediligerà.
Quindi se tu vorrai
solo ragazzi di alto lignaggio, potrai farlo tranquillamente nella
sezione del
castello che sceglierai” aggiunse sorridente.
Fummo
subito tutti d’accordo e quindi ci mettemmo
all’opera e in men che non si dica,
creammo Hogwarts e cominciammo a viaggiare e a portare al castello i
nostri
studenti.
In
uno di quei viaggi mi accadde un evento bellissimo e tristissimo al
tempo
stesso: m’innamorai di uno stregone e rimasi incinta di
Helena. Rimasi con lui
3 mesi, ma quando scoprì che il mio stato interessante, mi
disse che per lui
ero stata una semplice avventura, nulla di più e che non era
disposto a
prendersi carico di me e di mia figlia. Sparì il giorno dopo
e di lui non seppi
mai più nulla.
Sconsolata
tornai al castello, non sapendo cosa dire ai miei amici, tremando al
pensiero
di come l’avrebbero presa. Per fortuna Tosca e Godric, che mi
volevano molto
bene, mi consolarono e mi dissero che non vi erano problemi: Helena
sarebbe
vissuta con noi. Salazar mi chiese solo se fossi sicura dello stato di
sangue
del mio amante, per evitare mescolanze non gradite.
Passarono
gli anni, mi buttai alle spalle questa brutta storia e pensai solo al
lavoro e
a mia figlia, preoccupandomi che non le mancasse nulla e che crescesse
serena e
senza turbamenti dovuti all’assenza del padre.
Funzionò tutto alla perfezione
fino a quando lei ebbe tre anni: a quel punto, cominciò in
modo sempre più
insistente a chiedermi notizie di suo padre ed io entrai in crisi. Come
potevo
dire al mio angelo che il suo papà era l’orco
cattivo della situazione? Che si
era rifiutato di conoscere e amare come meritava questa creatura
innocente?
Disperata, decisi di prendere tempo e confidarmi con Godric e chiedere
consiglio a lui.
Una
sera, dopo aver messo a dormire Helena e dopo essermi assicurata che
nessuno
fosse in giro senza permesso, mi avviai verso lo studio di Godric e
bussai alla
sua porta. Subito aprì la porta e rimase sorpreso di vedermi
li, a quell’ora
della notte.
“Rowena,
accomodati”, disse Godric facendomi entrare nel suo studio
“a cosa devo un cosi
tardo e assai piacevole incontro? È successo qualcosa a
Helena?” s’informò
mentre mi versava da bere.
“Godric
è successo ciò che temevo: Helena chiede sempre
più incessantemente
informazioni di suo padre ed io non so più cosa dirle. Sono
davvero disperata”
aggiunsi tremando un po’.
Godric
mi sorrise, si accomodò di fronte a me e disse
“Row, senti, Helena è una
bambina sveglia quanto te e, come tutti i bambini della sua
età desidera un
padre e una madre, desidera sentirsi amata. È normale dunque
che ponga certe
domande”.
“Lo
so God, però come posso dirle che razza di farabutto era?
Non posso neanche
indorarle la pillola dicendole che era un valoroso uomo finito a
combattere
chissà dove per la nostra causa, non sarebbe giusto e una
volta scoperta la
verità, mi odierebbe” aggiunsi piangendo.
A
quel punto Godric mi prese il viso tra le sue mani e mi costrinse a
guardarlo
“Rowena tu sei una strega favolosa e una madre amorevole che
sacrificherebbe la
propria vita piuttosto che vedere soffrire la sua piccola stella, come
potrebbe
mai solo sfiorarla l’idea di odiarti?” mio malgrado
sorrisi, ma non mi fece
aprir bocca e continuò “Helena è una
bambina intelligente e sono sicuro che, se
le dirai la verità in modo semplice, lei capirà e
accetterà. Non fasciarti
troppo la testa e non preoccuparti, vedrai che andrà tutto
bene” mi sorrise in
modo incoraggiante.
Benché
mi avesse detto solo queste poche parole, riuscì a
tranquillizzarmi cosi tornai
nella mia stanza e mi preparai ad affrontare mia figlia. Come aveva
previsto
Godric, andò tutto bene e Helena non chiese mai
più di suo padre ed io ne fui
felice.
Gli
anni seguenti trascorsero sereni e senza tanti problemi fino a quando
un giorno
Salazar litigò con Godric sull’ammissione dei
“mezzosangue” come amava
definirli lui e abbandonò la scuola. Furono momenti
difficili, ma anche questi
si superarono e tutto proseguì senza troppi scossoni.
L’unica
persona a preoccuparmi veramente e di cui m’importasse era
Helena. Da bambina
allegra e curiosa qual era, con il passare degli anni era diventata una
ragazza
taciturna che tendeva a isolarsi. Non si confidava più con
me, né con Tosca o
Godric ai quali voleva un gran bene e dei quali si fidava ciecamente.
Un
giorno, al compimento dei suoi diciassette anni decisi di parlarle:
quella
situazione durava ormai da troppo e non potevo sopportare oltre i suoi
silenzi.
Scoprì cosi che lei era invidiosa di me, della mia bravura e
bellezza: avemmo
un bruttissimo litigio e una mattina scappò portandosi
dietro il mio prezioso
diadema.
Quest’evento
mi straziò il cuore: non capivo,
dove avevo
sbagliato? Senza di lei non riuscivo ad andare avanti. Feci
di tutto per
rintracciarla ma aimè non ci riuscì. Ormai mi
stavo arrendendo e mi ammalai:
Godric era distrutto nel vedermi cosi e fece tutto ciò che
era in suo potere
per trovare Helena e ricondurla alla ragione e da me.
Quando
ormai avevo perso le speranze però, Godric fece il miracolo:
trovò Helena e la
riportò da me, la quale mi restituì il diadema e
facemmo pace. Subito
riacquistai le forze e una sera decisi di recarmi nello studio di
Godric, come
tanti anni prima, solo che questa volta ci andai per ringraziarlo
ancora una
volta del bene che mi aveva fatto.
“Godric
non so davvero come ringraziarti” gli dissi per la millesima
volta “se non
fosse stato per te, sarei di sicuro morta e Helena si sarebbe pentita
di ciò
per tutta la vita”.
“Rowena
non devi ringraziarmi, ciò che ho fatto è stato
dettato dal cuore, da questo
cuore che ti ama dal primo giorno in cui ti vide” mi disse
Godric guardandomi
negli occhi “fin dal primo giorno e da allora, credimi, non
ho mai smesso di
amarti”.
Calde
lacrime solcavano ora il mio viso, perché anch’io
avevo sempre amato Godric
solo che non avevo mai osato ammetterlo a me stessa e me ne rendevo
conto solo
ora. Godric vedendo le mie lacrime, però, capì
che i miei sentimenti erano
identici ai suoi e, senza aggiungere altro, mi baciò.
Da
quel giorno non vi furono più periodi tristi o difficili e,
arrivati a una
veneranda età, lasciammo la scuola in mano ai nostri figli e
ci ritirammo a
Godric’s Hollow per trascorrere assieme gli ultimi anni della
nostra vita.
Una
mattina di molti anni dopo, Helena decise di andare a trovare i suoi
anziani
genitori con cui non aveva contatti da un po’ di giorni.
Entrando li trovò
stesi sul letto, sorridenti, mano nella mano e morti.
Helena
pianse a lungo per la scomparsa dei suoi genitori, ma fu rincuorata al
pensiero
che erano morti col sorriso sulle labbra, insieme oltre la morte.
“L’ultimo
nemico che sarà sconfitto è la morte”.