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Autore: purple clover    08/02/2012    2 recensioni
Mi chiamo Beatrice, ho 16 anni e non mi definisco perfetta, nessuno lo fa. Se potessi vivrei solo di sogni e di musica e vorrei tanto capire perché per gli adulti è così difficile credere in qualcosa.
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Prima di tutto le presentazioni: Mi chiamo Beatrice, per gli amici Bea, ho 16 anni e non mi definisco perfetta, nessuno lo fa. Se potessi vivrei solo di sogni e di musica e vorrei tanto capire perché per gli adulti è così difficile credere in qualcosa. Vivo in una famiglia composta da sei persone, mia madre, mio padre, mia sorella maggiore Virginia, mio nonno, la mia sorella gemella Isabella e me. Mi piace chiedere di me ai miei genitori, farmi raccontare le piccole cose della mia infanzia che non riesco a ricordare, mia madre continua a ripetermi  "Sei sempre stata quella più magrolina e più vivace, Isabella era sempre più calma di te, tu non volevi mai stare ferma, ricordo che per farti dormire avevi sempre bisogno di un po' di rumore e quando lo capii, iniziai a farti addormentare con la musica in sottofondo" e le scappa sempre un sorriso alla fine. 
A scuola non sono mai stata una ragazza che spiccava, non sono nemmeno mai stata una studente modello e quando mi capitava qualcosa, non raccontavo mai niente a nessuno, fingevo solo di ammalarmi per evitare di incontrare la persona che mi causava problemi, poi se qualcuno a scuola mi conosceva, era maggiormente per il fatto che mia sorella ed io eravamo una delle poche coppie di gemelle della scuola. Alle scuole medie, specialmente in terza, ho scoperto quanto la musica fosse importante per me, ho avuto un periodo in cui mi sentivo rifiutata, in cui pensavo di non essere mai abbastanza, ci sono stati quei periodi, in cui mi guardavo allo specchio chiedendomi perchè non fossi stata più secca, più bella, più alta, perchè non potevo avere un naso un po' più piccolo o una fronte non così alta, con il tempo ho imparato ad accettarmi, non nego però che ogni tanto queste domande mi rivengono in mente quando mi guardo allo specchio, ma la cosa importante, è che tutte in queste fasi, ho trovato un'amica che era sempre lì con me, quando il mondo sembrava vedermi invisibile e quando gli altri non c'erano, lei invece si, la mia cara amica musica c'è sempre stata. E' stata di sottofondo per un cuore infranto, per le lacrime versate sul cuscino, c'è sempre stata, in ogni momento, e non posso mettermi a fare la lista proprio ora.

Sono le 7.35 di un altro Lunedì mattina, me ne sto seduta su un sedile dell'autobus vicino a Veronica e l'aria consumata mi sta uccidendo, parliamo del più e del meno, facciamo un po' di "gossip mattutino", ho sentito dire che riduce lo stress, buon per noi. Arriviamo a scuola, camminiamo in mezzo a quella poca neve rimasta caduta giorni fa, Veronica si lamenta, dice che per lei le scuole dovevano rimanere chiuse per altri giorni o almeno non dovevano riaprire proprio il girono in cui abbiamo educazione fisica alla prima ora.
Poggiamo lo zaino in classe e andiamo dritte in palestra con i brividi che percorrono i nostri corpi.
"Ma se non la faccio, succede qualcosa?" mi chiede Veronica
"Dipende solo se hai più di cinque assenze, ma tanto al nostro professore non importa, lo sai com'è fatto" le sorrido
"Allora non la faccio" 
"Contenta te" 

Camminiamo lentamente lungo il corridoio, vengo bloccata da un verso di stupore da parte di Veronica.
"Bea, Bea, Bea!"
"Cosa?"
le rispondo quasi ridendo
"Guarda, oggi è venuto!" 
Cambio direzione allo sguardo sapendo già di chi stava parlando, mi volto e vedo il ragazzo di 4° superiore che da giorni ha iniziato a piacere a Veronica, ha un anno in più di noi, non è bellissimo, ma è uno che piace, è la prima volta che lo vedo fare palestra.

All'intervallo faccio un giro per la scuola insieme a Veronica, mia sorella preferisce rimanere in classe a chiacchierare, saliamo al terzo piano dove ci sono maggiormente le classi della ragioneria e alcune del linguistico, io faccio il linguistico, ma siamo tipo al piano terra. Ci fermiamo in un angolino davanti ad un distributore di bibite, "Vado a fare la fila per prendermi una lattina di pepsi, tu rimani qui, altrimenti ci risucchiano in due!" mi dice Veronica mentre scompare ridendo.
Mi guardo intorno cantando mentalmente One and Only di Adele, la mia canzone preferita che mi è sempre nella testa, poi mi fermo un attimo, il mio sguardo si posa dentro una classe del terzo ragioneria, c'è un ragazzo della mia età che conosco di vista, sta seduto su un banco e ride insieme ad una sua amica, mi sembra uno di quei ragazzi in gamba, a meno che l'apparenza non mi inganni.
Veronica torna con la sua lattina in mano tutta scocciata per quei cretini che spingono in continuazione le persone.
"Sai come si chiama quel ragazzo?" le chiedo
"Quale?"
"Quello seduto sul banco vicino a quella con la maglia rossa"
e la mia faccia adotta un'espressione incuriosita
"Ah, si, quello con la maglia grigia, intendi?"
"Si, lui, chi è, lo conosci?"
"Si, di vista, però so che si chiama Matteo, perchè, ti interessa?"
fa un sorriso furbo
"No, no, non fraintendermi" rispondo con calma altrimenti pensa chissà cosa "Però mi sembra uno simpatico"
"Si, può anche essere" fa spallucce "Tanto abbiamo ancora un bel po' di mesi per conoscerlo" 
"Non hai tutti i torti"
rispondo fissando il vuoto
La campanella suona, ci avverte che è ora di tornare su quei banchi e fare un po' di matematica, ci muoviamo con andatura veloce per non fare tardi, ma con scarsi risultati, dato che troviamo la porta della classe già chiusa. Bussiamo, apriamo la porta e ce ne torniamo subito ai nostri banchi a testa bassa.
"La prossima volta fate più attenzione al tempo"
"Si, ci scusi..."
  
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