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Autore: Lily White Matricide    07/02/2012    11 recensioni
E' il quinto San Valentino ad Hogwarts di Lily Evans e l’avrebbe odiato con tutte le sue forze. Non sarebbero mai bastati i baci e le attenzioni di Severus. E non sarebbe mai bastato neppure un barile di Felix Felicis nello stomaco, per apprezzare a dovere quell’insulso, patetico, San Valentino del 1976. E sapeva anche il perché: il motivo aveva un nome, un cognome e un volto ben preciso.
Tutto era iniziato quando quell’orrenda sgualdrina aveva fatto cadere i libri in corridoio.
[Spin-Off di Irish Rain, facente parte della "Irish Rain Saga"]
[Terza Classificata al Contest di Violet Aquarius "Una Rosa Per Te"]
Genere: Commedia, Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altro personaggio, Lily Evans, Severus Piton | Coppie: Lily/Severus
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica
- Questa storia fa parte della serie 'Irish Rain Saga'
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Autrice: Blankette_Girl
Titolo: St.Valentine Is A Good Day For A Fight! (I believe in peace, bitch!)
Rating: Verde
Avvertimenti: One-Shot, Het, Girl!Fight (l’ho inventato al momento, troppo bello!), Gelosia a palate, Fluff, Romantico. Divertente (spero XD)
Introduzione: Scritta per il contest di San Valentino di Violet Aquarius “Una Rosa Per Te”. Lily non è una Mary Sue, perlomeno, non la mia di Irish Rain. E odia San Valentino. Ma si mangerebbe chili di cioccolata *anche* a San Valentino. E le piace pomiciare con Sev, ma a voi lettori non lo verrà mai a dire, perché sono fatti suoi.
NdA: Insomma, ho voluto scrivere questo piccolo spin-off divertente per due motivi. Prima di tutto per il contest della mitica Vio. In secondo luogo, mi sono stufata un po’ delle Snevans tristi e drammatiche e piene di luoghi e temi già visti. Ho voluto scrivere sempre legata alla mia saga, ma ho voluto che venisse fuori qualcosa di divertente e di spensierato. E una Lily umana e un po’ ragazzina nella sua gelosia. Ma fa vedere che è tanto innamorata di Sev, che poverino, diventerà santo dopo questa One-Shot.

 Ho sempre la colonna sonora in testa, quando scrivo: quindi per voi, a questo giro, vi lascio “The Waitress” di Tori Amos (dalla quale ho tratto il sotto-titolo) e “She Hates Me” dei Puddle Of Mudd. Buon ascolto!

P.S. Dedico questo spin-off leggero e spensierato ad Unbreakable_Vow e tutte le mie amiche (e amici) e compagne (e compagni) di sventure universitarie! Spero di strapparvi un sorrisino in questi momenti impegnativi. E il 14 Febbraio 1976 era VERAMENTE un sabato. Ho un culo sfacciato. E' leggermente più avanti rispetto agli avvenimenti di Irish Rain, ma non ci sono problemi. Ho dovuto adattare un pochino la timeline per il contest!

 

St. Valentine Is A Good Day For A Fight!

(I believe in peace, bitch!)

 

