Autrice:
Blankette_Girl
Titolo: St.Valentine Is A Good Day For A Fight! (I believe in peace, bitch!)
Rating: Verde
Avvertimenti: One-Shot, Het, Girl!Fight (l’ho inventato al
momento, troppo
bello!), Gelosia a palate, Fluff, Romantico. Divertente (spero XD)
Introduzione: Scritta per il contest di San Valentino di Violet
Aquarius “Una
Rosa Per Te”. Lily non è una Mary Sue, perlomeno,
non la mia di Irish Rain. E
odia San Valentino. Ma si mangerebbe chili di cioccolata *anche* a San
Valentino. E le piace pomiciare con Sev, ma a voi lettori non lo
verrà mai a
dire, perché sono fatti suoi.
NdA: Insomma, ho voluto scrivere questo piccolo spin-off divertente per
due
motivi. Prima di tutto per il contest della mitica Vio. In secondo
luogo, mi
sono stufata un po’ delle Snevans tristi e drammatiche e
piene di luoghi e temi
già visti. Ho voluto scrivere sempre legata alla mia saga,
ma ho voluto che
venisse fuori qualcosa di divertente e di spensierato. E una Lily umana
e un
po’ ragazzina nella sua gelosia. Ma fa vedere che
è tanto innamorata di Sev,
che poverino, diventerà santo dopo questa One-Shot.
St. Valentine Is A Good Day For A Fight!
(I
believe in peace, bitch!)
Lily non aveva
mai sopportato San Valentino. L’aveva sempre trovata una
festa inutile,
ridicola: perché mai gli innamorati avrebbero dovuto
festeggiare il proprio
amore in un giorno deciso non da loro? Che senso aveva ritrovarsi
Hogwarts
decorata con fiori, perlopiù delle scontatissime rose rosse,
con festoni in
tutte le tonalità di rosso, e popolata da poltergeist
burloni che lanciavano
cuoricini ovunque per
E poi, San
Valentino non era nemmeno una buona scusa per mangiare del cioccolato
in più,
dato che la ragazza già ne mangiava abbastanza per i fatti
propri. Per la
precisione, non aveva mai amato il cioccolato al latte, preferendo
sempre e
solo quello fondente. Più amaro era, più lei
provava uno strano gusto ad
assaporare lentamente i blocchetti di cioccolato, masticandoli
lentamente,
lasciando che quel sapore amaro e pungente le rimanesse sul palato e
sulla
lingua a lungo.
Ad essere
sinceri fino in fondo, Lily non disdegnava affatto San Valentino, solo
ed
esclusivamente quando le amiche Grifondoro le lasciavano i cioccolatini
che
loro non mangiavano. Allora, nei giorni successivi, accoccolata nel suo
letto,
con un libro enorme appoggiato sul cuscino, si metteva a sbocconcellare
i dolci
delle amiche, appallottolando le carte stagnole multicolore con una
certa
meticolosità. Le compagne si chiedevano che razza di stomaco
dovesse avere per
ingerire tutta quella quantità di cioccolato senza fare una
piega, o senza
sentirsi nauseata dopo qualche pralina “AmoreAmaro”
di Mielandia.
Ma quell’anno,
il suo quinto San Valentino ad Hogwarts, l’avrebbe odiato con
tutte le sue
forze. Non sarebbero mai bastati i baci e le attenzioni di Severus. E
non
sarebbe mai bastato neppure un barile di Felix Felicis nello stomaco,
per
apprezzare a dovere quell’insulso, patetico, San Valentino
del 1976. E sapeva
anche il perché: il motivo aveva un nome, un cognome e un
volto ben preciso.
Tutto era
iniziato quando quell’orrenda
sgualdrina aveva
fatto cadere i libri in corridoio.
Peccato che
quella smorfiosa avesse scelto proprio Sev, per la gioia
della Grifondoro, scatenando una brutta bestia, chiamata
gelosia, sentimento al quale Lily non era per nulla immune. Lo sapeva,
cercava
di tenerlo a bada – ed era molto facile, dato che Severus non
era affatto un ragazzo
tra i più adocchiati dalle ragazze di Hogwarts.
Ma per Lily,
qualsiasi ragazza si fosse mai avvicinata al proprio amato, sarebbe
sempre
stata una di troppo.
