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Autore: Jack_Chinaski    08/02/2012    0 recensioni
Non c'è alcuna differenza
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Una volta, tempo fa, quando potevo parlare, dovevo sempre stare a giustificarmi di cose mai dette o pensate con le persone a me più vicine perché avevo il vizio di dire tutto quello che mi passava per la testa.
Provavo a spiegargli che mi fraintendevano e non era colpa mia, durante una delle tanti discussioni, ma rilanciavano sempre con la “scusa” della mia incapacità di sapermi spiegare nel modo giusto durante il dialogo.
Le liti, feroci e senza esclusioni di colpi, con i miei amici più cari e le donne che avevo avuto o provato ad avere, avvenivano ogni sera nello stesso bar e andavano avanti a lungo.
Ogni tanto si aggiungeva sempre qualcuno, qualcuno che non aveva la più pallida idea di chi fossi ma che aveva sentito parlare di me e del mio brutto vizio di esprimere concetti buoni in modo malvagio.
Persino una sorta di “paladino della giustizia del dialogo fra esseri umani” mi puntò contro il dito una sera e si riferì a me come uno che “usava le proprie corde vocali per espletare oscenità intellettuali”.
Mi fece ridere così tanto quello sconosciuto che provava una tale rabbia per me, sconosciuto a lui a mia volta, per la mia fissazione per la verità che gli offri da bere per ringraziarlo.
Intanto guarire da queste discussioni diventa sempre più duro, sapevo bene come dietro la  maschera del gioco si nascondeva vero odio e un tentativo di distruggere le mie convinzioni.
Stavo male, sentivo sempre di più il bisogno di estraniarmi, di stare solo per riprendermi fra un scontro e l’altro e  le scuse per non uscire erano sempre minori.

Poi il fato, o chi per lui, me ne procurò una così utile da portarla usare per mesi quando la mia voce cominciò a cambiare di tono da sola.
Preoccupato mi feci prenotare per una visita e andai in ambulatorio per tutta la routine.
Settimana dopo sapevo per certo di avere un tumore alla laringe, senza mai aver fumato in vita mia, e di avere grossa fortuna, come diceva il dottore, in quanto l’avevamo preso in tempo e un operazione aveva ottime possibilità di essere risolutiva.
Naturalmente, in quel preciso istante, avevo bisogno di tutte le forze di cui disponevo, dovevo essere carico e non potevo più partecipare al rito quotidiano di tentata distruzione del mio io, fatto dai miei presunti amici. e così cominciai a scomparire dal giro.
Devo dire che loro furono gentili, non mi cercarono per nulla.
Due mesi dopo, invece, mi operai e fui salvato dalla morte, almeno per un altro po’.
Solo che la voce non si decideva a tornare anche quando il periodo di guarigione era passato da tanto e io, che nel frattempo avevo approfittato della tipica solitudine di cui ha bisogno una persona malata per nascondermi dai miei amici, capii di dovermi abituare a questa novità e tornai al bar.
Non avvisai nessuno del mio arrivo, ero sicuro di trovarli lì.
Io non ero in grado di spiegarmi, ma loro non lo erano di stupirmi o cambiare.
Perlomeno, pensai, afono come sono non potranno accusarmi di nulla, ma di lì a poco scoprii di essermi sbagliato.
Fui prima accusato di negligenza nel chiedere aiuto agli amici più cari e mentre, ancora una volta, cercavo di giustificarmi di niente, accusato di essere incapace di esprimermi anche ora, anche attraverso i gesti.
Non potei fare a meno di ridere per l’assurdo della situazione ed essere contento, veramente contento di avere loro come amici,  in quanto per loro, muto o meno, sarei sempre stato il solito stronzo di cui massacrare le convinzioni e questo non mi avrebbe mai fatto sentire diverso
   
 
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