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Autore: Bethan Flynn    08/02/2012    4 recensioni
-Hoshi, che cos’è?- sussurrò di nuovo il ragazzo, avvicinandosi a lei.
Gli sorrise, ma in quel sorriso non c’era gioia, e neppure odio.
C’erano paura, dolore, disperazione.
-E’ quello che potrei diventare io- mormorò solamente –la Caduta-.
Non tutti gli esperimenti sui non compatibili sono falliti.
Una ragazza è sopravvissuta.
E solo a lei spetta scegliere se la vita che le è rimasta sia la dannazione o la salvezza.
Genere: Avventura, Drammatico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: OOC | Avvertimenti: Spoiler!
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Aprì gli occhi lentamente e si trovò davanti un soffitto di travi di legno.
La testa le faceva male, ma si sentiva abbastanza in forze. Tentò di alzarsi, e subito sentì una mano che le sorreggeva la schiena.
-Come ti senti?- si girò a fissare un occhio verde che le rimandò uno sguardo oltremodo angosciato, contornato da una profonda occhiaia violacea.
-Sto bene. Tu?- che razza di dialogo, dopo che aveva temuto di non rivederlo mai più. Le venne quasi da ridere.
Il rosso annuì –bene. Il mio stomaco credo che sia da qualche parte nelle fogne, ma non mi posso lamentare- Linalee ridacchiò, poi d’istinto si appoggiò a lui che le circondò le spalle con le braccia, stringendola.
Nessuno dei due aveva il coraggio di affrontare l’argomento più spinoso.
Linalee non aveva più l’innocence. Non poteva più combattere, e tutto ciò che per una vita era stata avrebbe dovuto cambiarlo alla radice.
Si sentiva smarrita e vuota, ma anche sollevata di un peso e di una responsabilità che non aveva mai sentito suoi.
-Se ci fosse stato un altro modo… avrei quasi preferito rimetterci le penne- mormorò Lavi.
-Non dirlo nemmeno per scherzo!- il sentire la sua voce acquistare nuovamente un tono che non fosse debole la rincuorò. Il ragazzo abbassò la testa.
-So che non avrei dovuto parlare così, non dopo tutto quello che hai sacrificato, ma…- Linalee gli mise un indice sulle labbra e sorrise –non importa. Non è stata una costrizione, è stata una mia scelta e sono felice che le cose siano andate così. Non c’è proprio niente da rimpiangere- scostò le dita e continuò a guardarlo negli occhi. Dopo un attimo di esitazione serrò le palpebre e posò le labbra su quelle di Lavi, mentre nel silenzio si udivano soltanto i loro respiri.
Il ragazzo la strinse a sé, e nessuno dei due ruppe quell’incanto e quella bolla di pace che si era creata nel bel mezzo della tempesta.
Entrambi sapevano che presto l’aria sarebbe stata riempita del suono dei pianti.

---

-Che pensi di fare, dopo?- uno sbuffo di fumo uscì dalle labbra del Noah, sdraiato scompostamente sul divano. Hoshi lo fissò smarrita –in che senso?- chiese per prendere tempo. Non ci aveva sul serio pensato. Era rimasta così tanto tempo rinchiusa da essersi convinta che lo sarebbe stata per sempre. Non aveva idea di cosa avrebbe potuto fare una volta libera, però pensò d’istinto che le sarebbe piaciuto restare con lui, che l’aveva liberata.
Appena formulò quel pensiero arrossì violentemente e girò il viso di scatto verso la finestra.
Sentì il sospiro di Tyki e il rumore delle molle che cigolavano mentre l’uomo si metteva a sedere.
-Io probabilmente rimarrò in vita. Sono il Noah più giovane fra i miei fratelli- disse, tirando un’altra boccata di fumo. Hoshi annuì, voltandosi solo quando fu certa che ogni minima sfumatura di colore fosse completamente scomparsa dalla sua faccia.
-Nemmeno io ho idea di che fare- proseguì Tyki guardando il tramonto che iniziava ad indorare i bordi delle finestre. La ragazza continuò a tacere, senza capire dove volesse andare a parare con quel discorso. Non osava neppure illudersi.
-Immagino che continuerò a vagabondare per il mondo- disse con una mezza risata, spegnendo quello che rimaneva del mozzicone di sigaretta.
Hoshi si appoggiò allo schienale del divano e chiuse gli occhi. Lui perlomeno sapeva che c’era qualcosa che gli piaceva fare nella vita.
Lei non aveva mai viaggiato, non aveva mai conosciuto niente di piacevole, solo la luce accecante ed il tepore del corpo di Hebraska.
-Però viaggiare da soli è davvero noioso…- il corpo della ragazza sobbalzò quando anche il Noah si lasciò cadere sui cuscini. Aprì gli occhi e si ritrovò a fissare le iridi dorate di Tyki.
-Verresti con me?-