Adesso che una
studentessa si era fatta avanti, sentiva una voglia irrefrenabile di
Schiantarla.
Di prenderla a botte come si usava fare nei pub, per strada, nei
quartieri
malfamati di Londra o nelle peggiori periferie inglesi; di strapparle
quei
capelli castano chiaro così ben acconciati, ad uno ad uno.
Si rigirava
nel proprio letto, digrignando i denti, faticando a prendere sonno.
Pensava a
quei sorrisetti falsi di quella… Laura?
Hannah? Isabelle? Non si ricordava il nome, ma aveva poca
importanza, dato
che conosceva fin troppo bene la sua faccia. Non si dava pace. Si stava
iniziando ad avvicinare troppo a Severus, anche a pranzo ed a cena. Se
si fosse
avvicinata pure a colazione, la disfatta sarebbe stata completa,
rovinando il
gusto dolce di quel bacio che erano soliti scambiarsi, un po’
di fretta e
lontano dagli occhi indiscreti, tutte le mattine.
Doveva
immaginarlo, quella poco di buono aveva adocchiato Severus sin da
subito.
Perché era
stata così gentile con lei? Si era chiesta incessantemente.
Perché l’aveva
aiutata a raccogliere i libri da terra? Perché aveva
scambiato qualche battuta
divertente con lei?
E soprattutto,
perché Sev le aveva rivolto la parola? L’aveva
salutata, educatamente per
giunta, Merlino. Troppo educatamente per una ragazza così
anonima.
Avrebbe dovuto
capire che quello sguardo luminoso e civettuolo aveva già
puntato Severus.
Stava
crescendo, come tutti gli adolescenti e si stava facendo affascinante e
più
adulto, agli occhi di Lily. E a quanto sembrava, non solo ai suoi occhi.
Era stata
stupida a darle troppa confidenza. A quella Lucretia.
Myriam. Sophie, qualsiasi nome avesse.
Aveva pure
provato a parlarne con Mary, che le aveva riso in faccia; Si era
confidata con
Emmeline, che era partita con le sue teorie zuccherose e romantiche
senza darle
una risposta concreta. Ne aveva discusso con Marlene, che le aveva
suggerito di
non perdere la testa dietro una smorfiosa, che sicuramente avrebbe
presto trovato
qualche bellimbusto del settimo anno da molestare.
Si sentiva una
leonessa in gabbia. Non sapeva nemmeno da che parte cominciare per dire
a
quella Sarah, Angie, Sadie di
evitare
di stare troppo vicina al suo ragazzo. Si era dimenticata il suo nome.
Il nome
le importava poco, in fondo.
Stupida. Stupida.
Stupida.
Se lo ripeteva
ogni volta che si coricava, come una lunga litania, sperando che
scacciasse via
i suoi tormenti.
Quando
sembrava che si fosse allontanata da Sev una volta per tutte, ecco che
quella Lucy, Madeleine, Amanda oltrepassò
ogni
limite.
Era sabato, ed
era proprio il giorno di San Valentino, e quella mattina si sarebbe
disputata una
delle tante partite di Quidditch del campionato. Serpeverde contro
Grifondoro.
Lily e Sev non erano grandi appassionati della disciplina, ma andavano
comunque
a fare un po’ di tifo sugli spalti, giusto per prendere una
boccata d’aria da
una sessione di studio e l’altra. Ed era
l’occasione perfetta per perdere la
propria femminilità e grazia, in caso di gol
subìto.
Lily prese il
proprio posto con le proprie amiche nella tribuna dei Grifondoro,
sistemandosi
la sciarpa della propria casa attorno al collo. La tribuna dei
Serpeverde era
esattamente di fronte alla loro, posizionata dall’altra parte
del campo.
Lily cercò con
lo sguardo Sev, che si era seduto solitario nell’ultima fila
di panche. In un
certo senso, la ragazza si sentì rassicurata dalla
solitudine che circondava
l’amato. Tirò un sospiro di sollievo e si
concentrò sulla partita, sicura che
se la sarebbe goduta, almeno per scacciare i tormenti degli ultimi
giorni.
Purtroppo, la
partita non era a favore di Grifondoro. Proprio quel sabato che Lily
sperava
che la propria casa potesse vincere in maniera schiacciante,
perché non vedeva
l’ora di stuzzicare Sev in maniera affettuosa, magari di
fronte ad una
cioccolata calda. Rigorosamente al cioccolato fondente, con panna e
scaglie di
mandorle.
