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Autore: Ilaria Hideaki    09/04/2004    2 recensioni
Una poesia può portare tutto alla normalità? E se fosse un sogno?
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Asuka Soryou Langley, Shinji Ikari
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Tutto era finito. Tutto era andato in frantumi. Sogni… speranze… desideri da realizzare… Nessuna di queste cose si era sottratta all’inevitabile… alla vorticosa follia scaturita da una situazione assurda…

 

 

Shinji lo sapeva…lo sentiva… poteva respirare quella sensazione… quella sensazione allucinante aveva un odore… un profumo… un profumo familiare…

Solo una volta in vita sua gli era stato concesso di perdersi in quel profumo… Eppure era così forte…così buono…che ancora non era riuscito a scacciarlo dalla mente…

La follia di quei giorni aveva un profumo, perché… era tangibile! Se avesse potuto, l’avrebbe toccata per lasciarsi andare anche lui… per morire anche lui… per poter almeno morire dentro…

La follia di quei giorni era viva davanti a lui… lo stava chiamando… se ne sentiva attratto…

 

 

La desiderava… eppure la respingeva…

Ancora quella sensazione arcana… primitiva… quella paura che era insita in lui… forgiata da chissà quale dio per accompagnare in eterno la sua anima fragile…la sua anima…leggera…

 

La follia aveva un profumo… ed aveva una forma…

Aveva preso corpo… e cresceva… si nutriva dello stato d’animo degli abitanti di quella casa…forse di quello dell’intera città…

Forse sotto di lui scorreva un fiume sotterraneo… Sentiva che tutti loro erano collegati, tutti erano lì per lo stesso motivo… per essere divorati… sacrificati sull’ altare di un’insana malattia…

Se ne avesse avuto la forza si sarebbe sottratto… se fosse riuscito a trovare almeno un motivo per reclamare la propria esistenza… uno solo...

Credeva di averlo trovato, mesi addietro… ma gli era scivolato tra le dita…

Non era stato capace di afferrarlo… di gioirne… quando ne aveva avuto occasione… ed ora che lo desiderava… non poteva più averlo…

Era troppo tardi…

Tutto scorre…la vita è una piena inarrestabile… Eppure quella non era la piena della vita… Sugli abitanti di quella città era calato un lugubre destino di morte…

Se solo avesse avuto un’altra occasione… Stavolta l’avrebbe sfruttata…

Ma sentiva che avrebbe potuto aspettarla per l’eternità senza garanzia di poterla neppure intravedere…

 

Si sentiva ai margini dell’universo… Sospeso… E si chiedeva come si fosse arrivati a tanto…

Perché nessuno se ne era accorto? Perché nessuno aveva fermato l’avanzata di un tale cataclisma?

Eppure qualcuno poteva…

 

La follia aveva un profumo… ed una forma, un corpo… Ma la cosa che lo feriva di più era… che avesse un volto…

La follia aveva il volto di Asuka…

 

 

Quegli occhi allucinati… che lo scrutavano… che gli guardavano l’animo…

Non poteva sopportarli oltre…

Se ne avesse avuto la forza,sarebbe fuggito lontano da quella città…

Lontano da lei…

 

No…No…NO! Lontano da lei era già fuggito… tanto tempo prima…

Da quando aveva capito che non era poi così forte… che non avrebbe potuto sorreggerlo… e portare per lui il peso di una vita che gli sembrava vana ed inutile…

Da quando aveva capito che gli somigliava più di quanto credesse… più di quanto volesse… era fuggito via…

Nei gesti quotidiani… nei saluti al mattino appena svegli e alla sera prima di addormentarsi…falso…FALSO! Aveva finto in tutto perché aveva capito che non si sarebbe mai potuto appoggiare a lei…

Che non avrebbe mai potuto… usarla … per nascondere a se stesso le proprie miserie…

E aveva indossato una nuova maschera… sopra quella che già indossava da anni per giustificare la propria indifferenza nei confronti del mondo…

Aveva indossato una maschera, dopo aver scoperto che la indossava lei…

Dopo aver scoperto che lo aveva ingannato! Che non aveva quella forza e quel coraggio , quella superbia derivata da una naturale superiorità, quell’egocentrismo dettato da pura vanità…e non dal terrore dell’abbandono…

E lui aveva fatto quello che lei più temeva… l’aveva abbandonata… perché non la poteva usare…

 

La follia aveva i suoi occhi… un tempo così fieri e battaglieri … ora così… arrabbiati.

Nonostante non pronunciasse una sola parola da tempo immemore, i suoi occhi erano molto eloquenti… e lo condannavano!

Sentiva di odiarla per quest’ultima,atroce vendetta… Voleva essere il bravo bambino di sempre… grazie a lei non poteva più… I suoi occhi erano lo specchio della sua vergogna…

Tutti i suoi fallimenti… Tutte le persone che aveva abbandonato colpevolizzandole per il suo abbandono… tutto gli veniva mostrato ogni volta che incrociava quello sguardo…

Sembrava dirgli che era sua la colpa di tutto…Se lei si trovava in quella condizione era colpa sua!