---

Avevano deciso tutto.
Il luogo e il modo in cui si sarebbero svolti la cerimonia e l’incontro col Conte.
Sapevano che il loro nemico non aspettava altro che Road sciogliesse le barriere che li proteggevano per poterli rintracciare.
Aster viveva quei giorni e quelle discussioni come se non appartenessero più alla realtà, ogni fibra del suo corpo era impegnata a pensare a ciò che avrebbe dovuto fare di lì a poco.
Sarebbe finito tutto.
Smise di affettare le verdure per il pranzo quando la vista le si offuscò per l’ennesima volta e si asciugò gli occhi con rabbia.
Non doveva piangere. Non doveva farsi vedere debole, o Allen avrebbe sofferto ancora di più. L’unico pensiero che riusciva a rincuorarla era quello che se ne sarebbe andata assieme a lui. Che non sarebbe rimasta sola in un mondo senza alcuna fonte di luce.
Ironico, pensò con un sorriso amaro, guardando il pomeriggio nebbioso fuori dalla finestra, le nuvole che si confondevano nella neve.
Aveva sempre detto di non credere in un Dio, in un Inferno o in un Paradiso, le aveva sempre ritenute facili consolazioni per chi non riusciva ad accettare la morte.
Eppure avrebbe davvero voluto che esistesse un luogo in cui lei ed Allen si sarebbero potuti ritrovare, in cui le loro anime avrebbero potuto finalmente vivere in pace, senza innocence né dark matter, senza Ordine né Noah.
Le braccia del ragazzo le circondarono la vita all’improvviso. Evidentemente l’aveva vista piangere. Mollò il coltello e gli strinse le mani.
Avevano ridotto i contatti al minimo per non affrettare la trasformazione di Allen, perciò sciolsero quasi subito l’abbraccio.
-Andrà tutto bene- le sussurrò all’orecchio –non avere rimpianti, fallo per me- Aster si girò a guardarlo, ma non parlò con lui.
-Quando dovrà accadere, uccidimi. Costringilo a farlo, sono stata chiara?- disse all’ombra che sbucava alle spalle del ragazzo. Quella allargò il suo ghigno e annuì. La ragazza fissò le iridi argentate.
-Glielo impedirò- disse Allen. Ma lei scosse la testa.
-Non farlo. Quando tutto finirà, io tornerei una materia impersonale e non voglio. Voglio che tutto finisca quando ancora mi ricordo di te, voglio essere distrutta quando ancora sono umana- aveva perso il suo tono tranquillo, la sua voce era accorata.
-Allen, ti prego- gli prese le mani –non voglio vivere in un mondo dove non ci sia tu. Non è della vita che mi importa, se non posso passarla insieme a te- le braccia di Allen la strinsero nuovamente, poi lo sentì annuire.
-D’accordo. Lo farò- la voce gli tremava. Entrambi sentivano lo stesso dolore, la stessa rabbia verso quell’ingiustizia, verso quel destino che strappava loro una felicità appena vissuta.
Ma l’avevano avuta, comunque. Se stavano rimpiangendo la vita era perché per qualche motivo era valsa la pena vivere.
Con quella consapevolezza e con quella tensione, passarono i giorni finchè non arrivò il momento.
Road comparve in salotto mentre stavano riposando, improvvisa come un fulmine. Marian Cross era al suo fianco, con un’espressione decisamente sconvolta stampata in viso.
-E’ ora- disse la bambina. Aster osservò come sembrasse deperita e come osservasse Allen con insolita tristezza.
Improvvisamente la sua mente collegò anche gli ultimi pezzi del mosaico.
“Talvolta i Noah cambiano forma, quando vengono scelti per esserlo. A molti di noi è accaduto” aveva detto Tyki, un giorno.
-Christine Walker…- sussurrò attonita, troppo piano perché i suoi compagni la sentissero, ma abbastanza forte perché Road si voltasse verso di lei.
Le fece un sorriso stanco e annuì. Aster vide i suoi occhi riempirsi di lacrime che non si era mai permessa di piangere.
Si alzò in piedi –Portale- mormorò. Lo Specchio si materializzò a grandezza d’uomo.
La ragazza distolse a fatica gli occhi dalla maggiore dei Noah. Fissò i volti che la scrutavano uno per uno, per ultimo Marian. Gli sorrise, sapeva che le parole non servivano.
-Andiamo- si addentrò nell’oscurità, ma non vi era ancora completamente scomparsa che una mano afferrò la sua.
Allen.
Sorrise immergendosi nel buio. Assieme a lui non era poi così spaventoso.




Note dell'Autrice:

Amo la scena fra Tyki e Hoshi, amo la scena fra Tyki e Hoshi, credo sia quella che preferisco in tutta la fanfiction *__* dieci righe su centoventi pagine, direi che non c'è male! Ora facciamo tutti un bel respiro profondo perchè mancano SOLO due capitoli alla fine. Che tristezza T^T

DarkAngel_: nooooo non puoi morirmi ora, sennò io come faccio senza le tue recensioni??? ç__ç *si ricompone* ecco, adesso si scopre anche CHI fosse Road per la mia mente malata, anche se Allen non lo saprà mai. Cioè, inserire una scena strappalacrime con lui che abbraccia sua mamma che sembra sua figlia mi sembrava troppo °__°
Animo, le tue sofferenze sono quasi alla fine! Twitter non ce l'ho, però ho facebook *è impedita con internet* tu ce l'hai? :)

 Silphyde19: ciao :D è sempre bello vedere nuovi recensori, anche se quasi alla fine! Sono felice che la fic ti sia piaciuta, purtroppo questi ultimi capitoli non brilleranno per allegria >_> non posso farci niente, secondo me la storia originale finirà malissimo, e tutti i finali felici che mi ero immaginata seguendo la storia non stavano in piedi! Sono depressa pure io che l'ho scritta, il che è tutto dire ç__ç

risep4: dai povera Lina, anche lei a suo modo ce l'ha messa tutta in fondo (ma solo in fondo eh, all'inizio mi sono sforzata per renderla insopportabile XD). Il matrimonio ci sarà nel prossimo capitolo, cercherò di pubblicarlo il prima possibile! :)

Ciao a tutti! :D

Bethan
   
 
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