Lily non aveva mai sopportato San Valentino. L’aveva sempre trovata una festa inutile, ridicola: perché mai gli innamorati avrebbero dovuto festeggiare il proprio amore in un giorno deciso non da loro? Che senso aveva ritrovarsi Hogwarts decorata con fiori, perlopiù delle scontatissime rose rosse, con festoni in tutte le tonalità di rosso, e popolata da poltergeist burloni che lanciavano cuoricini ovunque per la Sala Grande, o che in alternativa spaventavano le coppiette di ragazzi sparse per il castello?
E poi, San Valentino non era nemmeno una buona scusa per mangiare del cioccolato in più, dato che la ragazza già ne mangiava abbastanza per i fatti propri. Per la precisione, non aveva mai amato il cioccolato al latte, preferendo sempre e solo quello fondente. Più amaro era, più lei provava uno strano gusto ad assaporare lentamente i blocchetti di cioccolato, masticandoli lentamente, lasciando che quel sapore amaro e pungente le rimanesse sul palato e sulla lingua a lungo.
Ad essere sinceri fino in fondo, Lily non disdegnava affatto San Valentino, solo ed esclusivamente quando le amiche Grifondoro le lasciavano i cioccolatini che loro non mangiavano. Allora, nei giorni successivi, accoccolata nel suo letto, con un libro enorme appoggiato sul cuscino, si metteva a sbocconcellare i dolci delle amiche, appallottolando le carte stagnole multicolore con una certa meticolosità. Le compagne si chiedevano che razza di stomaco dovesse avere per ingerire tutta quella quantità di cioccolato senza fare una piega, o senza sentirsi nauseata dopo qualche pralina “AmoreAmaro” di Mielandia.
Ma quell’anno, il suo quinto San Valentino ad Hogwarts, l’avrebbe odiato con tutte le sue forze. Non sarebbero mai bastati i baci e le attenzioni di Severus. E non sarebbe mai bastato neppure un barile di Felix Felicis nello stomaco, per apprezzare a dovere quell’insulso, patetico, San Valentino del 1976. E sapeva anche il perché: il motivo aveva un nome, un cognome e un volto ben preciso.

 

Tutto era iniziato quando quell’orrenda sgualdrina aveva fatto cadere i libri in corridoio. Era una Serpeverde del sesto anno. Una ragazza che Lily non aveva definito né bella, né brutta; forse faceva troppo affidamento ai trucchi, ma i lineamenti erano molto gradevoli. Aveva un modo di fare insolitamente gentile, per essere una studentessa della casa di Salazar Serpeverde. Sembrava una delle solite ragazze molto popolari tra la fauna maschile, solitamente molto richiesta, che, al primo momento di solitudine, trovava sempre il modo di lanciarsi tra le braccia di qualcuno. E questo qualcuno non era affatto detto che contraccambiasse l’interesse.
Peccato che quella smorfiosa avesse scelto proprio Sev, per la gioia della Grifondoro, scatenando una brutta bestia, chiamata gelosia, sentimento al quale Lily non era per nulla immune. Lo sapeva, cercava di tenerlo a bada – ed era molto facile, dato che Severus non era affatto un ragazzo tra i più adocchiati dalle ragazze di Hogwarts.
Ma per Lily, qualsiasi ragazza si fosse mai avvicinata al proprio amato, sarebbe sempre stata una di troppo.
Adesso che una studentessa si era fatta avanti, sentiva una voglia irrefrenabile di Schiantarla. Di prenderla a botte come si usava fare nei pub, per strada, nei quartieri malfamati di Londra o nelle peggiori periferie inglesi; di strapparle quei capelli castano chiaro così ben acconciati, ad uno ad uno.
Si rigirava nel proprio letto, digrignando i denti, faticando a prendere sonno. Pensava a quei sorrisetti falsi di quella… Laura? Hannah? Isabelle? Non si ricordava il nome, ma aveva poca importanza, dato che conosceva fin troppo bene la sua faccia. Non si dava pace. Si stava iniziando ad avvicinare troppo a Severus, anche a pranzo ed a cena. Se si fosse avvicinata pure a colazione, la disfatta sarebbe stata completa, rovinando il gusto dolce di quel bacio che erano soliti scambiarsi, un po’ di fretta e lontano dagli occhi indiscreti, tutte le mattine.
Doveva immaginarlo, quella poco di buono aveva adocchiato Severus sin da subito.
Perché era stata così gentile con lei? Si era chiesta incessantemente. Perché l’aveva aiutata a raccogliere i libri da terra? Perché aveva scambiato qualche battuta divertente con lei?
E soprattutto, perché Sev le aveva rivolto la parola? L’aveva salutata, educatamente per giunta, Merlino. Troppo educatamente per una ragazza così anonima.
Avrebbe dovuto capire che quello sguardo luminoso e civettuolo aveva già puntato Severus.
Stava crescendo, come tutti gli adolescenti e si stava facendo affascinante e più adulto, agli occhi di Lily. E a quanto sembrava, non solo ai suoi occhi.
Era stata stupida a darle troppa confidenza. A quella Lucretia. Myriam. Sophie, qualsiasi nome avesse.
Aveva pure provato a parlarne con Mary, che le aveva riso in faccia; Si era confidata con Emmeline, che era partita con le sue teorie zuccherose e romantiche senza darle una risposta concreta. Ne aveva discusso con Marlene, che le aveva suggerito di non perdere la testa dietro una smorfiosa, che sicuramente avrebbe presto trovato qualche bellimbusto del settimo anno da molestare.
Si sentiva una leonessa in gabbia. Non sapeva nemmeno da che parte cominciare per dire a quella Sarah, Angie, Sadie di evitare di stare troppo vicina al suo ragazzo. Si era dimenticata il suo nome. Il nome le importava poco, in fondo.