Ma era davvero così?

Non era più in grado di distinguere il vero dal falso…

Non sapeva più se fosse stata effettivamente colpa sua… o se Asuka lo stesse davvero accusando… Forse leggeva nei suoi occhi quello che non c’era…

Forse era solo il riflesso condizionato del suo senso di colpa…

Forse Asuka neppure lo riconosceva…

O forse si… Certe volte sembrava quasi fosse tornata in sé… Quando la sorprendeva al balcone, a fissare le stelle lontane con malinconia… Sembrava capire… e soffrire…

Poi si rendeva conto del fatto che Asuka, se ne avesse avuto la lucidità, non si sarebbe mai lasciata sorprendere in un tale atteggiamento…

Il più delle volte si lasciava trascinare dalla corrente… non aveva alcuna volontà…

Altre volte lo fissava con rancore… C’era ancora da qualche parte… la sua Asuka…

E si scopriva a pensare che non odiava lei o il suo sguardo inquisitore… non odiava neppure se stesso, che era stato incapace di maturare quando le circostanze lo avevano richiesto, ma non per questo era colpevole dell’attacco di quell’angelo che l’aveva finita… piuttosto odiava la beffa del destino che li aveva messi tutti in quella situazione…

Ma non ne era mai sicuro… Tutto era così confuso…

Si sentiva come quando con Asuka giocava a vivere la vita, consapevolmente, come degli attori che recitano su un palcoscenico fuori dal tempo e dallo spazio…

Credeva di aver raggiunto un equilibrio, nella sua messinscena… E invece tutto era stato cancellato… lentamente, ma inesorabilmente…

 

 

Si diresse verso la sua stanza… Aprì lentamente la porta…

Poteva sentire il suo respiro regolare… mentre dormiva sembrava che la stanza piombasse in un’aurea di normalità…rimpianse quel fittizio teatro, scenario del reciproco ferirsi…

Pensò di porre fine alle sue sofferenze… Alle sue o a quelle di Asuka?

Non riusciva a sentire il suo cuore… non riusciva a focalizzare il nucleo di quel terribile pensiero…

Si avvicinò pericolosamente a lei… cadde sul pavimento accanto al futon… senza forze…

Non ebbe il coraggio di guardarla per alcuni istanti che sembrarono colmare un’eternità…

La ascoltava… con gli occhi chiusi… ascoltava quel respiro che sembrava il richiamo della vita…

Aprì gli occhi… guardò a terra, seguendo la linea delle sue braccia…

Trovò un foglio di carta… sgualcito…

 

 

Poche righe…

 

 

Solo di notte si può realmente compiere

La totale compenetrazione delle mie due anime…

Quando mi ritrovo faccia a faccia con me stessa,

A tirare le somme di un giorno sbagliato.

Una: lo specchio… rovesciata;

L’altra:Il genio della bottiglia,

Prigioniera di un sortilegio…

In mezzo, il corpo… spesso un estraneo…

Forse l’estranea sono io… nella mia totalità…

 

 

Poche righe…

 

Poche righe… Meno sconclusionate di quanto potessero sembrare…

C’era davvero la sua Asuka, lì da qualche parte…

Ma come trovarla?

 

 

E lei avrebbe voluto essere trovata?… Da lui?

Quelle poche righe erano davvero la dimostrazione che il suo ostinato mutismo fosse una scelta autonoma, ragionata… non conseguenza della follia che l’aveva posseduta?

E in tal caso… se il suo mutismo fosse stato una punizione per quello che era stata in grado di scoprire sulle sue reali intenzioni?

 

 

E se il suo mutismo e il suo atteggiamento fossero stati l’ennesima richiesta d’aiuto?

L’ennesimo grido disperato…

 

 

Per questo guardatemi…

 

 

In fondo non si era mai preso cura di lei fino a che non si era chiusa in quel mondo spettrale…

 

Se avesse deciso di cambiare tattica ? Prima urlava il suo disagio con un forte disprezzo che si infrangeva nel nulla… perso nell’egoismo delle esistenze degli altri…

 

 

Ora non urlava più… ma il suo silenzio lo aveva colpito più forte di un pugno nello stomaco…

 

E se fosse stata una trappola?…

 

E se…

 

E se…

 

Ci avrebbe pensato domani…ma in cuor suo sapeva che avrebbe optato per la richiesta d’aiuto…

Niente trappole… niente!

Voleva crederci… era la vita che gli dava una seconda chance…

La vita che lo richiamava…

 

L’avrebbe aiutata questa volta… per aiutare anche se stesso… doveva ammetterlo che era un maledetto egoista… ma questo non sminuiva il valore del suo pensiero…

 

Magari un domani si sarebbero lasciati alle spalle tutto questo…

Lei lo avrebbe finalmente accettato… e confortato… e amato…

Sentiva questa necessità… reclamava amore!