“Merlino,
Potter, ti vuoi dare una mossa o no?” urlò Lily,
sperando che il Malandrino
potesse segnare un gol che fosse uno. Evidentemente, non era giornata
nemmeno
per il Cacciatore di punta di Grifondoro.
“Lily! Sei una
furia in questi giorni, te la prendi con tutto e tutti!”
esclamò Mary, canzonandola.
“Sarà mica per
quella… Come si chiama?” azzardò
Marlene.
“ZITTE! Non
nominatela nemmeno. Si è allontanata da Sev. Non la voglio
più sentire in vita
mia” ribatté la ragazza imperiosa.
Un boato
proveniente dalla tribuna Serpeverde indicò che la squadra
aveva appena segnato
un nuovo gol.
Le quattro
ragazze brontolarono e il dispiacere era palese in tutta la tribuna
color
scarlatto e oro. La partita stava per giungere alla fine e dubitavano
che i
Grifondoro potessero colmare il pesante distacco dai Serpeverde.
Lily era
curiosa di vedere se Sev, dall’altra parte del campo, stesse
gioendo – ne
dubitava, dato il poco amore per il Quidditch – e lo
cercò con lo sguardo.
Vide lei. Lily
vide lei vicina al suo ragazzo,
sorridere, applaudire, cercando di strappare un sorriso a Severus, che
sembrò
farle segno di allontanarsi da lui, con una smorfia imbarazzata.
Lily non vide
più altro, fatto salvo per quella smorfiosa che applaudiva
verso il cielo,
accanto a Sev – evidentemente a disagio, ma
La ragazza
spintonò un po’ di compagni di casa, cercando di
crearsi un varco verso
l’uscita dalla tribuna. Saltò i gradini due a due
e non si rese nemmeno conto
di avere già impugnato la bacchetta magica.
Si
ritrovò
sotto la tribuna dei Serpeverde, aspettando nervosamente che
quell’impudente si
facesse viva. Stava pensando ancora quale incantesimo scagliarle, in
quale
oggetto orrendo trasfigurarla, ma di una cosa era certa: non
l’avrebbe passata
liscia. E nemmeno Sev, sebbene avesse cercato di tenerla a debita
distanza. Era
accecata dalla gelosia e lo riteneva in parte responsabile di aver
fatto
degenerare la situazione.
Passato
qualche gruppo di Serpeverde del secondo e terzo anno, assieme a
qualche
ragazzo più grande, iniziò a vedere delle
Serpeverde del quinto e del sesto
anno.
Lily la
individuò in mezzo ad altre oche, non poteva che stare tra
le sue simili. Però,
le riconobbe il buongusto di non essere scesa assieme al suo ragazzo.
Con passo
deciso si diresse verso quel gruppetto di ragazze meravigliose, ai suoi
occhi belle
ed inarrivabili.
Si piazzò
davanti a loro, e guardò torva proprio lei. Non le veniva in
mente il nome. Daisy? Annabelle? Greta?
Le ragazze si
fermarono, guardandola un po’ stupite, ed un po’
altezzose.
Si schiarì la
voce e la chiamò, tagliente: “Grace, ti posso
parlare?”.
La mano con la
quale reggeva la bacchetta era nascosta dietro la schiena.
L’interpellata
guardò le proprie amiche, perplessa. Le invitò a
proseguire verso il castello,
assicurando loro che le avrebbe raggiunte il prima possibile.
Si ritrovarono
per un attimo sole. Lily iniziò a camminare attorno alle
tribune,
allontanandosi dalla folla. Entrambe rimasero in silenzio, ma si
studiavano con
lo sguardo, come due leonesse pronte ad azzannarsi.
“Su, ragazza,
cosa dovevi dirmi?” sbottò Grace
all’improvviso “Non ho tutto questo tempo da
perdere”.
“Andrò dritta
al sodo” rispose Lily, con voce cupa e calma. Le
puntò la bacchetta addosso.
“Ma che fai?
Metti via quella bacchetta!” strillò quella,
impaurita.
“Non hai capito
che devi stare lontana dal mio ragazzo?” disse furiosa Lily,
fulminandola con
lo sguardo.
“Ma cosa s-stai d-dicendo?” balbettò
Grace, visibilmente spaventata. Si fermò
di colpo, impaurita.