Stupida. Stupida. Stupida.

Se lo ripeteva ogni volta che si coricava, come una lunga litania, sperando che scacciasse via i suoi tormenti.

 

Quando sembrava che si fosse allontanata da Sev una volta per tutte, ecco che quella Lucy, Madeleine, Amanda oltrepassò ogni limite.
Era sabato, ed era proprio il giorno di San Valentino, e quella mattina si sarebbe disputata una delle tante partite di Quidditch del campionato. Serpeverde contro Grifondoro. Lily e Sev non erano grandi appassionati della disciplina, ma andavano comunque a fare un po’ di tifo sugli spalti, giusto per prendere una boccata d’aria da una sessione di studio e l’altra. Ed era l’occasione perfetta per perdere la propria femminilità e grazia, in caso di gol subìto.
Lily prese il proprio posto con le proprie amiche nella tribuna dei Grifondoro, sistemandosi la sciarpa della propria casa attorno al collo. La tribuna dei Serpeverde era esattamente di fronte alla loro, posizionata dall’altra parte del campo.
Lily cercò con lo sguardo Sev, che si era seduto solitario nell’ultima fila di panche. In un certo senso, la ragazza si sentì rassicurata dalla solitudine che circondava l’amato. Tirò un sospiro di sollievo e si concentrò sulla partita, sicura che se la sarebbe goduta, almeno per scacciare i tormenti degli ultimi giorni.
Purtroppo, la partita non era a favore di Grifondoro. Proprio quel sabato che Lily sperava che la propria casa potesse vincere in maniera schiacciante, perché non vedeva l’ora di stuzzicare Sev in maniera affettuosa, magari di fronte ad una cioccolata calda. Rigorosamente al cioccolato fondente, con panna e scaglie di mandorle.
“Merlino, Potter, ti vuoi dare una mossa o no?” urlò Lily, sperando che il Malandrino potesse segnare un gol che fosse uno. Evidentemente, non era giornata nemmeno per il Cacciatore di punta di Grifondoro.
“Lily! Sei una furia in questi giorni, te la prendi con tutto e tutti!” esclamò Mary, canzonandola.
“Sarà mica per quella… Come si chiama?” azzardò Marlene.
“ZITTE! Non nominatela nemmeno. Si è allontanata da Sev. Non la voglio più sentire in vita mia” ribatté la ragazza imperiosa.
Un boato proveniente dalla tribuna Serpeverde indicò che la squadra aveva appena segnato un nuovo gol.
Le quattro ragazze brontolarono e il dispiacere era palese in tutta la tribuna color scarlatto e oro. La partita stava per giungere alla fine e dubitavano che i Grifondoro potessero colmare il pesante distacco dai Serpeverde.
Lily era curiosa di vedere se Sev, dall’altra parte del campo, stesse gioendo – ne dubitava, dato il poco amore per il Quidditch – e lo cercò con lo sguardo.
Vide lei. Lily vide lei vicina al suo ragazzo, sorridere, applaudire, cercando di strappare un sorriso a Severus, che sembrò farle segno di allontanarsi da lui, con una smorfia imbarazzata.
Lily non vide più altro, fatto salvo per quella smorfiosa che applaudiva verso il cielo, accanto a Sev – evidentemente a disagio, ma la Grifondoro non sembrò notarlo. Il sangue le andò alla testa, facendole perdere la lucidità. Non le importava più niente della partita, andassero tutti al diavolo, a bruciare nell’Ardemonio, con i loro Bolidi, le loro Pluffe, i Boccini e le scope volanti.
La ragazza spintonò un po’ di compagni di casa, cercando di crearsi un varco verso l’uscita dalla tribuna. Saltò i gradini due a due e non si rese nemmeno conto di avere già impugnato la bacchetta magica.