E stavolta non si sarebbe preso tutto per sé, ingordo di quelle attenzioni da sempre desiderate e mai ricevute… Avrebbe ricambiato…Ci avrebbe provato … forse avrebbe sbagliato, ma in un modo sano… come fanno tutti…

E anche lei avrebbe imparato che si può e si deve sbagliare… e che le persone si feriscono… ma non vuol dire che non tengano le une alle altre…

 

Si, domani… avrebbe iniziato quel discorso… per Asuka e per se stesso… per sfogare la repressione di anni di torture… perché capiva di non potercela fare da solo…

 

 

E poi… sarebbero stati finalmente… normali…

 

E avrebbero vissuto da uomo e donna… niente più maschere, niente più bambole…

Anche se il destino decide per nostro conto…avrebbe reclamato il suo libero arbitrio…

 

 

Si sente uno sparo provenire dalla stanza in fondo al corridoio…

 

No…NO…NO! La ragione voleva condurlo fuori da quella stanza , a controllare la sorte di Misato.

Ma l’istinto si rifiutava: sapeva che la ragione non avrebbe potuto sopportare la vista di un’ulteriore violenza.

Si rifiutava: non voleva commettere sempre lo stesso errore e rischiare di ricadere nel baratro della follia… Non ora che aveva letto tra le righe…

Si convinse che il restare lì non era fuggire… che era lotta per la sopravvivenza: solo i più forti hanno il diritto di restare in vita.

Si stupì a pensare che con una tale fermezza ha formulato il suo giudizio: “Misato è stata debole”…

Shinji non poteva più permetterselo… Se lo avesse fatto sarebbe scivolato anche lui via con la corrente, quella stessa corrente che aveva già trascinato Asuka…

La guardava mentre dormiva…

Si accorse che il respiro non era più regolare…

Era sveglia! Aveva sentito tutto… e aveva fatto finta di niente…

Le si avvicinò ulteriormente… Era quasi sdraiato accanto a lei quando si sentì afferrare con una presa decisa la mano…

Senza aprire gli occhi Asuka cominciò ad annusarla…lentamente…

Ora era confuso.

Sospese nei suoi pensieri le considerazioni su Misato.

Non riesciva a capire il gesto compiuto da Asuka.

Enigmatica, continuava nella sua opera…

Dopo aver sondato accuratamente il dorso ,proseguì col palmo , dal polso alla punta delle dita… Terminata la sua opera, spalancò gli occhi…

Abbassò lo sguardo a terra, evitando il suo…

Ricominciò a respirare regolarmente, chiuse ancora un momento gli occhi…

E quando li riaprì, lo guardò…

Con un’intensità… imbarazzante…

Prima con l’espressione immobile…poco a poco con un accenno di sorriso…

Sorrise anche lui…

Lei si girò dandogli le spalle…

Si sdraiò anche lui e con il corpo seguì la linea della sua schiena…La abbracciò.

Domani le avrebbe fatto quel discorso che aveva già pianificato nella sua mente…

Non voleva modificare i suoi progetti, articolati con tanta difficoltà.

Neppure in nome di Misato…

Pensò che voleva ricominciare a vivere, non gli importava più sulle spalle di

chi…solo di Asuka gli importava…

Asuka gli serviva per il suo piano,per ricominciare da dove aveva interrotto…anzi da prima, poiché si poteva dire che non avesse mai iniziato a vivere sul serio…ed ora aveva capito dal suo richiamo che anche lui le sarebbe servito, almeno fino a che non fosse uscita dal suo vortice senza senso…

Le sarebbe stato accanto fino a quel momento… le sarebbe diventato indispensabile…

La nuova aria che avrebbe respirato…e aveva già iniziato a farlo…

 

 

Se per Shinji, Asuka aveva avuto il profumo della follia, per Asuka, Shinji avrebbe avuto l’odore della salvezza…

Shinji non pensava più a Misato… se tutto era andato in frantumi, perchè lei avrebbe dovuto costituire un’eccezione?
Non si sentì un bastardo a pensarlo…

Aveva il diritto di procedere per la sua strada…

Che con un tacito accordo aveva legato a quella di Asuka, quella sera…

Si addormentò convinto di avere la soluzione di tutto… di avere distinto nettamente il limite della pazzia….

Non avrebbe mai raccontato che la sua nuova vita nasceva da un gesto di morte…

Che la sua normalità nasceva da un abisso di follia… da una ragionata crudeltà…

 

 

 

 

 

Nota:

Il titolo “Casa di bambola” è preso in prestito da Ibsen; la bambola è in questo caso Misato, che come la Nora protagonista dell’opera teatrale non può più restare in “scena” una volta smascherato l’inganno della vita e le sue ipocrisie.

Ma se Nora abbandona la “scena”, il palco, semplicemente andando via, Misato non riesce a crearsi una via di fuga produttiva e preferisce la morte allo spettro della sua solitudine.

 

  
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