Lily appoggiò
la punta della propria bacchetta fatta di legno di salice, lunga dieci
pollici
ed un quarto, sulla spalla della propria avversaria.
“No, carina,
non fare la finta tonta. Ti sei avvicinata
un po’ troppo al mio
ragazzo”
sibilò Lily.
“Posa quella
bacchetta, sciocca. ORA!” disse stizzita Grace, che
indietreggiò di qualche
passo, per cercare di ritornare sotto la tribuna Serpeverde. Era
sinceramente
spaventata da quella folle ragazza dai capelli rossi e dagli occhi
verdi che
promettevano battaglia.
“NO! NON
Grace
impallidì, ma s’innervosì per
quell’offesa gratuita. Afferrò Lily per le spalle
e l’allontanò da sé.
“Parli di quel
maledetto musone?” ribatté strafottente
“Ma chi lo vuole uno come lui? Solo una
pazza come te!”.
Aveva detto
troppo; era decisamente troppo per le orecchie di Lily.
Dei Serpeverde
si erano accorti delle due ragazze che si stavano malmenando, per le
strilla
che stavano lanciando, ed in mezzo a quel gruppo vi era Severus, che
riconobbe
subito la chioma rossa della propria ragazza.
“Guarda quelle
due come se le stanno dando!” disse ridendo un Serpeverde del
sesto anno.
“Ma non è
quella svampita di Grace?” esclamò un altro,
divertito.
Severus stava
già correndo verso le due ragazze, che non davano segni di
volersi fermare.
Il Serpeverde
aveva capito che a Lily non piaceva per nulla la presenza di Grace
attorno a
lui. Non che lui l’apprezzasse o la trovasse minimamente
interessante, era
troppo frivola ed irritante. Oltretutto, non aveva mai voluto darle
corda
davvero, e aveva cercato così tante volte di allontanarla.
Per di più, Lily non
sapeva che Grace lo avesse cercato un paio di volte nella Sala Comune
dei
Serpeverde.
Costernato, e
con un notevole senso di colpa per aver scatenato indirettamente quella
rissa,
si avvicinò alle due belve, e prese per le spalle la propria
ragazza,
strappandola via da Grace. Per fortuna Lily era rimasta piccola e
leggera,
consentendogli di sollevarla con facilità.
Grace fissò
Lily, che scalciava confusamente, non essendosi ancora accorta di
essere stata
afferrata da Severus.
“Severus! Ma prenditela tu questa pazza! Mi ha
aggredito!” urlò isterica Grace,
rialzandosi e ridandosi un contegno, sistemandosi la gonna scura
sgualcita ed
il cappotto. Era saltato un bottone dell’elegante soprabito
della Serpeverde e
chissà dove si era perso, rotolando nell’erba
piena di brina.
“Broderick,
levati di torno, hai combinato abbastanza danni” disse secco
Severus, con la
stessa simpatia di un cactus infilzato sotto un piede. Lily stava
sibilando
ancora qualcosa, ma Severus – con dispiacere – le
mise la mano davanti alla
bocca, per farla stare in silenzio. Lily fu molto tentata dal mordergli
le
dita, ancora accecata dalla gelosia.
Il ragazzo
liberò Lily dalla stretta. Balzò a qualche metro
di distanza, come un gatto
spaventato e lo fissò in silenzio, furiosa. Respirava
affannosamente.
“TU!” disse
Lily, raccogliendo la bacchetta e ricacciandosela in tasca.
Cercò di sistemarsi
i capelli alla bell’e meglio, ma erano pieni di nodi e si
erano fatti
voluminosi per l’umidità attorno a quel campo da
gioco.
Severus rimase
fermo immobile, guardandosi attorno.
“Io?” disse
con un sorrisetto sarcastico, misto ad una certa incredulità
nel vedere Lily
così fuori di sé. Non negò di essere
piuttosto divertito.
“Come hai
potuto stare vicino ad un’oca simile!?”
strillò Lily “E le hai pure rivolto la
parola!”.
“Io
veramente…” cercò di rispondere calmo
Severus, ma venne interrotto bruscamente.
Incredibile, Lily Evans era gelosa,
gelosissima di una ragazza vuota ed
inconsistente! Era un giorno da ricordare.
“NON DIRE CHE
NON E’ VERO! TI HO VISTO!”.