 

Si ritrovò sotto la tribuna dei Serpeverde, aspettando nervosamente che quell’impudente si facesse viva. Stava pensando ancora quale incantesimo scagliarle, in quale oggetto orrendo trasfigurarla, ma di una cosa era certa: non l’avrebbe passata liscia. E nemmeno Sev, sebbene avesse cercato di tenerla a debita distanza. Era accecata dalla gelosia e lo riteneva in parte responsabile di aver fatto degenerare la situazione.
Passato qualche gruppo di Serpeverde del secondo e terzo anno, assieme a qualche ragazzo più grande, iniziò a vedere delle Serpeverde del quinto e del sesto anno.
Lily la individuò in mezzo ad altre oche, non poteva che stare tra le sue simili. Però, le riconobbe il buongusto di non essere scesa assieme al suo ragazzo.
Con passo deciso si diresse verso quel gruppetto di ragazze meravigliose, ai suoi occhi belle ed inarrivabili.
Si piazzò davanti a loro, e guardò torva proprio lei. Non le veniva in mente il nome. Daisy? Annabelle? Greta?
Le ragazze si fermarono, guardandola un po’ stupite, ed un po’ altezzose.
Si schiarì la voce e la chiamò, tagliente: “Grace, ti posso parlare?”.
La mano con la quale reggeva la bacchetta era nascosta dietro la schiena.
L’interpellata guardò le proprie amiche, perplessa. Le invitò a proseguire verso il castello, assicurando loro che le avrebbe raggiunte il prima possibile.
Si ritrovarono per un attimo sole. Lily iniziò a camminare attorno alle tribune, allontanandosi dalla folla. Entrambe rimasero in silenzio, ma si studiavano con lo sguardo, come due leonesse pronte ad azzannarsi.
“Su, ragazza, cosa dovevi dirmi?” sbottò Grace all’improvviso “Non ho tutto questo tempo da perdere”.
“Andrò dritta al sodo” rispose Lily, con voce cupa e calma. Le puntò la bacchetta addosso. La Serpeverde sobbalzò.
“Ma che fai? Metti via quella bacchetta!” strillò quella, impaurita.
“Non hai capito che devi stare lontana dal mio ragazzo?” disse furiosa Lily, fulminandola con lo sguardo.
“Ma cosa s-stai d-dicendo?” balbettò Grace, visibilmente spaventata. Si fermò di colpo, impaurita.
Lily appoggiò la punta della propria bacchetta fatta di legno di salice, lunga dieci pollici ed un quarto, sulla spalla della propria avversaria.
“No, carina, non fare la finta tonta. Ti sei avvicinata un po’ troppo al mio ragazzo” sibilò Lily.
“Posa quella bacchetta, sciocca. ORA!” disse stizzita Grace, che indietreggiò di qualche passo, per cercare di ritornare sotto la tribuna Serpeverde. Era sinceramente spaventata da quella folle ragazza dai capelli rossi e dagli occhi verdi che promettevano battaglia.
“NO! NON LA METTO GIU’, MALEDIZIONE!” urlò Lily esasperata, seguendo Grace “COME PENSI CHE MI SENTA A VEDERE IL MIO RAGAZZO ACCANTO AD UN’OCA COME TE?!”.
Grace impallidì, ma s’innervosì per quell’offesa gratuita. Afferrò Lily per le spalle e l’allontanò da sé.
“Parli di quel maledetto musone?” ribatté strafottente “Ma chi lo vuole uno come lui? Solo una pazza come te!”.
Aveva detto troppo; era decisamente troppo per le orecchie di Lily. La Grifondoro buttò la bacchetta a terra e si avventò su Grace Eleanor Broderick, vanitosa Serpeverde del sesto anno, e lo fece senza un minimo di femminilità o di eleganza. Anche Grace, per qualche istante, dimenticò le buone maniere, non sopportando di esser presa a calci ed a graffiate da una misera Grifondoro.
Dei Serpeverde si erano accorti delle due ragazze che si stavano malmenando, per le strilla che stavano lanciando, ed in mezzo a quel gruppo vi era Severus, che riconobbe subito la chioma rossa della propria ragazza.
“Guarda quelle due come se le stanno dando!” disse ridendo un Serpeverde del sesto anno.
“Ma non è quella svampita di Grace?” esclamò un altro, divertito.
Severus stava già correndo verso le due ragazze, che non davano segni di volersi fermare.
Il Serpeverde aveva capito che a Lily non piaceva per nulla la presenza di Grace attorno a lui. Non che lui l’apprezzasse o la trovasse minimamente interessante, era troppo frivola ed irritante. Oltretutto, non aveva mai voluto darle corda davvero, e aveva cercato così tante volte di allontanarla. Per di più, Lily non sapeva che Grace lo avesse cercato un paio di volte nella Sala Comune dei Serpeverde.
Costernato, e con un notevole senso di colpa per aver scatenato indirettamente quella rissa, si avvicinò alle due belve, e prese per le spalle la propria ragazza, strappandola via da Grace. Per fortuna Lily era rimasta piccola e leggera, consentendogli di sollevarla con facilità.
Grace fissò Lily, che scalciava confusamente, non essendosi ancora accorta di essere stata afferrata da Severus.
“Severus! Ma prenditela tu questa pazza! Mi ha aggredito!” urlò isterica Grace, rialzandosi e ridandosi un contegno, sistemandosi la gonna scura sgualcita ed il cappotto. Era saltato un bottone dell’elegante soprabito della Serpeverde e chissà dove si era perso, rotolando nell’erba piena di brina.
“Broderick, levati di torno, hai combinato abbastanza danni” disse secco Severus, con la stessa simpatia di un cactus infilzato sotto un piede. Lily stava sibilando ancora qualcosa, ma Severus – con dispiacere – le mise la mano davanti alla bocca, per farla stare in silenzio. Lily fu molto tentata dal mordergli le dita, ancora accecata dalla gelosia.

La Serpeverde corse via in silenzio, con qualche graffio in faccia. Anche Lily ne aveva qualcuno sulle guance
Il ragazzo liberò Lily dalla stretta. Balzò a qualche metro di distanza, come un gatto spaventato e lo fissò in silenzio, furiosa. Respirava affannosamente.
“TU!” disse Lily, raccogliendo la bacchetta e ricacciandosela in tasca. Cercò di sistemarsi i capelli alla bell’e meglio, ma erano pieni di nodi e si erano fatti voluminosi per l’umidità attorno a quel campo da gioco.
Severus rimase fermo immobile, guardandosi attorno.
“Io?” disse con un sorrisetto sarcastico, misto ad una certa incredulità nel vedere Lily così fuori di sé. Non negò di essere piuttosto divertito.
“Come hai potuto stare vicino ad un’oca simile!?” strillò Lily “E le hai pure rivolto la parola!”.
“Io veramente…” cercò di rispondere calmo Severus, ma venne interrotto bruscamente. Incredibile, Lily Evans era gelosa, gelosissima di una ragazza vuota ed inconsistente! Era un giorno da ricordare.
“NON DIRE CHE NON E’ VERO! TI HO VISTO!”.
Severus era seriamente propenso a mettersi a ridere. Non rideva praticamente mai, ma l’occasione era troppo surreale per non trattenere una risata.
Avanzò verso di lei, con lo stesso sorrisetto sulle labbra.
“Ma guardate un po’: la signorina Evans è gelosa!” disse sarcastico Sev, tendendole una mano.
Lily incrociò le braccia e mise il broncio, voltandosi. Rimase in silenzio.
“Sei gelosa di una alla quale ho a malapena rivolto la parola. E quel poco che le ho detto è stato per allontanarla da me!” disse incredulo Sev. Gli scappò una mezza risata, che riuscì a soffocare prontamente.
Lily lo fulminò con lo sguardo, ma si vedeva che era stata punta sul vivo. Anche se, in quel momento, sembrava più una bambina dispiaciuta per aver pestato i piedi a terra, per aver fatto di testa sua, finendo per combinare un pasticcio più grande di lei.
Sev la prese per mano e l’attirò a sé. Lei rimase in piedi, rigida e sempre con le braccia incrociate, continuando a guardare altrove.
“Sì, sono g-gelosa. E allora?” bofonchiò scontrosa.
Il ragazzo le passò le dita tra i capelli e le baciò la testa. Lei si rilassò e si lasciò stringere più volentieri. Voleva dirle che gli piaceva che fosse così passionale e viscerale, ma temeva che potesse correre a suonarle ancora a Grace.
“Non ti piace che io sia così gelosa?” chiese lei, meno arrabbiata, forse più triste.
Sev si chinò leggermente, avvicinando le sue labbra a quelle di Lily.
Lei tirò indietro la testa.
“Aspetta! Rispondimi! Mi sento... in colpa. Forse ho esagerato” disse agitata.
“Ti confesso un segreto, testa matta” disse Severus, con un ghigno “Mi piaci esattamente così come sei”.
Lily sorrise per la prima volta dopo parecchio tempo.
“Dici davvero?” chiese lei, più serena. Aveva agito a fin di bene, si convinse: le altre ci avrebbero pensato due volte prima di avvicinarsi a Severus, dopo quella rissa con Grace.
“Dico davvero” disse Sev, baciandola teneramente.