Severus era
seriamente propenso a mettersi a ridere. Non rideva praticamente mai,
ma
l’occasione era troppo surreale per non trattenere una risata.
Avanzò verso
di lei, con lo stesso sorrisetto sulle labbra.
“Ma guardate
un po’: la signorina Evans è gelosa!”
disse sarcastico Sev, tendendole una mano.
Lily incrociò
le braccia e mise il broncio, voltandosi. Rimase in silenzio.
“Sei gelosa di
una alla quale ho a malapena rivolto la parola. E quel poco che le ho
detto è
stato per allontanarla da me!” disse incredulo Sev. Gli
scappò una mezza
risata, che riuscì a soffocare prontamente.
Lily lo
fulminò con lo sguardo, ma si vedeva che era stata punta sul
vivo. Anche se, in
quel momento, sembrava più una bambina dispiaciuta per aver
pestato i piedi a
terra, per aver fatto di testa sua, finendo per combinare un pasticcio
più
grande di lei.
Sev la prese
per mano e l’attirò a sé. Lei rimase in
piedi, rigida e sempre con le braccia
incrociate, continuando a guardare altrove.
“Sì, sono
g-gelosa. E allora?” bofonchiò scontrosa.
Il ragazzo le
passò le dita tra i capelli e le baciò la testa.
Lei si rilassò e si lasciò
stringere più volentieri. Voleva dirle che gli piaceva che
fosse così
passionale e viscerale, ma temeva che potesse correre a suonarle ancora
a
Grace.
“Non ti piace
che io sia così gelosa?” chiese lei, meno
arrabbiata, forse più triste.
Sev si chinò
leggermente, avvicinando le sue labbra a quelle di Lily.
Lei tirò
indietro la testa.
“Aspetta!
Rispondimi! Mi sento... in colpa. Forse ho esagerato” disse
agitata.
“Ti confesso
un segreto, testa matta” disse Severus, con un ghigno
“Mi piaci esattamente
così come sei”.
Lily sorrise
per la prima volta dopo parecchio tempo.
“Dici
davvero?” chiese lei, più serena. Aveva agito a
fin di bene, si convinse: le
altre ci avrebbero pensato due volte prima di avvicinarsi a Severus,
dopo
quella rissa con Grace.
“Dico davvero”
disse Sev, baciandola teneramente.
Lily si
sentì
immediatamente meglio. Quel bacio era per lei e per lei sola, e quel
gesto
aveva cancellato la rissa, la rabbia dei giorni precedenti.
Pensò che Severus
fosse veramente in grado di farla stare meglio, di dissipare qualsiasi
tensione
negativa e distruttiva in lei. Le toccava le spalle ed immediatamente
si
rilassavano, le sfiorava la schiena ed essa era meno rigida, e Lily si
sentiva
più disposta a farsi abbracciare.
La ragazza
riaprì gli occhi e sorrise più serena.
“Ho voglia di
cioccolata” ammise “Tutta questa tensione mi ha
messo decisamente fame”.
Sev alzò lo
sguardo al cielo. Quella ragazza aveva sempre fame e ne aveva ancora di
più
dopo i momenti più critici.
“Andiamo ai
Tre Manici di Scopa” disse, cingendo le spalle di Lily con un
braccio. “Assolutamente
sì” convenne Lily “Da Madama Piediburro
non ci voglio mettere piede: sarà pieno
di coppiette che pomiciano tra un pizzo ed un merletto” disse
Lily.
“E’ San
Valentino, Lily…La festa più stucchevole
dell’universo magico e non, lo sai”.
“Io odio San
Valentino. Odio le coppiette e le loro futili smancerie”
borbottò la ragazza,
stringendosi a Sev mentre camminavano. Tacque per qualche attimo e poi
aggiunse, lasciando totalmente a bocca aperta Severus.
“Questo non
vuol dire che non mi piaccia quando po… Sì,
insomma, quando stiamo assieme.
Solo che noi siamo discreti” spiegò, affrettandosi
ad aggiungere “E poi, non
abbiamo bisogno di San Valentino per fare certe cose”.
Severus scosse
il capo, quasi rassegnato di fronte alla logica ferrea, ma bizzarra,
dell’amata.
"E’
proprio una testa matta”
pensò affettuosamente. Ma in fondo, a
lui Lily andava bene così.