Lily si sentì immediatamente meglio. Quel bacio era per lei e per lei sola, e quel gesto aveva cancellato la rissa, la rabbia dei giorni precedenti. Pensò che Severus fosse veramente in grado di farla stare meglio, di dissipare qualsiasi tensione negativa e distruttiva in lei. Le toccava le spalle ed immediatamente si rilassavano, le sfiorava la schiena ed essa era meno rigida, e Lily si sentiva più disposta a farsi abbracciare.
La ragazza riaprì gli occhi e sorrise più serena.
“Ho voglia di cioccolata” ammise “Tutta questa tensione mi ha messo decisamente fame”.
Sev alzò lo sguardo al cielo. Quella ragazza aveva sempre fame e ne aveva ancora di più dopo i momenti più critici.
“Andiamo ai Tre Manici di Scopa” disse, cingendo le spalle di Lily con un braccio. “Assolutamente sì” convenne Lily “Da Madama Piediburro non ci voglio mettere piede: sarà pieno di coppiette che pomiciano tra un pizzo ed un merletto” disse Lily.
“E’ San Valentino, Lily…La festa più stucchevole dell’universo magico e non, lo sai”.
“Io odio San Valentino. Odio le coppiette e le loro futili smancerie” borbottò la ragazza, stringendosi a Sev mentre camminavano. Tacque per qualche attimo e poi aggiunse, lasciando totalmente a bocca aperta Severus.
“Questo non vuol dire che non mi piaccia quando po… Sì, insomma, quando stiamo assieme. Solo che noi siamo discreti” spiegò, affrettandosi ad aggiungere “E poi, non abbiamo bisogno di San Valentino per fare certe cose”.
Severus scosse il capo, quasi rassegnato di fronte alla logica ferrea, ma bizzarra, dell’amata.

"E’ proprio una testa matta”
pensò affettuosamente. Ma in fondo, a lui Lily andava bene così.

 

 

 

   
 
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